martedì 27 novembre 2018

Il Governo riapre i dossier sulle banche.Tremano i potenti


Era nell’aria, ora è certezza. Partono le prime picconate alle riforme dei governi Pd, premier Matteo Renzi in primis. Il governo pentaleghista ha intenzione di rivedere due delle riforme più importanti e contestate degli ultimi anni sul fronte bancario. Quella del credito cooperativo e delle banche


 popolari. Due provvedimenti, il primo datato 2016, il secondo 2015, giova ricordarlo, imposti al mercato a mezzo decreto legge, strumento normalmente utilizzato per questioni di carattere urgente e anche per questo motivo mai veramente digerito dal mondo delle Bcc e da quello delle popolari.

Tutto in poche frasi, contenute in un passaggio stringato della replica con cui il premier ha preceduto il voto di fiducia alla Camera, dopo quella di ieri al Senato (171 sì e 117 no). Ma quanto basta per rimettere in discussione un assetto ormai quasi consolidato. Per quanto riguarda infatti il riassetto del credito cooperativo (di cui Formiche.net, unitamente alla questione delle popolari, si è sovente occupata, qui l’ultimo focus), i due poli principali Cassa centrale e Iccrea hanno presentato istanza a Bce e Bankitalia già lo scorso marzo e ora attendono il bollino verde per poter attuare la riforma. Sempre che nel frattempo non arrivi un altro decreto legge, ma di stop, stavolta targato governo Conte.

E anche sulle popolari tutto è compiuto o quasi. Mancano all’appello per la trasformazione in spa solo le popolari di Sondrio e Bari, che però hanno già messo in moto gli ingranaggi (qui l’articolo di Formiche.net sull’ultima assemblea della popolare pugliese). Facendo dui conti, non sarà facile per le banche cooperative ed ex popolari tornare alla propria natura originaria, fermano un meccanismo messosi in moto ormai tre anni fa, che per il mondo della finanza non sono pochi.

“Sicuramente ci sarà una revisione dei provvedimenti sulle banche di credito cooperativo e banche popolari, soprattutto per quelle più integrate sul territorio: per recuperare la loro funzione che aiuta molto il tessuto produttivo”, ha annunciato Conte in Aula a Montecitorio. “Stiamo già maturando consapevolezza, che è nel contratto, e la valutazione che sia opportuno distinguere fra banche che erogano credito e soprattutto caratterizzate a livello territoriale e banche di investimento votate più alla speculazione”.

Ora, è vero che non è dato sapere ancora se e quando il governo interverrà, ma il messaggio arrivato dal governo gialloverde è chiaro: qualcosa si farà, se non un vero e proprio ripristino, quasi. “Ho incontrato durante le consultazioni i risparmiatori, che sono in forte difficoltà. Ci interessa più il problema di sistema: stiamo maturando consapevolezza e la valutazione, che è nel contratto”.
Chi non può non sorridere dinnanzi alla potenziale retromarcia sulle banche è il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, uno dei combattenti di prima linea contro la riforma Renzi. In un suo recente intervento su Formiche.net, il banchiere piacentino ha ribadito la sua totale avversità a questa riforma. Raggiunto dal cronista di questa testata, Sforza Fogliani ha fatto delle puntualizzazioni.
“Ancora non abbiamo capito come e quando vogliono intervenire, ma certo oggi è un bel giorno per le banche di territorio. Le riforma del governo Renzi si sono abbattute su entità profondamente legate all’economia locale, provando a cancellarle. A dirla tutta penso che le Bcc siano state letteralmente rovinate, molto più delle popolari, perché costrette ad aderire a questa o quella holding, che poi sono solo due, Iccrea e Cassa”, ha spiegato Sforza Fogliani. “Non potrei che vedere con favore un ritorno alle origini per queste banche, anche attraverso l’azzeramento totale della riforma. Certo, nel caso delle popolari, ad eccezione di Bari e Sondrio che non sono ancora spa, ci sarebbe una procedura complessa per tornare allo statuto originario. Ma vale la pena tentare”.
Un chiarimento tecnico è arrivato dal senatore pentastellato Elio Lannutti, che come presidente dell’Adusbef ha seguito con attenzione i dossier bancari “la nostra linea è quella di ridare vigore alle banche del territorio ed evitare che con i risparmi sudati si possa fare speculazione ed investire in derivati e correre il pericolo che ora caratterizza grandi banche come Deutsche Bank, con molti derivati tossici in pancia. “Si cambia paradigma, le banche devono tornare a fare le banche e quelle del territorio non possono essere più scalabili. Questa riforma fatta sulle popolari è stato un grave danno per il sistema bancario italiano, le ha indebolite e rese più fragili. E in più c’è la riforma del credito cooperativo che farà ancora più male alle banche italiane”.
Chi dorme sonni poco tranquilli, almeno da oggi, è sicuramente l’universo bancario delle Bcc. Che per bocca della sua federazione, Federcasse, fa sapere di “essere destano preoccupata” dalla dichiarazioni di Conte. “La riforma ha l’obiettivo di rafforzare le banche locali per assicurarne la capacità di sostenere le piccole e medie imprese e le famiglie nei territori. Il gruppo Iccrea ha già inviato l’istanza per la costituzione del gruppo bancario cooperativo agli organismi di vigilanza europei ed italiani, a valle di un lungo, complesso ed impegnativo percorso progettuale con l’impiego di importanti risorse economiche. In tal senso, chiediamo con urgenza un incontro con il presidente del consiglio affinché possa chiarirci meglio la posizione del governo, rappresentandogli al contempo i rischi per l’economia locale derivanti da uno slittamento dei tempi della riforma”.

La risposta di Savona a Bruxelles? Uno schiaffo clamoroso all’Europa: il piano segreto del governo








L’esecutivo gialloverde sembra non dare tregua all’Europa: Matteo Salvini e Luigi Di Maio – fa sapere Il Giornale – hanno tutte le intenzioni di nominare a capo della Consob niente di meno che


 Antonio Maria Rinaldi che con Paolo Savona non condivide solo l’amicizia ma anche l’euroscetticismo. L’Autority è da 42 giorni senza un capo, dato che Mario Nava, ex presidente Consob, è stato spinto a consegnare le proprie dimissioni il 12 settembre scorso. Ma l’intesa tra i due vicepremier sarebbe arrivata solo lunedì 22 ottobre, in occasione della cena post decreto fiscale.
Il tempo trascorso fino ad ora è servito a far diventare Rinaldi una star televisiva, incassando il sigillo di Davide Casaleggio e la benedizione della platea grillina nel corso di Italia 5 Stelle. L’unico ostacolo che rimane da superare è la Bce, che potrebbe non gradire un altro nemico dell’Ue. La proposta di governo arriva direttamente dalla scuderia del ministro per gli Affari europei, ma con l’assenso dell’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, il vero suggeritore politico di Di Maio.
Rinaldi è, infatti, consulente e professore di Economia politica alla Link Campus University di Roma, là dove Scotti e il M5s pescano la classe dirigente. Una carriera modesta, quella di Rinaldi, che è stato docente all’università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara e direttore generale della Sofid (capogruppo finanziaria dell’Eni). A catapultarlo nella politica nazionale sono state le invettive tv contro i burocrati europei e le loro ricette economiche: “Il governo Conte deve arrivare a sfondare la soglia del 5% nel rapporto tra deficit e Pil” continua a sostenere l’economista.

