mercoledì 31 gennaio 2018
Lo scrittore Corona: "Voterò M5S, gli altri sono dei buoni a nulla"
Durissimo scontro a La Zanzara (Radio24) tra lo scrittore Mauro Corona e uno dei conduttori, David Parenzo. Tutto nasce dalle parole di Corona e dalla sua volontà espressa di non voto alle prossime elezioni politiche: “Non ho simpatie per la Lega, ho solo approvato qualche dichiarazione di Salvini sull’abbassamento delle tasse o sul cambiamento della legge Fornero.
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Io ho sempre votato da una vita la sinistra, ma non la voto più, perché ora non esiste. Dov’è la sinistra? Sarà mica rappresentata da Renzi o dal vecchio Bersani o da Grasso con quel suo sorriso tra il mellifluo e l’innocente? Non c’è più”. Poi però lancia un’ipotesi: “Penso di non votare, ma lo dico chiaramente: ho delle mire verso i 5 Stelle. Se dovessi andare a votare, darei il mio voto al M5S. Ma perché dobbiamo farci prendere per il culo dai soliti politici? Scommettiamo che, se al governo vanno quelli lì che non risolvono nulla, tra 5 anni non cambia nulla e che l’Italia andrà ancora in malora? Se l’Italia percepisse davvero la gravità del momento, non dovrebbe muoversi di casa il 4 marzo. Nessun italiano dovrebbe andare a votare. Vorrei il 100% di astensione. E i politici così si guarderanno in faccia e torneranno a casa”. La bagarre esplode quando lo scrittore menziona il senatore uscente di Forza Italia, Antonio Razzi: “Voglio proprio vedere cosa fanno questi buoni a nulla. Sono arrivato al punto che rimpiango Antonio Razzi. Almeno nella sua semplicità, nel suo poco saper parlare, è uno pulito ancora rispetto a questi”. “Ma cosa vuol dire pulito?” – insorge Parenzo – “Il suo unico ideale è tutelare il suo interesse. Mi meraviglio di te. Tu sei un intellettuale”. “Essere intellettuale non vuol dire essere imbecille”, ribatte Corona. Ma Parenzo rincara: “Sei un pensatore e generalizzi così, buttando merda su qualunque cosa. Tu devi insegnare a distinguere, non a gettare concime dappertutto. Esistono anche gli ideali e i valori”. “Sì, ma devono esistere anche in guida uno Stato” – replica lo scrittore – “Ci vediamo tra 5 anni, così ti tirerò le orecchie. Io non mi fido di questi buoni a nulla senza idee, quindi, se dovessi andare a votare, voterei per il M5S. Almeno provo a cambiare e a vedere cosa fanno. La Boschi candidata a Bolzano? Il Trentino è una terra a me cara. Ma vedete come si spostano i pezzi della scacchiera? Cosa ci fa la Boschi a Bolzano? Lì non la vogliono, perché non si è fatta candidare a casa sua?”. “Tutti i partiti lo hanno fatto, non solo il Pd” – risponde il giornalista – “Anche il M5S. E’ il gioco della politica, sta all’elettore decidere”. “Ma lo vuoi capire in quella testaccia che la politica dovrebbe provvedere al bene del cittadino?” – controbatte Corona – “Siamo soffocati. Siccome non hanno idee e non sanno fare leggi, proibiscono. Qui non si può nemmeno tagliare un albero e non puoi fare più una strada. Ve la insegno io la politica dell’ambiente”. Ma quando Parenzo lo invita a scendere in politica e non fare qualunquismo, lo scrittore si infuria irrimediabilmente
Guarda il video su ilfattoquotidiano.it
"Il M5S è l'unica che può gestire l'economia". Lo dice uno dei più grandi economisti americani
I grandi giornali parlano di "sorpresa", ma capirebbero che non è così se solo osservassero meglio il Paese reale, invece di pensare soltanto a ossequiare i poteri (forti o meno) che consentono loro di sopravvivere. Nel frattempo, gli italiani hanno capito. Ricordano tutto e hanno compreso bene.
Un sondaggio di Ipsos, contenuto nel nuovo libro di Alan Friedman “Dieci cose da sapere sull’economia italiana (prima che sia troppo tardi)” (Newton Compton), riferisce che per la maggioranza dei cittadini il Movimento Cinque Stelle è la forza politica più adatta a gestire l’economia.
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E’ abbastanza ovvio che sia così.
Siamo gli unici ad avere proposte serie e credibili contro la povertà dilagante e l’aumento delle disuguaglianze, gli unici ad avere un reale piano di investimenti produttivi per far ripartire il lavoro e le imprese, gli unici ad aver pensato a concrete semplificazioni normative e a una riduzione delle tasse per cittadini e aziende, gli unici ad aver delineato una visione che prevede una grande riconversione verso l’economia pulita e sostenibile.
Gli italiani ricordano. Hanno visto 25-30 anni di gestione scellerata del Paese, con il welfare fatto a pezzi, i redditi da lavoro ridotti al lumicino, i giovani senza occupazione o in fuga all’estero, gli anziani con pensioni da fame e le Pmi che soffocano sotto una montagna di imposte e burocrazia. Mentre i privilegi della casta si ingigantivano di giorno in giorno. Hanno visto e ricordano bene.
Il MoVimento 5 Stelle, però, ha costruito una comunità di super-competenti per il prossimo gruppo parlamentare. Ha un programma economico chiaro. Ha un candidato premier e presto anche una squadra di governo.
Gli italiani se ne sono accorti. Manca poco e se ne accorgeranno anche i grandi giornali.
Partecipa. Scegli. Cambia.
martedì 30 gennaio 2018
Di Battista una furia contro i partiti: "Gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane!"
Era il 30 Gennaio 2014, I partiti (PD e FI) s'inciuciavano per preparare la legge elettorale che ad oggi conosciamo tutti, il Rosatellum. L'obiettivo dei partiti è sempre stato quello di tenersi strette le poltrone, fare fuori il M5S e "sbattersene" letteralmente dei bisogni dei cittadini italiani. Di Battista, da buon portavoce, grido in faccia tutto il suo sdegno in faccia aun ex PD, Roberto Speranza, passato adesso a Liberi e uguali.
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Luigi Di Maio conquista tutti! Ecco la sua intervista a "DiMartedi"
Collegato da Londra, dove Di Maio è stato ricevuto per raccontare il M5S ed il suo Programma, il candidato premier pentastellato convince tutto il pubblico in diretta a "DiMartedì"
ECCO IL VIDEO DELL'INTERVISTA:
Ora il M5S ha più “competenti” di chi lo accusa di incompetenza
(pressreader.com) – ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano – Certo, l’ammiraglio già affondato fa storia a sé, rientra di diritto nel meglio che lo spassoso teatro della politica potesse offrire a noi spettatori. Come la sposa s ul l ’ altare, Rinaldo Veri, stratega militare già in forza alla Nato, si è ricordato di essere consigliere comunale nella sua Ortona per un partito diverso dai 5stelle un minuto dopo aver annunciato la sua candidatura al Parlamento con i 5stelle.
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Il fantastico dietrofront allunga la sfortunata casistica di quella che a Roma si chiama pischellaggine, forma mediana tra ingenuità e incapacità di cui Luigi Di Maio sembrerebbe portatore sano.
Bisogna pure annotare, tra le bizzarrie, che a Firenze, contrapposto a Renzi, viene schierato l’avvocato Nicola Cecchi, fino a un anno fa non solo del Pd ma sostenitore determinato e pubblico del Sì al referendum costituzionale renziano: “Sono stufo del no, del niet, del non si può fare”, scriveva il nostro.
Eppure i naïf a Cinquestelle hanno fatto un lavoro di scavo nella società civile più accurato dei loro competitori. E la partita tra dilettanti e professionisti, tra urlatori e competenti, sembra incredibilmente a favore dei primi.
