venerdì 31 agosto 2018

Ennesimo capolavoro di Di Maio: Sbloccati i 280 milioni per far ripartire i Centri per l'Impiego




Sono stati sbloccati 280 milioni per i centri per l’impiego.



Lo ha fatto sapere durante l’incontro con gli assessori regionali giovedì scorso.

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha spiegato che saranno trasferite le risorse del residuo 2017 (45.000.000 euro) e del 2018 (235.000.000 euro).

Si tratta, ha dichiarato Di Maio dopo l’incontro, di “un chiaro segnale per dimostrare la volontà di essere in prima linea con le amministrazioni regionali per far funzionare i Servizi per il Lavoro”.

Nel frattempo il governo continua a lavorare su tutti i fronti: imprese, partite Iva, lavoratori e pensioni. Lo ha detto il vicepremier rispondendo ad una domanda sulle voci secondo cui sarà ampliata la platea di coloro che potranno accedere al forfait per le partite Iva alzando il tetto a 80 mila euro.

Quanto al Decreto Dignità, Di Maio ha ribadito che “noi come gruppo parlamentare del Movimento in parlamento non siamo disposti ad arretrare sui principi di questo provvedimento”.

E ha affrontato la questione della Cassa depositi e prestiti, che sarà affrontata entro la prossima settimana: “La vocazione di Cassa Depositi e Prestiti resterà quella classica, non la vogliamo far entrare nel perimetro dell’attività bancaria che porterebbe delle storture. Tuttavia, nel nostro programma c’è la banca degli investimenti e lo faremo anche nell’ambito della mission di Cdp,” ha detto.

Nell’intervista a Maria Latella su Sky Tg24, il leader 5Stelle ha anche parlato della vicenda dei fondi della Lega, spiegando che a suo parere la richiesta del Carroccio di avere un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è “legittimo”.

“A maggior ragione se non si parla di magistratura. Non ho alcun imbarazzo rispetto a questa vicenda della Lega anche perché so che riguarda i tempi di Bossi, non di Salvini,” ha aggiunto.

"Abbiamo scoperto il più grande scandalo di sempre" la denuncia del M5S censurata da tutti i media





Opere pubbliche, M5S Puglia: ‘Abbiamo fatto luce su uno dei più grandi scandali di sempre’



“Dopo quasi un anno di approfondimenti e indagini, il M5S Puglia ha fatto luce su uno dei più imponenti scandali riguardanti la realizzazione di un’opera pubblica avvenuti in Italia: sto parlando della realizzazione della nuova sede del Consiglio regionale”.

Lo ha denunciato su Facebook l’esponente pentastellata pugliese Antonella Laricchia, la quale ha spiegato che si tratta di un’opera non ancora terminata dopo 15 anni di attesa e la cui entità dei lavori è passata da 39,5 milioni a 95 milioni.

Secondo Laricchia questo è uno “spreco gigantesco per cui adesso chiederemo giustizia alle autorità a nome di tutti i pugliesi”.

La costruzione della nuova sede del Consiglio regionale pugliese inizialmente, si parla del 2003, era costata 39,5 milioni. Nei sette anni successivi, però, sono state aggiunte al progetto delle varianti che hanno aumentato l’entità dei lavori di 27 milioni di euro.

Per poi aumentare di altri 27 milioni dopo il 2012. Totale: 95 milioni di euro, ovvero 55 in più rispetto a quanto previsto inizialmente (il 240% in piú).

I pentastellati pugliesi hanno indagato sui motivi dell’incremento dei costi e hanno scoperto, ad esempio, che “nella 5a variante si decide di sostituire delle plafoniere a neon con delle plafoniere a led. Scelta legittima se non fosse che si sceglie inspiegabilmente di acquistare delle plafoniere ‘esclusive e ricercate”’ al costo di 637€ cad.”. Eppure, ha osservato Antonella Laricchia, “plafoniere con prestazioni illuminotecniche identiche sul mercato avrebbero avuto un costo che oscilla tra i 130-150€”.

Secondo il M5S la responsabilità di tutto ciò è degli esponenti dei vecchi partiti sia di destra che di sinistra come Raffaele Fitto, Nichi Vendola e Michele Emiliano.

“Il M5S Puglia – ha fatto sapere Laricchia – presenterà un esposto alla Corte dei Conti, all’Anac e alla Procura della Repubblica e una mozione urgente per fermare il pagamento delle parcelle dei progettisti per gli ultimi 4 milioni circa rimasti e recuperare gli 8 milioni già erogati”.

Capolavoro Savona, così ha trovato un tesoretto da 50 miliardi "congelati" dall'UE




Il piano B resta quello che ha scatenato la contrarietà di Luigi di Maio e di Giovanni Tria: l'uscita dall'euro. Ma il piano A di Paolo Savona, invece, qual è? Il ministro degli Affari europei lo ha spiegato oggi in una lunga intervista pubblicata in prima pagina dal quotidiano La Verità. Per riuscire



 a rispettare le costose promesse del contratto di governo, infatti, servono soldi, e l'economista sardo sembra avere individuato dove trovarli: per la precisione, ben cinquanta miliardi che l'Europa non ci permette di spendere.

Il nodo dell'avanzo estero
«L'Italia da tempo vive al di sotto delle proprie risorse, come testimonia un avanzo di parte corrente della bilancia estera – spiega il ministro – Tale avanzo non può essere attivato, cioè non possiamo spendere, per l'incontro tra i vincoli di bilancio e di debito dei trattati europei. Questo nonostante abbiamo ancora una disoccupazione nell'ordine del 10% della forza lavoro e rischi crescenti di povertà per larghe fasce di popolazione. L'avanzo sull'estero di quest'anno è al 2,7% del Pil, per un valore complessivo di circa 50 miliardi: esattamente ciò che manca alla domanda interna». Anche il suo collega titolare dell'Economia, Giovanni Tria, sarebbe sulla stessa linea, sollevando semmai obiezioni su «la cadenza temporale dell'operazione, non la possibilità di attuarla».

Battere i pugni sul tavolo
Savona, insomma, sembra intenzionato a rispettare la sua nomea di «bestia nera» dell'Unione europea, portando avanti in maniera decisa le sue richieste nonostante le resistenze di Bruxelles: «Una politica della domanda centrata sugli investimenti, una scelta che, con l'avvento della commissione Juncker era già stata effettuata sotto la spinta dell'opinione pubblica rappresentata dal Parlamento europeo. Se l'Ue lo accetta, meglio ancora se propone essa stessa, nel reciproco interesse, un piano di investimenti di tale importo, la crescita del Pil che ne risulterebbe può consentire un gettito fiscale capace di coprire allo stesso tempo la quota parte delle spese correnti implicite nelle proposte di flat tax, salario di cittadinanza e revisione della legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico, né il rapporto debito pubblico/Pil su base annua». D'altra parte, le stesse istituzioni europee trarrebbero beneficio dall'attuazione di un programma del genere, ribadisce il ministro: «Occorre che l'Ue riconquisti la fiducia dell'opinione pubblica, non solo italiana, prima delle prossime elezioni europee, la cui data incombe». Come a dire che o l'Europa dimostrerà buon senso, oppure rischia seriamente di essere spazzata via, ma stavolta dal voto degli stessi elettori.

Genova, vittoria del governo: le banche sospendono i mutui delle case inagibili




Dopo le pressioni del governo la decisione dell'Abi. Intesa San Paolo cancellerà le rate delle case non più abitabili



Le pressioni del governo iniziano a portare i primi frutti. Il gruppo Intesa Sanpaolo ha deciso di avviare una serie di interventi per venire incontro alla situazione di emergenza creatasi in seguito al crollo del ponte Morandi di Genova. In particolare, la banca ha deciso di procedere con la remissione unilaterale dei mutui prima casa a favore di tutti coloro che si trovano a pagare un finanziamento per un immobile sito nella 'zona rossa' che verrà dichiarato inagibile e non più abitabile oppure abbattuto. A tale scopo, si legge in una nota, «è stato stanziato un plafond di 4,5 milioni di euro. A tale importo, si aggiunge l'attivazione della moratoria dei finanziamenti che prevede la sospensione di 12 mesi gratuita e volontaria dei finanziamenti a privati ed imprese». Il gruppo ha inoltre messo a disposizione di famiglie e imprese un plafond di 50 milioni di euro di finanziamenti dedicati alla ricostruzione e al ripristino delle strutture danneggiate: abitazioni, negozi, uffici, laboratori artigiani e aziende.