Cene, viaggi e albergo? Boeri li fa pagare con soldi dei pensionati: non bastava lo stipendio da sultano! Ecco gli odiosi benefit del presidente Inps






Carmine Gazzanni per “la Notizia Giornale”


Tempi duri per Tito Boeri. D’altronde che non corra buon sangue tra il presidente dell’Inps e il Governo gialloverde è cosa nota. E qualche uscita, forse anche un po’ azzardata, di esponenti dell’Esecutivo, fanno ipotizzare una sua prossima uscita di scena. Nel frattempo, però, il professor Boeri può continuare a viaggiare, mangiare e dormire a spese dei contribuenti.
Tutto legittimo, per carità. Parliamo, infatti, di uno dei tanti privilegi che vivono e vegetano nei gangli della Pubblica amministrazione e di cui anche l’acerrimo nemico dei vitalizi, suo malgrado, gode.
Accanto alla retribuzione che legittimamente gli spetta (peraltro non è nemmeno tra le più alte del mondo dirigenziale statale) e che ammonta a circa 104mila euro lordi annui, il presidente ha diritto a spese per vitto, alloggio e viaggi interamente coperte dalle casse pubbliche.
E così scopriamo che nei primi sei mesi del 2018, secondo il report pubblicato direttamente dall’Istituto previdenziale, sono stati spesi circa 23mila euro: 11.368 euro dal primo gennaio 2018 al 31 marzo, e 11.575 euro dal primo aprile al 30 giugno. Nel dettaglio parliamo di poco più di 1.163 euro per il vitto, 9.858 euro per l’alloggio e quasi 12mila euro per viaggi e spostamenti.
Per alcuni potrebbero sembrare pochi spiccioli. Eppure, volendo considerare una ventina di giorni lavorativi al mese e dunque 120 circa nel giro di sei mesi, tutto questo significa che il presidente dell’Inps è costato agli italiani 191 euro al giorno solodi viaggi, vitto e alloggio.
PRONTI, PARTENZA, VIA
Ma c’è di più. In quest’ultimo anno, infatti, l’economista ha di fatto speso più rispetto agli anni scorsi. Basta, anche in questo caso, avvalersi dei documenti che la stessa Inps mette a disposizione sulla sezione “amministrazione trasparente” del sito istituzionale.
Facendo un conto complessivo delle spese di viaggio, vitto e alloggio passate, scopriamo che dal primo gennaio 2017 al 31 marzo 2017 sono stati sborsati 10.277 euro; dal primo aprile al 30 giugno 9.179 euro; dal primo luglio al 30 settembre 9.504 euro; dal primo ottobre al 31 dicembre 10.883.
Se contiamo anche in questo caso ipotetici venti giorni lavorativi (e dunque 240 annui), ecco che scopriamo che in media l’anno scorso Boeri ha speso per vitto, viaggi e alloggio circa 166 euro al giorno. Ergo: da gennaio 2018 il presidente dell’Inps spende in media 25 euro in più ogni 24 ore. Non male.
IL FONDO A DISPOSIZIONE
C’è da dire, però, che il “privilegio” toccherà anche ad un eventuale sostituto di Boeri a capo dell’Istituto previdenziale. Che, anzi, potrà osare anche di più. Come ci fa sapere l’ufficio stampa dell’Inps, infatti, “il limite di spesa trimestrale per l’alloggio è di 5.400 euro” (Boeri arriva poco al di sotto).
Il limite per il vitto, invece, è giornaliero ed è fissato a 81 euro (arrotondato per difetto). Quindi “ipotizzando 20 giorni lavorativi mensili – dicono ancora dall’ufficio stampa – ciò implica 4.860 euro a trimestre di spese per il vitto”. In questo caso, come dimostrato, il presidente si è dimostrato decisamente parsimonioso.
Vedremo se lo saranno anche i suoi successori. Infine ci sono le spese per i viaggi, per i quali, al contrario delle prime due voci, non sono previsti limiti, ma “vengono rimborsati esclusivamente i viaggi fatti per motivi istituzionali e i viaggi da e per il luogo di residenza”. E questo spiega il motivo del gravoso esborso per Boeri, essendo l’economista residente a Milano.

Draghi al Quirinale da Mattarella: così hanno tramato contro le mosse del governo del popolo






Un segnale da brividi: mercoledì il presidente della Bce Mario Draghi è salito al Quirinale per parlare con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, nella massima discrezione possibile. Il tema, come ovvio, era la manovra (in deficit) che il governo di Lega e M5s stava mettendo a punto in quelle ore e oggi, 48 ore dopo, emergono i dettagli di quel (lungo) colloquio.


Il clima è quello, pesante, di spread e speculazioni di Borsa. Il “golpe finanziario” evocato dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti ad agosto in una intervista a Libero si sta materializzando, visto che tra poche settimane arriveranno anche le temutissime sentenze delle agenzie di rating internazionali sull’Italia. A risentirne maggiormente, per ora, sono i titoli bancari di Piazza Affari, ma i timori sono anche per l’effetto-contagio che potrebbe trascinare a picco Italia ed Eurozona. Anche per questo Mattarella ha convocato Draghi, considerato “l’ombrello” e la garanzia per il futuro immediato del nostro Paese in Europa. Sul tavolo, spiega Repubblica, c’è stato “il nodo della sostenibilità dei conti e il rapporto con le istituzioni europee”, anche perché il rischio che Bruxelles bruci questa manovra (che per il 2019 prevede comunque un deficit al 2,4%) è concreto.
Secondo la Stampa, Draghi non avrebbe usato mezze misure, esprimendo “di persona i rischi cui andrebbe incontro l’Italia, nel caso in cui i mercati iniziassero ad accanirsi contro i titoli pubblici”. Il presidente Bce si sarebbe detto preoccupato per “una forte sottovalutazione del contesto” in cui è stata scritta la manovra. “Più che l’atteggiamento delle istituzioni Ue, l’Italia deve temere il declassamento da parte delle agenzie di rating che potrebbe provocare danni incalcolabili, moltiplicando la sfiducia sui mercati”, anche perché il Quantitative easing dal gennaio 2019 non ci sarà più e “l’Italia resterà senza rete”. “In caso di difficoltà avrebbe come unico salvagente il ricorso al cosiddetto Omt, lo strumento di sostegno finanziario che costringerebbe Roma ad un programma concordato con la Commissione europea e il Fondo salva-Stati“. La troika, come per la Grecia, ma con un governo che si troverebbe a dover contrattare con i vertici Ue dopo averli silurati per mesi.

La Costamagna zittisce Renzi e Boschi sugli attacchi al padre di Di Maio: "Con quale coraggio paralano?"






GUARDA IL VIDEO:





“Ci ha pensato Luisella Costamagna a zittire le critiche di Matteo Renzi e di Maria Elena Boschi“.

Lo ha affermato il Movimento 5 Stelle in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook.

I due, hanno spiegato i pentastellati, “hanno fatto un uso strumentale della questione del papà di Luigi Di Maio“.

Nel video, presente nel post pubblicato dai 5 Stelle, Luisella Costamagna, ospite al programma Fuori dal Coro condotto da Mario Giordano su Rete4, ha detto: ‘La denuncia arriva a 8/9 anni a distanza dai fatti, quando Di Maio non era neanche ancora socio dell’azienda di famiglia e non aveva cariche pubbliche”.
“Il tutto, dopo aver sostenuto il Movimento 5 Stelle anche a maggio, mi lascia un po’ di dubbi ma non per la veridicità di questa storia quanto sull’uso strumentale che se ne può fare” ha proseguito la giornalista.

“Dopo di che quanto al presunto fango gettato addosso al babbo di Boschi ma anche di Renzi che ha chiesto le scuse di Di Maio, han ragione a ricordare che il papà Boschi è ancora indagato su un filone dell’inchiesta di Banca Etruria. Tiziano Renzi, ha un rinvio a giudizio insieme alla moglie per false fatture. Sottolineerei anche che entrambi i fatti contestati per entrambi, risalgono guarda caso proprio quando Renzi era presidente del Consiglio e la Boschi era ministro” ha aggiunto Costamagna.

