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Soldi che i genitori del ragazzo si erano visti riconosciuti come risarcimento per la tragedia che aveva colpito il figlio, all’epoca 16enne. Nel 2001, a Giavera, nel Trevigiano, era stato travolto da un platano mentre era in sella al suo scooter: l’incidente lo rese invalido. I genitori fecero causa al Comune che, nel 2005, fu costretto a pagare a titolo risarcitorio circa un milione di euro. Trasferita la somma su un conto corrente della filiale di Volpago di Veneto Banca, i coniugi furono subito sottoposti a un pressing da parte dei consulenti finanziari della banca per investire la liquidità in azioni dello stesso istituto.
“I vertici della filiale – racconta il legale della famiglia, Ivan Venzo – portavano i documenti da siglare a domicilio: tutto avveniva nel salotto dei coniugi”. Un’accanimento dettato dalla logica del profitto. Quando poi la Banca finì in risoluzione, le quote degli azionisti vennero azzerate, in ossequio alle assurde regole del Bail in, la direttiva europea approvata con toni festanti dal governo Letta. Tra gli azionisti che hanno perso tutto c’è la famiglia trevigiana, che però non si è arresa. Dopo il crac ha deciso di fare causa. “L’intento – spiega Venzo – è quello di recuperare quei soldi che investiti, dopo fortissime pressioni e in totale fiducia servivano per l’assistenza del figlio disabile”.
Per questo in Veneto stanno facendo il referendum,per l'autonomia,così fregano prima l'oro di Roma,povero ragazzo non risparmiano nemmeno un disabile
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