lunedì 28 maggio 2018

Se M5S e Lega si presentano con il contratto di Governo, sbancano in tutta Italia: sarebbe il risultato più eclatante in assoluto








Torna ad affacciarsi l’ipotesi di un ritorno immediato alle urne. L’Istituto Cattaneo ha simulato i risultati di un voto anticipato partendo dagli esiti delle elezioni del 4 marzo ma prevedendo la




 formazione di due “cartelli” preelettorali: da un lato, quello formato dai sottoscrittori del “Contratto per il governo del cambiamento” (M5s e Lega) e, dall’altro, un aggregato formato da Partito democratico, Forza Italia e dai loro alleati minori. Uno scenario non certo campato in aria, dopo l’aut aut di Matteo Salvini a Silvio Berlusconicon la minaccia di rompere l’alleanza qualora il Cavaliere sostenesse il governo del presidente guidato da Carlo Cottarelli.

Una simulazione inevitabilmente incerta, a fronte della reazione degli elettori ad una profonda ricomposizione dell’offerta partitica. Analizzando il voto nei collegi uninominali, sia alla Camera che al Senato, l’ipotetica alleanza tra M5s e Lega – ammesso che gli elettori si comportino come il 4 marzo – consentirebbe ai due partiti di conquistare all’incirca il 90 per cento dei seggi nelle due camere. Più nello specifico, il cartello gialloverde risulterebbe il più votato in 219 collegi su 232 (94,4%) alla Camera dei deputati e in 104 collegi su 116 (89,7%) al Senato. Questo risultato consentirebbe di superare il dualismo geografico che si è manifestato nelle ultime elezioni, con un centrodestra a guida leghista dominante nelle regioni centrosettentrionali e il M5s in una situazione di predominio nelle zone centro-meridionali. In questo contesto, la particolare distribuzione geografica dei consensi a Lega e M5s, incrociata con lo strumento del collegio uninominale (previsto per un terzo dei seggi parlamentari), metterebbe i due partiti in una situazione di sostanziale monopolio nella componente maggioritaria della legge elettorale. Di conseguenza, allo schieramento di partiti opposto (Pd, FI e alleati minori) andrebbero soltanto una manciata di seggi urbani (a Milano e Torino), nei residui della ex-Zona rossa (Emilia e Toscana) e nei collegi del Trentino-Alto Adige.

Nell’ipotesi di accordo pre-elettorale tra M5s e Lega, i due partiti vedrebbero quindi crescere i loro seggi nella quota maggioritaria e partirebbero da una base di sostegno parlamentare pari circa al 35%, a cui andrebbero aggiunti i seggi spettanti dalla ripartizione proporzionale nelle circoscrizioni plurinominali. Il cartello formato da M5s e Lega uscirebbe fortemente rafforzato da un eventuale voto anticipato, in particolar modo al Senato, dove la maggioranza di governo è attualmente piuttosto risicata. Per essere più precisi, l’alleanza tra Di Maio e Salvini – che oggi può contare alla Camera su 343 parlamentari (55%) e al Senato su 167 (54%) – potrebbe reggersi in entrambe le aule su una maggioranza parlamentare pari ai due terzi dei componenti: 425 seggi a Montecitorio (68,8%) e 209 a Palazzo Madama (67,6%).

Va precisato infine che questo risultato non sarebbe il prodotto di una diversa distribuzione dei voti e dei seggi nella quota proporzionale del sistema elettorale, ma deriverebbe quasi interamente dal premio “implicito” che la legge elettorale assegna attraverso la sua componente maggioritaria nei collegi uninominali. Infatti, l’unione tra due forze politiche dal consenso politico geograficamente molto concentrato come M5s e Lega permetterebbe di beneficiare dell’incentivo maggioritario insito nel collegio uninominale. Il 4 marzo questo beneficio non si è osservato perché il dominio elettorale del partito di Salvini al nord e di Di Maio al sud ha finito per neutralizzarsi. Ma se i due partiti formassero un cartello preelettorale e fossero in grado di mantenere compatti i propri elettorati, la legge elettorale gli assegnerebbe un bonus di seggi consistente, pari circa al 15%.


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