giovedì 8 febbraio 2018

Firenze, lo spreco "mostruoso" del sindaco PD censurato da tutta la stampa


Tre miliardi. Milione più, milione meno. A Firenze, negli ultimi dieci anni, le opere pubbliche hanno macinato e continuano a macinare cifre esorbitanti. Eppure non ce n’è una terminata in tempo e soprattutto terminata bene. Tav, aeroporto, ippodromo, scuola Marescialli, lungarno Torrigiani. L’ultima, in ordine di tempo, è la tramvia. Un progetto avviato 11 anni fa che prevedeva la realizzazione iniziale di tre linee entro il 2012, ma che al momento ha solo la prima conclusa con costi da record: 263 milioni per 7,6 chilometri, ben 34,6 milioni a chilometro.


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Ma meglio dell’ex sindaco Matteo Renzi, che ha fortemente voluto l’opera – seppur abbia interrotto i lavori per pedonalizzare piazza Duomo – è riuscito a fare Dario Nardella. L’attuale primo cittadino ha pensato bene di avviare i lavori della linea 2 e della linea 3, nella speranza di riuscire a finirle entrambe entro le elezioni politiche. Sarebbe stato un successo da sbandierare in campagna elettorale, tanto che lo stesso Nardella nel maggio 2016 disse al mensile cittadino il Reporter: “La tramvia sarà pronta entro il 14 febbraio 2018, scommetto una cena con i fiorentini”.

A fine gennaio, quando la promessa si è rivelata utopica, Gianluca Bertelli ha creato la pagina facebook “La cena con Nardella”, ironizzando sull’impegno preso dal sindaco. In pochi giorni, oltre 5 mila persone hanno aderito all’iniziativa. Il menu è ovviamente goliardico, come l’iniziativa, e interamente dedicato al fu Giglio Magico (ormai Tragico) renziano: antipasti del Südtirol alla Bosken, come primo inciuci alla Rignanese, fritturina alla De Luca per secondo e torta divisa alla Etruria come dessert.

LA PAGINA IN POCO PIÙ di una settimana si è riempita di commenti e ironie varie su Nardella, diventato una sorta di sberleffo vivente. Almeno per i fiorentini. Che hanno subìto negli ultimi anni disagi di ogni tipo per via dei cantieri in città. Disagi giustificati dal sindaco con la necessità di “finire presto”. Persino i tassisti col tempo si sono rassegnati e hanno rinunciato a protestare: “Era inutile, si lasciava fare e si sperava finisse subito”. Quali disagi? Sensi unici cambiati ogni giorno, strade chiuse e riaperte e richiuse in poche ore. Scene comiche.

Nella centrale via degli Alfani, per citarne una, un anno fa s’eran dimenticati di lasciare una strada d’uscita. Via Nazionale, verso la stazione, ha cambiato direzione di marcia venti volte in quaranta giorni in autunno. Insomma: viabilità impazzita. Però, garantiva il sindaco: entro il 14 febbraio tutto sarà pronto. Ma la fretta può giustificare il costo? Infatti il prezzo a chilometro per queste due linee (la 2 prevede un percorso di 7,4 chilometri e 3,4 invece la linea 3) è al momento a 42,5 milioni per complessivi 459. Al momento. Perché le due opere potrebbero costare altri 282 milioni, portando la media chilometrica alla strabiliante cifra di 68,6 milioni. Un’enormità. Il 40% in più del costo iniziale. Venerdì la concessionaria dei lavori Tram Spa ha presentato domanda d’arbitrato con la richiesta al Comune di ulteriori 282 milioni per opere non previste, annunciando un ulteriore slittamento della linea 2 a giugno e della linea 3 a novembre. E così sulla pagina “a cena con Nardella” si parla già di replicare a dicembre con il panettone. Intanto però l’appuntamento è per il 15 febbraio a Palazzo Vecchio. Ed è bene che i fiorentini si presentino perché Nardella non pare aver capito il messaggio, giacché ha appena annunciato la volontà di ricandidarsi. Mancano due anni alle elezioni comunali, ma il sindaco il primo febbraio ha detto a Italia7: “Le scommesse per Firenze sono così avvincenti e difficili che richiedono un governo di dieci anni. Se i fiorentini me lo chiederanno io ci sarò”. E il consigliere Tommaso Grassi, già suo sfidante, stupito: “Pensate ancora di saper governare?”.

