(Valentina Errante per “il Messaggero) – Quei cambi di residenza a ridosso del terremoto sono sembrati subito sospetti. La posta in gioco non era altissima ma, evidentemente, faceva gola: fino a 900 euro al mese,
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stanziati dalla Protezione civile per le famiglie che, con la casa ridotta in briciole o pericolante dal sisma che lo scorso hanno ha devastato il centro Italia, si erano viste costrette a trovare una sistemazione alternativa. E così, in tanti hanno pensato di approfittarne per lucrare sulla tragedia. Sono circa 120 a rischiare il processo.
Adesso il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva si accinge a chiudere le indagini con le ipotesi di truffa e falso, alcuni avrebbero deciso di cambiare residenza dopo il sisma, altri, all’anagrafe abitanti ad Amatrice o Accumoli, ma in effetti domiciliati nella Capitale, avrebbero omesso di dichiarare che l’effettiva abitazione non era quella ridotta in polvere, che non erano sfollati e quindi non avrebbero avuto diritto al contributo dello Stato. Tra gli indagati c’è anche chi, intanto, ha deciso di restituire i soldi già incassati, sperando di alleggerire la propria posizione, ma il falso e la truffa, per la giustizia, sono già stati commessi.
IL CONTRIBUTO
L’acronimo è “Cas”, ossia contributo di autonoma sistemazione. In base all’ordinanza della protezione civile del settembre 2016, spetta ai sindaci dei comuni colpiti l’erogazione delle somme destinate alle famiglie vittime del sisma. I nuclei familiari composti da una persona percepiscono 400 euro, quelli composti da due, ne ottengono 500, 700 spettano alle famiglie composte da tre persone, 800 euro ai nuclei di quattro e 900 euro quelli composti da cinque o più unità.
È possibile, però, disporre di ulteriori 200 euro mensili, anche in aggiunta al limite massimo, in caso di soggetti con handicap o con un’invalidità invalidità non inferiore al 67 per cento. Oppure in presenza di anziani o persone con più di 65 anni. La somma aggiuntiva di 200 euro prevista per la persona ultra sessantacinquenne è cumulabile con ulteriori 200 euro nel caso in cui la stessa persona sia anche invalida.
LE INDAGINI
Nei piccoli comuni ci si conosce tutti e si sa anche chi sono i “villeggianti”. Era così ad Amatrice e Accumoli, dove in estate, quando sono arrivate le scosse, la popolazione si era moltiplicata. Ad Accumoli si è detto subito che dei 2500 sfollati, oltre 2000 erano in vacanza. Cifre che non coincidevano affatto con le richieste di contributi, riservate a chi fosse rimasto senza casa e dovesse provvedere a una sistemazione immediata, in attesa di tornare nella propria abitazione, messa in sicurezza, o in un alloggio della protezione civile.
L’enorme numero di domande per ottenere i soldi è sembrata sproporzionata rispetto agli effettivi residenti. I controlli, affidati ai sindaci, sono scattati immediatamente. L’aumento improvviso di cambi di residenza ha fatto crescere i sospetti e così è stata interessata la procura. Il capo dei pm, Giuseppe Saieva, ha svolto tutti gli accertamenti, verificato chi, residente ad Amatrice o Accumoli, avesse un effettivo domicilio a Roma e chi, invece avesse deciso di cambiar casa, proprio a ridosso delle scosse per rientrare tra “gli aventi diritto”. Alla fine gli indagati, per i quali stanno per chiudersi le indagini sono circa 120, alcuni hanno deciso di restituire i soldi già incassati sperando di non finire a processo.
LE ALTRE INDAGINI
Intanto la procura ha già chiuso le inchieste per i crolli delle case dell’Ater (istituto case popolari) ad Amatrice e per del campanile di Accumoli, gli inagati sono in tutto dodici. Molti, però, ex amministratori e tecnici hanno più di ottant’anni.
SOLDI PER I TERREMOTATI SPARITI: VOGLIONO GIÀ INSABBIARE TUTTO
(Massimo Malpica per il Giornale) – Tutto insabbiato. Non è certo colpa della procura di Rieti, il cui capo Giuseppe Saieva ha già chiarito che il fascicolo aperto dopo le dichiarazioni del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sulla «sparizione» delle donazioni post-sisma arrivate via sms avrà vita breve: «Una bolla di sapone».
Quei soldi, in effetti, non sono spariti. Non c’è molto di penale su cui indagare, non c’ è un giallo da risolvere, e l’archiviazione sembra la strada più naturale, considerando che quei milioni di euro sono al sicuro nei conti della Protezione civile. Di penale, invece, c’ è l’ indagine per truffa a carico di 120 romani che, sfruttando la residenza «fittizia» ad Amatrice, sono stati pizzicati dalla procura reatina a incassare il contributo (da 400 a 900 euro) erogato alle vittime del sisma che prendono casa in affitto. Mentre le vittime vere, magari, vivono nelle baracche.
A finire insabbiate, però, saranno le vere responsabilità che hanno portato alla denuncia di Pirozzi. Non penali, politiche. Quelle per cui i milioni di italiani che hanno donato 2 euro per il terremoto del centro Italia con l’ sms solidale rischiano, come dice il sindaco, di veder «tradita» la propria volontà. Certo, non è pensabile che ognuno «orienti» la propria generosità, decidendo dove e come impiegare il proprio mini-contributo.
Ma non tutti gli interventi sono accettabili, come ha mostrato la polemica scatenata dall’ annuncio della Regione Marche di voler utilizzare quei fondi per una pista ciclabile. Chi ha donato sull’ onda dell’ emozione pensava di aiutare le popolazioni colpite, non di finanziare politici locali con interessi più variegati e urgenze, magari, di diverso genere. Ad approvare e monitorare i progetti proposti dalle Regioni è un comitato dei Garanti. Che, a luglio, ha almeno avuto il «merito» di congelare sull’ onda delle polemiche la proposta della pista ciclabile.
Chiedendo «approfondimenti» ulteriori, non depennandolo. Ora la polemica si sposta su interventi per consolidamento di scuole ed edifici pubblici, oggetto del contendere perché dentro o fuori i confini del cratere. Ad Amatrice, per esempio, dei soldi di quegli sms non ne arriveranno. Eppure le immagini del tappeto di macerie steso intorno al solo campanile rimasto in piedi hanno smosso le coscienze e le dita sulle tastiere dei telefonini. Per la protezione civile non c’ è mistero e non c’ è scandalo. Amatrice, come Accumoli, proprio grazie all’ attenzione mediatica ha ricevuto fondi a sufficienza.
Tutto bene, dunque. Se non fosse che poi lì in quei paesi sventrati dal sisma la «macchina della ricostruzione» non sembra procedere affatto spedita. Le macerie sono ancora lì, le casette non sono ancora state consegnate a tutti quelli che hanno perso la casa. Altri, tanti, aspettano ancora di capire come e quando potranno riparare le abitazioni da cui sono stati allontanati perché inagibili, e nel frattempo per dormire la notte devono arrangiarsi.
Mentre i furbi, come si diceva, lucrano anche sul dramma. Eppure nell’ ultima settimana di agosto 2016 le prime tre cariche dello Stato, sfilando tra le rovine, avevano promesso: «Non vi abbandoneremo». E per chi vive quel disastro sulla propria pelle tutti i giorni 13 mesi dopo, distinguere tra responsabilità penali e politiche non è prioritario. Quello che conta è non insabbiare le vittime. Non rendere endemica l’ emergenza
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