venerdì 22 settembre 2017

Formigoni condannato con maxi sequestro di denaro. Cosi ci si arricchisce con 30 anni di politica


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L’ex governatore della Lombardia condannato per corruzione, ma assolto per associazione per delinquere dal Tribunale di Milano. Il pm aveva chiesto 9 anni. Condannati anche Daccò e l’ex assessore Simone. Cinque imputati sono stati assolti


Assolti altri 5 imputati

A carico di Roberto Formigoni il tribunale di Milano ha disposto anche la confisca di circa 6,6 milioni di euro, tra cui la quota del 50% di proprietà di una villa in Sardegna il cui acquisto era stato uno dei punti al centro dell’inchiesta. I giudici hanno deciso il trasferimento di quelle quote in capo allo storico amico di Formigoni, Alberto Perego, che è stato assolto. Oltre a quest’ultimo sono stati assolti anche altri 4 imputati: l’ex dg della sanità lombarda in Regione Carlo Lucchina, l’ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese, l’ex dirigente regionale Alessandra Massei e Carla Vites, l’ex moglie di Antonio Simone e come detto lo storico amico dell’ex governatore nei “memores domini” Alberto Perego. Anche per questi 5 imputati i pm avevano chiesto, invece, le condanne e, in particolare, avevano chiesto 5 anni e 6 mesi di carcere per Lucchina e Sanese e 5 anni per Perego.

L’abbraccio dei pm

Si sono abbracciati, fuori dall’aula, dopo la lettura della sentenza durata poco meno di 20 minuti, i pm di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore, i due sostituti che hanno rappresentato la pubblica accusa nel processo sul caso Maugeri che giovedì ha portato a condannare, tra gli altri, Roberto Formigoni a 6 anni di carcere e il presunto faccendiere Pierangelo Daccò a 9 anni e 2 mesi. In a fianco di Pedio e Pastore, c’era anche il Procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, oltre agli investigatori della polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini. I due pm, davanti a telecamere e taccuini, non hanno voluto commentare la sentenza e a proposito della presenza di Greco, Laura Pedio ha affermato: «È sempre stato al nostro fianco». Come imputati erano presenti l’ex dg della sanità lombarda Carlo Lucchina e l’ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese, assolti, e l’ex direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino, condannato.

La difesa

La difesa di Roberto Formigoni attende ora di leggere le motivazioni della condanna a 6 anni di carcere (tra 90 giorni) per il caso Maugeri e poi presenterà ricorso in appello. Lo ha spiegato l’avvocato Mario Brusa, uno dei legali del senatore, ai cronisti dopo il verdetto. Il difensore ha chiarito comunque che «è un’ottima cosa» l’assoluzione dell’ex Governatore dall’accusa di associazione per delinquere. Per il legale della Regione Lombardia, che ha ottenuto risarcimenti (3 milioni di euro da Formigoni), l’avvocato Domenico Aiello, «l’impianto accusatorio in linea di massima ha retto e l’assoluzione degli interni al Pirellone ridà stabilità a chi crede in questo lavoro». Tra i cinque assolti figura l’ex segretario generale del Pirellone Nicola Maria Sanese che era «molto contento» dopo il verdetto, mentre l’ex dirigente regionale Alessandra Massei, anche lei assolta, ha pianto per l’emozione. «Questo risultato oltremodo ci sorprende», hanno commentato invece gli avvocati Gabriele Vitiello e Matteo De Luca, legali di Pierangelo Daccò condannato a 9 anni e 2 mesi. «È una sentenza che di certo stravolge la verità – hanno aggiunto -. Attendiamo ovviamente di leggerne le motivazioni per predisporci a un doveroso atto di appello».

Le reazioni

«Non ho commenti da fare. Prendo atto di questa vicenda. Punto». Così il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, si è limitato a rispondere ai giornalisti che, al tradizionale brindisi pre-natalizio con la stampa, gli hanno chiesto un commento sulla condanna del suo predecessore Roberto Formigoni. Mentre Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area polpolari ha commentato: «Sono vicino all’amico Roberto Formigoni in questo momento di amarezza, so quanto sia duro per lui sentir dire da un tribunale che ha sottratto soldi alla Regione Lombardia al cui benessere ha dedicato tanti anni del suo impegno politico e umano. Sono lieto che l’accusa più infamante, quella di associazione a delinquere, sia caduta. E sono certo che nei successivi gradi di giudizio la sua estraneità ai fatti contestatigli verrà acclarata».

