venerdì 9 giugno 2017
LEGGE ELETTORALE, TRAVAGLIO SPUTTANA IL PD IN MANIERA EPICA! DIFFONDETE
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(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Siccome nello scaricabarile della Camera non si capisce niente (chi ha cominciato? chi ha continuato? chi ha fregato chi? chi voleva fregare chi ed è rimasto fregato? e perché, poi? boh), partiamo da una domanda: mentre deridono i 5Stelle che ogni due per tre consultano il sacro blog, anche prima di fare la pipì, Renzi&C. ci spiegano che c’è di male a consultare la base su scelte fondamentali come la nuova legge elettorale e perché non lo fanno anche loro? – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 9 giugno 2017, dal titolo “Asilo Renzuccia”.
Se li fa sbellicare la piattaforma Rousseau (per ora: poi magari fra qualche mese, come han fatto col blog, creeranno una piattaforma Voltaire o Diderot), ci sono sistemi altrettanto rapidi e a costo zero. Il Pd ha i nomi e gli indirizzi di posta elettronica dei suoi iscritti: perché non invia loro una email con tre domande semplici-semplici?
1) Siete favorevoli a un sistema elettorale come il tedesco, che assegna i seggi su base proporzionale mediante una scheda con due diversi voti (anche disgiunti, volendo): quello al candidato nel collegio uninominale e quello al listino bloccato?
2) Preferite avere due possibilità di scelta, sulla persona e sulla lista, anche di due partiti diversi, o volete mettere una sola croce su un solo simbolo che poi fa scattare tutto il blocco a scatola chiusa, cioè il candidato di collegio e quelli del listino?
3) Le preferenze non sono previste nel sistema tedesco; ma questo ha metà dei parlamentari davvero eletti nei collegi e metà nominati dai partiti (che sono tutt’altra cosa dai nostri, fra l’altro), mentre noi per motivi tecnici abbiamo dovuto ridurre gli eletti al 38% e aumentare i nominati dei listini al 62%: sareste favorevoli a introdurre la preferenza unica per decidere voi chi, nei listini, viene eletto e chi no, o preferite che lo decidano i capi-partito fissando l’ordine di piazzamento dei candidati?
Gli iscritti al Pd potrebbero rispondere a stretto giro e dare un’indicazione di massima ai loro sedicenti rappresentanti, che così avrebbero la certezza di votare la legge elettorale più gradita alla loro base.
Perché non lo fanno? La risposta non può essere che una: anche Renzi e B. vogliono nominarsi i due terzi dei parlamentari, come del resto avevano previsto per la Camera nell’Italicum; quanto ai senatori, volevano nominarseli tutti, attraverso i consigli regionali, e ci sarebbero riusciti se il 4 dicembre gli italiani non avessero maciullato la “riforma” costituzionale. Si spiega così anche lo psicodramma da Asilo Mariuccia andato in scena ieri a Montecitorio. È passato un emendamento della forzista Michaela Biancofiore che estendeva la nuova legge elettorale anche al Trentino-Alto Adige.
Qualcuno può spiegare perché mai il Trentino-Alto Adige dovrebbe esserne esentato? Dice: la Südtiroler Volkspartei non vuole. E chi se ne frega? L’emendamento era sacrosanto ed è stato votato dai 5Stelle alla luce del sole (avevano presentato un emendamento gemello a firma Fraccaro), ma anche da molti deputati Pd e FI. Allora i renziani han messo su il broncio e se ne sono andati via col pallone, come i bambini capricciosi dell’oratorio: “Tu mi hai detto cacca e io non gioco più. E, se io non gioco più, non giocate più neanche voi”. Tiè, anzi gnè-gnè. Così, tra accuse reciproche di inaffidabilità e tradimento (ma, per bocciare l’emendamento, bastava che i 36 deputati Pd assenti si fossero presentati e avessero votato contro), la legge è tornata in commissione: cioè sul binario morto, salvo ripensamenti dopo le Amministrative di domenica. Ora, chi non ha proprio l’anello al naso capisce benissimo che le sorti del Trentino-Alto Adige e gli umori del partito tirolese (che, paradosso dei paradossi, non vuole il modello tedesco!) non c’entrano nulla con la ritirata renziana. Al netto dei franchi tiratori (largamente minoritari) che puntano ad affossare la legge perché non vogliono le elezioni anticipate o perché temono di non superare il 5%, c’è un’ampia maggioranza che vuole il modello tedesco, comunque più razionale del guazzabuglio dei due Consultellum (uno per la Camera e uno, parecchio diverso, per il Senato, nati dalle due sentenze della Consulta sull’Italicum e sul Porcellum).
Ma è molto probabile che quella maggioranza, annusando gli umori degli elettori, fosse pronta ad approvare nel prosieguo delle votazioni l’emendamento 5Stelle sulle preferenze (anche lì c’è il voto segreto), per espropriare le segreterie dei partiti del diritto di vita o di morte sui due terzi degli eletti al prossimo Parlamento. Perciò il Pd ha preso a pretesto il Trentino-Alto Adige per far saltare il banco: per non dover affossare la legge dopo l’approvazione delle preferenze, mossa che Renzi avrebbe avuto parecchi problemi a spiegare agl’italiani. Salvo dire la verità: “Cari amici, mi spiace ma due deputati su tre voglio nominarmeli io fra i miei amici, piazzandoli ai primi posti in lista, altrimenti col cavolo che sarebbero eletti”. Altre spiegazioni alla tragicommedia di ieri non riusciamo a trovarne. Se però Renzi vuole allontanare il sospetto, non ha che da consultare gli iscritti: vedrà che la stragrande maggioranza di loro, come di tutti gli italiani, vuole il voto disgiunto e le preferenze per contare di più. Con queste due clausole, la legge elettorale sarebbe quasi perfetta. E il Pd avrebbe buon gioco a pretendere che gli altri contraenti del patto a quattro (5Stelle, FI e Lega) ritirino tutti i loro emendamenti, per approvarla in tempi rapidi e senza più intoppi. E, se B. non ci stesse perché è affezionato ai suoi nominati, pazienza: la legge passerebbe lo stesso con ampia maggioranza. Questa è la via maestra, sempreché l’intenzione di tutti sia quella dichiarata: portarci alle urne, anche entro fine anno, con una buona legge. Se invece è il governo Renzusconi, vabbè: allora abbiamo capito tutto.
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