mercoledì 14 giugno 2017

"Basta, non se ne può più di lui". Il siluro atomico di Travaglio contro Napolitano. Unico giornalista a farlo.


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(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Basta, pietà, ci arrendiamo. Dinanzi all’ultimo monito di giornata di Giorgio Napolitano (“Nei paesi civili alle elezioni si va alla scadenza naturale”), che rischia di farci tornare simpatico persino Renzi, siamo colti da un misto di impotenza e spossatezza. Qui ci vorrebbe Rino Gaetano con una riedizione di Nuntereggaepiù, o Enzo Jannacci con una rivisitazione di Quelli che…. Noi alziamo le mani. Anche perché, appena sentiamo evocare un “paese civile” da Re Giorgio, subito ci assale il pensiero multiplo di tutto quello che accadrebbe, e soprattutto non accadrebbe, se l’Italia fosse un paese civile – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 2 febbraio 2017, dal titolo “Nuntereggaepiù” –.


Nei paesi civili la data delle elezioni la decide il presidente della Repubblica che forse Napolitano non se n’è accorto, ma non si chiama Napolitano: si chiama Mattarella.

Nei paesi civili un presidente della Repubblica che giura per mesi di rifiutare la rielezione non si farebbe rieleggere in un quarto d’ora.

Nei paesi civili i governi li scelgono gli elettori, dando la maggioranza a un partito o a una coalizione in base al loro programma, e non il capo dello Stato estraendo nomi a caso dal suo cilindro per ribaltare il risultato del voto mettendo insieme partiti e pezzi di partiti avversari che voltano gabbana, come fece Napolitano nel 2011 con Monti, nel 2013 con Letta, nel 2014 con Renzi e come ha rifatto Mattarella con Gentiloni nel 2016.

Nei paesi civili il presidente della Repubblica giura di difendere la Costituzione e poi non lavora per demolirla, né impone al Parlamento né tantomeno al governo di riscriverla a suo gusto.

Nei paesi civili il presidente della Repubblica non avalla una legge elettorale come l’Italicum, palesemente incostituzionale e monca (cioè valevole solo per la Camera), ma la respinge alle Camere prima che cada sotto la tardiva mannaia della Consulta.

Nei paesi civili il presidente della Repubblica non telefona a un vecchio politico indagato per aver mentito ai giudici sulla trattativa Stato-mafia, non si attiva per spostare l’indagine dalla sua sede naturale o per punire i magistrati che la conducono e, scoperte le sue telefonate, non chiede alla Corte costituzionale di farle distruggere per nasconderle ai cittadini.

Nei paesi civili il presidente della Repubblica non interferisce continuamente nelle campagne elettorali, raccomandando agli elettori per chi votare e per chi no.

Nei paesi civili sarebbe impensabile quanto rivela Panorama, citando intercettazioni dell’inchiesta a Bergamo sul banchiere Giovanni Bazoli.

E cioè che Napolitano telefonò (per giunta da un’utenza del Quirinale, due mesi dopo le sue dimissioni da presidente) all’anziano patron di Banca Intesa, indagato per associazione per delinquere, per impicciarsi nella battaglia finanziaria per il controllo di Rcs-Corriere della Sera, mettendolo in guardia dall’appoggiare “un nome folle, ovvero di quel signore che si occupa o meglio è il factotum di La7”, cioè Urbano Cairo…(continua)

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