Gli arresti

È il 13 aprile 2012 quando la Procura di Milano comunica l’arresto di 5 persone accusate di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse di uno dei `gioielli´ della sanità lombarda: la Fondazione Maugeri con sede a Pavia e ramificazioni in tutta Italia, specializzata in terapie riabilitative. Tra loro, oltre al patron della Fondazione, Umberto Maugeri, spiccano l’ex assessore regionale Antonio Simone e l’uomo d’affari Pierangelo Daccò. I due sono legati all’allora presidente della Regione Roberto Formigoni detto il `Celeste´ dalla militanza in Comunione e Liberazione. Oggi, a due anni e mezzo dall’inizio del processo, i giudici del Tribunale di Milano devono decidere se c’è stata una gigantesca corruzione che ha portato l’ex governatore a ricevere circa 8 milioni di «utilità» in cambio di appoggi illeciti a Simone e Dacco’ o se si trattava solo di un rapporto di grande amicizia.

Le accuse

I pm Antonio Pastore e Laura Pedio hanno chiesto di condannare a 9 anni di carcere Formigoni come «promotore» dell’associazone a delinquere finalizzata alla corruzione e ad altri reati per «avere messo a disposizione, assieme ad altri imputati, la sua funzione per una corruzione sistematica nella quale tutta la filiera di comando della Regione è stata piegata per favorire gli enti suoi amici che poi lo pagavano». Secondo i magistrati dell’accusa, la Maugeri, operando attraverso i suoi intermediari Daccò e Simone che sfruttavano la loro amicizia col presidente, avrebbe pagato tangenti «in percentuale agli stanziamenti poi riconosciuti dalla Regione soprattutto per le funzioni non tariffabili (i finanziamenti che la Regione può distribuire con discrezionalità alle strutture ospedaliere, ndr) pur di avere in cambio 40 milioni di euro ogni anno in più rispetto ai rimborsi dovuti». I vertici della Fondazione «sapevano benissimo che stavano pagando Formigoni» in un contesto in cui «l’intensità dei rapporti tra gli associati» nella comune appartenenza a Cl «è fondamentale per la nascita del vincolo corruttivo». Per `ringraziare´ Formigoni di una quindicina di delibere favorevoli alla Maugeri, Daccò e Simone lo avrebbero ricompensato «provvedendo a tutte le sue esigenze ricreative» anche attraverso vacanze di capodanno in Patagonia, Brasile, Caraibi, altri viaggi, l’uso esclusivo di tre yacht, contanti che gli venivano consegnati periodicamente, una villa in Sardegna, cene di lusso. Tutto ciò «mentre dal 2002 al 2012 i conti correnti di Formigoni sono stati silenti, non viene registrata nessuna spesa, non un bancomat, non una carta di credito». Durante le indagini, i pm disposero un sequestro di oltre 60 milioni di denaro e beni e lo yacht `America´. Per l’accusa, in questo modo «oltre 70 milioni sono stati rubati ai malati della Regione».

La dichiarazioni spontanee

L’attuale senatore di Ncd ha consegnato la sua difesa alle dichiarazioni spontanee rese in aula e alle arringhe dei suoi legali. «Quella che la Procura chiama utilità – ha detto nell’udienza dell’8 luglio 2015 – per me sono scambi tra persone amiche. L’accusa sostiene che avrei cominciato a percepirle dieci anni dopo aver cominciato a favorire la Maugeri iniziando così la mia attività delinquenziale. Per i magistrati, Formigoni è così abile a manipolare le coscienze degli assessori da esporsi al rischio di delinquere per dieci anni senza vantaggi, ma, come sapete, la politica è instabile e se uno vuole dei vantaggi li deve avere subito, poi magari non ti rileggono». Il `Celeste´ chiarisce i suoi rapporti con Daccò: «Siamo amici e ci comportavamo come tali, nessuno calcolava il valore di quello che uno dava all’altro. Un rapporto di amicizia è la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, è gratuito». Quanto al silenzio dei suoi conti correnti, si difende così: «Si è insinuato che vivevo d’aria. Io versavo alla mia casa dove risiedo coi `memores domini´ dai 50 ai 70mila euro all’anno. Era un versamento unico che serviva per l’affitto, la manutenzione e per pagare la colf». E sull’«uso esclusivo della barca» invita i giudici a «guardare le riviste di gossip che tutti gli anni mi attribuivano una fiamma diversa pubblicando le mie foto in barca». Per il suo legale Mario Brusa, la Procura «ha costruito un castello accusatorio contro Formigoni colpevole di avere creato una sanità di eccellenza» ipotizzando un’associazione a delinquere in cui «non sono mai stati dimostrati passaggi di contanti». La difesa nega anche che Formigoni abbia mai imposto le delibere, «semmai indicava la pista da seguire,dava indicazioni di massima ai tecnici» e sostiene che «non un solo euro è stato mai sottratto ai malati , i malati in questo processo non c’entrano nulla».

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