Abituati a notevoli e ripetute considerazioni politiche sulle scie chimiche e altre fantasticherie, fa infatti un certo effetto sapere che nel collegio cilentano il Pd schieri Franco Alfieri, re delle fritture di pesce, e il Movimento la ventottenne Alessia D’Alessandro, economista, poliglotta (parla cinque lingue), ricercatrice all’ufficio studi della Cdu, il partito di Angela Merkel. Scelte oculate e ripetute in altre parti d’Italia: a Crotone, città di Pitagora, l’archeologa Margherita Corrado ( nella foto); nelle aree terremotate la direttrice della rete museale dei Monti Sibillini. L’assemblaggio di soli e inutili vip, la cosiddetta vippitudine, si è parecchio rarefatta e lo star system è risultato allo stremo, chissà se per mancanza di star. La squadra grillina è oggi più organica e destinata, almeno nelle intenzioni, a dare una radice culturale – chissà se ideologica – al movimento. Il cardiochirurgo romano, la toga di grido, economisti di buon livello internazionale, qualche docente universitario, il rappresentante degli artigiani veneti, la ricercatrice del Cnr sulle malattie metaboliche, l’esperta di economia circolare, l’ecologista, la criminologa impegnata contro il femminicidio, il geomorfologo. Insomma una politicamente variegata quanto promettente pattuglia di persone in grado di illustrare una competenza e poterla poi mostrare. Ad essa Di Maio affianca una selezione più accurata (anche se frutto di un qualche dispotismo di troppo), della militanza interna: le new entry e le riconferme. Le 15 mila autocandidature per le cosiddette parlamentarie, un mare magnum di proposte annegate in un mare magnum di bocciature senza regole, sono servite a creare almeno l’acqua nella quale, sperabilmente per il movimento, i profili più accidentati sono stati risucchiati.
Ma certo il Pd di Matteo Renzi, la squadra nuova sulla quale dice di contare, ha raccolto nella società civile solo briciole. Le cronache di ieri ancora insistono nella novità dell’ascesa di Francesca Barra, un po’ giornalista, un po’ show girl. Di rilievo la presenza di Lucia Annibali, testimonial delle vittime delle violenze di coppia e poi? Deserto o quasi. Il fratello di Giancarlo Siani, il maestro di strada Marco Rossi Doria, fine. E Forza Italia poi, ferma con l’orologio al 1993, prepara innesti da ancien régime. Chiama in Parlamento, oltre a una bella famigliola di voltagabbana, Adriano Galliani, intimo dell’ex Cavaliere, Giorgio Calabrese, il nutrizionista di Bruno Vespa , il presidente della Lazio Claudio Lotito più varie e indefinibili figure femminili.
lunedì 29 gennaio 2018
Di Maio incontenibile: "Cittadini al governo, faremo la storia!"
Tramite la sua pagina Facebook, Luigi Di Maio esprime tutta la sua soddisfazione dei "Supercompetenti" candidati con il M5S.
Ecco il messaggio:
"Oggi inizia una nuova era. Quella dei cittadini nelle Istituzioni e al governo del Paese.
Le persone che abbiamo presentato questa mattina hanno abbracciato i nostri valori e hanno preso degli impegni seri con i nostri iscritti e con tutti i cittadini: hanno promesso di dimezzarsi lo stipendio, di rinunciare ai vitalizi e che non saranno dei voltagabbana.
Inoltre tutte queste persone che si candidano nelle nostre liste lo stanno facendo senza paracadute, senza nessuna garanzia di successo. L'unica loro sicurezza sono il territorio e i cittadini che li sostengono. Siamo orgogliosi e onorati della loro presenza.
Da qui parte un messaggio che voglio rivolgere a ogni italiano: Partecipa. Scegli. Cambia. Con il MoVimento 5 Stelle si può!"
Di Battista memorabile asfalta PD e FI. Massima condivisione
Di Battista: ‘Minoranza Pd si lamenta? Hanno leccato sederi per 5 anni. Prenderanno tante sberle’
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Intervistato dal Fatto Quotidiano l’esponente 5 Stelle Alessandro Di Battista ha lanciato un duro attacco alla minoranza del Pd dicendo:
“Andrò in tour pure a Bolzano, per informarli su alcuni loro candidati. Mi fanno ridere quelli della minoranza Pd: hanno leccato il… per cinque anni al capo approvando ogni porcheria solo per avere una poltrona e ora gridano allo scandalo perché sono stati fatti fuori. Sono felice che certa gente non torni in Parlamento. Per quanto riguarda invece i candidati che presenteremo oggi, sono tutte persone di alto profilo. Sono felice che ci sia Fioravanti: un grande ex atleta che conosce tutti i conflitti di interesse nelle federazioni sportive, ci darà una grossa mano”.
Di Battista, che ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni, si trovava al Tempio di Adriano per la presentazione dei candidati 5 Stelle ai collegi uninominali.
Stamane il pentastellato ha fatto sapere le tappe del suo tour tramite Facebook:
“Sono alla presentazione dei candidati ai collegi uninominali del Movimento 5 Stelle. È davvero entusiasmante assistere a questo momento. Ci sono persone eccellenti. Mi sentirei tutelato, da cittadino, ad avere queste persone come miei rappresentanti in Parlamento. Il Movimento 5 Stelle è fortissimo. Luigi ha fatto un lavoro straordinario. Io darò il mio contributo partendo in tour. Vi chiedo di venire in piazza con me, per conoscere il nostro programma e le persone che lo porteranno avanti nelle Istituzioni. Coraggio e carica!
Ecco le tappe del tour #FuturoInProgramma
– 1 febbraio VITERBO
– 2 febbraio PONTEDERA (Pisa)
-3 febbraio EMPOLI (Firenze); SARZANA (La Spezia)
– 4 febbraio BUSALLA (Genova); CAIRO MONTENOTTE (Savona)
– 5 febbraio SAVIGLIANO (Cuneo)
– 6 febbraio CHIERI (Torino)
– 7 febbraio AOSTA
– 8 febbraio VARESE
– 9 febbraio ARCORE (Monza e Brianza); CASTEL GOFFREDO (Mantova)
– 10 febbraio BOLZANO; MERANO (Bolzano)
– 11 febbraio TOLMEZZO (Udine)
– 12 febbraio LENDINARA (Rovigo); VENEZIA
– 13 febbraio FORLì
– 14 febbraio URBINO
– 15 febbraio RECANATI (Macerata)
– 16 febbraio TERAMO; SULMONA (L’Aquila)
– 17 febbraio LARINO (Campobasso); CERIGNOLA (Foggia); ALTAMURA (Bari)
– 18 febbraio NARDO’ (Lecce)
– 19 febbraio LAURIA (Potenza)
– 20 febbraio LOCRI (Reggio Calabria)
– 21 febbraio CORLEONE (Palermo)
– 22 febbraio CASAL DI PRINCIPE (Caserta)
– 23 febbraio SCAFATI (Salerno)
– 24 febbraio IGLESIAS; OLIENA (Nuoro)
– 25 febbraio RIETI; ORTE (Viterbo)
– 26 febbraio CITTA’ DI CASTELLO (Perugia)
– 27 febbraio SASSUOLO (Modena)
– 28 febbraio RIGNANO SULL’ARNO (Firenze)
– 1 marzo LATERINA (Arezzo)
– 2 marzo chiusura a ROMA”
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Intervistato dal Fatto Quotidiano l’esponente 5 Stelle Alessandro Di Battista ha lanciato un duro attacco alla minoranza del Pd dicendo:
“Andrò in tour pure a Bolzano, per informarli su alcuni loro candidati. Mi fanno ridere quelli della minoranza Pd: hanno leccato il… per cinque anni al capo approvando ogni porcheria solo per avere una poltrona e ora gridano allo scandalo perché sono stati fatti fuori. Sono felice che certa gente non torni in Parlamento. Per quanto riguarda invece i candidati che presenteremo oggi, sono tutte persone di alto profilo. Sono felice che ci sia Fioravanti: un grande ex atleta che conosce tutti i conflitti di interesse nelle federazioni sportive, ci darà una grossa mano”.
Di Battista, che ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni, si trovava al Tempio di Adriano per la presentazione dei candidati 5 Stelle ai collegi uninominali.
Stamane il pentastellato ha fatto sapere le tappe del suo tour tramite Facebook:
“Sono alla presentazione dei candidati ai collegi uninominali del Movimento 5 Stelle. È davvero entusiasmante assistere a questo momento. Ci sono persone eccellenti. Mi sentirei tutelato, da cittadino, ad avere queste persone come miei rappresentanti in Parlamento. Il Movimento 5 Stelle è fortissimo. Luigi ha fatto un lavoro straordinario. Io darò il mio contributo partendo in tour. Vi chiedo di venire in piazza con me, per conoscere il nostro programma e le persone che lo porteranno avanti nelle Istituzioni. Coraggio e carica!
