martedì 4 luglio 2017
LA CONSULTA AMMAZZA LA CASTA: SI PUO’ ANDARE A VOTARE ANCHE DOMANI, DA OGGI NON CI SONO SCUSE!
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La Corte, di fatto, ha sfornato una nuova legge elettorale, con una sentenza come recita il
comunicato, “suscettibile di immediata applicazione”. Un Verdetto, dunque, che ha un forte valore (e un forte impatto) politico. Perché sancisce un ruolo di supplenza a un Parlamento incapace di prendere una iniziativa politica in materia, dopo che è franato un disegno di riforma costituzionale a cui era legato l’Italicum. E, al tempo stesso, accorcia la durata della legislatura. O meglio, assicura quel finale ordinato della legislatura auspicato dal capo dello Stato.
Dalla sentenza della Consulta viene fuori una legge elettorale proporzionale alla camera, con un premio di maggioranza per la lista che raggiunge il al 40 per cento (un elemento maggioritario che però difficilmente può scattare con gli attuali rapporti di forza), soglia di sbarramento al tre per cento, senza obbligo di coalizione. Scontata la rottamazione del ballottaggio, che in verità l’hanno fatta gli elettori il 4 dicembre, perché inservibile in un sistema bicamerale e non monocamerale. Pensato come una legge per un sistema con una sola Camera, con due comporta il rischio di maggioranze diverse.
Al Senato c’è il cosiddetto Consultellum, ovvero la legge che viene fuori dalla precedente sentenza della Consulta sulla legge elettorale di Calderoli (a testimoniare la perdurante incapacità del Parlamento in materia): è un proporzionale puro, con uno sbarramento all’8 per chi va da solo e al tre per cento per le liste nelle coalizioni. Due leggi elettorali che non sono perfettamente “armoniche”. Al Senato non c’è premio e ci sono le coalizioni, alla Camera c’è il premio ma non ci sono le coalizioni. Spiegava Orfini in Parlamento: “Anche l’8 al Senato si può considerare un principio maggioritario. La legge è utilizzabile”. Ecco il punto, tutto politico.
La legge che esce dalla Corte consente la forzatura a Renzi e al partito del “voto a giugno”. Due minuti dopo la sentenza della Corte dice Ettore Rosato, capogruppo del Pd: “Vedo di una disponibilità a discutere di legge elettorale da parte del M5S, se riguarda anche il Mattarellum bene se no una legge elettorale c’è. Quanto tempo diamo al Parlamento per valutare il Mattarellum? Se non c’è il Mattarellum abbiamo i Consultellum”. Dunque, un tentativo sul Mattarellum, poi basta. E si vota. Come chiede anche l’M55 e la Lega, insomma un bel pezzo di Parlamento.
Il punto chiave che consente la forzatura sono i capilista bloccati, che la Corte non mette in discussione. I famosi “cento capilista” che i partiti si possono nominare. Facciamo un esempio. Con questa legge Berlusconi, che prende meno di cento seggi alla Camera, si nomina tutto il suo gruppo parlamentare. Renzi ne prende attorno ai 200, dunque ne nomina mezzo. Il grosso della Camera è di nominati. Proprio il criterio di nomina aiuta il tentativo di un blitz sulle elezioni anticipate. Perché produce un riflesso d’ordine con gli aspiranti nominati che hanno paura di essere fuori dalle liste, saldamente nelle mani di Renzi. Che potrà distribuire posti sicuri pur di ottenere lo scioglimento. Né questa dinamica è intaccata dall’intervento della Corte sul meccanismo dei capilista plurimi, per cui è stato introdotto un criterio che non è l’arbitrio.
Insomma, la sentenza mette agli atti che l’Italicum era una cattiva legge con profili di incostituzionalità. La boccia, ma al tempo stesso indica una via d’uscita, consentendo di tornare al voto a una classe politica incapace di produrre buone leggi elettorali da diversi lustri.
FONTE
HUFFINGTON POST
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