I risarcimenti
Non solo. Tutti i minori di età che nell'evento hanno perso uno o entrambi i genitori beneficeranno di una polizza vincolata fino al raggiungimento della maggiore età che prevede un capitale garantito di 100.000 euro nel caso di perdita di un genitore e di 200.000 euro se sono mancati entrambi i genitori. Inoltre, il capitale garantito verrà incrementato del 50% nel caso in cui il ragazzo completerà il percorso di studi fino al conseguimento della laurea, coerentemente fino a un massimo di 300.000 euro. Infine, sono state previste agevolazioni su prodotti e servizi per i clienti e non, al fine di supportare gli stessi in questo difficile momento. «La nostra Banca è legata in maniera profonda alla città di Genova e alle persone colpite dal crollo del ponte Morandi», ha spiegato Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. «Abbiamo riflettuto su quale tipo di intervento potevamo compiere per aiutare in modo concreto e diretto le famiglie e le imprese che vivono e operano nella cosiddetta 'zona rossa'. Cancellare completamente il debito residuo e gli interessi del mutuo acceso sulla propria abitazione resa ormai inagibile ci è sembrato il gesto più efficace per coloro che rischiano di perdere la propria abitazione. Noi siamo una banca e possiamo solo fare la banca, ma con la responsabilità di chi si sente vicino alle famiglie e a chi fa impresa».

Abi: «Sospesi i pagamenti dei mutui»
Il Direttore generale dell'Associazione Bancaria Italiana, Giovanni Sabatini, rende noto che è stata decisa la sospensione del rimborso dei mutui collegati al tragico evento del ponte di Genova, fino al perdurare dello stato di emergenza. La decisione - informa l'Abi in un comunicato - è stata assunta sia in via autonoma da alcune banche sia in termini più generali attraverso una apposta ordinanza della Protezione civile del 20 agosto, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 22 agosto. L'ordinanza dà attuazione all'accordo stipulato da Abi, dalle Associazioni dei consumatori e dalla Protezione civile nel 2015 proprio per contribuire far fronte tempestivamente ad eventi calamitosi. Le banche possono valutare l'adozione di ulteriori misure per venire incontro alle esigenze dei cittadini colpiti dal drammatico evento.

Anche Deutsche Bank sospende le rate dei mutui
A seguito del crollo del ponte Morandi a Genova, i clienti di Deutsche Bank (individui e famiglie) avranno a disposizione, oltre alla possibilità di richiedere una moratoria di 12 mesi sulle rate dei mutui, una cassetta di sicurezza a titolo gratuito per un anno presso uno degli sportelli di Genova. Deutsche Bank, spiega una nota, ha deciso così di fornire un proprio contributo per aiutare le persone colpite dalla tragedia.

GOVERNO, UNA NUOVA BOMBA CHE AMMAZZERA’ DEFINITIVAMENTE BERLUSCONI: entro breve si allargherà la maggioranza e per il suo partitucolo sarà la fine




Anche Giorgia Meloni nel governo gialloverde. L’idea, abbozzata, è clamorosa e sfugge a Ignazio La Russa, uno dei colonnelli di Fratelli d’Italia. “Una intesa con i Cinquestelle? Nulla è escluso – spiega



al Giornale -. Fino ad ora noi siamo stati sempre molto coerenti. E appoggeremo il governo M5s-Lega tutte le volte che i provvedimenti di questo esecutivo collimeranno con la nostra visione. Può darsi che dovremmo uscire da questa situazione di stallo, ma non dipenderà solo da noi, dipende da come evolverà la politica del governo. Se dovesse evolvere in peggio, avremmo una linea sempre più dura, ma se dovesse evolvere in meglio, nulla è escluso”.

Secondo La Russa FdI ha fino a oggi sempre dato grande prova di coerenza: “Sia chiaro: non abbiamo certo nei nostri canoni un’alleanza con i Cinquestelle, anche se su alcuni temi siamo più vicini noi della Lega a M5s. Basti pensare alle cosiddette pensioni d’oro: questo è un tema che ha posto Meloni, prima di tutti…”. Tema che, caso vuole, sia all’ordine del giorno in queste settimane, e un supporto dai meloniani potrebbe far molto comodo ai grillini in Parlamento, visto le tensioni con l’alleato leghista. “Saremo, invece, sempre contrari a quelle tesi veterocomuniste e di stampo assistenzialista dei Cinquestelle – chiarisce però La Russa – e per questo motivo, salvo novità oggi non prevedibili un’intesa con i pentastellati non può rientrare nei nostri canoni di alleanza”.

GENOVA, LA FINANZA DA DEL RIO: IL DIGIUNATORE E’ NEI GUAI FINO AL COLLO! Si sono presentati al ministero ed hanno sequestrato tutti i documenti di quando era ministro





L’INCHIESTA SUL CROLLO DEL PONTE MORANDI PUNTA ANCHE SU DELRIO – LA FINANZA SEQUESTRA DOCUMENTI AL MINISTERO CHE ERA GESTITO DAL LEADER RENZIANO (FU PRODIANO) – IN TOTALE SOTTO TIRO 28 PERSONE – GLI



 INVESTIGATORI NON SI SONO PRESENTATI SOLO AL MIT DI ROMA, MA ANCHE AL PROVVEDITORATO DELLE OPERE PUBBLICHE DELLA LIGURIA E ALLA SPEA ENGINEERING SPA, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO ATLANTIA


Giacomo Amadori per la Verità

Altra trasferta romana degli uomini del Primo gruppo della Guardia di finanza di Genova.
Dopo quella di mercoledì scorso, nella sede di Autostrade per l’ Italia, ieri le fiamme gialle, guidate dal colonnello Ivan Bixio, hanno fatto breccia nel ministero delle Infrastrutture e trasporti di fronte a Porta Pia e al monumento al bersagliere. Accolti da questo tweet del ministro Danilo Toninelli: «Sono ben felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato. Il ministero è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del ponte Morandi. Buon lavoro a Gdf e magistrati».

Nel decreto di sequestro (il fascicolo penale è ancora senza indagati) si legge che gli investigatori si sono presentati al dicastero, che nel periodo sotto osservazione era guidato da Graziano Delrio, per acquisire «ogni documentazione di natura tecnica, amministrativa e contabile, appunto, nota o simili» relativa al ponte, «redatta da, o pervenuta a, qualsiasi ufficio, centrale o periferico (provveditorato alle opere pubbliche per la Liguria, ufficio ispettorato territoriale)» del ministero. Gli investigatori avevano il compito di sequestrare anche la documentazione digitale e la posta elettronica del personale «avente competenza sulla materia delle autostrade in concessione».

Gli investigatori non si sono presentati solo al Mit di Roma, ma anche al provveditorato delle opere pubbliche della Liguria e alla Spea engineering spa, una società del gruppo Atlantia (che a sua volta controlla Autostrade per l’ Italia) a cui è stato affidato il progetto di messa in sicurezza del viadotto Morandi che sarebbe dovuto partire a settembre. La Spea ha 650 dipendenti, 8 filiali estere e una controllata brasiliana, la sede principale negli uffici dell’ Aspi a Roma e un’ altra a Milano.

Gli uomini delle fiamme gialle hanno quindi fatto dei sequestri anche nel capoluogo lombardo e lavorato sui server di posta elettronica della Spea a Firenze. Alle Spea si sono occupati di portar via soprattutto i report trimestrali sulla sicurezza redatti sulla salute del ponte. Al termine della giornata di sequestri gli investigatori hanno fatto copia forense di 13 computer e altrettanti smartphone in uso dalle figure più coinvolte. Un numero a cui bisogna sommare i 15 dirigenti di Autostrade già privati di pc e telefonini la settimana scorsa.

In pratica, in vista dell’ incidente probatorio irripetibile, la Guardia di finanza sta cercando tutte le informazioni che sono circolate sullo stato del viadotto e sta ricostruendo la catena di comando che ha avuto contezza dell’«ammaloramento» degli stralli del Morandi e che poteva prendere provvedimenti.