Ecco le tappe del tour #FuturoInProgramma
– 1 febbraio VITERBO
– 2 febbraio PONTEDERA (Pisa)
-3 febbraio EMPOLI (Firenze); SARZANA (La Spezia)
– 4 febbraio BUSALLA (Genova); CAIRO MONTENOTTE (Savona)
– 5 febbraio SAVIGLIANO (Cuneo)
– 6 febbraio CHIERI (Torino)
– 7 febbraio AOSTA
– 8 febbraio VARESE
– 9 febbraio ARCORE (Monza e Brianza); CASTEL GOFFREDO (Mantova)
– 10 febbraio BOLZANO; MERANO (Bolzano)
– 11 febbraio TOLMEZZO (Udine)
– 12 febbraio LENDINARA (Rovigo); VENEZIA
– 13 febbraio FORLì
– 14 febbraio URBINO
– 15 febbraio RECANATI (Macerata)
– 16 febbraio TERAMO; SULMONA (L’Aquila)
– 17 febbraio LARINO (Campobasso); CERIGNOLA (Foggia); ALTAMURA (Bari)
– 18 febbraio NARDO’ (Lecce)
– 19 febbraio LAURIA (Potenza)
– 20 febbraio LOCRI (Reggio Calabria)
– 21 febbraio CORLEONE (Palermo)
– 22 febbraio CASAL DI PRINCIPE (Caserta)
– 23 febbraio SCAFATI (Salerno)
– 24 febbraio IGLESIAS; OLIENA (Nuoro)
– 25 febbraio RIETI; ORTE (Viterbo)
– 26 febbraio CITTA’ DI CASTELLO (Perugia)
– 27 febbraio SASSUOLO (Modena)
– 28 febbraio RIGNANO SULL’ARNO (Firenze)
– 1 marzo LATERINA (Arezzo)
– 2 marzo chiusura a ROMA”
NEL SILENZIO PIU’ ASSOLUTO DEI MEDIA, GENTILONI HA FIRMATO IL TRATTATO CHE UCCIDE L’ITALIA:
L’ultimo consiglio dei ministri ha approvato ddl di ratifica del trattato di libero scambio con il Canada, un provvedimento dalle nefaste ripercussioni di cui nessuno dei grandi e piccoli media nazionali ha dato notizia.
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E’ arrivato il CETA, ma non ditelo in giro. Il governo ha approvato il disegno di legge per la sua ratifica ed attuazione, ossia per l’accordo economico e commerciale tra l’Unione europea e il Canada. Ma piano – per favore! – non strillatelo. Eh già, perché il temuto trattato, firmato lo scorso 30 ottobre a Bruxelles e ratificato dal parlamento europeo questo febbraio sta per approdare al parlamento italiano per seguire l’iter legislativo ed essere votato. Chi lo dice? Il consiglio dei ministri che si è riunito mercoledì sera in fretta e furia e senza neanche un minuto di preavviso; quel cdm di cui i rappresentanti solitamente si affrettano a propagandare i risultati e per il quale invece non è stata convocata neanche l’ombra di una conferenza stampa. E come mai, c’è da chiedersi, neanche il più ridicolo e scarso dei media (provare per credere? Fatevi un giro su google) ha dato questa notizia di epocale importanza? Perché è meglio farlo passare in sordina, o perché forse questo “gran valore” economico non lo ha? Per entrambi i motivi.
Scopo dell’Accordo – si legge nel comunicato del governo – “è stabilire relazioni economiche avanzate e privilegiate, fondate su valori e interessi comuni, con un partner strategico”. Si creano nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra le due sponde dell’Atlantico – si legge ancora – “grazie a un migliore accesso al mercato per le merci e i servizi e a norme rafforzate in materia di scambi commerciali per gli operatori economici”. Accidenti, che grande occasione, addirittura la sola Italia potrebbe beneficiare in termini di maggiori esportazioni verso il Canada “per circa 7,3 miliardi di dollari canadesi”. Ripetiamolo insieme: sette miliardi. Per avere un’idea, l’IMU che noi italiani abbiamo pagato sui nostri immobili, nel solo 2016, è costata 10 miliardi di euro; circa la stessa cifra è stata spesa dal governo Renzi per pagare i famigerati “80 euro”. Il governo Gentiloni ha recentemente “salvato” il sistema bancario creando con estrema facilità un fondo da 20 miliardi di euro. Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe, ma il concetto è chiaro: questo accordo economicamente non vale la carta su cui è stampato, e il problema maggiore è che a fronte di un così ridicolo guadagno – nemmeno sicuro, considerato che si tratta di stime – stiamo per svendere completamente la nostra nazione, e non è un esagerazione. Perché ciò che più fa male è che i nostri governanti si affrettino a specificare come l’accordo “garantirà comunque espressamente il diritto dei governi di legiferare nel settore delle politiche pubbliche, salvaguardando i servizi pubblici (approvvigionamento idrico, sanità, servizi sociali, istruzione) e dando la facoltà agli Stati membri di decidere quali servizi desiderano mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro”. Peccato che la cosa, oltre a suonare palesemente come una “escusatio non petita”, è oltremodo falsa.
Spieghiamoci. E’ vero che “espressamente” il testo del Ceta – nelle sue premesse – “riconosce” agli Stati membri il diritto di prendere autonome decisioni in materie di interesse pubblico come appunto la sanità e il resto, ma in maniera altrettanto precisa descrive il funzionamento del “dispute settlement”, ossia di un arbitrato internazionale cui una “parte” (che può essere uno Stato ma anche un’azienda che opera sul suo territorio) può fare ricorso in caso sia in disaccordo con decisioni prese da altre parti. Tradotto, un’altra nazione o peggio una semplice società, spesso multinazionale, può impugnare una decisione di uno Stato anche quando adottata “nel diritto di legiferare nel settore delle politiche pubbliche”, qualora questa vada a “discriminare” il business dell’azienda. Il funzionamento di questo “tribunale privato” fa diretto richiamo al DSS, identico strumento previsto dall’Organizzazione Mondiale del commercio (o “WTO”, accordo simile al Ceta ma su scala globale). Quest’ultimo prevede la selezione di un “panel” di giudici, composto da esperti provenienti solitamente dal mondo della consulenza privata (esatto, delle multinazionali) o da atenei altrettanto privati. Il panel redige un rapporto contenente la propria opinione circa l’esistenza o meno di un’infrazione alle regole del WTO.
Esso non ha la forza legale di una vera e propria sentenza eppure la procedura di appello ha una durata massima prevista in novanta giorni, e la sentenza, dopo l’approvazione, è definitiva. Sintetizzando: l’Organizzazione Mondiale del Commercio (cui l’Europa e l’Italia hanno aderito da più di vent’anni, nel 1995) ha fini prettamente economici e finanziari; gli Stati, si dice, sono sovrani, eppure i principi che regolano gli scambi internazionali sono al di sopra delle leggi nazionali, ed internazionali; in caso di controversie, le parti (non gli Stati in realtà, quanto le società multinazionali “discriminate”) possono rivolgersi al WTO e chiedere se sia giusto o meno non applicare il suo regolamento; il WTO, privato e- sicuramente -imparzialissimo, emette la sentenza, che, per carità, non ha forza legale vera e propria (non essendo un vero tribunale), però è ad ogni modo inappellabile e definitiva. Democraticamente. E quel che è previsto per il Wto vale per il CETA. Il tribunale del WTO è stato mai adito per questioni sugli scambi internazionali? Oh sì! Solo gli Stati Uniti sono stati coinvolti in più di 95 casi contro società private, e di questi processi gli USA, in qualità di nazione, ne ha persi 38 e vinti appena 9. Gli altri o sono stati risolti tramite negoziazioni preliminari oppure sono ancora in dibattimento. In circa 20 casi il Panel addirittura non è mai stato formato, e la maggior parte dei processi che hanno perso riguarda livelli di standard ambientale, misure di sicurezza, tasse e agricoltura.
Questo panegirico forse può risultare oscuro pertanto è utile fare una semplificazione: lo Stato italiano, al contrario di quanto dice il governo Gentiloni, non può decidere autonomamente alcunché, prima di tutto perché fa parte dell’Unione europea e ha siglato accordi comunitari come il Patto di stabilità e il fiscal compact, oltre a far parte di un’unione monetaria, quindi di partenza non ha alcun potere decisionale in termini di politiche monetarie, fiscali, economiche e sociali. Secondo poi, pur godesse di una simile sovranità, comunque rischierebbe di trovarsi contro cause miliardarie– private –e di perderle, con tanti saluti al “potere politico”. Quel che allora il misero comunicato stampa del consiglio dei ministri dice in parte è vero, ossia che il governo può “decidere quali servizi mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro”. Scopo dell’accordo è infatti di liberalizzare completamente qualsivoglia tipo di merce o servizio, inclusi quelli che teoricamente uno Stato soltanto dovrebbe garantire, e che invece già stanno finendo in mano ai privati (cliniche sanitarie, scuole, ecc ecc), in un mondo che sempre più sarà alla portata di poche persone e tasche. Ed ecco che la nostra carta Costituzionale si trasforma in carta igienica.