PIÙ CHE LA MALEDIZIONE di Dante – leggenda vuole che i fiorentini paghino l’aver esiliato il sommo poeta –sembra il paradosso dei renziani: dire di far tutto senza far nulla. Ancora più emblematica è la vicenda Alta velocità. Il Tav di Firenze sembra una cornice nel purgatorio del malaffare nazionale: non esiste l’inferno e si spera di raggiungere il paradiso. Invano. A descriverlo, con doti meno alte di Dante, ma con estrema obiettività, è stato Raffaele Cantone che da guida dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha dedicato una relazione all’opera fiorentina. La sintesi? Criminalità organizzata, politici corrotti, tecnici venduti, società fittizie, scavi abusivi, ripetuti passaggi illegali di appalti e subappalti, carenza e omissioni nella vigilanza, sindaci inefficienti: tutte le zavorre dell’arretratezza d’Italia sono racchiusi nelle 30 pagine siglate da Cantone.

L’opera è stata assegnata nel 1999 e doveva essere conclusa nel maggio 2015: è ancora un cantiere. E anzi la galleria che doveva attraversare Firenze appare, al momento, un miraggio. L’esecuzione è stata più volte interrotta: sono scaduti i permessi, i vertici delle società sono stati arrestati, chi per corruzione chi per associazione a delinquere, chi per abuso d’ufficio, chi per tutti e tre i reati e per altri ancora.

L’opera doveva costare poco più di 500 milioni, è lievitata fino a 750 prima di essere bloccata e “registrerà ulteriori incrementi”, scrisse Cantone già nel 2015. Ma il dato più allarmante è riferito alla sicurezza: il materiale utilizzato è “privo della qualità richiesta”. E, ricorda il presidente dell’Anticorruzione, l’opera “sotto-attraversa il centro cittadino, interferendo con la falda idrica” e ha già causato “dissesti che hanno interessato la scuola Rosai (chiusa a causa di crepe e smottamenti subiti dai lavori sotterranei, ndr) confermando la delicatezza del contesto”. Nel 2016 la soluzione sembrava esser il progetto della stazione sotterranea firmato da Norman Foster, poi accantonato. Nel luglio 2017 lo stop è arrivato dal Tar: questo tunnel non s’ha da fare. Intanto il costo è lievitato al miliardo. C’è allora forse da consolarsi a vedere quanto accaduto alla Scuola Marescialli che almeno è stata terminata. Ma male, tanto da essere inutilizzabile. E invece centinaia di carabinieri ci vivono regolarmente, seppure la Cassazione abbia stabilito che l’intera struttura non rispetta il necessario coefficiente antisismico. Gli spazi che gli uomini dell’Arma occupavano a Santa Maria Novella sono tornati a disposizione del Comune. Nardella voleva trasformarli in una città della scienza. Idea rapidamente tramontata. Ora vorrebbe dividerli in quattro. Si vedrà. Intanto ha annunciato l’avvio dei lavori per il 2019.

I SOLDI CI SONO: già stanziati 5 milioni. Arrivano dal cosiddetto “Patto di Firenze” firmato nel novembre del 2016 dall’allora premier Matteo Renzi: oltre 2,2 miliardi di euro per le opere della sua città. Qui erano inseriti anche 40 milioni per la messa in sicurezza idrogeologica. Pochi mesi prima, il 25 maggio, era crollato un tratto del lungarno Torrigiani, uno degli angoli più belli d’Italia, tra il Ponte Vecchio e gli Uffizi. La società di gestione Publiacqua aveva immediatamente fatto mea culpa siglando un accordo con il sindaco facendosi carico delle spese di ripristino stimate in 5 milioni. Nardella aveva garantito: “Neanche un euro ricadrà sulla tariffa dell’acqua dei cittadini”. Il conto è poi tornato al Comune. Non si sa ancora chi pagherà. Forse i fiorentini. Una cena Nardella gliela potrebbe offrire.

d.vecchi@ilfattoquotidiano.it

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