LINK SPONSORIZZATO
Fatta la legge trovato l’inganno.
La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il disegno di legge che modifica le norme sui vitalizi parlamentari e applicherebbe il sistema contributivo sia ai vitalizi futuri sia a quelli già esistenti.
Il prossimo 31 maggio si voterà sul ddl, che poi passerà al Senato e, se approvato, diventerà legge entro la fine della legislatura.
I media hanno dato grande spazio alla notizia, perché il testo ricalca la proposta di Richetti del Pd, ma hanno dimenticato un particolare importante: la reversibilità aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno altri redditi, come spiega Thomas Mackinson sul Fatto Quotidiano:
“Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento”.
All’ultimo è infatti passato n emendamento a firma di Daniela Gasparini, deputata Pd:
“La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.
In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese”.
Nessun commento:
Posta un commento