Un ulteriore focus riguarda l’ attività svolta dalle strutture di vigilanza e controllo, ossia provveditorato e Mit, dove è stato acquisito un carteggio interessante con Autostrade sul ponte. Tutti i possibili responsabili di una sottovalutazione del rischio potrebbero essere iscritti sul registro degli indagati in vista dell’ incidente probatorio, in modo da dar loro la possibilità di difendersi e di nominare un consulente di parte.

I primi dirigenti su cui si sono concentrate le indagini preliminari sono quelli di Autostrade e in particolare Paolo Berti, responsabile centrale delle operazioni di Aspi, l’ architetto Michele Donferri, a capo dell’ ufficio Manutenzione e interventi, il direttore del tronco di Genova, Stefano Marigliano, e il responsabile dell’ ufficio Affari regolatori e concessori, Amedeo Gagliardi.

Al centro degli approfondimenti anche i membri del consiglio d’ amministrazione presieduto da Fabio Cerchiai e dall’ amministratore delegato, Giovanni Castellucci, che hanno approvato i lavori. Dopo il via libera, la stesura del progetto viene affidata alla controllata di Autostrade, Spea engineering. Per questo le fiamme gialle hanno acquisito pc e cellulari dell’ amministratore delegato, Antonino Galatà, del responsabile del progetto, Massimiliano Giacobbie e dell’ autore del piano sicurezza, l’ ingegner Massimo Bazzarelli. I passaggi successivi del progetto coinvolgono altri manager e tecnici.

Il primo febbraio il progetto viene presentato al comitato tecnico del provveditorato del ministero delle Infrastrutture, davanti a dieci commissari con diritto di voto e 17 esperti. L’ architetto Roberto Ferrazza, provveditore interregionale da 155.000 euro l’ anno, lo promuove a marzo con alcuni rilievi.

Il 28 aprile Autostrade pubblica il bando di gara, con procedura ristretta, per un appalto da 20.159.344,69 euro, (24,6 milioni con Iva), a cui segue una preselezione. La durata prevista per i lavori è di 784 giorni «dall’ aggiudicazione dell’ appalto». Ossia più di due anni, evidentemente per non rallentare troppo il traffico e gli affari. Il responsabile unico del procedimento è l’ ingegner Paolo Strazzullo di Autostrade, che è chiamato a valutare le proposte.

L’ 11 giugno è il termine ultimo per la presentazione delle offerte e lo stesso giorno Vincenzo Cinelli, a capo della direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali del Mit (poltrona conquistata grazie a un decreto del presidente del Consiglio dei ministri firmato da Marianna Madia in vece di Paolo Gentiloni), ha dato il via libera definitivo al progetto. Ma Cinelli è laureato in Scienze politiche e si è certamente consultato con il responsabile della Prima divisione del Mit (Vigilanza tecnica e operativa della rete autostradale in concessione), l’ ingegner Bruno Santoro, con un passato al Consiglio superiore dei lavori pubblici, il massimo organo tecnico e consultivo dello Stato, e successivamente destinato a incarichi di minor prestigio.

Santoro è stato nominato da Cinelli responsabile della Prima divisione a marzo e nella stessa infornata è diventato capo dell’ ufficio ispettivo territoriale di Genova l’ ingegner Carmine Testa. Tutti esperti che non sono riusciti a prevedere il collasso del Morandi e a cui i finanzieri hanno clonato pc e telefoni. Gli investigatori hanno anche spulciato con cura gli uffici della Divisione analisi e investimenti, guidata da Giovanni Proietti.

In attesa delle prossime mosse della Procura, i reperti del ponte, catalogati dai consulenti, saranno custoditi in un hangar dell’ Amiu, la municipalizzata dei rifiuti. «Come è stato fatto per la tragedia di Ustica», ha puntualizzato il procuratore Francesco Cozzi.

C’ è da sperare che in questo caso la verità affiori prima.

LA BANDA CHE FACEVA MILIONI SUI CLANDESTINI? IL BOSS ERA LA TRADITRICE DELLO STATO: si chiama Patrizia Impresa ed era il Prefetto di Padova che smistava alle coop amiche più profughi possibile





Il Mattino di Padova svela le conversazioni tra Patrizia Impresa e il suo vice Aversa: «Anche se dobbiamo fare schifezze… noi ci dobbiamo salvare».



«È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare»: a parlare il 14 aprile dello scorso anno sarebbe stato l’ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, in un dialogo con l’allora vice prefetto vicario di Padova, Pasquale Aversa, delegato ad occuparsi dell’accoglienza dei migranti. L’ex prefetto non è indagata.

La conversazione, diffusa oggi dal «Mattino di Padova», sarebbe stata intercettata dai carabinieri e sarebbe uno dei dialoghi finiti del rapporto conclusivo dei militari, parte integrante dell’inchiesta sulla gestione dell’accoglienza in Veneto.

Le indagini riguardano, in particolare, la cooperativa Ecofficina Educational poi Edeco che, proprio grazie all’accoglienza dei migranti, ha visto aumentare il proprio fatturato dal 2014 ad oggi. La coop gestisce, tra gli altri, i Cpt di Bagnoli e Cona e in una intercettazione rimarca ai funzionari prefettizi la necessità di «far quadrare i conti». Impresa non è indagata e da tre mesi si trova a Roma con l’incarico di vice capo di gabinetto del ministero dell’interno, mentre risultano indagati la funzionaria della Prefettura Tiziana Quintario, attualmente a Bologna, e lo stesso Aversa, insieme ai capi della Edeco, Simone Borile, Sara Felpatti e Gaetano Battocchio.

In una conversazione precedente, pubblicata oggi dal quotidiano, riferita ad un problema di sovraffollamento del centro di San Siro di Bagnoli dell’ottobre 2016 e alle pressioni da Roma per alleggerirlo di alcune decine di unità, Impresa avrebbe detto ad Aversa: «Anche se dobbiamo fare schifezze Pasqua’… eh eh… no… schifezze… noi ci dobbiamo salvare Pasqua’… perché, ti ripeto, non possiamo farci cadere una croce che…».

«Il governo di centrosinistra negava l’emergenza sbarchi, ma poi scaricava il problema sui prefetti e li costringeva a spostare i clandestini da un Comune all’altro – come nel gioco delle tre carte – per non irritare sindaci del Pd, ministri in visita o presidenti Anci del Pd. È il quadro vergognoso che emerge dall’inchiesta di Padova. Io, invece, voglio bloccare gli sbarchi e mi prendo tutte le responsabilità delle mie scelte. Se qualche funzionario ha sbagliato è giusto che paghi. Ma chi sono i mandanti politici di tutto questo?», ha detto a proposito il ministro degli Interni, Matteo Salvini.

martedì 21 agosto 2018

La spudorata difesa di Autostrade: «Grazie alla privatizzazione con noi meno vittime»



In una nota i dirigenti di Atlantia tentano ancora di salvarsi la faccia, ma l'albero della cuccagna potrebbe presto finire



GENOVA - Grazie all'impegno di rafforzare i livelli di sicurezza, «che prima della privatizzazione erano drammaticamente inferiori, con l'attuale gestione abbiamo raggiunto il risultato di far diminuire drasticamente le vittime degli incidenti registrati sulle tratte autostradali da noi gestite: dalle 420 vittime nel 1999, ultimo anno di gestione pubblica, alle 119 nel 2017». Così i dirigenti di Atlantia, in una nota nella quale ribattono ad alcune accuse, spiegando di aver «ritenuto doveroso mantenere il silenzio per il rispetto dovuto alle persone che hanno perso la vita». Parole che stridono non poco con i party che intanto, a Cortina, facevano ballare i Benetton. Atlantia arriva a parlare di un «risparmio pesante» che la «nostra azienda ha realizzato in questi 18 anni di privatizzazione». E ancora: «E' il risparmio, ogni anno, di queste 300 vite, che continuerà ad alimentarci per migliorarci negli anni a venire. Se ci sarà consentito di farlo».

«Quello che con la privatizzazione abbiamo fatto...»
Un linguaggio morbido, ma potente e offensivo, che non cela per nulla l'unico interesse del gruppo: fare soldi. Possibilmente scansando la concorrenza. D'altra parte, là dove concorrenza c'è, per esempio in quello che un tempo era il suo core business, la moda, i profitti non ci sono più, e le perdite avanzano. Spiega ancora l'azienda: «Noi rappresentiamo i dirigenti di questo gruppo e della Società Autostrade per l'Italia, la metà di noi erano presenti nella Società Autostrade all'epoca della sua privatizzazione del 1999 e, dunque, testimoni di quello che eravamo e di quello che con la privatizzazione si è fatto in questi ultimi 18 anni in tema di sicurezza».

