lunedì 28 maggio 2018

"Si rischia la guerra civile". Giornalista sbotta contro il golpe di Mattarella



“È una cosa inaudita, è un colpo di stato presidenziale”.




Così Massimo Fini in un’intervista a Linkiesta.it.

Il giornalista sostiene che “non è certo prerogativa di un Presidente della Repubblica dettare la linea politica di un govreno, qualunque esso sia” e che “se la maggioranza democraticamente eletta non ha più la libertà di scegliere i propri ministri e la propria linea, ripeto, qualsiasi essa sia, allora evidentemente siamo di fronte a un cambio di sistema politico”.

Un cambio da “democrazia parlamentare a repubblica presidenziale” spiega, ma, aggiunge, “se così fosse sarebbe a tutti gli effetti un colpo di stato”.

Alla domanda su cosa potrebbe accadere a questo punto, lo scrittore risponde: “A livello istituzionale secondo me ci sono tutte le condizioni per una procedura di impeachment nei confronti di Mattarella, per alto tradimento“.

Ma “la cosa più preoccupante”, secondo Fini è un’altra, ovvero la reazione della piazza:

Ci sono dittatori – prosegue – che in Sud America hanno fatto molto di meno per scatenare degli scontri di piazza”.

“È un fatto gravissimo – continua – e sono molto preoccupato”.

E a chi ripesca i precedenti di presidenti della Repubblica che hanno rifiutato la nomina di un ministro, Fini replica: “Ci fu il precedente di Scalfaro, che non volle Previti nella squadra di governo, ma almeno lì una questione di merito c’era: Previti era l’avvocato di Berlusconi, che in quel momento era presidente del consiglio.

E aggiunge: “A parte il fatto che Previti si rivelerà un delinquente, come molti altri della banda Berlusconi a partire dal suo capo, ma non è questo il problema ora, in quel momento la ragione per il veto c’era eccome, oggi no”.

Quanto a Lega e 5Stelle, Fini ha affermato:

“Io sono convinto che i due movimenti siano molto meno lontani e molto più compatibili integrabili di quanto non si vada dicendo e scrivendo in questi giorni e quello che a me più convince è quello che più gli viene contestato, ovvero di essere dei movimenti anti sistema.”

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