giovedì 12 luglio 2018

Ultim'ora -M5S scatenato, adesso vogliono tagliare il numero dei parlamentari! Panico tra i parassiti



Il governo proporrà un disegno di legge di riforma costituzionale con una “drastica” riduzione del numero dei parlamentari, fino a “400 deputati e 200 senatori” , cosa che porterà “a risultati in termini di spesa” ma anche a “migliorare il processo decisionale nell’interesse dei cittadini”.



Lo ha detto il ministro per le Riforme Riccardo Fraccaro (M5S) in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Inoltre il deputato 5Stelle ha fatto sapere che il governo intende abolire il Cnel e che sarà presentata una riforma per introdurre il referendum propositivo.

La proposta di legge prevederà anche “un meccanismo di dialogo dei promotori del referendum con il Parlamento”, in modo che quest’ultimo possa prendere l’iniziativa e fare una legge.

In tal caso si dovrà “prevedere la possibilità per i promotori di ritirare la proposta”. Oppure nel successivo referendum confermativo si dovrà prevedere la possibilità di “scegliere tra la proposta avanzata dal referendum propositivo e quella approvata dal Parlamento”.

A Fraccaro ha replicato l’ex ministro Maria Elena Boschi del Pd:

“E’ il governo del cambiamento perchè cambiano idea su tutto… Ci hanno detto che eliminare il Cnel, tagliare il numero dei parlamentari era un attentato alla democrazia e ora scopriamo che quelle riforme erano buone. Noi lo sapevamo che quelle riforme erano buone. Ora sta a loro spiegare ai loro elettori perché le ripropongono dopo averle attaccate…”.

I parlamentari sarebbero ridotti fino a 200 senatori e 400 deputati (ora sono rispettivamente 630 e 315, ndr).

Ad onor del vero il referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 promosso dal Partito Democratico non chiedeva l’abolizione del Senato, ma la sua trasformazione in una sorta di dopolavoro di consiglieri regionali e sindaci.

Quanto al Cnel, il M5S è da tempo favorevole alla sua abolizione, per la quale è sufficiente una legge costituzionale e non un referendum come quello del 4 dicembre 2016.

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