giovedì 9 maggio 2019
La Milano del PD è invasa dalla corruzione, ma i media si girano dall'altra parte. Perchè?
Brutto risveglio per Milano, che si credeva tornata capitale morale. Novanta indagati, 43 arresti, gare truccate, un fiume di mazzette, politici al servizio di imprenditori disposti a pagare. È il ritorno di Tangentopoli, 27 anni dopo Mani Pulite. Con una (brutta) novità: dietro all’ imprenditore che si compra il politico, ora c’ è anche il boss della ‘ndrangheta, perché il “tavolinu” siciliano a tre gambe (politici, imprenditori, mafiosi) è arrivato, risalendo con la “linea della palma”, fino a Milano.
Eppure il sindaco della città distribuisce dichiarazioni tranquille, quasi festose: “C’ è un sistema che storicamente ha sempre ruotato intorno alla Regione e che si è prestato a un certo livello di illegalità”. Come a dire: colpa del Pirellone, noi a Palazzo Marino siamo tranquilli. Eppure sedeva a Palazzo Marino il consigliere comunale Pietro Tatarella (arrestato), candidato di Forza Italia alle Europee.
Eppure sono dipendenti di Palazzo Marino il dirigente dell’ Urbanistica Franco Zinna e la geometra Maria Rosaria Coccia (indagati), accusati di far parte del sistema del ras delle tangenti Daniele D’ Alfonso, socio e prestanome del boss calabrese Giuseppe Molluso, collegato con i Barbaro-Papalia di Buccinasco (Milano) e di Platì (Reggio Calabria); erano pronti a fare carte false, al servizio del forzista Fabio Altitonante (arrestato), per dare i permessi di ristrutturazione di una villetta in zona piazza Piemonte.
Eppure è nella galassia del Comune l’ Amsa, l’ azienda dei rifiuti di Mauro De Cillis (arrestato), che trucca le gare d’ appalto per lo sgombero delle strade dalla neve, per la raccolta dei rifiuti pericolosi, perfino per la pulizia delle aree per cani e bambini, in accordo con un altro imprenditore vicino alle cosche, Renato Napoli.
La reazione di Giuseppe Sala è incredibile: “Non voglio dire che non sia grave, però sembra che non ci siano soldi che corrono”. Chissà Ma comunque: ah che sollievo, gli abusi d’ ufficio gratis! La sottovalutazione per i reati commessi sotto i suoi occhi, sempre incredibilmente chiusi fin dai tempi degli arresti di Expo, si somma all’ intempestivo elogio del presidente della Regione Attilio Fontana: “Siamo su due schieramenti diversi, però lo ritengo una persona specchiata”.
Poche ore dopo, Fontana viene indagato per abuso d’ ufficio, per aver dato al suo socio di studio legale, l’avvocato Luca Marsico, consigliere regionale di Forza Italia, un incarico nel Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici della Regione Lombardia. Compenso, 11.500 euro l’ anno più 180 euro a seduta.
Abuso d’ufficio: questo reato affratella ora Fontana e Sala, che di abusi d’ ufficio si è nutrito fin dai tempi di Expo. Lui però per Expo aveva i superpoteri, così anche comprare gli alberi dell’ esposizione al triplo del loro costo era permesso. Così come retrodatare documenti di nomina di commissari di gara e poi rispondere con una raffica di “non ricordo” alle domande del pm che gliene chiedeva conto nel processo.
Affratellato con Fontana anche dall’ incarico dato all’ amico. Anzi, Sala ha fatto di più. Ha dato al suo socio, in società aperte quand’ era un manager, l’ assessorato più delicato del Comune di Milano, quello al Bilancio. Roberto Tasca era con Sala in Kenergy, società nel business dell’ energia che Mr. Expo aveva “dimenticato” di dichiarare ai cittadini nella sua autocertificazione giurata del febbraio 2015. Ora decide a chi vanno i soldi del Comune e a chi no. E Sala, felice, si specchia in Fontana, “persona specchiata”.
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