martedì 13 giugno 2017

CREDEVANO DI FARLA FRANCA, MA UN GIORNALISTA HA SCOPERTO TUTTO: CONDIVIDETE QUESTA VERGOGNA INFAME

Quei 61mila euro dietro la legge elettorale saltata

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Il Pd ha dato la colpa al M5S per la legge elettorale saltata.
Ma con i fatti alla mano, sembra che bloccare la legge convenga più a parte del partito di Matteo Renzi che ai pentastellati.
Il monito di Giorgio Napolitano è probabilmente servito a mobilitare i franchi tiratori e a scongiurare la vittoria dei 5 Stelle.


Ci sono poi ragioni economiche con cui non abbiamo fatti i conti e di cui la giornalista del Sole 24 Ore Mariolina Sesto ha parlato in un articolo venerdì scorso: dietro l’empasse, scrive, ci sarebbero 61mila euro che i parlamentari perdono se si vota a settembre.
Si legge sul Sole 24 Ore:
“Qual è la vera motivazione che ha bloccato l’accordo sul tedesco? Il tradimento di Grillo? I mugugni dentro Pd e Fi? La pensione che scatta se il parlamentare supera quel fatidico 15 settembre? Una sensazione avvertita negli ambienti vicini a Montecitorio e Palazzo Madama è che nessuna di queste ipotesi sia quella corretta. L’ipotesi che nessuno dei parlamentari ammetterà mai ma che sembra più fondata delle altre sta in una cifra: 61mila euro. Conti alla mano, tanti sono i soldi che i parlamentari non incasserebbero se la legge elettorale andasse in porto e si votasse il 25 settembre come vuole Matteo Renzi”.
I 61mila euro di cui parla la giornalista sono stati calcolati sommando indennità, diaria e rimborsi che spettano ai parlamentari e che questi perderebbero in caso di elezioni anticipate a settembre:
“Il calcolo è presto fatto. Basta andare al sito della Camera e cliccare alla voce ”il trattamento economico dei deputati”: tutti gli eletti a Montecitorio incassano ogni mese 5mila euro netti alla voce indennità, 3.500 euro come diaria (decurtata di circa 200 euro per ogni assenza) e 3.690 euro come rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. In tutto fa 12mila euro al mese. Una cifra che, moltiplicata per 5 mesi (da ottobre 2017 a febbraio 2018) fa la bellezza di 60.950 euro. Ecco a quanto avrebbe dovuto rinunciare ognuno dei quasi mille parlamentari. Una rinuncia pesante, soprattutto per chi teme (con buone ragioni) di non essere ricandidato. Un timore trasversale ai partiti che, forse, azzera le accuse reciproche e rende uguali destra, sinistra, centristi e grillini”.
Oltre ai 61mila euro ci sono poi altri benefit:

“Sessantamila euro che si sommano a una serie di altri benefit: il rimborso delle spese di trasporto e di viaggio, i 1.200 euro annui di rimborso delle spese telefoniche e l’assistenza sanitaria. In molti non devono essersela sentita di buttare a mare tutto questo. E il pulsante sulla legge elettorale, come d’incanto, si è spostato dal rosso dell’accordo al verde dello “scudo a protezione della legislatura”. E di quei 61mila euro”.

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