Rinnegare il dio profitto
Sono manager, professionisti, si ostinano a sottolineare, «siamo uomini e donne che in questi anni hanno lavorato per migliorare e rendere più sicura la rete autostradale gestita da Autostrade per l'Italia, attraverso interventi profondi e impegnativi come - solo per fare qualche esempio concreto - gli ampliamenti a tre e quattro corsie delle tratte a più alto traffico». Nessun freno agli investimenti per la sicurezza, nessun taglio alle spese di manutenzione da immolare sull'altare del dio profitto, assicurano i vertici di Autostrade. Al contrario, la volontà di investire «pesantemente» in sicurezza e metodi di gestione trasparenti e meritocratici - uniti a «fatica, impegno e passione» - della squadra dirigenziale e di tutto il personale dell'Azienda, per rafforzare i livelli di sicurezza «che prima della privatizzazione erano drammaticamente inferiori».

La privatizzazione, l'albero della cuccagna
Già, la privatizzazione delle autostrade: una gallina dalle uova d'oro. Che dalle mani dello Stato è passata a quelle dei privati, i Benetton nello specifico, ma anche i Gavio. Caricando gli automobilisti di debiti, investendo poco, pochissimo, nonostante gli straordinari utili. Una gestione scellerata quella di Autostrade, della famiglia Benetton appunto, che ha pensato bene, negli anni, di dirottare interessi, e denari, dal tessile, dove il brand è in caduta libera da tempo per l'agguerrita concorrenza soprattutto asiatica, a un settore incredibilmente redditizio, e per di più libero, di fatto, da concorrenza: autostrade e aeroporti, non solo italiani, diventano l'albero della cuccagna dei nuovi Benetton. Lo stesso Antonio Di Pietro, tra le tante cose ex ministro delle Infrastrutture, lo definì così. Da quando i Benetton presero in mano le autostrade italiane nel 1999, dall'Iri allora guidata da Gian Maria Gros Pietro, uomo della finanza che conta, amico di Romano Prodi, hanno vissuto di rendita. Dal 1999 a oggi le tariffe autostradali sono aumentate del 75 per cento, a fronte di un aumento dell’inflazione solo del 37 per cento. Nel gennaio 2018, gli ultimi aumenti: in media 2,7 per cento in tutta Italia, con punte del 12,89 sulla Strada dei Parchi, l'autostrada A24 che collega Roma a Teramo passando per L'Aquila, 13,91 per cento sulla Milano-Genova nel tratto Milano-Serravalle e del 52,69 per cento sull’Aosta-Morgex.

Una tassa occulta
Ma quanto incassa lo Stato italiano dai pedaggi, che peraltro sono in costante aumento e da tempo i più cari d'Europa? Il 2,4 per cento netto. Ma la maggior parte di questi vanno a finanziare i guadagni delle società concessionarie, soprattutto privati. Non è un caso che i Benetton, ma lo stesso discorso vale per i Gavio, come ha ricordato Mario Giordano, figurino regolarmente tra i Paperoni della Borsa con 8,1 miliardi di euro di patrimonio (+20% l’anno scorso) e che stiano facendo, proprio in questi mesi, shopping di società all’estero. I pedaggi, che ormai sono diventati una vera e proprio «tassa occulta e salatissima» a carico degli automobilisti, finiscono per finanziare l’espansione dei gruppi privati, le loro acquisizioni, oltre che l’arricchimento personale dei principali azionisti attraverso la distribuzione dei dividendi. Come ha ricordato ancora Giordano, ogni anno gli italiani hanno pagato pedaggi per quasi 6 miliardi di euro, molto più di quanto pagavano con la tassa sulla prima casa, il triplo di quello che pagano con il canone Rai. Di questi soldi, solo una minima parte va allo Stato: 842 milioni. Il resto rimane nelle tasche delle 24 società che gestiscono le 25 concessioni in cui è divisa la nostra rete autostradale. Spesi per pagare il personale (circa 1 miliardo), per gli investimenti (circa 1 miliardo), per la manutenzione (646 milioni), per le altre spese. Ma poi alla fine una bella fetta (1,1 miliardi) viene distribuita sotto forma di moneta sonante ai soci, per lo più privati.

Investimenti ripagati negli anni '90, e allora perché ancora rinnovare le concessioni?
Secondo il professor Giorgio Ragazzi, uno dei massimi esperti del settore, tra i primi a denunciare il mondo dei «signori del casello», tutti gli investimenti effettuati per costruire le autostrade erano già ampiamente ricompensati alla fine degli anni Novanta. Eppure, da allora si è continuato a rinnovare le concessioni, fino al 2038, fino al 2046, fino al 2050, sempre in via diretta, sempre senza gare, anche rischiando sanzioni dall’Ue. Ancora nel luglio 2017 il governo è andato a Bruxelles per ottenere il prolungamento delle proroghe e l’ha presentato come un suo successo. E' forse arrivato il momento di dire basta.

Un epico Marco Travaglio umilia Renzi: "E' diventato un incrocio tra Paperino, Fantozzi e Tafazzi che porta jella a se stesso e buono agli altri’




“Quello che per quattro anni fu il Gastone della politica, che portava buono a se stesso e jella agli altri, è diventato l’esatto opposto: un incrocio tra Paperino, Fantozzi e Tafazzi che porta jella a se stesso e buono agli altri”.



Così Marco Travaglio su Matteo Renzi nel suo editoriale di oggi intitolato “Rogito, ergo sum”.

Il direttore del Fatto Quotidiano ricorda che nonostante promise di rimanere in disparte e fare il “senatore semplice”, l’ex segretario del Pd seguita ad essere al centro dell’attenzione.

Gli effetti di questa strategia scelta da Renzi però hanno effetti indesiderati, infatti – scherza Travaglio – pare che Di Maio abbia eretto al suo rivale “un altarino con la sua effigie (al posto di quella di Fassino) e ogni sera, prima di coricarsi, gli dedichi una preghiera riconoscente”.

Così quando Renzi dice qualcosa – osserva Travaglio – accade l’esatto opposto.

Il giornalista passa in rassegna gli episodi delle ultime settimane e degli ultimi mesi che vedono protagonista “il Tafazzi di Rignano”: ad esempio l’indagine sull’emissione di fatture false a carico dei genitori e quella a carico del cognato sui soldi destinati ai bimbi africani.

Non troppo tempo prima l’ex premier aveva denunciato un complotto contro il padre e la madre e da un mese a questa parte chiede indietro i 49 milioni spariti della Lega.

Ma non è finita qui: Travaglio cita anche il caso del lancio dell’uovo contro l’atleta nera che si era rivelato un boomerang per il Partito Democratico o quello dei selfie di Salvini al funerale. Come riportato anche da Silenzi e Falsità, in rete sono spuntati i selfie fatti da Renzi all’uscita dalla camera ardente dove rese omaggio al feretro di Tina Anselmi.

Crollo Ponte Genova, la denuncia del 5Stelle: «Guardate come fanno ‘informazione’ contro il governo»


GUARDA IL VIDEO:




“Crollo Ponte Genova, guardate come fanno ‘informazione’ contro il governo”.

Lo scrive su Facebook il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi condividendo un’intervista rilasciata dal sindaco di Genova Marco Bucci a Sky TG24.

“La giornalista” spiega Castaldi “ci prova in tutti i modi a fargli criticare il governo, ma lui non si lascia ‘direzionare’ dalle domande, rispondendo con grande serietà e onestà intellettuale”.

E conclude: “Glielo diciamo tutti insieme che ormai noi cittadini non ci facciamo più influenzare da tv e giornali faziosi?”.

Crollo Ponte Genova, il sindaco Bucci: ‘Ringrazio il governo’

Alla domanda della giornalista di Sky TG24 se la linea dura del governo rischi di penalizzare la città di Genova, il sindaco del capoluogo ligure ha risposto: “Innanzitutto diciamo che devo ringraziare il governo perché ieri, in poco tempo, hanno stanziato 28,5 milioni, più i 5 che avevano stanziato prima, per fare tutti lavori di mobilità e tutti i lavori sulle case di cui abbiamo bisogno per i prossimi tre mesi”.