“Questo mette una grande distanza tra la storia di Boschi e Renzi e la storia di Di Maio” ha concluso.

lunedì 26 novembre 2018

La Banca gli aveva pignorato la casa, ma il M5s la ricompra (e la restituisce) con il taglio dello stipendio



Il M5S restituisce la casa alla famiglia del muratore suicida #CasaImpignorabile
La prima casa non si tocca! Il MoVimento 5 stelle alla Regione Sicilia ha restituito oggi la casa alla famiglia Guarascio, finita all’asta e passata di mano per un piccolo debito con una banca. Non saranno costretti pertanto a traslocare, la moglie ed i figli del muratore di 64 anni, deceduto per essersi dato fuoco per evitare lo sfratto dalla sua abitazione di via Brescia a Vittoria, costruita dallo stesso muratore dopo tanti anni di sacrifici.
Oggi abbiamo acquistato la casa, subito donata alla famiglia, con le somme che accantoniamo mensilmente rinunciando a gran parte del nostro stipendio. La nostra donazione è altamente simbolica, serve infatti ad accendere i riflettori sulla legge sull’impignorabilità della prima casa, (prima firmataria è la parlamentare M5S Vanessa Ferreri) attualmente ferma al Senato.
La legge è stata approvata all’unanimità dall’Ars il 22 ottobre del 2014, ma da allora ha fatto pochissima strada a Roma. E’ ora che la legge metta il turbo. Non possiamo permettere che ci siano altri casi Guarascio, cui stiamo pensando di intestare la legge. Il Bomba non faccia orecchie da mercante, eventuali prossime vittime le avrebbero sulla coscienza lui e la sua maggioranza.
Particolari della donazione e lo stato della legge a Roma saranno comunicati nel corso di un incontro venerdì prossimo alle 11 davanti alla casa della famiglia Guarascio in via Brescia 214 a Vittoria, alla presenza dei deputati regionali M5S e dei portavoce nazionali del Movimento, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.” M5S Sicilia

ARAGOSTE, HOTEL DI LUSSO AEREI IN BUSINESS: ECCO TUTTA LA “BELLA VITA” DELL’EBETINO PAGATA E RIMBORSATA DAGLI ITALIANI! SCONTRINO PER SCONTRINO!




Caffè, acqua minerale e aragoste In procura i rimborsi di Renzi
Il «grande accusatore» del premier Alessandro Maiorano presenta una maxidenuncia: dai soldi spesi quando era presidente della Provincia alla casa pagata da Carrai

Ora c’è la denuncia. E fa una certa impressione vedere il plico poggiato sul tavolo dello studio dell’avvocato Carlo Taormina. Una montagna di carte. Che ieri mattina è stata firmata dal «grande accusatore» di Matteo Renzi, Alessandro Maiorano. Il dipendente comunale che dal 2011 denuncia le «debolezze» del premier: dalle presunte «spese pazze» ai tempi in cui era presidente della Provincia di Firenze, fino alla casa pagata dal suo braccio destro Marco Carrai.
Sul tema si sono esercitati in molti, ma fino ad oggi è successo decisamente poco. Ora Maiorano, e il suo difensore Taormina, sperano che finalmente qualcosa si muova. «La magistratura ha l’occasione di dimostrare di non essere politicizzata» sottolinea l’avvocato. E il denunciante rilancia: «Voglio la verità. Se ho sbagliato sono pronto a pagare, ma se ha sbagliato lui?». Quindi sfida Renzi: «Accetti il confronto televisivo».
Nell’attesa che il presidente del Consiglio risponda arriva la denuncia depositata ieri alla procura di Roma e che lunedì, presumibilmente, partirà alla volta di Firenze. L’accusa è di aver sperperato 30 milioni di euro di soldi pubblici e non solo. I reati ipotizzati vanno dall’associazione per delinquere al peculato, passando per l’abuso d’ufficio e la corruzione. Con Renzi sono state denunciate altre persone tra le quali i componenti della giunta provinciale in carica tra il 2004 ed il 2009, tre ex funzionari della Provincia di Firenze ora al Comune, Marco Carrai, Alessandro Dini, Alessandro Conticini.
Ora toccherà ai magistrati indagare e capire se il premier ha qualcosa da spiegare. Di certo, sfogliando le ricevute raccolte minuziosamente nel fascicolo c’è da sorridere. Anche perché, vista l’indignazione popolare per le mutande che Roberto Cota si fece rimborsare dalla Regione Piemonte, ci si domanda come sia possibile che nessuno abbia detto niente sull’«espresso» di Matteo.
È il 21 aprile del 2008. L’allora presidente della Provincia di Firenze si trova a Chicago per un viaggio istituzionale. E al suo ritorno inserisce nella nota spese uno scontrino da 13,78 dollari (10,67 euro al cambio di allora). 7,5 sono stati spesi per due caffè espressi.
Che dire poi della cena per 4 persone pagata la sera successiva? Un occhio alla ricevuta ed ecco spuntare 4 «aragoste in gratin» per un totale di 87,8 dollari. Dopotutto come si fa ad andare a Chicago e non mangiare aragosta? Il premier, in fondo, è persona che ama trattarsi bene. Così ecco spuntare un’altra cena, ma stavolta a Firenze, alla trattoria «I due G»: bottiglia da vino da 50 euro e una bistecca da un chilo e 800 grammi (i coperti sono tre).
Ma è sempre dagli Usa che arrivano le notizie più sfiziose. Come i 36 dollari per una colazione da Starbucks con 3 cappuccini, un muffin, yogurt, insalata di frutta e altre amenità. O come quel viaggio in cui la carta di credito della Provincia viene «momentaneamente bloccata a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston» e Renzi è costretto ad utilizzare la sua. La nota spese parla di 3000 dollari spesi al The Fairmont hotel di San Jose (il 7 novembre 2007). Nella delibera, però, si parla di 4.106,56 dollari, che al cambio fanno circa 700 euro in più. Una strana discrepanza. Sommando il resto delle ricevute spiccano gli oltre 6.200 euro spesi al ristorante Da Lino per varie cene e gli oltre 7.000 al ristorante Taverna Bronzino. Ci sono anche 184 euro pagati all’hotel Helvetia e Bristol di Firenze (ma Renzi non vive lì?).
Insomma tante «curiosità» su cui fare luce. Per le sue accuse Maiorano è già stato querelato dal premier. Il processo è già cominciato ma Matteo non si è costituito parte civile. Eppure è stato lui a presentare la denuncia. Un’altra stranezza in questa vicenda.
FONTE:
http://www.iltempo.it

VIRGINIA RAGGI "ESTIRPA" UNO SPRECO PAZZESCO. ECCO DI COSA SI TRATTA


La sindaca di Roma Virginia Raggi annuncia a mezzo social di aver rinunciato alla carta di credito a disposizione del primo cittadino della capitale. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, Raggi impugna le forbici e inscena il taglio di una carta di credito finta, per poi precisare.




"Ovviamente questa non è la carta reale perché ci ho rinunciato ma è un simbolo, quindi oggi taglierò questa". Raggi ricorda che "ieri in Giunta abbiamo adottato lo schema di bilancio di previsione triennale. E' un primo passo con il quale questa Amministrazione inaugura una stagione di lotta agli sprechi, risparmi ed efficientamento".

Di lì le conclusioni: "Oggi diamo quindi un taglio netto al passato e lo facciamo anche in modo simbolico, tagliando la carta di credito del sindaco e rispettando così un impegno che abbiamo preso in campagna elettorale".

PERCHE’ CROLLANO I PONTI DELLE AUTOSTRADE? ECCO COSA HA SCOPERTO “REPORT”




Perché crollano i ponti in Sicilia. Tutta la verità sull’Anas

come viene amministrata la più importante stazione appaltante d’Italia, a partire dalla Sicilia, dove il viadotto Scorciavacche, inaugurato a Natale con 3 mesi d’anticipo, senza collaudo, è stato chiuso una settimana dopo a seguito del crollo della rampa d’accesso. Perché tanta fretta? Perché i collaudatori si sono dimessi prima dell’inaugurazione?

Poi la statale Maglie Leuca, in Puglia, dove Anas ha affidato l’appalto a un consorzio di imprese, ma gli esclusi hanno vinto il ricorso al Consiglio di Stato e adesso Anas ha dovuto passargli l’appalto: sono 44 km che attendono di essere rifatti da 15 anni. E si scopre anche che il tracciato della nuova strada passa sopra una serie di discariche che sono lì dagli anni ’80, ma nessuno le ha viste.

In Umbria, invece, gli operai che hanno lavorato alla costruzione di un tratto di strada non ancora terminato, dicono che le ditte avrebbero messo meno cemento del dovuto nella volta di una galleria. La stessa cosa che è successa nella costruzione, eterna, dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria, che adesso è finita anche nell’inchiesta Grandi Opere.

ECCO LE INCREDIBILI SCOPERTE DELLA GABANELLI.

