Ci sono moltissimi personaggi della politica italiana che farebbero carte false pur di entrare in Parlamento. C’è chi invece, per libera scelta, decide di lasciarlo ancor prima del termine dei due mandati, previsti dal non statuto del M5S. Credo stia anche in questo la differenza tra questa forza politica e la partitocrazia.
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La scelta di Alessandro Di Battista di non candidarsi alle prossime elezioni potrà sembrare ad alcuni militanti del M5S un po’ egoista, ma credo vada comunque rispettata. Lascerà un grande vuoto, essendo indubbiamente una delle sue punte di diamante, un esempio, per tanti giovani, di come ancora si può fare politica, lottando per il bene del Paese, con onestà, impegno e passione autentica. Mi chiedo solo quali ripercussioni potrà avere, in termini elettorali, questa decisione anche se sono sicuro che Di Battista non farà mancare il suo contributo nella prossima campagna elettorale. Dopo le elezioni siciliane, perse per poco, quelle di Ostia, vinte nonostante tutte le campagne mediatiche anti-Raggi, con l’approvazione della legge elettorale anti-M5S, targata Pd-Pdl-Lega, il quadro confuso della politica italiana sembra essersi d’altra parte semplificato pur lasciando intravvedere un orizzonte incerto.
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