“Allo stesso tempo ieri” ha proseguito Bucci “abbiamo ricevuto questa offerta in maniera pubblica di questo grosso stanziamento di Autostrade e insieme al governo considereremo questo discorso”.

La giornalista ha poi chiesto al sindaco di Genova se fosse rimasto sorpreso dagli applausi a Di Maio, Salvini e Conte ai funerali di Stato. Lui ha risposto: “No, non mi hanno sorpreso, mi ha fatto piacere che la città ha trovato il modo di esprimere che c’è attenzione verso i propri bisogni e si cerca di ripristinare e di mettere a posto una situazione che è stata tragica direi che questo è giusto”.

lunedì 20 agosto 2018

‘LA STRAGE? NON HA ROVINATO LA FESTA’- BENETTON, UNO SCHIFO VERGOGNOSO: il racconto di un invitato al party di ferragosto alla faccia dei morti di Genova




A 24 ore dal crollo del ponte Morandi, la famiglia ha pranzato con amici e parenti. Un testimone: “La tragedia non ha rovinato la festa”



La famiglia era al completo e con loro c’erano amici e parenti. Un testimone, citato dal Fatto quotidiano, assicura: “La tragedia non ha rovinato la festa”.

E neanche il pranzo: risotto e branzino in forno, vino, dolci e brindisi. Un costo totale di 8mila euro. Briciole per i Benetton.

Emergono nuovi dettagli del pranzo a Cortina dei Benetton. Pranzo fatto mentre a Genova si scavava tra le macerie e si recuperavano i corpi martoriati delle vittime del crollo del ponte Morandi. Ad oggi si contano 43 vittime accertate. Per la famiglia la mega grigliata ferragostana era una tradizione che va avanti da oltre 20 anni e anche quest’anno non poteva proprio mancare.

Nessun ripensamento, quindi, di fronte alle persone precipitate e poi ammassate sotto i resti del ponte Morandi. Loro, i Benetton hanno deciso di trascorrere il 15 agosto con gli amici – la Verità parla di una novantina di invitati- nella villa di Giuliana Benetton.

I PEDAGGI DI AUTOSTRADE? VANNO SUBITO ABBASSATI! Così l’esperto invita il governo a tagliare da subito le entrate: è legalmente possibile farlo in pochi giorni





di Luigi Bisignani



Abbassare da subito tutte le tariffe autostradali è l’unica misura che questo governo del cambiamento potrebbe ottenere in tempi brevissimi, anziché avventurarsi in infinite dispute legali per la revoca della concessione alla famiglia Benetton, azionista di riferimento di Autostrade per l’Italia. Basterebbe che dai cassetti del Ministero delle Infrastrutture venisse valorizzato il documento avente per oggetto la “Determinazione degli ambiti territoriali ottimali”, redatto nel 2016 dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Il Ministro dell’epoca, Graziano Delrio, ha autorizzato la pubblicazione del documento ma non ha utilizzato al meglio le informazioni dettagliate per ogni singola concessionaria.

Il Premier Conte e i suoi Dioscuri Salvini e Di Maio farebbero bene a chiedere approfondimenti al collega Danilo Toninelli. Emergerebbe che nemmeno un solo tratto autostradale, non solo i km in concessione ad Autostrade per l’Italia, rispetta standard di efficienza adeguati. Sulla base di questo documento, che il governo Renzi non ha approfondito, in polemica com’era con l’Autorità indipendente, il Ministro dei Trasporti può chiamare al tavolo tutti i concessionari e pretendere un immediato abbassamento delle tariffe.

I concessionari non potrebbero che accettare, anche perché il Parlamento italiano deve ancora ratificare la proroga che la Ue ha consentito loro per i mancati investimenti. Tariffe e proroga sono quello che sta maggiormente a cuore soprattutto a Giovanni Castellucci, padre-padrone di Autostrade per l’Italia, che si è sempre battuto come un leone per le galline dalle uova d’oro del suo bilancio.

Non c’è lobbista in Parlamento, qualsiasi cosa si occupi, vuoi di energia, di acqua o di rifiuti, che non si interroghi sulla capacità del manager dei Benetton di ottenere pedaggi così alti. C’è chi ricorda sorridendo come nell’ultima tornata di trattative, sempre con governi di centrosinistra e appoggiati dal Think Tank VeDrò di Enrico Letta, abbia voluto accordare un minimo risparmio ai motociclisti per poi pretendere quello che serviva a lui per le auto e i camion.

L’ha sempre spuntata grazie ad una straordinaria strategia che viene da lontano, pensata da Luciano Benetton, complice Oliviero Toscani, che ha fatto passare la famiglia di Ponzano Veneto come dei bravi samaritani multietnici e multirazziali. Ed è stato possibile, con i media inginocchiati, come nella Repubblica delle Banane di Woddy Allen, anche perché in Italia nessuno ha fatto caso a quello che i Benetton hanno invece combinato a 12mila chilometri di distanza e che Amnesty International Argentina denuncia con forza. In Patagonia, infatti, sono stati protagonisti dell’imponente sfollamento della popolazione dei Mapuche, testualmente popolo della terra, che abitavano nei 900mila ettari che loro hanno acquistato e dove pascolano 260mila capi di bestiame, tra pecore e montoni.

Ma il crollo del Ponte di Genova è un terremoto che cambia nel profondo la geografia politica italiana. Con il ponte è crollato anche un mondo radical chic che ha imposto per anni al Paese una filosofia etica per cui tutto quello che è di destra è cafone e tutto quello che è di sinistra è etico e corretto. Una filosofia catto-comunista che ha contagiato intellettuali e registi e che ha trovato nella famiglia Benetton i massimi esegeti della creatività e della sobrietà. Se il governo sarà capace di far abbassare le tariffe autostradali, le più alte d’Europa, significa che qualcosa davvero sta cambiando. Ed è l’unico modo per onorare i morti.

Governo, si punta a pignorare indennità e diaria: i tagli ai costi della politica




Il M5s insiste sui tagli ai costi della politica. Sì al sequestro e pignoramento dell'indennità mensile e della diaria spettanti ai membri del Parlamento. Lo prevede una nuova proposta di legge - a prima firma della vicepresidente della Camera e deputata M5s Maria Edera Spadoni - presentata a Montecitorio.



La proposta di legge è stata assegnata alla commissione Affari costituzionali. Il testo si compone di un solo articolo che modifica il regime in vigore per lo stipendio dei parlamentari e permettendo il pignoramento come previsto dal codice di procedura civile.

Il nobile gesto di Fico che chiede scusa a nome dello Stato alle vittime del crollo del Ponte di Genova



«Serve caparbietà e lavoro per accertare la verità fino in fondo». Così il presidente della Camere, Roberto Fico facendo il suo ingresso in Prefettura dove si sta tenendo un Cdm straordinario. «Prima



 di tutto - aggiunge - si accerti la verità, perché se c'è verità c'è anche giustizia ed è quello che oggi i familiari delle vittime ci hanno chiesto. Questa è una richiesta legittima, noi che siamo servitori dello Stato vogliamo accoglierla fino in fondo perché questo è il nostro compito, fare chiarezza e giustizia». Poi, il gesto che dimostra grande senso dello Stato, in un momento così delicato come quello di oggi, nel giorno dei funerali solenni. «Chiedo scusa, anche se non è mia colpa, a nome dello Stato per quello che può non aver fatto negli ultimi anni. Scusa è una parola importante, ma deve seguire caparbietà e lavoro per accertare la verità fino in fondo. Anche la magistratura farà il suo corso, la Procura di Genova avrà tutto l'aiuto possibile anche dalla Camera del deputati e andremo avanti in questa direzione». Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo i funerali delle vittime del crollo di Ponte Morandi a Genova.