Piegatevi all’Europa altrimenti vi facciamo morire: così il crucco ci minaccia impunemente



Pieno di dottoroni tedeschi che sparano ad alzo zero sull’Italia. E di giornali italiani, ostili al governo gialloverde, che li vanno a cercare e intervistare. L’ultimo della lista è tale Lars Feld (alzi la mano chi lo conosceva prima che la Repubblica lo arruolasse tra gli anti Salvini-Di Maio), che scopriamo essere uno dei cinque consiglieri del governo di Angela Merkel. E che tanto per cambiare spiega che “l’Italia rappresenta ora uno dei maggiori rischi economici per la Germania e l’Eurozona. Ha un debito eccessivo e per questo i mercati stanno reagendo male alla manovra che ha illustrato a Bruxelles. Quando lo spread raggiungerà quota 400, allora si porrà la sostenibilità a lungo termine del debito”. Dopo questa bella gufata sullo spread, Feld aggiunge che “l’unica cosa che funzionerebbe è una retromarcia sul rapporto deficit/Pil, oppure le banche andranno in affanno e si rischia una stretta sul credito. Il crollo del sistema bancario significherebbe la bancarotta dello Stato“.

Boschi senza vergogna: così ne approfitta per recitare la parte della vittima dopo i furti infami della banca di suo papà



“Caro Antonio Di Maio, padre di Luigi Di Maio, ministro del Lavoro nero e della disoccupazione, le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto provare a mio padre e alla mia famiglia”. Maria Elena Boschi, in un videomessaggio destinato al padre del vicepremier grillino, attacca pesantemente tutta la loro famiglia e il “metodo” utilizzato sempre dal Movimento 5 stelle contro gli avversari: “Mio padre è stato trascinato nel fango da suo figlio e dagli amici di suo figlio”, “le auguro di non sapere mai il fango dell’ingiustizia che ti può essere gettato contro. Perché il fango fa schifo”.


venerdì 23 novembre 2018

Pazzesco a Roma. Ferrari e case con i soldi di Etruria, due arresti per la bancarotta della Privilege Yard



Civitavecchia, sviluppi nell'inchiesta sulla società che doveva costruire il maxi yacht. Al cardinale Bertone 700mila euro per beneficenze, consulenza da 500mila euro per l'ex senatore Baldassarri


ROMA - Se mai qualcuno avrà il coraggio di varare quella carcassa di yacht arrugginito, adagiato nel cantiere abbandonato della Privilege Yard al porto di Civitavecchia, un azzeccato nome di battesimo potrebbe essere "Mangiatoia". Quel progetto, infatti, nato col preciso obiettivo di succhiare denaro a un pool di banche (Etruria, Banca Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm e Mps) ha sfamato l'appetito di tanti: dell'ex segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, degli ex parlamentari Mario Baldassarri e Vincenzo Scotti, del presidente dell'Autorità portuale Pasqualino Monti. E naturalmente quelli dell'imprenditore 76enne Mario La Via. L'uomo che diceva di voler costruire uno yacht, e invece regalava soldi non suoi.





Mario La Via, amministratore delegato della Privilege Yard fallita nel 2015, e Antonio Battista, componente del cda e unico delegato a operare sui conti bancari della società, sono finiti agli arresti domiciliari su ordine della procura di Civitavecchia, per i reati ipotizzati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari e violazione della normativa antimafia. Con il denaro prestato dagli istituti bancari, per dire, avevano acquistato una Maserati e una Ferrari Coupé da 320mila euro. L'indagine del Nucleo tributario della finanza ricostruisce tutte le distrazioni patrimoniali attorno allo yacht mai varato. Rendendolo un corpo di reato lungo 127 metri.

Il maxi finanziamento concesso alla Privilege dal consorzio di banche (Etruria era la capofila) ammonta a 190 milioni di euro, di cui circa 125 milioni effettivamente erogati. Un progetto che non stava in piedi fin dall'inizio ma che ebbe sponsor di alto livello e coperture. Risulta agli atti una lettera di garanzia da parte della Barclays, ottenuta "ricorrendo a pressioni di organi amministrativi e politici".

Non solo.

L'ex ministro Vincenzo Scotti della Privilege era presidente onorario. Lui e l'ex parlamentare Fli Mario Baldassarri andarono di persona a una riunione con esponenti di Banca Etruria per perorare la causa di La Via. Lo ha raccontato ai finanzieri Carlo Maggiore, il responsabile della Direzione Corporate Finance di Etruria. E che c'entra Baldassarri? È il rappresentante legale della Economia Reale srl, società che ottiene da Privilege un paio di consulenze, "per attività svolta presso Unicredit e Intesa al fine di concretizzare la loro partecipazione al pool bancario". Il compenso era di 500mila euro.

Quando i finanzieri vanno a perquisire la mega villa di Mario La Via a Roma in zona Quarto Annunziata - una sobria dimora di 4 piani con sala cinema, discoteca, palestra, 3 saloni di rappresentanza, parco, campo da tennis, piscina e spogliatoi, ristrutturata con 4 milioni di euro stornati dalle casse della Privilege e fatta passare come la foresteria della società - scoprono un dettaglio minimo, ma che racconta molto. "Sono stati rinvenuti segnaposti per cene eleganti con personaggi di prestigio e la corrispondenza con il cardinale Bertone". Ecco che viene fuori quanto ricostruito da Repubblica e Liberonelle settimane scorse: 700mila euro di bonifici erogati a favore di associazioni italiane ed estere "su richiesta, indicazione e sollecitazione di Tarcisio Bertone, tra il febbraio 2008 e il novembre 2012". Privilege Yard pagava anche l'affitto della casa di Pasqualino Monti, il presidente dell'autorità portuale di Civitavecchia che ha concesso l'area del cantiere, per una somma complessiva di 43.200 euro, "a circa il triplo dei valori medi di mercato per gli anni 2011 e 2012". Ma per Mario La Via i soldi non erano un problema

fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2016/07/29/news/privilege_yard-145000225/?ref=fbpr

60 ANNI DI STIPENDIO D’ORO? NAPOLITANO LO HA FATTO FRUTTARE ALLA GRANDE! ECCO L’IMPERO IMMOBILIARE DI RE GIORGIO, ALLA FACCIA DI OPERAI, DISOCCUPATI ED ESODATI


Giorgio Napoiltano e gli investimenti sul mattone


di Franco Bechis (www.limbeccata.it)

Giorgio Napolitano si è giocato buona parte degli stipendi che i contribuenti italiani gli hanno erogato nella sua lunghissima carriera politica e istituzionale sul mattone. E non ha sbagliato: il suo primo investimento oggi si è moltiplicato quattro volte e mezzo di valore, nonostante la crisi del mercato immobiliare degli ultimi anni. Secondo le valutazioni di mercato oggi i mattoni di Napolitano (condivisi con la moglie Clio Bittoni) oscillano fra i 2,1 e i 2,6 milioni di euro di quotazione.

L’ultimo investimento è anche il più recente: i coniugi Napolitano hanno acquistato l’8 novembre 2012 (dopo un preliminare di vendita firmato il 20 luglio dello stesso anno) un appartamento al terzo piano di via dei Serpenti nel quartiere Monti- dove ora sono tornati a vivere- perfettamente identico a quello che già possedevano da decenni nello stesso immobile al piano terra: entrambi sono di sei vani. A venderglielo poco prima che scadesse il primo mandato alla presidenza della Repubblica, lo svizzero Mario Busetto e altri 11 comproprietari delle famiglie Persico, Maceratesi e Bertinetti. Non è noto il prezzo, perchè non indicato nell’atto sintetico depositato. Così come non è noto quanto fu pagato il villino con pertinenze che i coniugi Napolitano possiedono in una via privata all’imbocco di Capalbio, il paese della Maremma da sempre buen retiro della sinistra italiana.

Le quotazioni – L’ultimo acquisto in via dei Serpenti però è identico al primo, avvenuto nel lontano 1980. Allora i Napolitano pagarono quell’appartamento 100 milioni di lire alla Pars Italia spa. Secondo il calcolatore Istat che rivaluta le somme, sarebbero 243.767 euro di oggi. Ma oggi quell’appartamento viene valutato in una forchetta che oscilla fra 889.200 e 1.138.000 euro a seconda dello stato dell’immobile (ottimo): l’investimento si è quindi più che quadruplicato. I Napolitano hanno un fiuto particolare per gli affari immobiliari. Ed è una fortuna: perchè il valore degli immobili posseduti dai coniugi oggi è pari a quasi la metà degli stipendi ricevuti da Napolitano in tutta la sua vita politica.

