martedì 22 gennaio 2019

Altro capolavoro del Governo, è finita la pacchia per i poltici delinquenti. Ecco cosa succederà



Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato sul disegno di legge anticorruzione. Ecco come e quanto è diffusa nel Belpaese


ROMA - Con 162 voti a favore, 119 contrari e un astenuto il governo ha ottenuto la fiducia al Senato sul disegno di legge anticorruzione. Il provvedimento, approvato così a Palazzo Madama, torna ora alla Camera per la terza lettura che, a meno di incidenti di percorso, dovrebbe essere la definitiva. Decreto che non piace però ai penalisti. "La decisione del Governo Conte di porre la questione di fiducia in Senato sulla approvazione del Ddl anticorruzione e anti-prescrizione è la indecente risposta che si è inteso dare alla unanime critica che l'intera comunità dei giuristi italiani ha saputo esprimere contro un provvedimento connotato da grossolani profili di incostituzionalità e di irrazionalità, con particolare riguardo alla norma che abroga la prescrizione dei reati dopo la pronunzia della sentenza di primo grado» dice il presidente dell'Unione camere penali italiane Gian Domenico Caiazza.

I penalisti in piazza contro questa «vergogna senza plausibili giustificazioni»
"Evidentemente» la discesa in campo, al fianco dei penalisti italiani, di tutti gli studiosi del diritto e del processo penale in Italia, e poi ieri la richiesta congiunta di UCPI ed ANM di stralciare quella norma definita «dissennata», portandola all'interno del tavolo che il ministro di Giustizia Bonafede intenderebbe aprire sui rimedi alla durata irragionevole dei processi, per armonizzarla con quei possibili interventi, ha «spaventato» il Governo secondo Caiazza, al punto da indurlo a «stroncare» ogni possibile discussione in seno alla stessa maggioranza. «Il bavaglio che oggi è stato imposto al Parlamento italiano è una vergogna senza plausibili giustificazioni» attacca ancora il presidente dell'Unione camere penali italiane. Da qui all'entrata in vigore di questa «scandalosa» riforma della prescrizione, prevista per il gennaio 2020, i penalisti italiani «moltiplicheranno il proprio impegno nella strenua difesa dei diritti della persona a non restare ostaggio senza limiti temporali della giustizia penale», a partire dalla manifestazione nazionale già convocata a Bari il prossimo 18 dicembre.

Il malaffare ha mille volti
Intanto, il Blog delle Stelle pubblica la «mappa» della corruzione nel Belpaese. «Pubblici ufficiali, manager, imprenditori, politici di ogni livello: nel nostro Paese, il malaffare ha mille volti, eppure i corrotti che scontano la loro pena in carcere sono pochissimi» si legge in un post dal titolo «La mappa della corruzione in Italia». Stando ai numeri, nel 2013 la percentuale di detenuti con condanne definitive per reati contro la pubblica amministrazione era talmente esigua da risultare irrilevante ai fini statistici: un paradosso secondo il M5s, per una nazione in cui la corruzione è all'ordine del giorno. «La realtà - si legge nel post - è che per decenni la politica, invece di preoccuparsi di fare leggi giuste ed efficaci a tutela dei cittadini onesti, si è impegnata soprattutto per garantire ogni tipo di impunità per sé stessa e per gli 'amici'». La legge anticorruzione voluta dal governo porta con sè una svolta «epocale» dicono i grillini: pene più severe, Daspo per corrotti e corruttori, strumenti migliorativi per inquirenti e investigatori, stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio, agenti sotto copertura nella P.a. e trasparenza nei finanziamenti ai partiti. «Per i furbi e i disonesti non ci sarà più spazio».

Italia tra i più corrotti? Sì
Gli italiani sono convinti di vivere in uno dei Paesi più corrotti d’Europa e i fatti, purtroppo, danno loro ragione. Da nord a sud, non c’è angolo della penisola che non abbia avuto il suo scandalo a base di appalti e mazzette. Il Paese è pieno di opere inutili, spesso progettate solo per generare tangenti, che ai partiti tornano utili per far girare i soldi e prendere voti. Qualche esempio? Il Blog delle Stelle passa quindi in rassegna alcuni dei casi più eclatanti. Come Genova, dove le inchieste della magistratura puntano sul cosiddetto Terzo valico: l’alta velocità ferroviaria tra il capoluogo ligure e Milano. Il valore dell’opera è di 6,2 miliardi di euro. Un bell’affare sul quale – secondo gli inquirenti – un gruppetto di imprenditori e funzionari pubblici avrebbero deciso di mettere le mani per arricchirsi illecitamente, grazie a un presunto giro di corruzione e turbative d’asta.

Qualche esempio
Spostandosi verso est, c'è poi proprio Milano. Qui, il «forziere» nel quale affondare le mani sembra essere stato quello dell’Expo. Nei vari filoni di inchiesta sono spuntati i nomi di politici locali, ex parlamentari, dirigenti pubblici, manager, avvocati, e imprenditori. Ma le cose non vanno meglio a Venezia, dove la vicenda del Mose (impianto da 5 miliardi) ha portato a processo persino un ex ministro. Anche qui le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dalla corruzione al finanziamento illecito fino al millantato credito. In uno dei filoni d’inchiesta sulle Grandi opere rientrano anche ipotetiche irregolarità in merito al progetto «People Mover» di Pisa, e al VI Macrolotto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Scendendo fino alla Sicilia, troviamo un altro appalto sospetto e un altro processo per un’autostrada: 3 lotti della Siracusa-Gela. In tema di Grandi eventi, invece, spicca tristemente la questione «G8 2009», originariamente destinato ad essere ospitato in Sardegna, e degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Malgrado qualche assoluzione e la prescrizione di numerosi reati, il giudizio di primo grado si è concluso con diverse condanne, tutte comprese tra i 6 e i 4 anni di reclusione.

Roma caput mundi
Abbandonando per un momento il binomio infrastrutture-corruzione, prosegue l'analisi il Blog delle Stelle, ecco che ci fermiamo a Roma. Qui, nella sentenza d’appello del processo «Mondo di mezzo», troviamo Salvatore Buzzi e i suoi sodali condannati per mafia, pubblici ufficiali corrotti, delinquenti di strada e imprenditori senza scrupoli. Anche qui, tra i protagonisti principali di una delle peggiori pagine della storia recente della capitale, spuntano i nomi di tanti politici locali finiti agli arresti e poi condannati dai giudici. In altre parole, la sintesi perfetta di quella «miscela tossica» fatta di criminalità organizzata, politica e mondo degli affari che sempre più spesso avvelena l’Italia.

Nel piccolo...
Ovviamente non sono solamente le opere faraoniche ad attirare le attenzioni dei disonesti. Le cronache quotidiane sono piene di casi «minori», che spesso passano in sordina ma che possono avere effetti gravissimi, non solo dal punto di vista economico. Rimanendo nel Lazio per esempio, a Sperlonga, in provincia di Latina, due imprenditori e un pubblico ufficiale sono finiti sotto inchiesta per i lavori di ampliamento e messa a norma di una scuola e un liceo della zona. Il reato contestato dai magistrati è quello di corruzione, ma a rendere la faccenda ancora più seria ci sarebbe un particolare: per i lavori in uno dei due edifici scolastici sarebbero stati usati materiali non conformi. In questo caso, come purtroppo già accaduto in passato in altre circostanze, si è messo a rischio anche l’incolumità degli studenti. Una lunga lista che con la Spazzacorrotti il M5s è convinto di cancellare.

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