"I poteri forti pronti ad attaccare l'Italia". Il Governo chiama i cittadini: "Abbiamo bisogno di voi"




«Siamo pronti all'attacco dei poteri forti»



Perché, ha spiegato Salvini, «in Italia i soldi ci sono». Ma è l'Europa a non permettere di usarli: «Alcuni sindaci hanno nel cassetto milioni di euro di avanzi di bilancio con cui potrebbero fare un sacco di lavori, sistemare l’asilo, la palestra piuttosto che la biblioteca. Però non li possono toccare perché altrimenti sforiamo i vincoli di bilancio imposti dall’Europa. Invece non devono esistere vincoli che mettano a rischio la nostra sicurezza. I soldi li troviamo. Li dobbiamo trovare». Il vero problema, però, sarà il 'settembre caldo' ormai alle porte: «Cercheranno in ogni maniera di stroncare l’esperimento italiano con il debito pubblico, lo spread, il declassamento delle agenzie di rating, i richiami e le penalità. Noi non arretreremo di un millimetro, e quando inizieranno a bastonare ci sarà bisogno della reazione degli italiani».

Le elezioni Europee e quelle che verranno
In futuro, però, Salvini non vede possibile una vera e propria alleanza con il Movimento 5 stelle. Alle prossime Europee l'obiettivo sarà quello di cambiare rotta rispetto al 'modello Renzi' che «ha portato zero risultati per 60 milioni di italiani». In Commissione europea come Italia «siamo rappresentati dalla signora Mogherini. Con lei l’ex premier scelse di avere il Commissario agli Esteri. Noi, invece, nomineremo un Commissario che si occupi di quattrini, industria, economia, pesca, commercio e agricoltura, qualcuno che in commissione Ue difenda il diritto al lavoro di 60 milioni di italiani che in Europa stanno massacrando continuamente». Ma per le sfide elettorali 'nazionali', in primis le Comunali di Firenze del prossimo anno e le Regionali in Toscana del 2020 si guarderà in casa Forza Italia: «Dovranno decidere se allearsi con la Lega o con il Pd perché a livello nazionale sembra seguire quest’ultima strada. Noi andremo con chi ha i nostri stessi valori. Governiamo in tanti luoghi col centrodestra e l’obiettivo è di ripetere le alleanze con la squadra con cui amministriamo. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, con loro è stato fatto solo un contratto di governo per cambiare l’Italia, invece a livello locale la coalizione è quella con cui concorriamo da sempre. Al di là di questo, sono convinto che il governo nazionale andrà lontano: ogni volta che Renzi dice che finiremo presto, ci allunga la vita di un anno».

‘Così Forza italia e Pd hanno favorito i concessionari autostradali’. Arriva la denuncia choc che sputtana Berlusconi e Renzi




Secondo il M5S non è un caso che Forza Italia e Partito Democratico abbiano deciso di schierarsi dalla parte dei Benetton.



I due partiti, scrivono i pentastellati in un post pubblicato sul proprio blog ufficiale, si sono preoccupati “delle azioni di Atlantia invece che della richiesta di giustizia e di sicurezza che arriva da milioni di italiani”.

“Negli anni” prosegue il post “sono stati proprio i governi di centrodestra e centrosinistra a costruire un sistema insano di favori alle concessionarie, contribuendo in maniera determinante ad arricchirle a discapito della manutenzione delle nostre infrastrutture”.

I 5Stelle ricordano che “Atlantia, oltre a controllare Autostrade per l’Italia, controlla anche l’impresa di costruzioni Pavimental e che il Gruppo Gavio, l’altro grande concessionario privato delle nostre autostrade, oltre a controllare SIAS controlla anche l’impresa di costruzioni Itinera”.

“Queste imprese di costruzioni” spiegano “sono tra le principali italiane e sono cresciute proprio grazie ai lavori di manutenzione che vengono loro affidati ‘in house’ da Atlantia e SIAS”.

“Le società concessionarie” si legge nel post “per prassi si fanno riassegnare in subappalto alle loro società di costruzione anche parte dei lavori di manutenzione messi a gara con evidenza pubblica, oppure ‘chiedono’ alle imprese che si aggiudicano tali lavori di acquistare da loro i calcestruzzi, gli asfalti, gli inerti e di noleggiare macchinari e attrezzature”.

Il M5S denuncia che “da fine anni Novanta lo Stato ha di fatto rinunciato a controllare i gestori delle autostrade di cui è proprietario e ha costruito attorno a queste concessioni un sistema putrido che assomiglia molto ad uno scambio di favori: io lascio a te enormi profitti in monopolio, tu mi sostieni politicamente quando serve”.

“Con il Governo del Cambiamento tutte queste vergognose isole di privilegio verranno scoperchiate ed eliminate, così che i servizi pubblici possano tornare ad essere un valore aggiunto per cittadini e imprese oneste,” conclude il post.

VOGLIONO DENUNCIARE I PARENTI DELLE VITTIME: la feccia PD non conosce limiti alla vergogna! Di cosa li accusano sti parassiti senza cervello




Sindrome da accerchiamento? Paura del vuoto, della fine di tutto? Panico da sondaggi in picchiata? Perdita di senso della vita? Forse gli psichiatri dovrebbero iniziare a studiare il fenomeno-Pd e anche alcuni dei suoi maggiorenti. Nei giorni “caldi” delle indagini sul crollo del ponte Morandi, quelli decisivi per capire come e perchè il viadotto è venuto giù e quindi iniziare a ipotizzare le responsabilità, il Partito democratico avrebbe chiesto alla polizia di Stato “di indagare sugli applausi per noi e i fischi per loro ai funerali di Genova“. A scriverlo è, su Facebook, Matteo Salvini, che aggiunge: “Ma secondo voi nel PD che problemi hanno?!?!? Un abbraccio ai Genovesi, tutti”.


Ora il Pd vuole incriminare Salvini: “Ai funerali claque pro governo”
Ai funerali di Stato volano fischi per il Pd e applausi per Salvini e Di Maio. L’ira dei renziani. E Anzaldi attacca: “La polizia apra subito un’indagine”
“A sostegno del governo ci sarebbe stata una rumorosa claque organizzata”. All’indomani del funerale delle vittime del drammatico crollo di Ponte Morandi a Genova, il piddì Michele Anzaldi è già pronto a presentare una interrogazione al ministero dell’Interno.

Dopo essere stati sommersi dai fischi, i dem si sono convinti che quella che è riecheggiata ieri nel padiglione B della Fiera non fosse la rabbia delle vittime di un disastro annunciato o, più in generale, l’ira dagli italiani che accusano il Pd di aver rinnovato le concessioni ad Autostrade per l’Italia, ma una claque organizzata a sostegno del governo Conte.

“Ma come si fa a pensare certe cose?”. Matteo Salvini è sbigottito nel sentire le ultime accuse mosse dal partito che ieri mattina si è beccato una selva di fischi dalle persone presenti ai funerali di Stato. Non appena Maurizio Martina e l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti sono arrivati in Fiera per portare il proprio omaggio alle famiglie delle vittime, sono stati sommersi dalle critiche. Questo perché è al Partito democratico che i più rinfacciano i (continui) rapporti con la famiglia Benetton che, attraverso Atlantia, controlla Autostrade per l’Italia. Dall’ex premier Enrico Letta all’ex ministro Paolo Costa, passando per Romano Prodi e Massimo D’Alema, la liaison tra le politiche democratiche e gli affari ai caselli ha radici lontane. “Per la prima volta – ha detto nei giorni scorsi lo stesso Luigi Di Maio ai microfoni di RaiNews – c’è un governo che non ha preso soldi da Benetton, e siamo qui a dirvi che revochiamo i contratti e ci saranno multe per 150 milioni di euro”. A torto o a ragione, le persone presenti ai funerali erano appunto convinte che una parte della colpa del drammatico crollo del 14 agosto sia da imputare proprio a quel partito che negli ultimi cinque anni ha governato il Paese.

Non si sa se ai dem abbiano dato più fastidio i fischi o gli applausi che gli stessi hanno riservato a Salvini e a Di Maio. Già ieri pomeriggio, come riporta Libero, nella chat dei renziani aveva iniziato a circolare l’accusa al governo di aver “pilotato” le critiche al Pd durante i funerali di Stato. Oggi è stato Anzaldi a mettere in chiaro l’insinuazione denunciando la presenza di un gruppo di “trenta scalmanati” appostati, a suo dire, nei pressi dalla sala stampa. A questi imputerebbe non solo di “aver fischiato in modo scomposto gli esponenti dell’opposizione e di aver applaudito i rappresentanti del governo”, ma di aver addirittura suggellato il tutto con saluti e selfie. “La polizia, postale e non, – ha commentato, quindi, l’esponente dem – farebbe bene ad aprire un’indagine per verificare se davvero qualche esponente di governo, oppure dei partiti di maggioranza, abbia davvero lavorato per trasformare un momento di lutto nazionale in una curva da comizio”.

mercoledì 8 agosto 2018

Ufficiale: Con il taglio delle pensioni d’oro M5S e Lega alzeranno le minime




Con il taglio delle pensioni d’oro si potrebbero risparmiare fino a 500 milioni all’anno, cifra che sarà eventualmente investite per alzare le pensioni minime.



