giovedì 19 luglio 2018

Veronese (Uil): «Bene il decreto dignità, riduce i precari»




La segretaria confederale del sindacato promuove il provvedimento di Di Maio: "Giusto superare il jobs act"



ROMA – Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, in questi giorni si discute il decreto dignità e ieri sera c'è stata la vostra audizione. Qual è la vostra posizione?
Sicuramente il decreto dignità va nella direzione di ridurre la precarietà: questo è un dato apprezzato e necessario. Ma nel merito ci sono alcuni punti che, a nostro avviso, andrebbero rafforzati o modificati. Ad esempio le causali andrebbero previste già dal primo contratto: c'è una motivazione per assumere una persona a termine, altrimenti diventano periodi di prova a dodici mesi. E riteniamo che il costo per il contratto a tempo indeterminato vada ridotto, cosicché ci sia meno interesse ad utilizzare quelli a termine.

Di Maio ha fatto capire che in sede di dibattito parlamentare la sua intenzione è proprio quella di inserire degli incentivi per il tempo indeterminato.
Noi non vorremmo gli spot, ma un'iniziativa strutturale. Dall'altra parte vorremmo che l'aumento sul costo delle proroghe, che è molto limitato, vada alle lavoratrici e ai lavoratori, e non all'Inps. Chi lavora a tempo determinato è in una situazione di precarietà e non di pari dignità di discussione sul posto di lavoro.

Al di là di questo margine di trattativa sui singoli dettagli, mi sembra di capire che siate d'accordo sull'impianto generale del decreto.
Sì. C'è un particolare che riguarda il lavoro in somministrazione: non riteniamo utile parificarlo al tempo determinato. Ormai sono due tipologie completamente diverse: inserire lo stop&go farebbe danni, perché è a carico dell'azienda che somministra, quindi la persona rischia addirittura di non poter essere mandata al lavoro e di restare ferma per dieci giorni.

Si è aperta una querelle tra governo e presidente dell'Inps sul rischio di perdere posti di lavoro per via di questo decreto. Voi da che parte state?
Quello che chiediamo è definire questa fase di transizione. Le aziende che avevano in scadenza contratti a 12 o 24 mesi rischiano di mandare a casa tutte le lavoratrici e i lavoratori: questo sì che farebbe perdere dignità e reddito. Bisogna salvaguardarli.

E sul lungo termine?
Intanto dobbiamo vedere come viene modificato questo decreto e quindi convertito in legge. Io mi auguro che i contratti a tempo determinato vengano utilizzati proprio per il lavoro eccezionale e non come un periodo di prova. Che si cominci, quindi, a ragionare di un polmone di flessibilità positiva, che però con il tempo si trasformi in stabilizzazione e occupazione fissa.

Sulle obiezioni di chi, come Confindustria, replica che questo decreto rischia di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro?
Penso che debba essere data forza alla contrattazione collettiva. Che, anche sulla vicenda delle causali, che per Confindustria sono molto strette, consente di fotografare le situazioni settore per settore. Questa sarebbe la soluzione ottimale per evitare danni da una parte ed eccessivi irrigidimenti dall'altra.

Con questa misura Di Maio ha iniziato a rottamare il jobs act.
Noi facemmo anche uno sciopero, contro quella normativa che fu imposta ma che noi non abbiamo gradito. Rimane la questione del licenziamento illegittimo: anche se questo decreto aumenta l'indennità per le lavoratrici e i lavoratori, noi riteniamo che non sia ancora sufficiente. Per noi va trattato diversamente.

Se il jobs act aveva tolto diritti ai lavoratori, adesso si inizia a restituirne.
Sì. Ma sono molto spaventata per i voucher: se da un lato si stringe i contratti a termine e dall'altro si liberalizzano i voucher, siamo rovinati. Meglio un contratto a termine giusto, quando serve, e non esagerato come in questi anni, che riaprire ingiustificatamente ai voucher. Nell'agricoltura e nel turismo in parte esistono comunque, per gli studenti o i pensionati. Ma, dai dati che abbiamo elaborato, immettendo i voucher diminuiscono gli stagionali, e viceversa. Immettendo i voucher, insomma, non si fa emergere il lavoro nero, ma si immerge gli stagionali.

Si parla anche di tornare alle chiusure domenicali e festive.
Siamo assolutamente favorevoli. Riteniamo che ci debba essere un equilibrio tra la necessità di spesa e di libertà del consumatore e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. In questi anni c'è stato un allargamento eccessivo nel commercio: abbiamo visto negozi che tenevano aperto addirittura nel giorno di Natale, in barba a qualsiasi consuetudine e normalità. Tornare a una programmazione a livello di territorio permette di dare un giusto servizio al consumatore ma di far anche respirare chi lavora.

Mi sembra che il vostro giudizio su questo primo mese di Di Maio da ministro del Lavoro sia globalmente positivo.
Sì, ma vediamo come verrà convertito in legge il provvedimento. Questo è il dato che ci preoccupa.

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