Quanto alle “potenzialità” di esportazione la nostra bella Penisola, da sempre caratterizzata da una grande vocazione all’export, già da tempo ha incrementato la vendita dei propri beni all’estero. Siamo più competitivi? Facciamo cose migliori? Ne più ne meno come prima, semplicemente gli italiani non hanno più una lira (i consumi domestici sono drasticamente calati, grazie a politiche iniziate da Mario Monti che in una celebre intervista ammise di “distruggere la domanda interna”) e quindi le imprese (quelle che non hanno chiuso) si sono arrangiante puntando ancor più sui mercati forestieri; solo pochi giorni fa l’Istat ha registrato nei suoi dati la “morte” della classe media italiana. Nel frattempo, visto che le merci di qualità come quelle nostrane non ce le possiamo permettere, nei nostri negozi arrivano tonnellate di merce a basso costo ma di pessima qualità che viene assoggettata a controlli scarsi o addirittura nulli, poiché già siamo in un’unione di libero scambio, l’Unione europea, che stiamo per estendere al Canada. Inutile dire che simili politiche danneggiano direttamente le nostre imprese, dunque il lavoro e in generale il benessere del nostro popolo. Tutto questo per – forse – sette miseri miliardi. Neanche i 30 denari di Giuda.
"Il Pd pagava il pizzo al clan degli Spada". Pentito inguaia i dem
La mafia a Ostia non risparmia nessuno. Nemmeno la sede del Partito Democratico. Che, secondo il racconto di un pentito, pagava il pizzo al clan Spada
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Che, secondo il racconto di un pentito, pagava il pizzo al clan Spada. La rivelazione, contenuta nell'ordinanza di 750 pagine che ha portato in cella 32 affiliati al clan mafioso di Ostia, è stata resa agli inquirenti nel gennaio 2016 dal collaboratore di giustizia Michael Cardoni. "Anche la sede del Pd in via Antonio Forni pagava il pizzo a mio zio", ha dichiarato spiegando il sistema criminale legato a estorsioni, usura, business del racket e traffico di droga.
Sulla vicenda il commissario dem Stefano Esposito ha affermato: "Devo dire che non mi stupirei se il clima di intimidazione che ho respirato fin dal primo minuto fosse stato subito anche dai miei compagni di partito. Questo non giustifica nulla, bisogna sempre denunciare, è l' unico modo per liberare Ostia. Aggiungo che bisognerebbe anche approfondire la vicenda delle sedicenti associazioni antimafia, da me denunciate nel 2015".
La sede del circolo del Pd è stata sfrattata nel 2015 per morosità.
giovedì 25 gennaio 2018
Il sondaggio che distrugge i criminali dell’informazione: il 70% degli italiani sta con la Raggi
Da mesi in questo sito denunciamo il comportamento vergognoso dei “criminali dell’informazione” nei confronti di Virginia Raggi.
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Tra bufale, false notizie e titoloni sensazionalistici, i fake media hanno gettato fango sull’amministrazione 5 Stelle della capitale da quando la sindaca ha messo piede in Campidoglio, accusandola di tutti i mali causati da anni di amministrazione Pd e centrodestra.
Ma con questo atteggiamento, giornaloni e tg si sono scavati la fossa: a quello che dicono ormai non ci crede più nessuno, perché, se da una parte ci raccontano che Roma è piena di buche, dall’altra gli utenti della rete vedono con i loro occhi tutte le foto delle strade asfaltate dalla giunta Raggi.
E non a caso un sondaggio realizzato per Agorà ha rilevato che il 69% degli italiani degli italiani è convinto che la Raggi abbia fatto bene o abbia solo bisogno di tempo.
Una grande sconfitta per la propaganda di regime.
M5S: ‘I responsabili dei disastri di Roma sono i vecchi partiti e gli italiani lo sanno’
Il M5S ha commentato i risultati del sondaggio con un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, che riportiamo di seguito:
“Quasi il 70% degli italiani esprime un giudizio positivo sull’operato del sindaco di Roma Virginia Raggi e la sua giunta. Lo rivela un sondaggio per Agorà, mettendo in luce che a prevalere è la consapevolezza che per vedere i primi risultati, in una città che per 20 anni è stata spolpata dai partiti, serve tempo. Gli italiani dimostrano molta più saggezza dei tanti soloni che pretendono miracoli da una Giunta che si è insediata sulle macerie dei disastri di chi ha governato negli anni passati, e molta più onestà intellettuale di coloro che hanno distrutto Roma e ora vorrebbero che la Raggi, con una bacchetta magica, risolvesse i danni che loro stessi hanno provocato.
Chi ieri ha distrutto Roma e oggi sta mandando in malora l’intero Paese tenta di usare gli attacchi a Virginia Raggi come arma di distrazione di massa per provare a distogliere l’attenzione degli italiani dalle loro responsabilità e dai loro fallimenti. Ma gli italiani ci vedono benissimo e il giochino non funziona. Non funziona con i cittadini e non funziona con il MoVimento 5 Stelle: il PD, che vorrebbe imporre al Paese la narrazione di ‘una Roma mal governata’, deve rendere conto dei dati e dei fatti di questi ultimi quattro anni in cui si sono susseguiti tre governi totalmente fallimentari.
Vi rinfreschiamo la memoria? Immigrazione: quattro anni di nulla, se non un patto scellerato sottoscritto da Renzi con l’Unione europea per avere briciole di flessibilità con cui finanziare le sue man
ce elettorali – vedi il bluff del bonus da 80 euro – in cambio dell’impegno dell’Italia a far approdare nei propri porti tutti i migranti. Sanità: oltre 4 miliardi e mezzo di tagli, che portano a oltre 12milioni gli italiani che quest’anno hanno rinunciato a curarsi per mancanza di disponibilità economica. E poi il disastro del jobs act, quello della ‘buona scuola’, e chi più ne ha più ne metta.
Da oggi in poi su Roma non accetteremo più lezioni da chi, responsabile del fallimento dell’Italia intera, sposta l’attenzione sulla Capitale per lavarsi la coscienza e nascondere le proprie colpe.”
Clamoroso Di Battista: "Mi volevano corrompere"
C'è un'intercettazione tra un lobbista e l'Ammiraglio De Giorgi, Capo di Stato maggiore della Marina Militare italiana (tra l'altro sotto indagine per associazione a delinquere): i due parlano di Alessandro Di Battista!
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L’APPELLO DI BEPPE GRILLO: "DATECI LA POSSIBILITÀ DI GOVERNARE QUESTO PAESE" – CONDIVIDI
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L'APPELLO DI BEPPE GRILLO: "DATECI LA POSSIBILITÀ DI GOVERNARE QUESTO PAESE" - CONDIVIDI
Risparmiatori truffati elogiano il M5S e Di Maio: "Gli unici a stare dalla nostra parte"
GUARDA IL VIDEO:
Il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio interviene ad Arezzo per la campagna elettorale e viene accolto da molti dei risparmiatori di Banca Etruria che si sono radunati nell'associazione Vittime del Salvabanche. "Il Movimento è sempre stato con noi - ha detto uno di loro dal palco - e per questo siamo qui ad accogliere il nostro futuro premier".
"Troppo M5S in tv". L'Agcom "richiama" La7 e Sky, Mentana si ribella
Come riporta il fattoquotidiano.it, La7 e Sky vengono richiamate dall'Agcom per un motivo che ha davvero dell'incredibile. Ovvero, secondo l'ente, queste due emittenti stanno dando troppo spazio al M5S in tv.
Richiamo che ha fatto imbestialire non poco il Direttore di La7, Enrico Mentana che dice:
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“Sapete quale sarebbe il tempo di parola dato alle due liste citate? Quattro minuti e 12 secondi per il M5s e 1 minuto e 50 secondi per la Lega. In totale nove ore di notiziari. È francamente patetico, irrispettoso e offensivo per il lavoro che svolgiamo”
Per l'Agcom è violazione della par condicio, ma non abbiamo mai visto l'ente intervenire quando sia Forza Italia che, sopratutto, il PD s'impadronivano di interi talk show facendo dei monologhi senza controparte, come succede spesso in Rai.
I partiti vogliono fregarci. Ecco come
Come ti fregano con le finte alleanze
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di Luigi Di Maio
Alle prossime elezioni il MoVimento 5 Stelle sarà l'unica forza politica a presentarsi con un unico programma e un unico candidato premier, entrambi supportati da tutti i cittadini che entreranno in Parlamento con il nostro simbolo. Gli altri partiti si propongono sotto mentite spoglie, con finte alleanze, che servono solo a cercare di racimolare il maggior numero possibile di poltrone, fregando l'elettore. In questa storia c'è una alleanza alla luce del sole, che però è finta, e una alleanza all'oscuro di tutti, che però è vera.
