Dopo un 2018 all’ingrasso, la Camera si rimette a dieta. Stando alla bozza di bilancio di previsione 2019, che l’Ufficio di presidenza esaminerà nelle prossime ore e che La Notizia ha potuto visionare, il prossimo anno Montecitorio costerà ai contribuenti 958,8 milioni di euro, circa 10,5 in meno rispetto all’anno precedente, con una riduzione dell’1,08%.
Ma in realtà, al di là delle scritture contabili, la sforbiciata effettiva è molto più consistente. Come si evince chiaramente dal capitolo riservato alla spesa previdenziale. Grazie alla delibera approvata dall’Ufficio di presidenza l’estate scorsa – istruita dall’ex questore anziano ora ministro, Riccardo Fraccaro (gli è subentrato Federico D’Incà), e che porta la firma del presidente della Camera, Roberto Fico – la voce relativa ai vitalizi degli ex parlamentari ha subito, infatti, una pesante decurtazione. Se quest’anno, le pensioni dei deputati cessati dal mandato pesano sulle casse di Montecitorio per 136,1 milioni, nel 2019 la spesa scenderà a 134,4 milioni (-1,25%). Ma per effetto del ricalcolo contributivo con efficacia retroattiva di tutti i trattamenti vitalizi erogati a partire dal primo gennaio del prossimo anno, la spesa effettiva si ridurrà di oltre 40 milioni.
Tuttavia, dal momento che sulla delibera si sono abbattuti oltre mille ricorsi dinanzi al Consiglio di giurisdizione della Camera, come spiega il Collegio dei Questori nella sua relazione, nel progetto di bilancio è stata inserita la voce analitica “quota da accantonare in relazione al ricalcolo degli assegni vitalizi” disposto dalla delibera Fico. “L’importo iscritto in bilancio – che corrisponde alla quantificazione dei risparmi derivanti nel 2019 dalla rideterminazione attraverso il metodo di calcolo contributivo dei trattamenti previdenziali erogati in favore dei deputati cessati dal mandato e dei loro aventi causa – ammonta a 45,6 milioni di euro”. Un taglio, in sostanza, effettivamente disposto ma congelato in attesa dell’esito dei ricorsi. Conteggiando, quindi, questa somma tra i tagli introdotti nel bilancio 2019, la spesa per i vitalizi scenderebbe a 88,8 milioni, con una riduzione, rispetto a quest’anno, del 33,5%. E, allo stesso tempo, la spesa complessiva di Montecitorio si abbasserebbe a 913,2 milioni, con un calo del 5,78%. Il taglio più consistente mai visto negli ultimi anni.
Di certo, tutta un’altra musica rispetto al 2018. Che ha visto la spesa totale della Camera salire di oltre 17 milioni, l’1,85% in più del 2017. A causa soprattutto della “spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato”, cioè ai vitalizi, come spiegava la precedente relazione al bilancio di previsione 2018, preannunciando un’aumento dell’esborso dai 133,3 milioni del 2017 a 136,1. Insomma, dopo il danno pure la beffa. Nonostante le promesse di tagliare i vitalizi con la (meritoria) proposta di legge del deputato del Pd, Matteo Richetti, naufragata al Senato nella passata legislatura, le ricche prebende degli ex inquilini di Montecitorio continuarono a correre indisturbate. Fino all’approvazione della delibera Fico dell’estate scorsa che, con qualche seduta dell’Ufficio di presidenza e una semplice modifica del regolamento che disciplina i trattamenti vitalizi della Camera, che in pochi mesi è riuscita a fare ciò che la precedente maggioranza di Centrosinistra aveva promesso di fare, senza successo, attraverso una legge.
L’80% dei costi assorbito da stipendi e pensioni di deputati e dipendenti
Sforbiciata dei vitalizi a parte, cosa c’è nella bozza del bilancio di previsione 2019 di Montecitorio? In linea con il passato, a pesare di più sulle spese correnti, quelle cioè necessarie per il funzionamento della Camera, sono le voci relative ai parlamentari e al personale dipendente. L’anno prossimo, la spesa per i deputati “rimane sostanzialmente invariata”, si legge nella relazione del Collegio dei questori, “grazie alle misure di contenimento” adottate nel 2011 “e costantemente prorogate negli anni successivi”.
Tra indennità parlamentare (78,95 milioni), indennità d’ufficio (2,2) e ammennicoli vari (115mila euro) se ne andranno 81,6 milioni di euro. Ai quali vanno aggiunti altri 63,6 milioni tra rimborsi per le spese di soggiorno, la cosiddetta diaria (26,5 milioni), per l’esercizio del mandato (27,9), di viaggio (8,4) e telefoniche (770mila). Totale 144 milioni 885mila euro, lo 0,01% in meno rispetto al 2018. Il Collegio dei questori, peraltro, proporrà all’Ufficio di presidenza “di prorogare fino al 31 dicembre 2021” le misure di contenimento dell’indennità parlamentare, bloccandone l’adeguamento (“corrisposto l’ultima volta nel 2006) e dei rimborsi, la cui scadenza è fissata al 2020. Poi c’è la spesa del personale dipendente in servizio, un salasso da 208 milioni 400mila euro, sebbene in calo di 5,7 milioni (-2,69%) rispetto agli oltre 214 milioni del 2018. E quella per il personale in pensione, che nel 2019 graverà sulle casse di Montecitorio per 276 milioni 805mila euro, con un aumento dello 0,76% rispetto al 2018. Considerati i costi del personale eletto, in carica e in pensione, e dipendente, in servizio e in quiescenza, la Camera spenderà il prossimo anno ben 764 milioni 490mila euro (considerati anche i 45,6 milioni accantonati per i ricorsi degli ex deputati colpiti dal ricalcolo retroattivo degli assegni disposto dalla delibera Fico). In pratica, i costi del personale assorbiranno il 79,7% della spesa complessiva di Montecitorio.
Ma non finisce qui. Spese per il personale a parte, la voce più corposa resta, anche per il prossimo anno, quella relativa al contributo ai gruppi parlamentari: 30,97 milioni. Per gli affitti di uffici e depositi (con relativi oneri accessori), invece, nel 2019 se ne andranno 2,4 milioni. Molto di più, 16,6 milioni, si spenderà invece per le attività di manutenzione all’interno del Palazzo. E per i servizi vari di assistenza tecnica e informatica? Il conto ammonterà a 12,7 milioni. Altri 6,3 milioni se ne andranno per i servizi di pulizia e igiene, 1,6 per quelli di facchinaggio. Mentre per pagare le bollette di acqua, luce e gas, Montecitorio dovrà staccare assegni per 4,6 milioni di euro. E dovrà aggiungere 1,2 milioni per le spese telefoniche (rete fissa, mobile e Internet). Per la ristorazione, se la caverà – si fa per dire – con 2,09 milioni. E non è tutto. Altri 1,5 milioni serviranno per acquistare carta, cancelleria, materiale d’ufficio, prodotti farmaceutici e sanitari. La stampa di pubblicazioni, degli atti parlamentari e le relative attività preparatorie, invece, costeranno nel 2019 quasi 5 milioni. E meno male che siamo nell’era del digitale. Quanto ai trasporti, tra aerei, navi, treni e pedaggi autostradali il conto è di quelli salati: 10,7 milioni. Mentre per tenere informati i nostri rappresentanti, tra agenzie di stampa e abbonamenti digitali ai giornali, la Camera dovrà sborsare quasi 3 milioni.