giovedì 3 gennaio 2019

Spese pazze in Liguria, condannati 10 ex consiglieri del Pd


I giudici della Corte dei Conti della Liguria hanno condannato a risarcire quasi 50 mila euro 10 ex consiglieri regionali del Pd.

Tra questi, secondo quanto riportato dall’ANSA, “c’è il senatore e segretario regionale del partito Vito Vattuone. Gli altri sono Michele Boffa, Lorenzo Basso, Ubaldo Benvenuti, Franco Bonello, Ezio Chiesa, Luigi Cola, Antonino Miceli, Mirella Mosca, Moreno Veschi”.

I fatti contestati – leggiamo su ANSA.it “riguardano i rendiconti dei primi 5 mesi del 2010. La procura contabile contestava spese che non sarebbero state adeguatamente giustificate o considerate non inerenti all’attività politica, come generi alimentari, rimborsi per utenze telefoniche, viaggi, acquisto di cellulari, pernottamenti, ristoranti”.

“Il rendiconto del 2010 del gruppo Pd, sarebbe stato approvato dal capogruppo Boffa e dagli altri ‘senza il necessario controllo’. I giudici hanno condannato gli ex consiglieri a risarcire il danno con importi diversi, il risarcimento maggiore, oltre 12 mila euro, è stato chiesto a Bonello,” spiega l’agenzia.

La capogruppo del M5S in Liguria Alice Salvatore ha chiesto le dimissioni di Vattuone:

“Incredibile. In Liguria il Partito Democratico dopo essere stato commissariato per anni si è scelto come segretario regionale di partito un condannato per le spese pazze! Il senatore Vattuone che ora che è condannato dovrebbe lasciare il posto di segretario regionale a qualcuno di più meritevole”.

“Per fortuna grazie alla nostra legge regionale approvata a novembre, almeno i vitalizi degli ex consiglieri regionali, come Vattuone, saranno decurtati. Presto saranno ridotti drasticamente grazie all’intervento del governo. Sapeste che fatica ottenere la decurtazione in Consiglio Regionale,” ha aggiunto Salvatore.

Vattuone ha commentato così:

“Personalmente mi contestano una missione di un giorno a Roma in cui ho speso 236 euro, ma la cosa più importante è che è stato escluso il dolo. Dobbiamo leggere bene la sentenza, ma si dice che non c’era volontà di danneggiare l’amministrazione”.

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