lunedì 15 giugno 2020

Prestiti garantiti, le banche tradiscono il Paese! Il m5s è pronto a dare battaglia

Solite banche. Con le imprese allo stremo a causa dell’emergenza coronavirus, che ha generato una pesantissima crisi economica e ha fatto finire gli imprenditori senza liquidità, il Governo ha dato proprio il nome liquidità a un decreto con cui ridare ossigeno al sistema produttivo, prevedendo prestiti rapidi e garantiti dallo Stato. Ma le solite banche, incaricate di erogare quel denaro, stanno ritardando nell’erogazione dei prestiti e lasciando così le aziende prive di quel denaro di cui hanno un vitale immediato bisogno. Una pagina nera su cui sta compiendo accertamenti l’Antitrust e su cui il senatore pentastellato Primo Di Nicola ha presentato un’interrogazione.



SOTTO LA LENTE. Visto quanto sta accadendo, l’Antitrust ha avviato quattro istruttorie nei confronti di altrettante banche e società finanziarie. Nello specifico su Unicredit, Intesa San Paolo, Banca Sella e Findomestic. Tutto “per problematiche emerse sia sull’assenza di informazioni sulla tempistica per avere accesso alle varie misure di sostegno dettate in favore di microimprese e consumatori, che di chiare indicazioni sugli oneri derivanti dalla sospensione del rimborso dei finanziamenti concessi alle imprese, in termini di aumento degli interessi complessivi rispetto al totale originariamente dovuto quale effetto dell’allungamento dei piani di ammortamento”.

Per l’Authority, tra l’altro, le banche avrebbero posto indebite condizioni all’accesso a tali misure, quali l’apertura di un conto corrente o possedere specifici requisiti non previsti dalla normativa, oppure avrebbero cercato di dirottare i richiedenti verso forme di accesso al credito diverse e potenzialmente più onerose rispetto a quelle di cui al decreto Liquidità. Nei confronti di altre 12 banche e finanziarie, ovvero Bnl, Banco Bpm, Ubi Banca, Crédit Agricole, Credem, Mps, Banco popolare di Sondrio, Creval, Bcc Pisa, Agos Ducato, Compass e Fiditalia, l’Antitrust ha infine avviato un’attività di moral suasion avendo riscontrato le stesse carenze di tipo informativo sulla tempistica di risposta e sulle effettive condizioni economiche di accesso alla sospensione dei rimborsi dei finanziamenti.



C’è CHI DICE NO. Con i prestiti che devono erogare le banche non va dunque tutto bene. L’Abi ha fatto sapere che l’11 giugno le domande pervenute dalle Banche al Fondo di Garanzia hanno superato le 600mila e che i finanziamenti richiesti hanno superato i 30 miliardi di euro. Ma non va tutto bene. Il senatore Di Nicola ha così deciso di sollevare il caso in Parlamento. “Il decreto Liquidità – ha dichiarato l’esponente pentastellato – che proprio pochi giorni fa al Senato abbiamo definitivamente convertito in legge, era nato in pieno lockdown con un solo obiettivo: garantire alle imprese italiane flussi di liquidità adeguati, per ovviare allo stop dell’attività a causa del coronavirus.

Nonostante le tante migliorie apportate al testo in sede di conversione, il meccanismo di erogazione risulta ancora farraginoso, e tanti piccoli imprenditori si trovano alla mercé di istituti di credito molto cauti nel concedere i finanziamenti”. Il senatore del Movimento 5 Stelle evidenzia così che la garanzia al 100% da parte dello Stato non viene comunque vista dagli stessi istituti di credito come sicura, perché qualora poi l’impresa destinataria dell’erogazione non dovesse riuscire a restituire il denaro, potrebbe aprirsi lo scenario per la banca dell’incauto affidamento. “Su queste lungaggini è necessario un surplus di intervento”, ha tuonato.