Lo prevede un progetto di legge depositato ieri e firmato da Riccardo Molinari e Francesco D’Uva, capigruppo di Lega e M5S alla Camera dei Deputati.

Molinari ha fatto sapere su Facebook che è “stata presentata la proposta di legge che prevede il ricalcolo sul retributivo delle Pensioni e dei vitalizi per la parte eccedente gli 80 mila euro l’anno lordi”.

“Le risorse liberate con questo ricalcolo – ha spiegato – verranno utilizzate per aumentare il tetto di 450 euro mensili delle Pensioni minime e delle Pensioni sociali, fino alla soglia di 780 euro”.

Si tratta – ha aggiunto – di “un progetto di legge improntato sulla solidarietà e sulla equità sociale che punta a correggere le palesi diseguaglianze createsi negli ultimi decenni. Finalmente infatti si toglie qualcosa a chi ha tanto per alzare le Pensioni minime di tutti gli italiani”.

Il Sole 24 Ore spiega che “l’intervento di ricalcolo prenderà in considerazione il reddito pensionistico complessivo lordo sopra gli 80mila euro annui in caso di soggetti titolari di più pensioni”.

Sono escluse però: pensioni di invalidità, reversibilità e trattamenti riconosciuti alle vittime del dovere o di azioni terroristiche.

E ci sono due salvaguardie:

1. “il ricalcolo non potrà ridurre pensioni o vitalizi al di sotto della soglia degli 80mila euro lordi annui, perequazioni comprese”

2. “In caso di pensionamenti con meno di 57 anni non si utilizzeranno coefficienti di trasformazioni inferiori a quell’età”

La galera è vicinissima! Fini è alla resa dei conti con la giustizia, ecco chi gli stanno per arrestare: è questione di poche ore




Chissà che sia la volta buona. La Camera approverà oggi la legge che renderà operativo il Trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione con gli Emirati Arabi Uniti, che dovrebbe consentire il



 rientro in Italia dei latitanti oggi ormeggiati sulle spiagge del Golfo Persico. Come riporta l’huffingtonpost.it, il “Trattato di mutua assistenza giudiziaria in materia penale” era stato siglato dal governo italiano nel settembre del 2015 ad Abu Dhabi, ma sospeso per gli effetti di una direttiva europea. Negli Emirati vige infatti la pena morte e in caso di estradizione verso il Paese contraente sarebbe stati inflitta la pena capitale.

In base al nuovo accordo la condanna “prevista in loco” dovrà essere commutata in pena detentiva. I due nomi più noti, tra quelli dei latitanti scappati a Dubai e dintorni, sono quelli dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena e del cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani. Quest’ultimo, che è ricercato dalla giustizia italiana con l’accusa di riciclaggio internazionale di denaro, era stato peraltro arrestato a Dubai a fine 2017 dalle stesse autorità emiratine, ma era poi riuscito a tornare in libertà nel dicembre dello stesso anno pagando una cospicua cauzione.

Fabio Amendolara per “la Verità”

Il grand hotel Dubai chiude. Le vacanze nel Golfo Persico degli italiani latitanti lì da anni sono finite: è prevista per oggi, salvo colpi di scena, la ratifica del trattato di estradizione tra Italia ed Emirati Arabi firmato nel 2015.

Superato il passaggio normativo legato alla pena di morte (negli Emirati Arabi è prevista dalla legislazione) che ne impediva la completa approvazione da parte italiana, si va alla ratifica in Parlamento. Una pessima notizia per chi, criminale economico o padrino della mala, aveva scelto quel Paese perché si sentiva al sicuro.

Potrebbero essere guai seri, ad esempio, per il potente armatore siciliano ed ex parlamentare Amedeo Matacena, condannato in via definitiva a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e dal 2014 ricercato con un mandato di cattura internazionale per un’ inchiesta su un trasferimento fraudolento di beni che vede tra gli indagati anche l’ ex ministro Claudio Scajola.

L’ altro big a cui potrebbero tremare le gambe è il cognato dell’ ex presidente della Camera Gianfranco Fini: Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, a Dubai già ci viveva prima che il gip di Roma Simonetta D’ Alessandro disponesse per lui la privazione della libertà personale con l’ accusa di aver riciclato i soldi del re del gioco d’ azzardo legalizzato Francesco Corallo.

Tulliani, nel mese di marzo dello scorso anno, al termine di inutili ricerche, è stato dichiarato latitante. Il 4 novembre, dopo essere stato inseguito da una troupe di giornalisti di La7, si rivolse alla polizia per protestare. Fu in quell’ occasione che scoprì l’ esistenza di un mandato di cattura internazionale che pendeva sulla sua testa e che ora potrebbe riportarlo in Italia.






Dubai è la meta scelta, sin dal 2010, anche dal famigerato manager in bancarotta Samuele Landi, ex amministratore delegato di Eutelia, il quale porta sulle spalle due condanne che sommate fanno un totale di 15 anni di detenzione. Negli Emirati ha ripreso a fare affari e ha avviato un’ azienda che sta sperimentando sistemi di telecomunicazione non intercettabili.

Stessa spiaggia e stesso mare per Andrea Nucera, costruttore fallito, ricercato per la bancarotta fraudolenta nata dal crac della società Geo, dopo la lottizzazione abusiva della zona diventata il più grande cantiere edile del Ponente ligure. Nucera, che nel suo esilio arabo si è portato dietro la nonnina ultranovantenne, ha avviato nuove attività imprenditoriali, aprendo ristoranti e negozi.

Anche Claudio Cirinnà, fratello della Signora delle unioni civili, fu cercato dai carabinieri inutilmente a Dubai, meta scelta per sottrarsi a un’ indagine su una brutta faccenda legata a un traffico illecito di carburante tra l’ Italia e la Repubblica Ceca.

Nelle intercettazioni lo definivano «il matematico» e, infatti, con precisione matematica, sparì proprio il giorno delle perquisizioni.

Da anni si godono una insolente vacanza nel Golfo Persico due capibastone della camorra: Tano Schettino, considerato dalla Procura antimafia napoletana il broker della droga del clan degli scissionisti di Scampia (nel 2016 fu arrestato e liberato a Dubai nel giro di 40 giorni) e il suo socio in affari Raffaele Imperiale, al secolo Lelluccio Ferrarelle, perché passò con successo dalla distribuzione delle acque minerali alla grande distribuzione della cocaina.

Anche Imperiale ha scelto Dubai, dove vive spendendo ogni mese 400.000 euro, almeno secondo le stime tracciate fino al 2016, anno dell’ inchiesta che ha disposto il suo arresto.

A Dubai c’ è anche Mazinga, nomignolo usato da Massimiliano Alfano, giovane salernitano, romano d’ adozione, che ordinò la gambizzazione di un’ estetista sessantenne nel quartiere Ardeatino. Si era trasferito sul Golfo già prima dell’ arresto anche Anton Giulio Alberico Cetti Serbelloni, rampollo di una famiglia nobile di Milano che nell’ albero genealogico vanta anche un papa, Pio IV, e che ha costruito un impero nel campo immobiliare e dell’ arte.

È finito a Dubai per un’ evasione fiscale da un miliardo di euro. In Italia è atteso per un ordine di esecuzione per l’ espiazione di una pena residua di poco più di otto anni di reclusione.

L’ ultimo nome della lista è quello dell’ imprenditore piacentino Luigi Provini, ricercato con l’ accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio per un giro di frodi fiscali nel quale sarebbero finite anche le sponsorizzazioni di team e piloti di Formula uno e rally.