Presidente della Repubblica “Re Giorgio” lo è stato per otto anni e otto mesi, ricevendo uno stipendio netto complessivo più o meno uguale al valore dell’ultimo appartamento acquistato: 1.094.391 euro. Non avendo sostanzialmente avuto spese (vitto e alloggio erano assicurati dalla funzione per i coniugi, così come ogni spostamento), saranno stati davvero messi da parte. Nel resto della vita Napolitano ha sempre ricevuto stipendio base e rimborsi spese dai contribuenti italiani, salvo che nel lustro 1963-1968, quando rimase fuori dal Parlamento e si occupò del suo partito: membro del comitato centrale del Pci e segretario regionale della Campania. Napolitano è stato invece 27 anni e 11 mesi deputato, e 5 anni senatore della Repubblica (anche adesso lo è, essendo senatore a vita).

In contemporanea (con il doppio mandato) è stato dieci anni europarlamentare e 2 anni ministro. Ha ricevuto stipendi da parlamentare (senza calcolare le indennità extra) per 2,5 milioni di euro netti. E in più ha percepito 1,8 milioni di euro di diaria per rimborso spese per il soggiorno a Roma (che lui non aveva, abitando nella capitale) che sono diventate altro stipendio netto non tassato. In tutto fanno 5.471.891 euro netti, a cui aggiungere le eventuali somme percepite per rimborso spese di segreteria, non spese e quindi andate a cumularsi anche esse allo stipendio netto, come è malcostume accada da sempre nel mondo politico.

fonte:
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11746571/Giorgio-Napoiltano-e-gli-investimenti-sul.html

"I PARTITI SONO MARCI E VOI ATTACCATE IL M5S? MA DOVE CAZZO VIVETE?" D'AGOSTINO ESTIRPA I PARTITI E DIFENDE GRILLO








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Putin elogia L'ITALIA: “Piena fiducia nel governo italiano, abbiamo gli stessi sogni…”




Il presidente russo Vladimir Putin non nasconde la propria ammirazione per la svolta italiana. “Sappiamo che l’economia italiana ha delle basi molto solide, noi ci fidiamo di tutto quanto sta facendo il governo italiano e siamo sicuri che i problemi saranno risolti”. E’ quanto ha assicurato il



 presidente russo Vladimir Putin, parlando delle tensioni tra Roma e Bruxelles sulla manovra, bocciata dalla Commissione europea. “Sappiamo delle discussioni in corso tra il governo italiano e la Commissione europea – ha sottolineato Putin – ma non ci intromettiamo. Malgrado i problemi difficili, sappiamo che l’economia italiana ha delle basi molto solide”. La Russia inoltre “sostiene gli sforzi dell’Italia per la soluzione della crisi in Libia”. Lo ha detto il presidente russo nella conferenza stampa con il premier italiano Giuseppe Conte al Cremlino, sottolineando che Roma e Mosca “condividono lo stesso approccio”. “Ho già detto che appoggiamo gli sforzi dell’Italia per la soluzione della crisi in Libia, appoggiamo tutto ciò che sta facendo l’Italia in questa direzione – ha sottolineato il presidente russo – Lo ripeto ancora, credo che il nostro approccio, la nostra impostazione coincida pienamente con quella italiana, nel senso che tutti i problemi devono essere risolti dallo stesso popolo libico, noi possiamo essere soltanto sostenitori e garanti”. E ha promesso:  “La Russia continuerà a fornire risorse energetiche all’economia italiana e all’intera Europa”. La cooperazione tra Russia e Italia, evidenzia Putin, non si limita alla fornitura di gas: “Accogliamo con favore l’ambizione delle imprese italiane di investire nello sviluppo del settore russo dell’energia elettrica”. “Sono sicuro che le intese raggiunte oggi favoriranno lo sviluppo della cooperazione russo-italiana in tutte le direzioni”. Lo ha detto il presidente russo Putin, nella conferenza stampa congiunta al Cremlino con il premier Giuseppe Conte, definendo “costruttivi” i colloqui avuti. A questo proposito, tra i tanti accordi, Enel, tramite Rusenergosbyt, la joint venture russa tra Enel ed Esn, ha siglato oggi un accordo di cooperazione strategica e ampliamento della partnership con la società per azioni Russian Railways (RZhD), che include un’estensione del contratto di fornitura energetica che lega le due società dal 2008. Attraverso i termini di questo accordo, le due aziende saranno in grado di pianificare interventi ed investimenti su orizzonti temporali più lunghi.

giovedì 22 novembre 2018

Anticorruzione, Sgarbi sclera contro il M5S: "Criminali, cosi uccidete la politica!"






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"Questa legge è una vergogna contro la politica e contro il Parlamento, voluta da aguzzini criminali. La politica muore con questa legge del cazzo". Alla Camera, Vittorio Sgarbi (ex Forza Italia, ora Gruppo Misto) attacca il governo sul ddl Anticorruzione, fortemente voluto dal MoVimento Cinque Stelle e approvato con 288 voti a favore. A richiamare il critico d'arte il presidente di turno dell'assemblea, Ettore Rosato.

E' finita la pacchia per i politici corrotti: il DDL Anticorruzione è legge!




Il divieto di finanziamento ai partiti sarà  esteso alle cooperative social e ai consorzi. Lo prevede un emendamento al ddl Anticorruzione di Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia approvato dall’Aula della Camera. Montecitorio, infatti, ha approvato l’intero provvedimento con 288 voti a favore, 143 contrari. Il testo passa ora al Senato.


La Camera ha a anche dato il via libera anche all’articolo 10 del testo, quello riguardante la norma per la trasparenza dei partiti: i nomi dei finanziatori che donano più di  500 euro andranno pubblicati online. Era un punto dell’accordo raggiunto mercoledì da Lega e M5s, dopo il ko sul peculato del giorno precedente: la maggioranza battuta con il voto segreto. Il premier Giuseppe Conte ha assicurato che la questione verrà risolta al Senato, ma, secondo le indiscrezioni di alcuni quotidiani, tra cui Repubblica, i sospetti dei 5 stelle si sarebbero ora concentrati sul sottosegretario Giancarlo Giorgetti: sarebbe lui il regista del “tradimento” della Lega. Il diretto interessato smentisce: “Io non c’entro proprio niente”. Ed è lo stesso M5s che interviene per difenderlo, con Luigi Di Maio che commenta: “Non è così, smentisco. In questo momento vedo Giorgetti nell’occhio del ciclone, forse perché sta dando fastidio a Malagò e al Coni“.

Giorgetti: “Ko? Io non c’entro” – Sospetti M5s su di me? “Sono come Andreotti”, scherza il Richelieu del Carroccio arrivando alla Camera. Per poi aggiungere: “Secondo me non c’è alcun tipo di problema“. Se Matteo Salvini ha parlato di un semplice “inciampo“, Giorgetti ripete: “Confermo, è un inciampo”. Ma in aula ha deciso di sedersi tra i banchi della Lega, lasciando il solo ministro Alfonso Bonafede tra quelli del governo. Oltre a Di Maio, a intervenire per tentare di placare sul nascere la polemica è stato anche il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli: “Ancora una volta siamo costretti a smentire categoricamente ricostruzioni e retroscena fantasiosi, che ci attribuiscono cose false. Quello che dovevamo dire su quel voto a scrutinio segreto lo abbiamo detto ieri, come sempre pubblicamente e con chiarezza”. Il suo parigrado alla Camera, Francesco D’Uva è d’accordo: “I retroscena pubblicati da diversi quotidiani su liti furibonde all’interno della maggioranza e notti passate a investigare su presunte congiure orchestrate da Giorgetti sono assolutamente privi di fondamento. Quello che è accaduto in aula con il voto sul ddl anticorruzione è un fatto sicuramente grave, ma non è possibile usare un incidente di percorso parlamentare, al quale abbiamo già trovato il modo di rimediare, per costruire la fantasiosa ipotesi di un complotto da parte della Lega. Quelle scritte sui giornali sono solo falsità”. Insomma dopo le parole dei 5 stelle, interviene direttamente Salvini: “Non è esistita nessuna polemica. Il caso è chiuso”.