La finta alleanza è quella del centrodestra. Salvini e Berlusconi non hanno nulla in comune nel programma. Berlusconi dice di voler rispettare tutti i vincoli europei a partire da quello del 3%. Salvini invece dice di volerlo sforare e ha candidato il professore no euro Bagnai. Berlusconi dice di non voler abolire la Fornero e possiamo credergli perché lui, assieme alla Meloni, l'ha votata. Salvini dice di volerla abolire. L'elenco potrebbe andare avanti all'infinito. Morale: non sono d'accordo su nulla. Non hanno un programma e se per disgrazia dovessero fare un governo finirebbe come in Sicilia, condannata dal centrodestra alla paralisi totale e con la Lega che ha già abbandonato la maggioranza. Allora che ci stanno a fare insieme?
Ve lo spiego subito: non è un'alleanza programmatica, ma poltronistica. Con questa legge elettorale l'unica possibilità che hanno questi partiti di raccattare qualche poltrona in più di quella che gli darebbe la vera percentuale che hanno (ben al di sotto del 20%) è puntare ai collegi uninominali dove si ottiene un parlamentare prendendo anche un solo voto in più rispetto agli altri, soprattutto in Lombardia, in Veneto e da qualche parte al Sud. Visto che in molte zone d'Italia il MoVimento 5 Stelle da solo è al di sopra delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra.
Se tutti i partiti si presentassero da soli, nessuno avrebbe possibilità di vincere neppure un collegio uninominale: li prenderebbe tutti il MoVimento 5 Stelle. Allora si mettono insieme con decine di partiti dallo zerovirgola, pur non avendo nulla in comune, per fregarsi la poltrona e poi passata la festa (il voto), gabbato lo santo (l'elettore). Sia Berlusconi sia Salvini hanno tutto l'interesse a portare avanti questo metodo perchè in questo momento si stanno spartendo i collegi uninominali che potrebbero vincere con questo metodo fraudolento. Uno a te, uno a me, uno a te, uno a me. Poi quando andranno in Parlamento ognuno di loro si farà i fatti propri come hanno sempre fatto, nessun governo sarà possibile perchè non sono d'accordo su nulla e ci rimetterà solo l'elettore.
La vera alleanza è quella di Forza Italia con il Pd. Se ci fate caso, ogni giorno Berlusconi tesse le lodi di Gentiloni e ogni giorno Gentiloni fa altrettanto con lui. Ieri per esempio il premier non eletto ha detto: "Non chiamerei Berlusconi un populista". Ma allora perché non si alleano fin da subito? E' semplice! Farlo ora non conviene a nessuno. Se il Pd si alleasse con Forza Italia arriverebbe in un attimo al 2%. Se Forza Italia si presentasse al voto con il Pd dovrebbe rinunciare a tutti i collegi uninominali che riuscirebbe a conquistare con la finta alleanza con la Lega. Sarebbe quindi un danno per entrambi: meno soldi e meno poltrone per tutti e questa gente qui non pensa ad altro. Quello che propongono ufficialmente è falso, è una vera e propria truffa con lo scopo dichiarato di prendere più poltrone e quindi più soldi. Sono persone senza scrupoli.
Gentiloni e Berlusconi sperano quindi di fare bingo in questo modo. L'obbiettivo del Pd sarà quello di non sprofondare sotto il 20%, obbiettivo quasi impossibile a questo punto. Quello di Forza Italia sarà quello di arraffare quante più poltrone possibili fregando gli elettori come hanno sempre fatto. Il comune intento è quello di arrivare in Parlamento avendo insieme più del 50%, ma questo numeri alla mano è impossibile. Insieme possono arrivare ad avere un 40% dei parlamentari, non di più. Ma soprattutto quale sarebbe il programma di Pd e Forza italia uniti? Quello degli ultimi 20 anni che li hanno visto governare o alternati o assieme come nel governo Monti, la più grande sciagura che ci potesse capitare dopo la crisi. Il Gentiloni bis sostenuto da Forza Italia e Pd sarà un nuovo governo Monti, per di più senza una maggioranza stabile. Dio ce ne scampi e liberi!
Votare centrodestra o centrosinistra è esattamente la stessa cosa. Che diate il voto all'uno o all'altro per loro va bene perchè rientra nei loro piani che sia così. Hanno fatto la legge elettorale apposta in questa maniera per ottenere il massimo di potere e di soldi. Centrodestra o centrosinistra non è la scelta. La scelta è tra partecipare, scegliere il MoVimento 5 Stelle per cambiare l'Italia per fare gli interessi dei cittadini, oppure lasciare che i soliti mantengano potere o poltrone e continuino a farsi i fatti loro. Non fatevi fregare dalle finte alleanze. Scegliete il meglio. Partecipa. Scegli. Cambia.
mercoledì 24 gennaio 2018
Barbara Lezzi super da Vespa! Fa esplodere di rabbia la deputata di Berlusconi
Ecco l'intervista della "leonessa" Barbara Lezzi da Vespa. In studio la deputata di Berlusconi Maria Stella Gelmini, che viene ridicolizzata
GUARDA IL VIDEO:
Con il M5S, "pensione di cittadinanza": mai più pensionati sotto la soglia di povertà
di Luigi Di Maio
È curioso che la nostra proposta di dare una "pensione di cittadinanza" a chi vive sotto la soglia minima di povertà, di cui ho parlato ieri mattina, venga derisa proprio dai parlamentari del PD, cioè dai rappresentanti di quel partito che in teoria dovrebbe dimostrare una certa sensibilità verso temi come la povertà e l’emarginazione sociale. Ma evidentemente l’unico tema a cui sono rimasti sensibili sono i loro privilegi.
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Se queste persone si tagliassero lo stipendio o rinunciassero al vitalizio, come abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle, trovare le coperture per dare una pensione decente ai tanti anziani che non arrivano a fine mese non sarebbe un problema. Io sono stufo di un Paese in cui i soldi per i vitalizi e gli stipendi d’oro ci sono sempre, mentre per i cittadini non ci sono mai e non accetto di vedere un anziano che dopo una vita di sacrifici non può nemmeno fare la spesa o comprare le medicine. E questa non è retorica: qualche settimana fa sono stato all’associazione Pane Quotidiano a Milano e ho visto con i miei occhi tanti pensionati fare la fila per mangiare un pasto caldo.
La nostra proposta è una risposta concreta a tante situazioni come queste: è un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780 euro mensili o ai 1170 euro se si tratta di una coppia. E’ una misura contenuta dentro il reddito di cittadinanza e le coperture ci sono, le presenteremo domenica a Pescara insieme a tutte le altre. E’ una misura realizzabile, con buona pace di quelli del PD che continueranno a dire che non si può fare.
Con il M5S Italia primo Paese al mondo per qualità della vita. Ecco perchè
di Luigi Di Maio
La qualità della vita è al centro del programma di governo del MoVimento 5 Stelle, è il filo rosso che lega i 20 punti che abbiamo presentato domenica a Pescara. Parliamo di qualità della vita perché quello che ci sta a cuore è che gli italiani possano vivere bene nel loro Paese, senza essere costretti ad andare via oppure a rassegnarsi.
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Il lavoro da fare è tanto e ce lo conferma il rapporto “U.S. News & World Report Best Countries" presentato al World Economic Forum: nella classifica dei primi 20 Paesi per qualità della vita l’Italia non c’è. Ed è un paradosso per un Paese come il nostro che può vantare una tradizione enogastronomica che tutti ci invidiano, bellezze paesaggistiche e un patrimonio storico artistico unici al mondo. Abbiamo tantissimo, eppure viviamo male.
Con il nostro programma di governo vogliamo far tornare l’Italia ai primi posti di classifiche come queste. Quando parliamo di qualità della vita in ballo ci sono cose concrete: quanto tempo ci vuole per fare un esame medico o per richiedere un certificato, la possibilità di trovare un lavoro, la qualità dell’aria che respiriamo e del nostro livello di istruzione, la sicurezza sul lavoro.
I nostri 20 punti parlano di questo, di una vita migliore e più semplice.
Con il nostro piano di eliminazione di 400 leggi inutili, sburocratizziamo il Paese e rendiamo più facile la vita a imprese e cittadini; creiamo nuovi posti di lavoro con investimenti in settori ad alto moltiplicatore occupazionale e nel frattempo riformiamo i Centri per l’impiego; con il nostro Reddito di cittadinanza diamo una nuova opportunità a chi ha perso il lavoro e una pensione dignitosa, che non scenda sotto la soglia dei 780 euro, ai pensionati che non arrivano a fine mese; riduciamo le tasse per le piccole e medie imprese e per le famiglie, alle quali diamo un aiuto concreto soprattutto a quelle con figli; le risorse le togliamo dagli sprechi e dai costi della politica e le mettiamo su istruzione e sanità.
