domenica 3 settembre 2017

COSI’ 20 ANNI FA TURCO E NAPOLITANO PIANIFICARONO L’INVASIONE DEI CLANDESTINI


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La legge Turco-Napolitano sui centri di permanenza è del 1998. Ed era pronto anche il voto agli stranieri

La madre dell’invasione che stiamo subendo ha un nome: sinistra. Le porte spalancate indiscriminatamente, il caos dei centri di identificazione e lo scandalo dell’accoglienza non sono accaduti per caso.


La sinistra ha la memoria corta e non impara dai propri errori. Per questo non deve stupire che il governo Gentiloni voglia affrontare il presente con le ricette fallimentari del passato. Ricette che i democratici stessi hanno inventato in nome di quell’osannato multiculturalismo che oggi persiste insieme alla nuova parola del rigore.

«I Cie non avranno nulla a che fare con il passato», ha annunciato il ministro dell’interno Marco Minniti, quasi a voler tracciare un solco. Ma è una soluzione già vista, il cui fallimento è stato dimostrato dalle cronache quotidiane e i cui inventori hanno il nome di Livia Turco e Giorgio Napolitano, rispettivamente ministro per la Solidarietà sociale e titolare del Viminale durante il primo governo Prodi. Facciamo un passo indietro. È infatti intestata a loro la legge 40 del 1998 che istituiva, tra le altre cose, i Centri di permanenza temporanea, i Cie di oggi, in cui venivano identificati e «reclusi» i clandestini in attesa di essere espulsi. Erano i tempi in cui all’ondata migratoria degli albanesi si aggiungeva quella del centro e del nord Africa.

Per la sinistra di allora le nuove norme avrebbero rappresentato un toccasana per la gestione dei flussi e per la sicurezza. E per questo vennero sponsorizzate in pompa magna. Un mese prima l’approvazione della legge, la Turco dichiarava: «Non siamo di fronte a una massa di clandestini, è stata fatta una netta distinzione tra clandestini (fantasiose le cifre sulla loro presenza) e gli irregolari, quindi non ci saranno esodi».

E, non contenta, spiegava già quale sarebbe stato il passo successivo, cioè il voto agli extracomunitari: «Dobbiamo togliere dall’immaginario collettivo lo stereotipo del clandestino che non rispetta le regole per introdurre l’immagine dell’immigrato inserito, con la sua soggettività politica, anche perché per vincere la battaglia sul diritto di voto bisogna creare le premesse culturali».

L’allora ministro Napolitano le dava manforte scagliandosi contro quelli che oggi verrebbero definiti populisti e spiegando che «l’Italia è impegnata a costruire politiche comuni europee per immigrazione e asilo su basi di solidarietà e sicurezza».

È lo stesso Napolitano che nel febbraio 1998 dichiarava nero su bianco: «Le imprese del Nord hanno bisogno degli extracomunitari». Pensiero ribadito due mesi dopo da Luciano Violante che lanciò l’operazione «porte aperte agli extracomunitari» in Lombardia perché «secondo la ragioneria dello Stato occorrerebbero dai 50mila ai 150mila immigrati in più per mantenere invariato nel nostro Paese il Pil». Il sempre attuale paradigma secondo cui saranno gli immigrati a pagarci le pensioni.

La legge fu approvata dopo un percorso di gestazione di quasi un anno, tra molte polemiche, specialmente delle opposizioni che paventavano il rischio di un’invasione. Cassandre inascoltate. E già pochi mesi dopo sorsero problemi di attuazione del testo e i famigerati Cie erano ancora fantasmi in costruzione. Senza considerare poi quei circa 200mila stranieri che, dopo essere entrati in Italia grazie alla precedente sanatoria Dini, rimasero nel limbo. Insomma, quel pugno duro annunciato non si è mai visto né sentito. Anzi, i Cie e quella legge adesso sembrano l’inizio del caos. L’ennesima dimostrazione di una politica ipocrita e soprattutto miope. Se a ciò si aggiungono le inchieste giudiziarie che hanno certificato sperperi pubblici e un vero e proprio business ad opera delle coop che gestiscono l’accoglienza, ecco che la storia oltre a ripetersi sembra passare da tragedia in farsa. Soprattutto oggi, che sebbene i Cie in funzione siano solo cinque con una capienza molto ridotta rispetto a quella prevista, un altro governo di sinistra vuole riportarli in auge. L’invasione continua.

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