Fraccaro: “Noi a volte pivelli” – Ad ammettere gli errori dell’esecutivo è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, che in un colloquio con il Messaggero dice: “La verità è che noi, a volte, siamo dei pivelli, siamo troppo innocenti. Questa è stata una cosa studiata”. Come è stato possibile andare sotto con una maggioranza solidissima? “Tutto è avvenuto in segreto, nel magma“, ha risposto Fraccaro al quotidiano romano. Sottolineando poi le differenze tra M5s e Lega e la presenza di correnti interne al Carroccio: “Noi quando abbiamo dei problemi interni finiscono con gli elenchi e le lettere sui giornali. Loro invece, no. Magari sono divisi tra salviniani, maroniani, giorgettiani, ma poi si confrontano nel segreto dell’urna. Senza appunto uscire sui giornali“.

Pentiti della mazzette avranno 4 mesi per collaborare – Mentre proseguono le agitazioni nella maggioranza, dopo l’impasse di ieri il lavoro dell’Aula è andato avanti spedito: la votazione di articoli ed emendamenti è finita alle 15 e 30 per le dichiarazioni di voti. L’obiettivo è finire prima delle 17, quando è prevista l’informativa del presidente Conte sulla bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue. Oltre al divieto per le cooperative di finanziare partiti, tra le novità approvate quellla sul tempo a disposizione dei “pentiti delle mazzette”: dai sei inizialmente previsti ora avranno quattro mesi dalla commissione del fatto per offrire la loro collaborazione alla magistratura.

La trasparenza – Sono passati senza problemi molti articoli del ddl che riformano il finanziamento ai partiti politici. L’emendamento approvato dall’Assemblea salva l’attività dei volontari, che secondo il testo originale del ddl veniva considerata come una prestazione lavorativa o professionale. Fondazioni e associazioni sono equiparate ai partiti e ai movimenti politici. La norma, inizialmente inserita all’interno della nuova formulazione dell’articolo 10, viene ora spostata nelle disposizioni finali. Il testo riscrive, pur confermandola, anche la norma che prevede l’obbligo della pubblicazione su internet del curriculum e del certificato penale dei candidati alle elezioni politiche e amministrative per i comuni con più di 15mila abitanti. Oltre che sul sito del partito, curriculum e certificato penale, dovranno essere pubblicati sul sito del ministero dell’Interno in una apposita sezione denominata “elezioni trasparenti”.

“Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni” Il Governo non ci sta, così tappa la bocca a Moscovici dopo gli ennesimi insulti dell’europarassita





Continua lo scontro a distanza tra Pierre Moscovici ed il Governo italiano Uno scontro fatto di accuse e dichiarazioni al vetriolo, con la manovra italiana sullo sfondo.


Stamattina Moscovici è al leader della Lega che si è rivolto quando ha definito la manovra “contro l’interesse del popolo italiano”. Ed è al vicepremier leghista che pensava quando ha ribatido con parole dure che “non sono Babbo Natale”. Insomma: dalla Commissione Ue non arriveranno sconti. Né oggi ne in futuro. Almeno finché non si aprirà una qualche trattativa.

Da Uno Mattina il segretario del Carroccio aveva già replicato a Moscovici, mantenendo tuttavia toni abbastanza pacati. “Mi dicono dall’Europa che non posso smontare la Fornero? Io porto rispetto ma viene prima il diritto al lavoro e alla pensione degli italiani – aveva spiegato – L’unica cosa che l’Europa non può chiedermi è di lasciare immutata la legge Fornero, ho visto quanta sofferenza ha causato agli italiani”. Davanti alle telecamere il ministro dell’Interno aveva assicurato di non voler “litigare con nessuno”, ma se deve scegliere “tra Bruxelles e gli italiani la scelta è facile”. “Chiedo rispetto per il popolo italiano, che dà ogni anno 5 miliardi a Bruxelles – aveva chiosato il leghista – Sulle manovre del passato non hanno avuto nulla da eccepire e il debito è aumentato di 300 miliardi”.

Ma i toni tutto sommato “pacati” della mattina si sono trasformati in scontro a viso aperto nel primo pomeriggio. A far scattare la reazione del ministro dell’Interno è la frase pronunciata da Moscovici e riportata dal Corriere della Sera. Mentre Conte continuava a ripetere che “siamo responsabili” e che non c’è alcuna “ribellione” dell’Italia a Bruxelles, da Moscovici (che però continua a parlare di “dialogo”) arrivava una netta chiusura a “trattative” con Roma: “Con l’Italia possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarci a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti”, ha affermato al Parlamento francese.

Dura la replica di Salvini: “Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta: la pazienza è finita”.

mercoledì 21 novembre 2018

"Un fatto gravissimo, la fine della democrazia": la denuncia di Giordano su Mattarella e la manovra




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“Grazie ai soliti ventriloqui del Quirinale, oggi veniamo a sapere con due articoli, uno su La Stampa e uno su Il Sole 24 Ore, che il presidente Mattarella sarebbe pronto a non firmare la manovra economica”. Lo denuncia Mario Giordano, in un video-editoriale pubblicato su La Verità.



“Sarebbe” - spiega il giornalista - “un fatto eclatante, devastante, senza precedenti, che metterebbe a rischio la stabilità politica e finanziaria del Paese. E mi colpisce che tutto ciò avvenga mentre il Parlamento sta discutendo la manovra: non c’è ancora un testo definitivo. Si tratta di un atto almeno un po’ bordeline nel rapporto fra i poteri. E qual è il motivo per cui Mattarella interviene? Il fatto che l’Italia non si sia piegata totalmente al volere dell’Europa”.



“Se quanto scritto in questi articoli ben informati e di giornali autorevoli fosse vero, e non ho motivo di dubitarne” - commenta Giordano - “saremmo di fronte a un fatto gravissimo, che certifica la fine della nostra democrazia. Dobbiamo prendere ordini da Bruxelles e tacere, altrimenti salta tutto: il banco, i risparmi, la politica. Questo è lo stato della nostra democrazia e quel che è grave è che, a certificare tutto questo, sarebbe il presidente della Repubblica, cioè colui che dovrebbe difendere l’indipendenza e l’unità della nostra nazione”.

"I poteri forti stanno attaccando l'Italia". Il Governo chiama i cittadini: "Abbiamo bisogno di voi"




«Siamo pronti all'attacco dei poteri forti»



Perché, ha spiegato Salvini, «in Italia i soldi ci sono». Ma è l'Europa a non permettere di usarli: «Alcuni sindaci hanno nel cassetto milioni di euro di avanzi di bilancio con cui potrebbero fare un sacco di lavori, sistemare l’asilo, la palestra piuttosto che la biblioteca. Però non li possono toccare perché altrimenti sforiamo i vincoli di bilancio imposti dall’Europa. Invece non devono esistere vincoli che mettano a rischio la nostra sicurezza. I soldi li troviamo. Li dobbiamo trovare». Il vero problema, però, sarà il 'settembre caldo' ormai alle porte: «Cercheranno in ogni maniera di stroncare l’esperimento italiano con il debito pubblico, lo spread, il declassamento delle agenzie di rating, i richiami e le penalità. Noi non arretreremo di un millimetro, e quando inizieranno a bastonare ci sarà bisogno della reazione degli italiani».