Non dobbiamo rinunciare a vivere bene e al sogno di avere un Paese migliore.
Partecipa, scegli, cambia!
Marco Travaglio ridicolizza Boschi e PD: "Sono un patetico caso umano"
Marco Travaglio in pochi righi ridicolizza il PD e la Boschi sulla scelta di candidarla a Bolzano, violando lo statuto del PD. Tutto pur di avere una poltrona. Riportiamo il virgolettato:
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"A qualcuno parrà strano, ma vorremmo spezzare una lancia, ovviamente etrusca, per Maria Elena Boschi: qualcuno, per favore, le dica dove sarà candidata perché questo gioco dell’oca (absit iniuria verbis) fra la natia Toscana e la Basilicata, le Marche e la Lombardia, la Campania e il Lazio, la Sardegna e il Trentino Alto Adige rischia di umiliarla. È vero che i collegi blindati sono pochi e tutti li vogliono dunque nessuno la vuole. Però insomma, un po’ di rispetto non guasterebbe: è la Madre Ricostituente della Terza Repubblica, mica un pacco postale. Nelle ultime settimane, dopo i figuroni in Commissione banche, le cronache la sballottano tra Arezzo (dove non può più metter piede nemmeno col burqa), Firenze e Lucca, la catapultano chissà perché fra Pomigliano d’Arco ed Ercolano (Pompei no), la rimbalzano come una pallina da flipper dal Frusinate ad Ascoli Piceno, la palleggiano da Matera a Potenza, la destinano fra le brume brianzole e poi fra i nuraghe sardi, infine la paracadutano in quel di Bolzano (dove Renzi conta molto sui voti della minoranza tedesca che, parlando poco l’italiano, potrebbe non capire bene cosa dice). E lei ogni volta, secchiona com’è, si mette lì, curva sul suo desco a studiare gli usi e costumi locali, ma soprattutto i dialetti e gli accenti per sintonizzarsi con gli eventuali elettori. Ora se non le cambiano ancora destinazione, dovrà equipaggiarsi alla tirolese, divisa in panno verde, berretto con ponpon e stella alpina d’ordinanza, borraccia, piccozza, scarponcini, corde e ganci da arrampicata, per guidare l’ala rupestre del Giglio Magico.
A prescindere dal patetico caso umano, sarebbe interessante sapere come la mette il Pd col suo Statuto, che all’articolo 19 impone per i candidati al Parlamento una “selezione a ogni livello col metodo delle primarie o… con altre forme di ampia consultazione democratica” rispettose di “principi” come “la rappresentatività sociale, politica e territoriale dei candidati”, la “competenza” e “la pubblicità della procedura di selezione”. Ora la Boschi è certamente competente su almeno una materia: le interferenze per salvare banca Etruria (non a caso finita in bancarotta). Invece non risulta alcuna “pubblicità della procedura di selezione” del suo nome in Trentino Alto Adige. E neppure una sua “rappresentatività territoriale” in loco, a parte la celebre gita turistica a Madonna di Campiglio spacciata per “missione istituzionale”. Se però i suddetti principi, in un partito che si chiama democratico, sono traducibili in un semplice “decide tutto Renzi, fatevi i cazzi vostri”, va benissimo così."
SE TUTTI GUARDASSERO QUESTO VIDEO IL M5S PRENDEREBBE IL 70%
Lombardi a Di Martedì: ‘La prima cosa che faremo sarà tagliare i vitalizi nella Regione Lazio’
GUARDA IL VIDEO:
Ospite a “Di Martedì”, il programma condotto da Giovanni Floris su La7, la candidata del M5S alla presidenza della Regione Lazio Roberta Lombardi ha parlato di vitalizi, promettendone l’abolizione se dovesse vincere le prossime elezioni regionali.
“La parte politica ha la responsabilità politica di dare un segnale ai cittadini dopo averli privati dei loro diritti acquisiti con la legge Fornero ha la responsabilità morale ed etica di essere capace di autoriformarsi,” ha detto l’esponente 5 Stelle, che ha aggiunto: “Lo abbiamo visto che non è stato possibile in questi anni in parlamento; la legge Richetti è stata l’ennesima presa in giro, era abbinata alla mia proposta di legge che applicava a tutti i parlamentari il nostro trattamento, che noi del M5S abbiamo scelto, in ossequio all’impegno elettorale, di applicarci per fare microcredito e far aprire nuove aziende. La politica quando vuole può essere virtuosa”.
Il conduttore ha ricordato alla Lombardi che nelle regioni si può scegliere quale contributo far pagare ai propri deputati. “Le dico cosa farò io – ha replicato la candidata pentastellata – nel caso diventassi presidente di regione: abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali passati. Faranno ricorso, se ne assumeranno le responsabilità”.
“Faranno ricorso e lo vinceranno,” ha obiettato Floris. “Io intanto li taglio, poi loro dovranno metterci la faccia sul ricorso che faranno,” ha ribattuto la Lombardi che ha proseguito elencando alcuni altri tagli che propone: “Secondo: il divieto di cumulo. Terzo: la riduzione degli emolumenti attualmente percepiti dai consiglieri regionali a 5mila euro lordi, come facciamo noi parlamentari del Movimento 5 Stelle, come hanno fatto i miei colleghi regionali aprendo un fondo per il microcredito regionale di 750mila euro”.
E ancora: “Le somme di cui parliamo dei vitalizi, di cui a volte si parla con un po’ di sufficienza perché è vero che non risolvono il problema del debito pubblico ma sono bei soldi. Nel Lazio sono 20 milioni di euro l’anno, che significa 10 PET l’anno (macchinari di
agnostici per le malattie oncologiche): anziché costringere tra i 10mila e i 15mila cittadini laziali a dover andare nelle altre regioni a fare questo esame perché nel Lazio abbiamo un anno di lista d’attesa. Un anno significa o vita o morte per un malato oncologico”.
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Ospite a “Di Martedì”, il programma condotto da Giovanni Floris su La7, la candidata del M5S alla presidenza della Regione Lazio Roberta Lombardi ha parlato di vitalizi, promettendone l’abolizione se dovesse vincere le prossime elezioni regionali.
“La parte politica ha la responsabilità politica di dare un segnale ai cittadini dopo averli privati dei loro diritti acquisiti con la legge Fornero ha la responsabilità morale ed etica di essere capace di autoriformarsi,” ha detto l’esponente 5 Stelle, che ha aggiunto: “Lo abbiamo visto che non è stato possibile in questi anni in parlamento; la legge Richetti è stata l’ennesima presa in giro, era abbinata alla mia proposta di legge che applicava a tutti i parlamentari il nostro trattamento, che noi del M5S abbiamo scelto, in ossequio all’impegno elettorale, di applicarci per fare microcredito e far aprire nuove aziende. La politica quando vuole può essere virtuosa”.
Il conduttore ha ricordato alla Lombardi che nelle regioni si può scegliere quale contributo far pagare ai propri deputati. “Le dico cosa farò io – ha replicato la candidata pentastellata – nel caso diventassi presidente di regione: abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali passati. Faranno ricorso, se ne assumeranno le responsabilità”.
“Faranno ricorso e lo vinceranno,” ha obiettato Floris. “Io intanto li taglio, poi loro dovranno metterci la faccia sul ricorso che faranno,” ha ribattuto la Lombardi che ha proseguito elencando alcuni altri tagli che propone: “Secondo: il divieto di cumulo. Terzo: la riduzione degli emolumenti attualmente percepiti dai consiglieri regionali a 5mila euro lordi, come facciamo noi parlamentari del Movimento 5 Stelle, come hanno fatto i miei colleghi regionali aprendo un fondo per il microcredito regionale di 750mila euro”.