Domiciliari al boss Zagaria? il DAP accusa il leghista Solinas. Grazie ad una sua ordinanza il boss è fuori


Sulla circolare con cui, in piena emergenza coronavirus, sono riusciti a uscire dal carcere anche i boss è tutto uno scaricabarile. Ottenuto dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede un decreto per porre un freno ai domiciliari facili, facendo tornare



dietro le sbarre chi è uscito senza troppi problemi, e cambiati i vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è ora la commissione parlamentare antimafia a cercare di far luce su quanto accaduto e sulle responsabilità con una serie di audizioni.
Ecco così che per quanto riguarda la scarcerazione di Pasquale Zagaria, esponente del clan camorristico dei Casalesi, è stato indirettamente tirato in ballo anche il governatore sovranista della Sardegna, Christian Solinas. Davanti al presidente pentastellato Nicola Morra e agli altri componenti della commissione, Caterina Malagoli, direttore dell’Alta sicurezza del Dap, ha sostenuto che proprio per Zagaria “il problema è stato all’ufficio sanitario”, che il detenuto non poteva fare delle cure a Sassari dove era recluso e che lei aveva dato l’ok affinché potesse effettuarle a Cagliari, assicurandosi che fosse tenuto lontano da altri detenuti non essendo quella una struttura destinata a chi si trova al 41bis.

Così non è andata, il Tribunale di Sassari il 23 aprile ha concesso a Zagaria i domiciliari, di cui ancora sta godendo, e qui spunta fuori il presidente Solinas. “L’ordinanza della Regione Sardegna – ha affermato la direttrice – non ci permetteva di fare nemmeno una traduzione fuori dall’isola e non potevamo muovere nessun agente, non c’è stato il tempo”.

LA GRANDE VITTORIA DEL M5S CENSURATA DA TUTTI I GIORNALI! ECCO COS'E' SUCCESSO

Il Reddito di cittadinanza funziona, alla faccia della Lega! A maggio il 18% di beneficiari in più rispetto a gennaio




Nel periodo che va da aprile 2019 a maggio 2020 risultano circa 2 milioni le famiglie che hanno richiesto il Reddito o la Pensione di Cittadinanza. A 1,3 milioni di queste è stato erogato il beneficio, registrando un incremento pari al 18% rispetto al mese di gennaio 2020 (1,1 milioni di famiglie beneficiarie).

Esultano i Cinque Stelle. “I nuclei familiari che hanno attualmente in pagamento il beneficio sono 1,2 milioni, con 2,8 milioni di persone coinvolte, per un importo medio mensile di 519 euro; risultano infatti 144 mila i nuclei familiari decaduti dal diritto. Rispetto a gennaio 2020 si registra un aumento del 5% dell’importo medio mensile, in particolare l’aumento è imputabile alla presentazione della nuova DSU che è entrata in vigore dal mese di febbraio 2020. Quando li abbiamo fortemente voluti introdurre un anno fa, sapevamo che il Reddito e la Pensione di Cittadinanza erano strumenti che avrebbero aiutato tantissime persone. I numeri di oggi lo confermano. I dati comunicati dall’Inps ci parlano di quasi 2,8 milioni di persone coinvolte da queste misure, per un totale di oltre 1,3 milioni di famiglie oggi raggiunte da un sostegno economico che aiuta ad uscire dal disagio e dalla povertà”. Così in una nota i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Lavoro alla Camera.

lunedì 5 agosto 2019

Nuova scoperta del M5S su Zingaretti censurata da tutti i media: altro buco da 26 milioni!



“Zingaretti e un altro ‘capolavoro’ Pd”.

Così il Sottosegretario Stefano Buffagni ha scritto in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, per il fatto che “la regione Lazio di Zingaretti ha un debito monstre di 26 milioni di euro verso avvocati esterni”.

Questo perché “negli anni la Regione ha assunto avvocati senza concorso e spesso senza ‘concreta esperienza nel campo forense’ e di conseguenza ha dovuto esternalizzare conferendo incarichi milionari a legali esterni” ha spiegato l’esponente pentastellato.

Ma “non è tutto” infatti “questi legali esterni non sono stati assunti per le loro capacità professionali ma, secondo il capo dell’Avvocatura regionale Rodolfo Murra, ‘per soddisfare esigenze clientelari’ oppure grazie ‘a mere conoscenze personali'” ha fatto sapere Buffagni.