Le elezioni Europee e quelle che verranno
In futuro, però, Salvini non vede possibile una vera e propria alleanza con il Movimento 5 stelle. Alle prossime Europee l'obiettivo sarà quello di cambiare rotta rispetto al 'modello Renzi' che «ha portato zero risultati per 60 milioni di italiani». In Commissione europea come Italia «siamo rappresentati dalla signora Mogherini. Con lei l’ex premier scelse di avere il Commissario agli Esteri. Noi, invece, nomineremo un Commissario che si occupi di quattrini, industria, economia, pesca, commercio e agricoltura, qualcuno che in commissione Ue difenda il diritto al lavoro di 60 milioni di italiani che in Europa stanno massacrando continuamente». Ma per le sfide elettorali 'nazionali', in primis le Comunali di Firenze del prossimo anno e le Regionali in Toscana del 2020 si guarderà in casa Forza Italia: «Dovranno decidere se allearsi con la Lega o con il Pd perché a livello nazionale sembra seguire quest’ultima strada. Noi andremo con chi ha i nostri stessi valori. Governiamo in tanti luoghi col centrodestra e l’obiettivo è di ripetere le alleanze con la squadra con cui amministriamo. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, con loro è stato fatto solo un contratto di governo per cambiare l’Italia, invece a livello locale la coalizione è quella con cui concorriamo da sempre. Al di là di questo, sono convinto che il governo nazionale andrà lontano: ogni volta che Renzi dice che finiremo presto, ci allunga la vita di un anno».

“Lo spread è un ricatto, io sto con il governo” Panico a La7, il grande economista francese spiega la truffa dell’Europa ai danni dell’italia







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“Lo spread è un ricatto”. È Jean Paul Fitoussi, ospite di Myrta Merlino a L’Aria che tira, a sbugiardare in pochi minuti il dogma rigorista che sta mandando in rovina l’Italia da 10 anni. “A che servono allora i governi? Giovanni Tria deve andare avanti”, auspica lo stimato economista sostenendo con forza Lega e M5se la loro manovra in deficit nel giorno della procedura d’infrazione contro l’Italia. “Quella manovra vi salverà”, giura il docente di economia all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi, punto di riferimento per il reddito di cittadinanza grillino.

“Fare fuori Mattarella al più presto” Caos Italia, il retroscena segreto di Lega e Cinquestelle



Ora che l’Italia è sotto attacco dichiarato di Commissione europea e di fatto dei mercati, l’ipotesi di una “crisi di governo” per Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini non sembra più remota come prima. Far saltare il banco sembrerebbe l’unica strada per uscire dalla trappola in cui si trova il governo, ma prima di tornare in campagna elettorale, non mancano le idee per rimescolare il mazzo di carte.

Il clima a palazzo Chigi è a tratti surreale, visto che si fantastica di grandi riforme costituzionali mentre fuori piovono palle di fuoco e si intravedono i quattro cavalieri dell’Apocalisse all’orizzonte. Secondo un retroscena del Corriere della sera, la soluzione per tenere a bada le pressioni di Bruxelles il governo vuol trovarla in un grande piano di dismissione dei patrimonio. Per farlo però si vuole avviare di un Fondo patrimoniale dove far confluire tutti gli immobili pubblici.

I progetti non mancano nelle ambizioni Conte e soci, come una grande riforma della legge elettorale, che permetta di governare avendo solo il 40%, un’idea che assomiglia tanto a quelle bocciate proprio da Lega e M5s quando a proporle erano le precedenti maggioranze. E non mancano le ambizioni per rimettere mani anche alla natura del Quirinale, con l’introduzione di un’elezione diretta del capo dello Stato e un “esecutore” come Conte al posto di Sergio Mattarella.

La bocciatura? Una grandissima truffa agli italiani: l’obiettivo è solo di far cadere il governo Conte



Una corsa contro il tempo per ammazzare l’Italia a colpi di spread e far crollare il governo sovranista di Lega e M5s. Il sospetto, sulla Commissione Ue, sorge quasi spontaneo. Dopo aver annunciato la procedura d’infrazione per la manovra in deficit di Roma, il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskisha confermato ai microfoni di Sky Tg24 che la procedura potrebbe venir aperta formalmente “anche entro la fine dell’anno”. Tanti saluti dunque all’ottimismo di Luigi Di Maio, fautore della linea dura contro Bruxelles che confidava in tempi lunghi. Mentre il leghista Matteo Salvini già martedì, annusando l’aria, anticipava la disponibilità della Lega a correggere la manovra in Parlamento, il vicepremier grillino è rimasto isolato, confidando nel tempo necessario per sistemare i guai interni con l’alleato.

“Ci chiediamo perché la commissione Ue apra la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia che ha sempre rispettato le regole, a differenza di altri Paesi – è il commento del capogruppo M5s alla Camera Francesco D’Uva -. E le stiamo rispettando anche con questa manovra! Ai cittadini diciamo di non temere perché non arretriamo: non siamo stati votati per realizzare le stesse politiche distruttive dei vecchi governi”.

martedì 20 novembre 2018

"Chi ci comanda veramente?" l'inchiesta della Gabanelli censurata dalla Casta

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La denuncia della Gabanelli fa tremare mezzo... di ghingo3


LA DENUNCIA DELLA GABANELLI FA TREMARE MEZZO MONDO:”ECCO CHI COMANDA VERAMENTE”





La Gabanelli e’ una famosa giornalista della RAI 3,che con il suo programma inchiesta REPORT ha spesso creato imbarazzo in autorità’ politiche. Ma come tutti i giornalisti non supera quella famosa linea rossa dell’informazione che pero’ in questo caso sembra aver varcato anche se in modo soft. Guardatevi il video e’ capirete perché’ in Italia ed Europa sta accadendo quello che sta accadendo…

Pensate che stanno censurando questo video in tutto il mondo negli archivi on line Rai la puntata e’ stata letteralmete eliminata!!! E dovremmo pagare il canone per questi servi criminali!!!
La denuncia della Gabanelli che fa tremare “mezzo mondo”.Ecco chi ci comanda veramente.Il video della trasmissione “Report” da non perdere e condividere.
“Quando la politica non funziona diventa tecnica (o meglio tecnocrazia, vedi i governi tecnici susseguitisi in italia dopo la caduta pilotata di Berlusconi, Monti in primis)”. Con queste parole la Gabanelli esordisce all’ inizio di questo video, che svela ciò che molti non sanno e che altri non vogliono che si sappia…

Tutto parte dagli anni 80, quando esponenti di spicco di Stati Uniti, Europa e Giappone diedero vita alla commissione trilaterale (gruppo Bilderberg) voluta da Rockfeller per disegnare il futuro del mondo. Da allora, questa commissione non ha mai smesso di riunirsi in seduta plenaria una volta l’anno (con esponenti politici, industriali ecc), eancora oggi decide le sorti politiche e non solo del pianeta.

Nel corso degli anni essa si è posta sempre l’obiettivo di ridurre la democrazia, dando sempre più potere ai governi e meno ai parlamenti, più tecnocrazia (dittatura fiscale e non solo) e meno politica.

I membri della commissione ritengono che ogni paese non abbia bisogno di uno “Stato” così come lo si è inteso per centinaia di anni, e quindi agiscono per poter eliminare il concetto di sovranità nazionale e di autodeterminazione(come dimostrato dall’ Euro e dall’ UE).
Negli anni in cui fu fondata la commissione trilaterale, nessuno poteva pensare che essa avrebbe portato il mondo a diventare ciò che è oggi, talmente connesso a livello finanziario che se dovesse cadere una nazione si trascinerebbe dietro l’intero pianeta.
E anche di ciò che è stato sopra citato l’Euro e l’ UE ne sono una palese dimostrazione alla luce del sole, dove la Grecia in primis e l’Italia rappresentano la minaccia europea, ossia le nazioni che potrebbero cadere e trascinarsi dietro l’intera Unione Europea.

Ma chi sono attualmente i membri della commissione trilaterale? E chi sono quelli italiani?

Di Francesco Amodeo

Mario Monti lo troviamo, ovviamente, anche qui con un ruolo di prim’ordine: infatti è stato addirittura il presidente europeo della Commissione Trilaterale, posto che oggi è ricoperto da Jean-Claude Trichet, che guarda caso era già stato, proprio come Mario Monti, presidente della lobby belga Brugel. Trichet è anche Presidente del Gruppo dei 30, potenti della finanza mondiale di cui fa parte anche Mario Draghi. E come se non bastasse è proprio Trichet che ha preceduto Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea.

