lunedì 18 giugno 2018
"Di Maio caccierà gli schiavisti dall'Italia". La notizia bomba che i lavoratori italiani aspettano da anni
Luigi Di Maio sta scrivendo nuove regole per arginare le nuove schiavitù fiorite in anni di governo di centrosinistra. Tra i nuovi schiavi spiccano i rider, quelli che consegnano cibo a domicilio in bicicletta anche quando grandina e lo fanno per pochi euro rischiando l’osso del collo nel traffico e
lo fanno sprintando per rispettare i tempi indemoniati dettati da qualche App che li martella dal loro i-Phone. Per Foodora e per tanti altri nuovi “datori di lavoro digitali”, i rider non sono veri lavoratori, ma sarebbero persone che prestano dei servizi ogni tanto, quando e quanto vogliono, così, tanto per arrotondare o per permettersi qualche sfizio extra. Persone quindi che non essendo dei veri lavoratori, dei veri dipendenti, non sono degni di diritti e protezione. Finti lavoratori che farebbero un finto lavoro. Una ipocrisia indegna e che va svergognata prima che contagi oltremodo anche il nostro paese. Nascondendosi dietro alla immaterialità della rete, molte società hanno reintrodotto lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e lo hanno fatto senza nemmeno metterci la faccia perché tutto avviene tramite chat a chilometri di distanza, tutto avviene tramite qualche interfaccia inanimata che gestisce i rapporti in queste nuove multinazionali digitali. In Italia è scoppiato il caso della consegna di cibo a domicilio ma in molti paesi sono già arrivati anche a tante altre professioni e settori. Dietro a queste multinazionali del web, c’è l’idea inaccettabile che in nome del profitto, in nome della crescita economica, tutto sia permesso, anche lo sfruttamento delle persone. E c’è l’idea che – come già avviene in molti paesi tra cui gli Stati Uniti – per vivere non basti più un lavoro, ma ce ne vogliono due o tre. Tutti finti lavori malpagati e senza diritti che messi insieme ne fanno a malapena uno. Questa idea in Italia non deve passare, Luigi Di Maio ha l’occasione per bloccare questa deriva e fare scuola in Europa. Una deriva accelerata dal governo Renzi col suo Job Act e coi suoi brindisi coi maestri del ramo come il fondatore di Amazon e compagnia bella. Il dovere della politica è proteggere i cittadini, sono loro la sorgente e la fonte della buona politica. E come tale, la buona politica deve impedire le nuove schiavitù, deve vietare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Tutto il resto viene dopo. Tutto il resto deve venir dopo. Anche il danaro, anche il profitto, anche i grafici degli economisti. La qualità della vita non si misura con qualche punto di Pil, anzi, spesso le due cose cozzano. L’amministratore delegato di Foodora minaccia Di Maio dicendo che se cambiano le regole, il suo business non conviene più e la sua ditta se ne andrà dall’Italia. E chissenefrega! Che se ne vada pure! Non abbiamo certo bisogno di una ditta tedesca come Foodora per consegnare pizze nelle nostre case, lo possiamo fare benissimo da soli e senza bisogno di calpestare la dignità di nessuno. E non abbiamo bisogno nemmeno delle altre fantomatiche società di Food Delivery provenienti da chissà dove e di tutte quelle società che si nascondono dietro a internet per poter sfruttare i lavoratori o non pagare le tasse o non rispettare le regole nazionali come già testimoniato da svariate sentenze europee. Internet è stato usato da aziende di ogni tipo come scusa per violare diritti e leggi ovunque negli ultimi anni. Aziende che hanno sfruttato i vuoti normativi dovuti alla novità del loro business. La loro sadica festa deve finire. Se garantire ai rider un lavoro dignitoso vuol dire far fallire Foodora, peggio per lei. Altre società prenderanno il suo posto. E anche se tutto il mercato italiano del food delivery dovesse saltare, non è affatto un problema, se ne creerà subito uno nuovo in cui altre aziende opereranno rispettando i lavoratori. La competizione esasperata al ribasso, per cui in nome del profitto i lavoratori diventano meri numeri da monitorare e meri costi da ridurre al minimo, è devastante sia per la vita dei lavoratori sia per una società nel suo complesso. Su questo Di Maio è stato chiaro e deve mantenere il punto. Le nuove schiavitù stanno devastando la nostra società perché impediscono ai nuovi schiavi di farsi una vita lontano dalle catene e dalla frusta. Pagati da fame, senza diritti, costantemente sotto pressione, intere generazioni stanno invecchiando schiave rimanendo incastrate in una bieca vita di sussistenza senza nemmeno poter farsi una famiglia o partecipare alla propria comunità. La formazione delle nuove schiavitù è stata favorita dalla crisi economica perché la politica si è inginocchiata davanti ai ricchi pur di uscirne. Governanti come Renzi, pur di invertire qualche dato e grafico economico e correre così in televisione a vantarsi, hanno svenduto i residui diritti dei lavoratori. Una strategia fallimentare e che ha solo esasperato le disuguaglianze ed ha creato zone d’ombra in cui in nome del profitto ad ogni costo sono emerse le nuove schiavitù. Ora tocca a Luigi invertire la rotta.
Tommaso Merlo
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