“Una situazione vergognosa che ora dovranno pagare i cittadini, complimenti! Questi sarebbero quelli ‘bravi e responsabili’ che qualcuno vorrebbe far tornare” ha concluso.

"No alle intercettazioni". Clamorosa giravola del Ministro leghista Buongiorno: prima scrive la legge cn Buonafede, ora non vuole che si approvi!



“L’obiettivo della Lega è quello di accelerare i tempi del processo. Se la proposta fosse stata questa, sarebbe stata approvata in tre minuti”. Parola del ministro Giulia Bongiorno, intervistata ieri dal Corriere della Sera. Fa niente se, per la Lega, ci vorrebbe anche una riforma delle intercettazioni che, invece, nulla c’entra con la durata dei processi. “Non vogliamo né cancellarle e neanche negare il diritto di cronaca. Vogliamo però che si creino degli archivi riservati che chiudano una volta per tutte il mercato dell’intercettazione gossip”, si è giustificata il ministro. A cui, però, qualcuno dovrebbe ricordare quanto accaduto nel 2011, quando l’allora ex Pdl emigrata in Futuro e Libertà di Gianfranco Fini lasciò il ruolo di relatrice della legge fortemente voluta da Berlusconi e che avrebbe impedito la pubblicazione di intercettazioni. La Bongiorno chiedeva, allora, almeno di riportare il contenuto delle intercettazioni fino alla fase dibattimentale. “Non mi riconosco in questa legge”, disse prima di dimettersi. Ora invece ritiene essenziale metter mano alle intercettazioni. Cambi di passo. E di idee.

venerdì 2 agosto 2019

ESCE DALLA GALERA, RIENTRA COME SE NIENTE FOSSE IN CONSIGLIO REGIONALE: in Sicilia siamo davvero alle comiche



Pippo Gennuso è tornato a sedere sui banchi dell’Assemblea regionale siciliana. Dopo il patteggiamento dieci giorni fa davanti al gup del Tribunale di Roma a un anno e due mesi di reclusione per traffico di influenze illecite, l’imprenditore di Rosolini è rientrato nell’aula dove era stato sospeso dopo il suo arresto nel febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta su presunte sentenze pilotate al Consiglio di Stato.

Gennuso era stato eletto nelle fila della lista Popolari e Autonomisti. Dopo la sua sospensione era subentrata Daniela Ternullo, prima dei non eletti, che nel frattempo aveva aderito a “Ora Sicilia”.

ecco il commento indignato di un utente Facebook:

Il condannato ritorna in Parlamento: è una vergogna

E’ una vergogna che un pregiudicato, che patteggia una pena ad oltre un anno per traffico di influenze, passi dagli arresti al Parlamento Regionale Siciliano.
Che credibilità avranno così le Istituzioni?
Sto parlando del pregiudicato Giuseppe Gennuso, già arrestato per voto di scambio politico mafioso (poi riconvertito in corruzione elettorale) e, successivamente, con l’accusa di aver corrotto i giudici amministrativi per ritornare al Parlamento Regionale.
Alla fine è Gennuso stesso a patteggiare la pena per “traffico di influenze”, quindi ad ammettere le proprie responsabilità. Ad ammettere la condanna.
Oggi, nonostante la condanna, il suo rientro in Parlamento con tutti gli onori e con lo stipendio di (più o meno) diecimila euro al mese.
Lo ribadisco: che credibilità hanno così le Istituzioni?
I colleghi deputati di Gennuso non si vergogneranno?
Per me è una vergogna, un insulto a persone come Piersanti Mattarella che, per aver lottato il malaffare, la corruzione e la mafia da quel Parlamento Regionale, sono state uccise.
Viva l’Italia.

