giovedì 26 luglio 2018

"Fuori dalle balle". Il Governo manda via i vertici renziani delle Ferrovie dello Stato






L’ennesimo rinvio è pronto a scattare, ma l’obiettivo è archiviare la pratica nei giorni immediatamente successivi. La delicata partita delle nomine sta per coinvolgere Ferrovie dello Stato.



 L’assemblea in programma per oggi sarà con ogni probabilità rinviata. Il fatto è che ieri, sul tema, è intervenuto perentoriamente il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli (M5S), il quale ha deciso di azzerare il Cda del colosso di Stato dando il via alla decadenza. Insomma, ormai è fuori il renzianissimo ad delle Fs, Renato Mazzoncini, che di recente è stato rinviato a giudizio per una presunta truffa e che era stato confermato in fretta e furia dal Governo di Paolo Gentiloni nell’ambito della maxi fusione con l’Anas. Lo stesso Governo pentaleghista ha chiesto la convocazione di un’assemblea delle Ferrovie entro il 31 luglio. Insomma, al massimo entro martedì prossimo si dovrebbe sapere il nome del successore. In ballo, in quota Lega, resta il varesino Giuseppe Bonomi, già presidente di Sea e Alitalia. Ma secondo ragionamenti dell’ultima ora potrebbe essere nominato presidente, magari con qualche delega, più che Ad. Per quest’ultima poltrona circola con una certa insistenza il profilo di un interno “pesante”, ossia Maurizio Gentile, Ad della controllata Rete ferroviaria. In alternativa si fa il nome dell’attuale Ad di Trenitalia, Orazio Iacono, forte di buoni risultati quando si è occupato di trasporto regionale (tema caro a Lega a Cinque Stelle). Dall’assemblea prevista sempre oggi, inoltre, si attendono lumi sul nuovo vertice del Gse, la società che gestisce 16 miliardi l’anno di incentivi alla rinnovabili. Il tema è molto sensibile peri grillini. Ieri, non per niente, il vicepremier Luigi Di Maio è intervenuto a un convegno Anev-Elettricità futura annunciando che il Governo intende supportare al massimo il settore delle rinnovabili. E ha detto che in settimana ci saranno le nomine. In realtà, anche qui, non si esclude un rinvio, a quanto pare dettato dalla necessità di vagliare nel dettaglio i vari curriculum. Per il ruolo di presidente e Ad del Gse restano in campo le chance di Luca Dal Fabbro, ingegnere chimico, oggi nei Cda di Terna e Buzzi Unicem. Dal Fabbro, tra l’altro, è anche Ad della Grt Group, società svizzera che nei mesi scorsi ha annunciato investimenti in Italia per una serie di impianti di trasformazione della plastica in combustibile meno inquinante. Inoltre è vicepresidente del Circular economy network, a cui aderiscono società (vedi Hera) che prendono incentivi dallo  stesso Gse. Un po’ più lenti, invece, potrebbero essere i tempi dell’Authority per l’Energia. In pole, per la presidenza in quota Lega, resta Paolo Arata, professore di ecologia.

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