martedì 12 marzo 2019
Boom di profitti e investimenti. Conti migliori di sempre per Acea. Un miracolo che porta il nome di Virgina Raggi
Per fortuna che l’Italia è in recessione e l’Ocse proprio ieri ha rivisto al ribasso le previsioni economiche per il Pil italiano e di tutta l’eurozona. Evidentemente agli informatissimi analisti stanno sfuggendo i bilanci 2018 dei maggiori gruppi industriali del Paese, in gran parte molto positivi, e tra questi in forte evidenza Acea, l’Utility di acqua ed energia capitolina che ieri ha annunciato il miglior risultato industriale di sempre, con una crescita “monstre” del 50% rispetto al 2017, pari a 271 milioni.
Un miracolo che porta il nome dell’Ad Stefano Donnarumma e della sua squadra di manager, chiamati dall’amministrazione Raggi a estrarre un incredibile valore inespresso dall’azienda, mantenendo nel frattempo il livello dei servizi e progettando le opere necessarie per impedire che i rubinetti di Roma restino senz’acqua, così come capitò la prima calda estate dopo l’arrivo dell’attuale Ad.
La società presieduta da Micaela Castelli proporrà perciò all’assemblea dei soci un dividendo di 0,71 euro, con un incremento del 13% rispetto all’anno prima, e soprattutto aggiornerà a breve gli obiettivi operativi e finanziari, alzando un’asticella che è stata con ampio anticipo raggiunta. Il confronto con i maggiori player nazionali sui risultati aziendali è d’altra parte impressionante. All’utile netto del +50% per Acea si contrappongono il +25% di Eni, il +7,1% di Italgas o il +7% di Snam, mentre da quanto si evince dai risultati preliminari di Enel approvati il 6 febbraio scorso, l’ebitda (cioè i profitti prima delle imposte) del gruppo di Starace è +3,8% a fronte di un +11,1% di Acea.
Donnarumma, che voci insistenti negli ambienti politico-finanziari danno come possibile candidato alla guida di altri più voluminosi gruppi industriali, per adesso sottolinea gli appuntamenti più sfidanti per la società partecipata dal Campidoglio, a partire dalla realizzazione della seconda linea dell’acquedotto del Peschiera, attesa da decenni, e fondamentale in un contesto di progressivi mutamenti climatici e desertificazione del territorio. Progetto che ha davanti il peggiore dei mali italiani: una burocrazia estesa su tutti i livelli pubblici interessati dalla rete idrica, dai numerosi Comuni alla Regione e un’infinità di altre amministrazioni.
Tornando al suo miglior bilancio di sempre, Acea archivia il 2018 con ricavi netti per 3.028 milioni di euro (+8%), un margine operativo lordo di 933 milioni (erano 840 l’anno precedente) e investimenti in crescita in tutti i settori di competenza, per un volume di 631 milioni (erano 532 l’anno prima). Inoltre si attendono gli effetti del grande piano per l’evoluzione delle reti in tandem con Open Fiber e l’apertura al nuovo business della distribuzione del gas partito da Pescara. Pertanto, sempre in barba alle pessime previsioni economiche sull’Italia, Acea per conto suo stima quest’anno un aumento dal 5 al 6% del margine operativo, un aumento del 10% degli investimenti in reti e infrastrutture, e l’indebitamento finanziario strettamente sotto controllo.
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Ottimo, avanti con la legalità
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