Sui migranti il M5S fa più della Lega Nord: Si ridiscuterà in toto il trattato di Dublino e la ridistribuzione dei migranti



Von der Leyen e il “patto per le migrazioni” – Von der Leyen ha ribadito necessità di trovare un nuovo “patto” con la revisione di Dublino – punto toccato anche da Conte – e ha aggiunto: “Vogliamo che le nostre procedure siano efficaci, efficienti ma anche umane. Non è un compito facile, ma abbiamo capito tutti che non esistono soluzioni facili. È necessario rivedere il concetto di ripartizione degli oneri. Sappiamo che Italia, Spagna, Grecia sono geograficamente esposte: è fondamentale poter garantire la solidarietà ma ciò non è mai un processo unilaterale”. Quella della revisione di Dublino è una priorità anche per l’Italia. “Dobbiamo ripensare il regolamento“, ha detto, perché “non è pensabile che il problema rimanga sulle spalle dei Paesi di primo arrivo”. L’obiettivo “politico primario” dichiarato poi dalla presidente della Commissione Ue è quello di “superare le divisioni nord-sud, est-ovest, Paesi piccoli-grandi. Un’Ue unita ha bisogno di un’Italia forte e prospera e certamente credo che ci sia molto da fare”. Prima dell’incontro, Conte ha anticipato che, oltre a questi temi, sono sul tavolo anche la riforma delle istituzioni europee per “rendere più efficace la governance” e la trasparenza dei processi decisionali. “Per riavvicinare l’Europa ai cittadini – sottolinea Conte – per contrastare la sfiducia, dovremo impegnarci di più per lavorare per una Europa che sappia offrire soluzioni adeguate ai problemi urgenti avvertiti dai nostri cittadini”.


Altro tema centrale sottoposto a von der Leyen è quello della crescita e soprattutto del rilancio del Sud – a rischio spopolamento e in recessione – per il quale, ha detto Conte, “chiediamo il pieno sostegno dell’Europa“. Un tema che è “uno dei principali pilastri” del prossimo governo Ue. “Serve più attenzione alla crescita, nuovi posti di lavoro per i giovani, e la digitalizzazione: – ha confermato l’ex ministra tedesca -. Anche su questo dobbiamo recuperare il divario, quindi certamente potremo collaborare. E dovremo attuare nuove iniziative, più ambiziose, per quanto riguarda il cambiamento climatico. Vorrei che l’Europa fosse il primo continente neutro, nel 2050″. Un altro punto sul quale von der Leyen aveva insistito nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, accolto favorevolmente anche dai Verdi, che però hanno fin da subito chiarito che non avrebbero votato per lei. “Dobbiamo quindi agire, ma che credo ci sono anche tanti aspetti positivi per quanto riguarda le nuove tecnologie ecologiche pulite. Ma dobbiamo poter coinvolgere tutti in questa nuova politica, cercheremo di introdurre un fondo di transizione per aiutare quelle regioni più colpite dalla transizione”.












"Attaccano il M5S perchè da fastidio ai poteri forti, gli italiani si diano una svegliata". Professore di Harvard si sostituisce ai giornalisti e racconta la verità agli italiani



“Occorre rendersi conto (l’evidenza è ovunque per cui dovrebbe essere facile) che il liberismo è apparenze, immagine, virtualità. Infatti la ricchezza che produce è solo finanziaria e il suo potere mediatico”.

Così ha scritto il professore di Letterature romanze a Harvard Francesco Erspamer, in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook.

“Anche del TAV, in fondo, gli importa poco; essenzialmente se ne serve per mantenere la gente nella convinzione che la crescita economica e demografica, l’omogeneizzazione globalista e le nuove tecnologie siano un’assoluta necessità e un destino, alle quali sia folle e anzi impossibile resistere, anche se le risorse si stanno esaurendo, l’ambiente soffre, le comunità si sfasciano, la bellezza sta scomparendo” ha osservato.

“In questa prospettiva si capisce perché sia i No-TAV che i Sì-TAV, invece di scontrarsi fra loro, attacchino il M5S, ossia l’unico partito che in questo momento dia fastidio alle multinazionali. I Sì-TAV vogliono far credere che la sua opposizione al TAV sia un reazionario rifiuto dell’innovazione e dunque del benessere, i No-TAV vogliono far credere che siccome non si suicida facendo cadere il governo e regalandolo a Salvini o a Renzi (o a una santa alleanza fra i due in nome dell’emergenza inventata dai loro giornali) sia al servizio dei poteri forti” ha spiegato il professore.

