BANCA ETRURIA, POTEVA MANCARE ROMANO PRODI? C’E’ ANCHE IL SUO ZAMPINO NEL FALLIMENTO. LA “MOSSA” SEGRETA INSIEME AL PAPARINO DELLA BOSCHI
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ROMANO PRODI? ZITTO ZITTO HA ANCORA LE MANI IN PASTA CON LE BANCHE, NONOSTANTE NON PERDA OCCASIONE PER DICHIARARE DI ESSERE FUORI DAI GIOCHI DI POLITICA E AFFARI, TUTTI RIGOROSAMENTE PUBBLICI, OVVIAMENTE.
LIBERO CI RACCONTA DI UN SUO INTERVENTO NEI MOMENTI TRAGICI IMMEDIATAMENTE ANTECEDENTI AL FALLIMENTO DI “BANCA ETRURIA”. ECCO COSA ACCADDE CON ESATTEZZA, GRAZIE AL RACCONTO DI UNA “GOLA PROFONDA”
TRATTO DA LIBERO QUOTIDIANO
Nell’intricata vicenda di Banca Etruria che sta (nuovamente) travolgendo Maria Elena Boschi dopo la pubblicazione del libro di Ferruccio de Bortoli, spunta pure la “manina” di Romano Prodi. Una nuova “bombetta”, lanciata da La Stampa, che rivela come furono due consiglieri della Popolare dell’Emilia Romagna, molto vicini al Mortadella, ad opporsi alla vociferata fusione tra Bper ed Etruria. Scenari ed indiscrezioni sulle quali è chiamata ad indagare la commissione d’inchiesta sul sistema bancario.
Dunque, i fatti. A riferire l’episodio al quotidiano torinese è un testimone diretto della vicenda. Il nastro va riavvolto fino alla fine del 2014, quando Ettore Caselli, allora presidente di Bper, era a capo del fronte favorevole alla fusione con Etruria. Ma una parte del consiglio, al contrario, era assai scettica: tra loro soprattutto due consiglieri, Angelo Tantazzi e Giuseppe Lusignani. Sono loro i due “vicinissimi” a Prodi, due nomi di peso all’interno del consiglio della Popolare dell’Emilia.
A quel punto, aggiunge la fonte, Caselli avrebbe contattato i suoi interlocutori nel consiglio di Etruria per chiedere di attivare “il Boschi”, papà di Maria Elena e allora vicepresidente dell’istituto, per far muovere il governo e trovare una mediazione con i prodiani. La fonte aggiunge che uno dei consiglieri che agì da “messaggero” tra Caselli e Boschi non è in grado di confermare o smentire se la sollecitazione ebbe un qualche effetto, e neppure se lo stesso Pier Luigi Boschi ne avesse effettivamente informato la figlia, allora ministro delle Riforme.
Restano i sospetti, insomma. Così come ci sono delle certezze: qualche settimana dopo, all’inizio del 2015, sarà l’allora sottosegretario Graziano Delrio a chiamare proprio Caselli per chiedere informazioni sull’avanzamento della prospettata fusione. Ma ormai era troppo tardi: è Caselli stesso ad informare Delrio che l’operazione non era più praticabile. Da lì a poco tempo, l’Etruria sarà commissariata dal ministero dell’Economia su proposta di Bankitalia.
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CI SONO DENTRO SEMPRE, PAZZESCO.
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