Come presidente onorario europeo della Commissione Trilaterale abbiamo un tale Peter Sutherland, e indovinate chi è? È il Presidente della Goldman Sachs, la stessa per la quale hanno lavorato proprio Monti, Prodi, Draghi, la stessa della crisi in America dei mutui subprime, la stessa della crisi in Italia con la vendita dei BTP, la stessa che ha aiutato la Grecia a truccare i conti con operazioni di finanza “creativa”, e che poi ha imposto in Grecia il suo uomo, Papademos.
Nella Commissione Trilaterale troviamo anche il nostro ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, che è anche vicepresidente di Aspen Italia, e che ha partecipato al Bilderberg nel 2012, ossia l’anno prima di essere scelto come Presidente del Consiglio italiano. Poi abbiamo John Elkann, presidente della Fiat, altro vicepresidente di Aspen Institute Italia, assiduo frequentatore del Bilderberg. Egli è inoltre presidente dell’Editrice La Stampa e di Itedi, ed è nel consiglio di amministrazione di RCS MediaGroup, e di “The Economist”.
È membro della Commissione Trilaterale anche Enrico Tommaso Cucchiani, che proprio nel 2013 ha partecipato al Bilderberg in sostituzione di Corrado Passera come CEO di Intesa Sanpaolo, la principale banca italiana e maggiore azionista della Banca d’Italia, che è rappresentata nella Trilaterale anche dal vicepresidente Marcello Sala, che ha ricevuto dal consiglio di gestione l’incarico di sviluppare le relazioni internazionali e seguire i progetti di internazionalizzazione del gruppo bancario. Presente anche Giuseppe Vita, presidente di UniCredit, altra banca azionista della Banca d’Italia. Cominciate a capire dove prendono le decisioni che riguardano i nostri soldi? Anche Gianfelice Rocca, presidente Techint Group, proprio come Cucchiani, ha partecipato al Bilderberg nel 2013, ed anche lui è membro del comitato esecutivo
di Aspen Institute. Queste lobby sembrano davvero essere onnipresenti, ed i partecipanti indissolubilmente interconnessi. Non faccio in tempo a cominciare la conta delle “tre”coincidenze che mi ritrovo subito davanti ad una prova.
Nella Commissione Trilaterale non poteva mancare Marco Tronchetti Provera, presidente della Pirelli, componente del consiglio di amministrazione di RCS Quotidiani, membro dell’esecutivo di Confindustria, vicepresidente di Mediobanca. Anche Tronchetti Provera ha ovviamente in passato partecipato alle riunioni del Gruppo Bilderberg. Ormai diventa quasi scontato e quindi superfluo ribadirlo. Poi troviamo Marta Dassù, che, oltre ad essere membro della Commissione Trilaterale, è Direttore Generale per le Attività Internazionali di Aspen Institute, ed è stata anche consulente per la politica estera di D’Alema.
Dassù è stata sottosegretario al ministero degli Affari Esteri nel Governo Monti (Bilderberg) e viceministro della Bonino (Bilderberg), agli Esteri nel Governo Letta (Bilderberg). Come noterete, si scelgono tra di loro. Su questo non ci può essere più alcun dubbio, alla faccia del popolo sovrano.

Poi c’è Federica Guidi, vicepresidente di Ducati, che ha partecipato alle riunioni della Commissione Trilaterale, e guarda caso proprio recentemente la Ducati è stata venduta ai tedeschi di Audi. Sarà anche questa una coincidenza? Ovviamente sono in pochi gli italiani a saperlo: tutti invece pensano che la casa motociclistica sia ancora italiana. La Guidi è anche Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria. E perché no? è giusto che in queste lobby si cominci ad essere indottrinati fin da giovani (chissà che non ce la troveremo come Ministro al prossimo governo).
Cosa dire dei rappresentanti delle principali aziende da privatizzare?
Ovviamente li ritroviamo tutti sugli attenti anche in quest’altra lobby di matrice neoliberista. Abbiamo infatti Giuseppe Recchi del gruppo Eni, e Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica.
Abbiamo visto che le banche sono tutte in prima fila nella Commissione Trilaterale, ed, infatti, possiamo aggiungere oltre alle principali, già citate, anche Maurizio Sella, presidente del Gruppo Banca Sella ed ex Presidente della Associazione Banche Italiane; Ferdinando Salleo, vicepresidente di Mediocredito ed ex ambasciatore italiano negli Stati Uniti. Ma non si sono fatti mancare proprio nulla, ed infatti abbiamo anche Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, editorialista de “Il Sole 24 ore”,
che è stato anche sottosegretario di stato alla Difesa ed è membro del consiglio d’amministrazione della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; ed ancora, Franco Venturini, giornalista, storico commentatore per gli affari esteri del “Corriere della Sera”, un altro gruppo che abbiamo visto essere sempre presente in vari modi in queste lobby. E per concludere, proprio come Mario Monti abbiamo Carlo Secchi, professore ordinario di politica economica europea, e Rettore dell’Università Bocconi dal 2000 al 2004. Io ho ricevuto da una mia fonte una locandina assolutamente inedita che dimostra che addirittura nel 1983, in occasione dei dieci anni della Commissione Trilaterale, la riunione si svolse a Roma, e come relatori per L’Italia ci furono proprio Romano Prodi in veste di presidente dell’IRI, incredibilmente insieme a Mario Monti, che non sono riuscito a capire a che titolo sia stato scelto, a quei tempi, come relatore per l’Italia in una così importante commissione, essendo semplicemente un professore di economia.
Soltanto l’anno dopo quella riunione, infatti, diventerà professore della Bocconi di Milano, e poi comincerà la sua carriera alla Commissione Europea.
Tra i relatori per l’America c’era il pericoloso, controverso e potentissimo Segretario di Stato Henry Kissinger. Per quanto riguarda i nostri politici che partecipano alle riunioni di queste lobby di potere, come il Bilderberg o la Commissione Trilaterale, la domanda che mi pongo è la seguente: non c’è un evidente conflitto d’interessi con gli incarichi pubblici che svolgono?



"Togliere ai banchieri per dare ai cittadini". La dichiarazione del Governo che fa impazzire i sanguisuga d'Italia




“Togliere qualche privilegio ai banchieri per restituire qualche diritto ai cittadini è sacrosanto e tutti ne beneficeranno.”



Così Luigi Di Maio in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

“Se dai privilegi ai banchieri dipendesse il buon andamento dell’economia, – ha sottolineato il vicepremier – con tutti i regali miliardari che gli hanno fatto i governi di prima oggi saremmo il Paese del Bengodi. Invece non è così. E quindi si cambia. Promessa mantenuta!”

Queste le parole del ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, in risposta a quelle del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il cui intervento è stato riportato da askanews.

“Invece di punire un settore rallenterebbe la ripresa”, ha dichiarato il presidente durante la tavola rotonda alla 50esima giornata del credito, a Roma. Il settore, specialmente nella Penisola è strettamente “interconnesso a tutte le attività produttive” e una misura simile avrebbe un impatto negativo su prestiti e risparmio. E, ha aggiunto Patuelli, potrebbe spingere le banche a accelerare il processo di cambiamento di modelli di business a discapito del trattamento di riguardo che ancora assicura alle Pmi tricolori.

Più tecniche le argomentazioni del direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini: il governo parla di taglio a privilegi e agevolazioni invece si tratta di “un costo di produzione”, ha detto. Questo potrebbe confliggere l’articolo 53 della Costituzione e “andrà certamente a incidere sul costo del credito. Inoltre è una misura che non ha riscontri nell’Ue e che creerebbe disparità contributive tra banche soggette alle stesse regole. Si determinerebbe una asimmetria.”

L’Abi, l’associazione degli istituti tricolore, ha protestato per il taglio sulla deducibilità dei costi sugli interessi passivi che il governo giallo-verde ha proposto di introdurre nel Bilancio. L’Abi ha messo in discussione la legittimità della misura e la disparità che si creerebbe rispetto alle altre banche europee. Ma sopratutto, secondo l’Abi, questo provvedimento rappresenterebbe un autogol per un esecutivo che dice di voler rilanciare la crescita.

Prestiti garantiti, le banche tradiscono il Paese! Il m5s è pronto a dare battaglia

Solite banche. Con le imprese allo stremo a causa dell’emergenza coronavirus, che ha generato una pesantissima crisi economica e ha fatto fi...