“Occorre rendersi conto – ha avvertito – che l’estremismo e il massimalismo non sono più soltanto malattie infantili della sinistra; oggi sono strumenti del neocapitalismo per spacciare l’individualismo e l’anarchia che alimentano la deriva liberista e liberal e favoriscono lo smantellamento dello Stato, dell’identità nazionale e culturale, della diversità; e contestualmente gettano chi non approvi quella deriva nelle braccia della destra più becera e più falsa”.

Occupazione, è record! Grazie al Decreto Dignità riparte il lavoro in Italia. Non succedeva dal 1977. Ovviamente i media non ve lo diranno



I numeri, come si sa, sono argomenti testardi. E disegnano, soprattutto, un quadro che difficilmente può essere smentito o falsificato, stando sull’orizzonte dei freddi e oggettivi numeri. Sarà anche per questo che ieri pochi esponenti di opposizione si sono avventurati nel criticare gli ultimi dati Istat sul mondo del lavoro e relativi a giugno 2019. Per un semplice motivo: non c’era nulla da poter criticare. La disoccupazione, infatti, a giugno segna la quarta flessione consecutiva, scendendo al 9,7%, in calo di 0,1 punti percentuali su maggio. Si tratta del tasso più basso da gennaio del 2012, ovvero da sette anni e mezzo a questa parte. I disoccupati sono scesi di 29mila nel corso dell’ultimo mese, con un calo che ha riguardato gli uomini come le donne e tutte le fasce d’età, ad eccezione dei giovani tra 25 e 34 anni.

In calo, questa volta ai minimi dall’aprile del 2011, anche il tasso di senza lavoro tra i più giovani: nella fascia 15-24 anni, la disoccupazione scende di 1,5 punti percentuali e si porta infatti al 28,1%. E a tutto questo si aggiunge anche, come detto, un’altra ottima performance sul fronte dell’occupazione: a fronte di un calo di 28mila disoccupati, infatti, il numero di occupati è in crescita di 10mila persone. Se si guarda all’andamento per età, sono in aumento gli occupati 15-24enni (+10mila) e i 35-49enni (+5mila), in calo i 25-34enni (-4mila) e gli ultracinquantenni (-18mila). Su una forza lavoro leggermente più sottile, il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali) segnando così un nuovo massimo storico: il livello più alto da quando sono iniziate le serie statistiche, ovvero dal 1977.

SALGONO I POSTI FISSI. Un record bello e buono, certificato dall’Istat e che ha messo a tacere i tanti che avevano già condannato il sistema-Italia all’implosione appena insediatosi il Governo Conte. E invece non c’è dubbio che su questa ripresa abbia inciso – e tanto – il decreto Dignità, fortemente voluto dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e che ha messo un forte freno al ricorso e all’abuso dei contratti a tempo determinato, agevolando invece quelli a tempo indeterminato. Non è un caso che gli unici a commentare sono proprio i pentastellati: “I dati – si legge in un post pubblicato dal Blog delle Stelle – continuano a smentire chi accusava il Governo e in particolare Di Maio di un presunto disastro economico. La verità è opposta: nonostante tutte le difficoltà internazionali, tra hard Brexit e tensioni commerciali che coinvolgono Stati Uniti, Cina e la stessa Unione Europea, l’Italia regge e garantisce ai suoi cittadini miglioramenti sensibili”. Non va dimenticato, peraltro, che, oltre ai livelli occupazionali, continuano ad aumentare anche i posti di lavoro stabili (+43mila a giugno). “Quantità e qualità di lavoro stanno camminando insieme, a differenza che nel passato”, esultano ancora i Cinque stelle.

