martedì 8 gennaio 2019
ECCO DOVE DORMONO I BARBONI CHE IL PAPA HA FATTO CACCIARE DAL VATICANO: NESSUNO HA NIENTE DA DIRE?
Giuseppe China per “la Verità”
È iniziato tutto il 21 settembre 2017, quando la gendarmeria vaticana ha fatto la maxi operazione anti clochard. Quella mattina, alle prime luci dell’ alba, le forze dell’ ordine papali hanno allontanato tutti i barboni che vivevano nel porticato di San Pietro. Un’operazione di «decoro», avevano detto fonti vicine al Vaticano.
Ma adesso la situazione non è migliorata, si è solo spostata di pochi metri in territorio italiano: perché i mendicanti si sono trasferiti a ridosso dell’ originaria collocazione, in una zona di passaggio per migliaia di turisti e sono il biglietto da visita per chi arriva nella città eterna dalla stazione ferroviaria di San Pietro, usata per esempio dai croceristi che provengono da Civitavecchia o dai viaggiatori delle altre stazioni cittadine.
Infatti, durante il giorno, nel colonnato non si vede più nessuno, ma sia il sottopassaggio del terminal Gianicolo che i porticati che danno su via della Conciliazione, angolo via Rusticucci, si sono trasformati, come ci ha confermato un commerciante di zona, in dormitori.
Che pullulano, dall’ ora di cena fino all’ arrivo mattutino dei dipendenti dell’ Ama, di senza fissa dimora, sporcizia e miasmi. Qui, intorno alle 20, c’ è un flusso numeroso di mendicanti che si schiera: da una parte i romeni, dall’ altra gli ex jugoslavi. Nel tunnel, invece, ieri c’ erano un’ italiana, tre polacchi, un disabile e un cane. Peccato che questo sia uno dei principali accessi per il Vaticano e che dunque i turisti, che arrivano anche dalla vicinissima stazione San Pietro, ogni giorno siano costretti a vedere questo scempio.
«Per fare compagnia al mio amico che era solo», dice Cristov, «mi sono trasferito qui il 31 dicembre». Al centro della struttura giacigli di fortuna, bottiglie di plastica, vino in cartone, coperte, valigie e mendicanti. «Vivo in Italia dal 1986», prosegue Cristov, «e ho il permesso di soggiorno dal 1994. Qui noi non abbiamo bisogno di niente». L’ unica cosa che conta, soprattutto di giorno, è che stiano nascosti e «lontani» da piazza San Pietro. Una suora si ferma e consegna loro una merendina.
«Una goccia nell’ oceano» secondo uno dei barboni che vuole restare anonimo. Chiedo se qualcuno li aiuta. «Ma stai scherzando? Negli ultimi 10 anni quasi nessuno mi ha dato niente». Per fronteggiare l’ emergenza, il Comune ha istituito la Sala operativa sociale. Abbiamo provato a contattare telefonicamente l’ ufficio stampa, senza esito. Fa sorridere l’ ipocrisia del tam tam mediatico di coloro che hanno attaccato il vicesindaco di Trieste per aver gettato le coperte di un barbone in un cassonetto.
Sul capitolo mendicanti a Roma, invece, gran parte dell’ opinione pubblica tace. Non si indignano nemmeno di fronte alle morti. Lo scorso ottobre una donna di origine tedesca di 75 anni è deceduta proprio in prossimità del colonnato di San Pietro per un presunto malore durante il sonno. Silenzio. Stessa sorte a dicembre, poco meno di un mese fa, per un senzatetto di 62 anni, deceduto per ipotermia. Fantasmi di cui nessuno parla. Questi i casi più recenti, ma la lista è lunga.
Nel sottopassaggio del Gianicolo nel dicembre 2013 è stato trovato morto un polacco. Un decesso che aveva fatto scalpore dato che papa Francesco commentò: «Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il ribasso di due punti di Borsa». Parole di circostanza, secondo un pellegrino mendicante che vuole l’ anonimato. «A questo Papa piacciono gli africani.
Cambia vestiti e vieni con noi per due tre giorni, così vedi come ci trattano. Poi è ovvio, ci sono preti buoni e preti cattivi». Ma il problema dei senzatetto non finisce qui. Anche tra loro spesso scoppiano diverbi e liti furibonde. Come quella dello scorso giugno a piazza della Repubblica che sfocia nell’ uccisione, a coltellate, di uno dei due contendenti. Senza dimenticare il caso del sottopassaggio di corso d’ Italia. I mendicanti si erano sistemati sui gradini di una via di fuga che porta fuori dal sottopasso.
Avevano provato ad accendere un fuoco per riscaldarsi, però la situazione è degenerata e i due sono morti carbonizzati. Il caso più eclatante però è quello di Carlo Marco. Un ragazzo italiano di 33 anni che nel 2014 è stato ucciso da un senzatetto che stazionava in via Garibaldi, zona Gianicolo. Clifford uscì, ubriaco, dalla sua roulotte in piena notte e in pochi istanti stroncò la vita del giovane romano, perforandogli il torace con un cacciavite di 30 centimetri. Il malvivente abitava in una dei mezzi messi a disposizione dalla comunità di Sant’ Egidio. Adesso i genitori della vittima, attraverso una piattaforma web, cercano finanziamenti per le spese legali.
Un quadro drammatico che come in una spirale degradante e senza fine lascia inermi e basiti. Anche gli alti prelati snobbano il problema, come nel caso della tragica scomparsa di un senza tetto di 31 anni, morto dopo 19 giorni di agonia. Nessuno della comunità civile e religiosa ha mosso un dito e quell’ eccellenza vaticana dopo un iniziale atteggiamento di comprensione ha ritenuto vergognoso essere associato alle sorti di un barbone morto ammazzato a Roma.
Un caso simile a quello di Michael, moldavo e da tre anni in Italia. Nel tunnel a due passi di San Pietro raccoglie l’ elemosina. Non ci vuole dormire perché per lui c’ è già troppa gente. Che fa rumore e beve. È ben vestito: scarpe, pantalone scuro, camicia a quadretti e maglione. E un crocifisso di legno ben in vista. Proviene dall’ Est Europa, è cattolico. «Non voglio parlare», dice, «perché la mia storia è triste». Sostiene che c’ è un parroco che l’ aiuta, ma adesso è in vacanza.
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