E ancora: “Le somme di cui parliamo dei vitalizi, di cui a volte si parla con un po’ di sufficienza perché è vero che non risolvono il problema del debito pubblico ma sono bei soldi. Nel Lazio sono 20 milioni di euro l’anno, che significa 10 PET l’anno (macchinari di
agnostici per le malattie oncologiche): anziché costringere tra i 10mila e i 15mila cittadini laziali a dover andare nelle altre regioni a fare questo esame perché nel Lazio abbiamo un anno di lista d’attesa. Un anno significa o vita o morte per un malato oncologico”.
martedì 23 gennaio 2018
Di Maio incontenibile da Vespa: "Ecco il M5S". Trema la Casta
Luigi Di Maio intervistato da Bruno Vespa parla del M5S e del suo programma di Governo
GUARDA IL VIDEO:
Di Battista agli italiani: "Venite a darci una mano, per i vostri diritti"
L'appello di Alessandro Di Battista a tutti gli italiani
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"Si parte. Non vedo l'ora. Ce la metterò tutta per convincere gli italiani a sostenere il Movimento 5 Stelle. Non sarò candidato ma fa poca differenza. Sono un cittadino italiano che lotta. Partirò in camper il 1 febbraio e girerò tutta l'Italia. Nelle piazze potrete ascoltare le nostre idee e conoscere i nostri candidati. Quando vi dico "venite con me" non vi sto chiedendo un favore. Vi sto dicendo che avete il dovere di partecipare, di combattere per i diritti, di alzare la testa. Di essere sovrani! "
Vergogna in diretta contro il M5S! Guardate cos'hanno fatto
Meli a L’Aria che Tira: ‘I 5 Stelle non sanno neanche parlare in italiano, meglio che parlino in inglese’
GUARDA IL VIDEO:
La macchina delle bugie continua a lavorare contro il M5S.
Oggi ne abbiamo l’ennesima dimostrazione a L’Aria Che Tira, trasmissione ormai tristemente nota per la sua linea anti 5 Stelle.
Ospite in studio, la giornalista del Corriere della Sera Maria Teresa Meli, anch’ella nota per la sua antipatia verso il M5S, ha criticato la tre giorni del ‘Villaggio Rousseau’, in cui il movimento guidato da Luigi Di Maio ha presentato il proprio programma e parte dei candidati alle elezioni del 4 marzo.
La giornalista ha detto:
“Hanno imitato Renzi con la presentazione delle slides, dopo averlo preso in giro. Hanno fatto quei titoli buffissimi in inglese. Ma parlate in italiano. Anzi, non lo sanno parlare, quindi forse è meglio l’inglese. Il M5s è un partito come gli altri, o meglio è un partito-azienda. Hanno deciso per il candidato presidente del Consiglio più accettabile, quello che spaventa di meno per quella sua arietta da ragazzino perbene”.
Meli ha proseguito dicendo: “Grillo si è messo da parte. Anzi, chiedo ai colleghi giornalisti di spiegarmi bene qual è la vera storia tra Grillo e il suo movimento, visto che dicono che è tornato e invece è di nuovo scomparso”.
Il giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa ha ribattuto osservando: “A me non ha convinto la scelta di alcuni candidati del M5s, perché mi sembra che siano stati selezionati con gli stessi criteri vigenti in altri partiti. Sono state preferite persone note a gente che ha manifestato un impegno coerente e lungo nella società civile. A parte questo, una delle più grandi mistificazioni di questa campagna elettorale è il continuo dire che i 5 Stelle debbano dimostrare la loro competenza, come se quelli di centrodestra e di cent
rosinistra che finora ci hanno governato fossero competenti. Ma scherziamo?”.
E ancora: “Ci siamo dimenticati di coloro che sono stati portati in Parlamento da questi schieramenti? Gente che non sa l’italiano e che è stata sbertucciata anche dalla satira. Vogliamo davvero credere che il M5s debba dimostrare la stessa competenza degli altri? Io mi auguro di no. Vorrei che fossero molto meglio”.
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La macchina delle bugie continua a lavorare contro il M5S.
Oggi ne abbiamo l’ennesima dimostrazione a L’Aria Che Tira, trasmissione ormai tristemente nota per la sua linea anti 5 Stelle.
Ospite in studio, la giornalista del Corriere della Sera Maria Teresa Meli, anch’ella nota per la sua antipatia verso il M5S, ha criticato la tre giorni del ‘Villaggio Rousseau’, in cui il movimento guidato da Luigi Di Maio ha presentato il proprio programma e parte dei candidati alle elezioni del 4 marzo.
La giornalista ha detto:
“Hanno imitato Renzi con la presentazione delle slides, dopo averlo preso in giro. Hanno fatto quei titoli buffissimi in inglese. Ma parlate in italiano. Anzi, non lo sanno parlare, quindi forse è meglio l’inglese. Il M5s è un partito come gli altri, o meglio è un partito-azienda. Hanno deciso per il candidato presidente del Consiglio più accettabile, quello che spaventa di meno per quella sua arietta da ragazzino perbene”.
Meli ha proseguito dicendo: “Grillo si è messo da parte. Anzi, chiedo ai colleghi giornalisti di spiegarmi bene qual è la vera storia tra Grillo e il suo movimento, visto che dicono che è tornato e invece è di nuovo scomparso”.
Il giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa ha ribattuto osservando: “A me non ha convinto la scelta di alcuni candidati del M5s, perché mi sembra che siano stati selezionati con gli stessi criteri vigenti in altri partiti. Sono state preferite persone note a gente che ha manifestato un impegno coerente e lungo nella società civile. A parte questo, una delle più grandi mistificazioni di questa campagna elettorale è il continuo dire che i 5 Stelle debbano dimostrare la loro competenza, come se quelli di centrodestra e di cent
rosinistra che finora ci hanno governato fossero competenti. Ma scherziamo?”.
E ancora: “Ci siamo dimenticati di coloro che sono stati portati in Parlamento da questi schieramenti? Gente che non sa l’italiano e che è stata sbertucciata anche dalla satira. Vogliamo davvero credere che il M5s debba dimostrare la stessa competenza degli altri? Io mi auguro di no. Vorrei che fossero molto meglio”.
Clamoroso, il condannato Sgarbi lancia la sfida a Di Maio. Ecco cosa sta succedendo
Vittorio Sgarbi sfiderà il candidato premier del M5S Luigi Di Maio nell’uninominale di Pomigliano D’Arco.
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Lo ha annunciato il critico d’arte, il quale correrà con Forza Italia e si aspetta una “campagna elettorale scoppiettante”.
Ne parla Adolfo Pappalardo su Il Mattino:
“Nella battaglia frontale contro i grillini, sia il Pd che Forza Italia considerano strategico (almeno dal punto di vista dell’immagine e della ribalta nazionale) il collegio per la Camera di Pomigliano D’Arco, l’ex roccaforte rossa dove si dovrebbe candidare Luigi Di Maio (per ora solo nel proporzionale di Campania 1). Matteo Renzi ha chiesto un nome di alto profilo («Uno scienziato o un docente universitario», l’ordine prerentorio del segretario ai democrat napoletani) ma sinora nessuna indicazione. Forza Italia invece il cerchio l’ha chiuso blindando l’accordo con Vittorio Sgarbi. «Sì mi candido contro Di Maio. Sarà uno scontro frontale e ne vedremo delle belle….», conferma il critico d’arte annunciando «una campagna elettorale scoppiettante». E c’è da giurarci. Ieri la firma ufficiale del patto tra Forza Italia e Sgarbi che, a sua volta, rinuncia a presentare per le prossime politiche liste del suo neomovimento «Rinascimento» e una decina di nomi saranno accolti nelle liste azzurre: «Sarebbe stato complicato raccogliere le firme e presentarci anche solo nel Lazio e Lombardia».”
Sgarbi ha aggiunto: “È stato Berlusconi a chiedermelo – continua Sgarbi – e quando ha subordinato tutto allo scontro diretto con Di Maio ho accettato. Sarà fantastico scontrarsi con lui e anche l’occasione per far valutare ad un elettore del luogo la sfida messa in campo. Un intellettuale, un professore contro uno in
cassa integrazione permanente…”. Il leader di “Rinascimento” ha definito “geniale” la trovata di Berlusconi di offrirgli quella piazza.
Solo qualche mese fa avevano suscitato polemiche le dichiarazioni di Sgarbi sui napoletani:
“I napoletani non hanno voglia di lavorare. […] A Napoli si vive una condizione di disagio sociale e assenza di lavoro e i napoletani devono andare oltre la creatività come valore assoluto che da solo non basta, mettendolo a regime e rendendolo produttivo”.
lunedì 22 gennaio 2018
Presidente Anticorruzione premia la Raggi: "Roma sta crescendo"
La sindaca posta sui social la lettera del presidente dell’Autorità che giudica positivamente il lavoro svolto dal Comune su trasparenza e anticorruzione. Restano però diverse criticità
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l presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone dà la propria valutazione al tavolo tecnico istituito con il comune di Roma riguardo al lavoro svolto dal Campidoglio nel campo della trasparenza e dell’anticorruzione. Ne dà notizia la sindaca Virginia Raggi che pubblica la lettera sul proprio profilo Fb.