NUOVO SCONTRO. Al di là dei numeri, però, ora la questione rischia di diventare un nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza. La Lega, infatti, qualche mese fa ha presentato una proposta di legge di fatto per smontare alcune novità inserite all’interno del decreto Dignità, specie in relazione allo stop ai contratti a tempo. Facile, ovviamente, immaginare che il progetto del Carroccio, che vede nel sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il suo massimo sponsorizzatore, sia già naufragato, a vedere questi numeri. Ma il progetto dei Cinque stelle nell’ambito occupazionale è chiaro: dopo il dl Dignità e il Reddito di cittadinanza, tocca al salario minimo, proposta cardine per il Movimento, tanto da averla portata anche in Europa. Ma anche su questo – nonostante sia un provvedimento contemplato anche dal contratto di Governo – potrebbero presto aprirsi nuovi dissidi all’interno della maggioranza, con il Carroccio che continua a storcere il muso, più in linea con Pd e FI che con i Cinque stelle. Con questi dati e questi record, però, sarà difficile per Salvini e compagni chiudere le trattative. Perché, e il Capitano questo comincia a capirlo, dopo le parole servono i fatti. E dietro i numeri ci sono proprio i fatti.

martedì 18 giugno 2019

Giorgia Meloni mente sul finanziamento pubblico ai partiti: ecco il video che la sbugiarda. DIFFONDETE



«Meloni mente sul finanziamento pubblico ai partiti. Meloni mente, ha sempre mentito. Dice di combattere l’austerità europea, ma ha votato la riforma costituzionale pro austerità di Monti. Dice di difendere i pensionati, ma ha votato la Legge Fornero. Dice di difendere lo stato sociale, ma poi ha votato i tagli a scuola e sanità».

Lo scrivono i Cinque Stelle su Facebook.

«Adesso dice di non aver mai presentato una legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Peccato che la legge con la sua firma sia stata depositata il 23 marzo 2018 e che pochi giorni fa Rampelli di Fratelli d’Italia abbia ribadito di voler reintrodurre il finanziamento pubblico. Abbiamo le prove documentate,» spiegano i pentastellati.

«La Meloni sa solo mentire. Ha detto che il Reddito di Cittadinanza va ai condannati e ai terroristi. È falso! Chiunque lo può verificare, è scritto nero su bianco nella legge. Meloni la deve smettere di dire bugie. Dica piuttosto perché ha REGALATO 3.000.000€ DEGLI ITALIANI A RADIO RADICALE. Ci risponderà?» concludono.

Guarda il video:


Salario minimo, Travaglio umilia il sindacalista Landini in diretta tv: "Voi sindacati non vi cap



«STOP SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI! Il salario minimo è un provvedimento fondamentale che porteremo a casa nelle prossime settimane. Mai più paghe da 2-3 euro l’ora, questa vergogna deve finire! Secondo voi i sindacati continueranno ad opporsi?».

Così il Movimento 5 Stelle su Facebook condividendo il video di un intervento del direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, a Otto e Mezzo, su La7.

Il giornalista sostiene che «il primo tavolo interessante tra il governo e i sindacati sarà quello sul salario minimo». Ci sono due proposte in questo momento – ha spiegato Travaglio – «una proposta del M5s e una del Pd, e io non ho capito il ruolo del sindacato. Perché se uno gioca le due proposte, la proposta dei 5Stelle è in assoluto quella più vicina, rispetto alla proposta che da sempre portava il sindacato».

«Adesso» ha proseguito Travaglio «non si capisce per quale motivo il sindacato ha tante riserve mentali rispetto a una proposta di legge che è abbastanza normale: contrattazione nazionale, ma clausola di salvaguardia che non consenta a nessuno di pagare un dipendente meno di 9 euro lordi. Già il fatto che crei problemi, anche con le proteste degli imprenditori, stabilire che non si può pagare nessuno meno di 9 euro lordi all’ora, e che qualcuno abbia protestato perché il reddito di cittadinanza è più alto della retribuzione di milioni di persone che addirittura guadagnano da lavoratori dipendenti meno di 800 euro al mese, beh la dice lunga sulla difficoltà che abbiamo e sulla necessità che il sindacato e il governo si mettano lì a varare questo provvedimento che a me sembra veramente il minimo sindacale».

Guarda il video:


Prestiti garantiti, le banche tradiscono il Paese! Il m5s è pronto a dare battaglia

Solite banche. Con le imprese allo stremo a causa dell’emergenza coronavirus, che ha generato una pesantissima crisi economica e ha fatto fi...