mercoledì 27 marzo 2019

"Dopo crollo Ponte Morandi report falsi su altri 5 ponti". Guai per Autostrade, indagati per falso due manager




Michele Donferri Mitelli, da poco trasferito ad altro incarico, e Antonio Galatà, il numero uno della società controllata del gruppo Atlantia che si occupa delle manutenzioni, sono accusati di falso. I loro nomi si aggiungono a quelli di 10 tecnici delle due società già sotto inchiesta per la presunta edulcorazione dei risultati dei test

L’ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Autostrade e l’amministratore delegato di Spea sono indagati nell’inchiesta-bis, aperta dopo il crollo del ponte Morandi, per i falsi report su cinque viadotti autostradali. Michele Donferri Mitelli, da poco trasferito ad altro incarico, e Antonio Galatà, il numero uno della società controllata del gruppo Atlantia che si occupa delle manutenzioni, sono accusati di falso. Secondo la procura di Genova, i manager ai vertici delle due società erano a conoscenza della presunta falsificazione, avvenuta dopo il collasso del Morandi, dei report sullo stato di salute di alrti ponti.

I loro nomi si aggiungono a quelli di 10 tecnici di Autostrade e di Spea già iscritti nel registro degli indagati dopo gli accertamenti della Guardia di finanza sui risultati ‘edulcorati’, secondo gli investigatori, di alcune ispezioni su cinque ponti nel corso delle quali sarebbero stati riscontrati ammaloramenti in piloni e solette. Per l’accusa, in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti Paolillo sulla Napoli-Canosa in Puglia, il Pecetti e il Sei Luci a Genova, il Moro vicino a Pescara e il Gargassa a Rossiglione. Con i nomi di Donferri Mitelli e Galatà, insomma, l’inchiesta fa un salto di qualità arrivando nelle stanze dei manager di Autostrade e Spea.


La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”.

Alla luce delle relazioni acquisite negli scorsi mesi e delle dichiarazioni rese da testimoni e indagati nel filone sul crollo del ponte Morandi, collassato il 14 agosto 2018 provocando 43 morti, la procura di Genova aveva inoltre allertato il ministero delle Infrastrutture su cinque ponti proprio per fare avviare accertamenti. A supporto delle indagini, ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche pubblicate da Il Fatto Quotidiano lo scorso 9 marzo.


1 commento:

  1. La mia TEORIA sulle cause del crollo de ponte Morandi è la seguente: il ponte potrebbe essere stato fatto (crollare) dalla stessa società che doveva garantirne la sicurezza. Visti gli eccessivi costi di manutenzione straordinaria, potrebbero aver scelto di farlo crollare addossando la colpa ad un attentato e in questo modo sottrarsi all'obbligo di manutenzione straordinaria e nello stesso tempo incassare dei soldi dalle assicurazioni che di sicuro esistono.Mi suona strano il fatto del bagliore attribuito ad una esplosione, mi sembra stranissimo il fatto che sia stato cancellato un pezzo di video del crollo, mi sembra probabile il (finto sabotaggio)allo scopo di evitare la ricostruzione a spese della società autostrade. Ovviamente è solo una mia teoria ripescata dal video dal crollo delle TORRI GEMELLE, sarà un caso.... E CHE CASO !!!

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