Buoni risultati ma anche nodi da sciogliere
«Significativa riduzione del ricorso alle procedure negoziate», cioè senza gara, in materia contrattuale. «Misure efficaci» in materia di anticorruzione nell’ambito del piano triennale di prevenzione. «Azioni correttive» «di particolare rilievo» intraprese sul «sistema di governance delle società partecipate dal Comune». Permanere di «criticità» sulla «centralizzazione degli acquisti», sulla «rotazione del personale», su una «elevata ed anomala cancellazione di Cig», cioè i codici identificativi di gara negli appalti.
La valutazione riguarda anche la precedente gestione
Sono questi alcuni degli aspetti messi in luce dall’Anac in merito al tavolo tecnico istituito con Roma Capitale il 23 marzo 2016 con la precedente gestione Commissariale e riattivato nel marzo 2017 per monitorare l’operato del Comune su contratti, prevenzione della corruzione e trasparenza. Questo è contenuto nella lettera che il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha inviato alla sindaca Virginia Raggi il 18 gennaio e che la sindaca pubblica sul proprio profilo Facebook.
La «migliorie» da fare
Molti i punti positivi messi in evidenza, uniti all’«apprezzamento per la collaborazione mostrata da parte dei componenti del Tavolo e per la disponibilità che si è avuto modo di cogliere negli incontri intercorsi». In particolare nel settore contrattuale Cantone dà atto che «le azioni intraprese nel corso del 2017, anche per effetto della riorganizzazione promossa in precedenza e delle sollecitazioni prodotte dal tavolo tecnico, abbiano conseguito importanti e auspicati risultati». Passi avanti, con qualche miglioria da fare, anche in materia di trasparenza con la «progressiva implementazione» «dei dati concernenti i contratti pubblici, salvo lacune e inesattezze che l’amministrazione è stata invitata a regolarizzare».
domenica 21 gennaio 2018
venerdì 19 gennaio 2018
Legge Fornero? Ecco l'elenco della vergogna: Quelli che in tv non dicono che la votarono
I 26 membri del governo Renzi che hanno votato la Legge Fornero
In tv vanno a dire che non centrano niente, ma risultano fra quelli che hanno votato la legge Fornero. Alessandro Di Battista ha riportato una lista con nomi e cognomi di ministri e sottosegretari che hanno contribuito a farla approvare, ma che vogliono far credere di non essere responsabili:
GUARDA IL VIDEO:
26 MEMBRI DEL GOVERNO RENZI HANNO VOTATO LA LEGGE FORNERO MA IN TV DICONO “IO NON C’ENTRO”. VERGOGNA!
1. Angelino Alfano (Ministro degli Interni)
2. Paolo Gentiloni (Ministro degli esteri)
3. Beatrice Lorenzin (Ministro della salute)
4. Dario Franceschini (Ministro cultura)
5. Roberta Pinotti (Ministro difesa)
6. Andrea Orlando (Ministro giustizia)
7. Gianluca Galletti (Ministro ambiente)
8. Sandro Gozi (Sottosegretario alla presidenza del consiglio)
9. Marco Minniti (Sottosegretario alla presidenza del consiglio)
10. Sesa Amici (Sottosegretario riforme costituzionali)
11. Lapo Pistelli (Viceministro esteri)
12. Benedetto Della Vedova (Sottosegretario esteri)
13. Filippo Bubbico (Viceministro interni)
14. Gianpiero Bocci (Sottosegretario interno)
15. Enrico Costa (Viceministro giustizia)
16. Gioacchino Alfano (Sottosegretario difesa)
17. Luigi Casaro (Viceministro economia e finanze)
18. Enrico Morando (Viceministro economia e finanze)
19. Pier Paolo Baretta (Sottosegretario economia e finanze)
20. Paola De Micheli (Sottosegretario economia e finanze)
21. Antonello Giacomelli (Sottosegretario sviluppo economico)
22. Silvia Velo (Sottosegretario politiche agricole)
23. Franca Biondelli (Sottosegretario lavoro)
24. Teresa Bellanova (Sottosegretario lavoro)
25. Luigi Bobba (Sottosegretario lavoro)
26. Gabriele Toccafondi (Sottosegretario istruzione)
In tv vanno a dire che non centrano niente, ma risultano fra quelli che hanno votato la legge Fornero. Alessandro Di Battista ha riportato una lista con nomi e cognomi di ministri e sottosegretari che hanno contribuito a farla approvare, ma che vogliono far credere di non essere responsabili:
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26 MEMBRI DEL GOVERNO RENZI HANNO VOTATO LA LEGGE FORNERO MA IN TV DICONO “IO NON C’ENTRO”. VERGOGNA!
1. Angelino Alfano (Ministro degli Interni)
2. Paolo Gentiloni (Ministro degli esteri)
3. Beatrice Lorenzin (Ministro della salute)
4. Dario Franceschini (Ministro cultura)
5. Roberta Pinotti (Ministro difesa)
6. Andrea Orlando (Ministro giustizia)
7. Gianluca Galletti (Ministro ambiente)
8. Sandro Gozi (Sottosegretario alla presidenza del consiglio)
9. Marco Minniti (Sottosegretario alla presidenza del consiglio)
10. Sesa Amici (Sottosegretario riforme costituzionali)
11. Lapo Pistelli (Viceministro esteri)
12. Benedetto Della Vedova (Sottosegretario esteri)
13. Filippo Bubbico (Viceministro interni)
14. Gianpiero Bocci (Sottosegretario interno)
15. Enrico Costa (Viceministro giustizia)
16. Gioacchino Alfano (Sottosegretario difesa)
17. Luigi Casaro (Viceministro economia e finanze)
18. Enrico Morando (Viceministro economia e finanze)
19. Pier Paolo Baretta (Sottosegretario economia e finanze)
20. Paola De Micheli (Sottosegretario economia e finanze)
21. Antonello Giacomelli (Sottosegretario sviluppo economico)
22. Silvia Velo (Sottosegretario politiche agricole)
23. Franca Biondelli (Sottosegretario lavoro)
24. Teresa Bellanova (Sottosegretario lavoro)
25. Luigi Bobba (Sottosegretario lavoro)
26. Gabriele Toccafondi (Sottosegretario istruzione)
“Berlusconi per quello che ha fatto dovrebbe morire". Video-choc del prete Anti-Cav
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Chissà come starà godendo, don Giorgio De Capitani. Deve averci sperato tante volte e chissà che questa, per lui, non sia la volta buona. Lui, che è tuttora un prete che celebra messa una volta alla settimana, è il più grande odiatore di Silvio Berlusconi in Italia. Ospite di La7 qualche anno fa, balzò agli onori delle cronache quando disse che si augurava che il Cavaliere avesse un ictus. Per capire con quanta partecipazione e trepidazione stia attendendo la giornata di domani, quando il leader di Forza Italia si dovrà sottoporre a un difficile e rischioso intervento chirurgico al cuore, non è necessario usare l’immaginazione. Basta andare su internet e guardare il video che nelle scorse ore ha postato sui social. “Quando Berlusconi morirà…” si apre il filmato di cinque minuti. Che poi prosegue con un repertorio di insulti a dir poco incompatibili con il sacerdozio. Il Cav è un “Bastardo che si è pulito il culo con l’Italia come straccio”, “i suoi collaboratori sono “una marea di coglioni” e lui “il pazzo che ha cercato di soggiogare gli italiani con il suo pene”.
Quel che ha fatto (di nuovo) sbroccare il don è l’appello che nelle scorse ore, in vista dell’operazione, Berlusconi aveva rivolto “a Dio e ai chirurghi”. Lo stesso Dio, secondo don Giorgio, “fantoccio del Vaticano pederasta, della Lega ladrona, di Cl affarista senza scrupoli”. Tutte cose che don Giorgio va dicendo da anni. L’operazione di Berlusconi è solo una di quelle occasioni in cui al sacerdote si occlude la vena e scatta l’invettiva. Ma la cosa sorprendente è che un uomo del genere, che si esprime con tali termini in pubblico da tanto tempo, non sia ancora stato cacciato dai ranghi della Chiesa. Nel luglio 2013, il cardinale di Milano Angelo Scola aveva deciso di rimuoverlo dalla gestione della piccola chiesa di Sant’Ambrogio in Monte, frazione di Rovagnate, in seguito alle ripetute lamentele pervenute negli anni presso la Santa Sede e la Curia Milanese a causa dell’odio manifestato dal sacerdote nei confronti di Silvio Berlusconi e dell’indisponibilità dello stesso don Giorgio a chiudere il suo sito internet e rimuovere gli insulti e le ingiurie nei confronti del Cav. Da settembre 2013 risiede a Dolzago, dove comunque celebra tuttora una messa festiva la settimana.