martedì 12 settembre 2017

EQUITALIA, AL PARASSITA SCAPPA LA VERITA’: DA 15 ANNI UNA CARTELLA SU 5 E’ INVENTATA! SAI QUANTO HANNO RUBATO GLI AGUZZINI DI STATO? LEGGI CHE CIFRA!

Quando è il Fisco a sbagliarsi: accade una volta su cinque. In 15 anni 217 miliardi di cartelle Equitalia “non dovute”


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Una volta su cinque il fisco si sbaglia, e invia cartelle Equitalia per debiti non dovuti o con degli errori, che alla fine vengono annullate. Questi ‘errori’ dal 2000 al 2015 hanno riguardato il 20,5% delle cartelle in carico a Equitalia, per circa 217 miliardi di euro, emesse per un errore dell’ente creditore, come sono ad esempio Agenzia delle Entrate, Inps, Inail, Comuni, pubbliche amministrazioni.

A fornire il dato è stato oggi l’ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, in un’audizione al Senato durante la quale ha anche sottolineato che dal 2006 ad oggi “le riscossioni sono sensibilmente aumentate” arrivando ad una media annua di 7,7 miliardi di euro e che il 53% delle cartelle riscosse nel 2015 riguarda debiti sopra i 100mila euro.


Quanto agli errori del fisco, Ruffini ha sottolineato che su “un carico totale lordo affidato a Equitalia nel periodo dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 che ammonta a 1.058 miliardi di euro, il 20,5% è stato annullato dagli stessi enti creditori, in quanto ritenuto indebito (cioè non dovuto dai contribuenti) a seguito di provvedimenti di autotutela da parte dei suddetti enti creditori o di decisioni dell’autorità giudiziaria”.

In 15 anni, quindi, ci sono stati “errori” per 217 miliardi di euro di cartelle poi annullate perché un giudice le ha giudicate illegittime o perché lo stesso ente creditore si è accorto per tempo di aver commesso un errore e ha rimediato in “autotutela”, ovvero annullando la cartella senza attendere la decisione di un giudice.
E’ il caso ad esempio di quando lo Stato ci chiede di pagare, con mora e arretrati, una tassa che in realtà abbiamo già pagato anni prima.

Non si tratta delle cosiddette ‘cartelle pazze’ di Equitalia, ma proprio di errori fiscali che vengono da enti creditori che chiedono al comune cittadino dei soldi per un debito che in realtà non ha. E che poi, una volta accertato l’errore, battono in ritirata.

Del totale di circa 217 miliardi di cartelle non dovute, e quindi annullate, secondo i dati forniti da Equitalia, 175 miliardi sono stati chiesti dall’Agenzia delle Entrate, 23,3 miliardi dall’Inps, circa 10 miliardi dall’Inail, 7,4 miliardi da altre amministrazioni.

Per l’ad di Equitalia uno dei motivi per cui, alla fine, solo il 5% dei carichi gestiti da Equitalia è effettivamente riscuotibile, è da ricercarsi nella “qualità delle iscrizioni a ruolo, conseguenti a pretese in alcuni casi poco solide o non adeguatamente motivate” da cui “conseguono contenziosi che danno luogo a sospensioni e, in caso di soccombenza degli enti creditori, a sgravi per indebito”.

Il problema dei debiti con il fisco per Equitalia non si ferma alle sole cartelle “errate” però. “Su 841 miliardi di euro – ha detto sempre Ruffini – oltre un terzo sono difficilmente recuperabili” perché “138 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti, 78 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 92 miliardi di euro da nullatenenti (almeno in basi ai dati dell’Anagrafe tributaria); per altri 28 miliardi di euro la riscossione è sospesa, sempre per forme di autotutela o sentenze.

Residuano 506 miliardi di euro, di cui oltre il 60% (314 miliardi) corrispondono a posizioni per cui si sono tentate invano azioni esecutive. Al netto di altri 25 miliardi di rate per riscossioni dilazionate e di 81 miliardi di riscosso, il ‘magazzino’ residuo si riduce a 85 miliardi di euro, di cui 34 miliardi sono non lavorabili per norme a favore dei contribuenti” e quindi “le posizioni effettivamente lavorabili” sono “51 miliardi di euro, il 5% del carico totale lordo iniziale”.
Qualche buona notizia per i contribuenti però c’è. A partire dalla decisione di Equitalia di sbloccare le ganasce fiscali sulle auto in caso di rateizzazione del debito. Attualmente se si ha un debito con il fisco che prevede il fermo amministrativo dell’auto e si sceglie di pagare a rate, la macchina deve rimanere ferma finché non si finisce di pagare. In questo modo però potrebbe dover rimanere bloccata anche per anni. Equitalia ha invece deciso oggi di sbloccare la situazione sospendendo le ganasce, su richiesta, per chi inizia il pagamento a rate, permettendo così la circolazione dell’auto anche mentre il debito non è ancora totalmente estinto.


Una circostanza che riguarda molti, visto e considerato che, secondo i dati forniti dall’ente di riscossione, un contribuente su due decide di pagare i propri debiti con il fisco a rate. Si tratta di 5,6 milioni di istanze di rateizzazione in sette anni, per un valore di oltre 107 miliardi riscossi dal 2008 ad oggi.

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