E ora che il trattato è quasi legge per loro potrebbe essere in preparazione un biglietto di sola andata per l’ Italia. Potrebbe. Perché non è detto che l’ estradizione sia automatica: la magistratura valuterà gli incartamenti giudiziari, ma è al governo emirato che spetterà comunque l’ ultima parola.

lunedì 6 agosto 2018

Rai, Milena Gabanelli schiaffeggia il PD: "Protestano? Come il bue che dice cornuto a l'asino"




Intervistata dal quotidiano La Verità, Milena Gabanelli ha parlato della sua collaborazione con Il Corriere della Sera dopo l’uscita dalla Rai e ha affrontato la questione delle nomine nel servizio pubblico sulle quali è scoppiata la polemica nelle ultime settimane.



Alla domanda su cosa pensasse dei “protagonisti di stagioni di lottizzazioni appena concluse tagliare giudizi spietati sui nuovi candidati”, l’ex conduttrice di Report ha risposto:

“Mi sembra il bue che dà del cornuto all’asino. Il timore non è la lottizzazione in sé, che c’è sempre stata, tant’è che la Rai lottizzata ha prodotto grandi cose quando i partiti indicavano dirigenti con competenze dimostrate. La deriva della politica negli anni invece ha umiliato le professionalità, dentro e fuori dalla Rai”.

L’unico modo per cambiare la Rai, secondo Gabanelli, è “cambiare la legge, magari ispirandosi al modello inglese del trust per la scelta della governance”.

Quanto a Marcello Foa, la cui nomina a presidente Rai è stata bocciata dalle opposizioni, Gabanelli ha affermato di averlo incontrato in occasione di un paio di miei interventi all’Università del Ticino, dove lui la aveva invitata:

“Penso che il suo lavoro sugli spin doctor sia ottimo, mentre non condivido nulla delle sue ultime esternazioni,” ha spiegato.

Sulla sua esperienza a “Report”, Gabanelli ha detto:

“Dopo vent’anni la ritenevo un’esperienza conclusa. Report era nato da un modello produttivo molto economico e da un linguaggio innovativo, il videogiornalismo. Quello che mi interessa ora è riprendere la sperimentazione di un linguaggio più adatto ai mezzi dove si formano e informano le nuove generazioni sfruttando l’esperienza maturata”.

INCREDIBILE! IL PIDDINO DE MAGISTRIS ELOGIA IL GOOVERNO M5S-LEGA: "QUELLO CHE HANNO FATTO E' STORICO"





Di Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli



«In 7 anni è la prima volta che si raggiunge sul tema degli enti locali un livello così ben augurante di cooperazione tra noi e il Governo. Per questo risultato raggiunto desidero darne atto, in particolare, alla vice ministro dell'Economia Laura Castelli, al vicepremier Luigi Di Maio e al presidente della Camera Roberto Fico». Lo scrive il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, parlando dell'emendamento per gli enti locali in predissesto passato la scorsa settimana in Commissione Bilancio del Senato. Sugli enti locali, spiega de Magistris, «è un primo segnale, insufficiente certo, ma molto forte. Su altre norme - aggiunge il sindaco di Napol - stiamo lavorando costruttivamente con il Governo e ci attendiamo ulteriori risposte a breve nell'interesse dei cittadini. Autonomia politica per la costruzione delle alternative e leale cooperazione istituzionale sono due caratteristiche irrinunciabili del nostro agire politico, amministrativo e istituzionale».

domenica 5 agosto 2018

Travaglio stronca il PD: "‘Ma questi signori l’hanno capito perché hanno perso le elezioni?’





“Chi riesce a seguire le cronache sulle mosse di quel che resta del centrosinistra, e a rimanere sveglio, non può non domandarsi: ma questi signori l’hanno capito perché hanno perso le elezioni?”



Se lo chiede Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi, nel quale passa in rassegna tutti gli errori del Pd e del centrosinistra degli ultimi anni.

La risposta a questa domanda, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, è no. “Anzi, – aggiunge – l’impressione è che non si siano neppure posti la domanda”.

Travaglio osserva che il centrosinistra seguita “a comportarsi come dinanzi non a una catastrofe epocale, ma a un incidente di percorso”. E dunque aspetta la fine del governo giallo-verde in attesa del rilancio.

Il loro errore però, secondo il giornalista, è che “non fanno nulla per capire chi sia e perché continui a guadagnare consensi”. E infatti “un premier semisconosciuto come Conte, stando ai sondaggi, gode del 69% di popolarità”.

Ciononostante, secondo Travaglio la maggioranza M5S-Lega “passa gran parte del suo tempo a litigare, a commettere errori puerili e gaffe plateali, ad annunciare cose che non potrà mai fare, a smentire le voci dal sen fuggite a questo o quel ministro”.

Tuttavia questo, invece di “gonfiare le vele alle opposizioni” continua Travaglio “porta altro fieno in cascina ai governativi”.

Il motivo di questo rifiuto verso il centrosinistra sarebbe “che il ricordo dei disastrosi governi precedenti è talmente vicino, vivido, incombente che nessun errore dei nuovi arrivati può suscitare un rimpianto per i partiti sconfitti alle elezioni”.

Taglio dei vitalizi anche al Senato: il Consiglio di Stato dice sì!



I giudici amministrativi danno il via libera alla sforbiciata agli assegni, pure a palazzo Madama. Il M5s pronto ad andare fino in fondo: «Non ci sono scuse»



I vitalizi si possono tagliare, senza nessuna responsabilità per i membri dell'Ufficio di presidenza di Palazzo Madama che approveranno le norme sul ricalcolo degli assegni degli ex senatori. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, con il parere depositato oggi, sul quesito posto proprio dal Consiglio di presidenza di palazzo Madama, guidato da Maria Elisabetta Casellati. La Commissione speciale ha affermato la possibilità di disciplinare tale materia con il regolamento del Senato; ha escluso profili di possibile responsabilità derivante dall'approvazione della nuova normativa ed ha esposto il quadro giuridico-costituzionale di riferimento da tenere in considerazione. In particolare, secondo il Consiglio di Stato, è possibile incidere sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente, cioè sull'affidamento al mantenimento della condizione giuridica già maturata, quando la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto dell'intervento e sussista una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale, entrambi riguardati alla luce della consistenza giuridica che ha assunto in concreto l'affidamento.

Avanti tutta
Da parte dei giudici amministrativi arriva dunque un sostanziale ok al taglio dei vitalizi, dunque, che dà forza a procedere anche al Senato con le sforbiciate volute dal Movimento 5 stelle. «Non ci sono più scuse per stare fermi – afferma il senatore pentastellato Nicola Morra – Oggi il Consiglio di Stato ci ha detto che è possibile procedere al taglio purché la nuova disciplina sia 'razionale e non arbitraria', e giustificata da un interesse pubblico generale. Una vittoria per il Movimento 5 Stelle. Adesso è il turno del presidente Casellati, che deve autorizzare l'istruttoria in Consiglio di presidenza. Il Senato ha il dovere di adeguarsi alla Camera, dove il presidente Roberto Fico il 12 luglio scorso ha avuto l'ok dell'ufficio di Presidenza alla delibera che porta la sua firma. Il concetto deve essere lo stesso per entrambi i rami del Parlamento: tanto hai versato e tanto ti spetta».

RAI, Berlusconi è in ansia. Teme i 5 stelle sulla questione pubblicità



Una tassazione straordinaria sugli spot pubblicitari in tv. La minaccia è targata M5S. Un testo in via di definizione che potrebbe essere inserito come un emendamento nella legge di bilancio o in un prossimo provvedimento fiscale. Luigi Di Maio, spiegano fonti informate di Forza Italia, ha già caricato la pistola. E Matteo Salvini ha avvertito Silvio Berlusconi. «Solo io – ha spiegato al Cavaliere – posso assicurare la salvaguardia delle tue tv, M5S è pronto alla guerra».


La partita sulla pubblicità è così finita nella trattativa sulla Rai.

La Raggi a Roma ha tagliato le autoblu ed i pass speciali ZTL per i politici. Ma nessun tg lo ha mai detto

Il presidente dell'Assemblea capitolina ha annunciato misure per ridurre la spesa e «per dare un segnale sull'importanza dell'utilizzo dei mezzi pubblici a scapito di quelli privati»
Via le auto blu, stop ai permessi Ztl pagati dal Comune: i consiglieri capitolini avranno diritto alla tessera Atac per bus e metro, ma non avranno altri «benefit» per andare al lavoro. Lo ha deciso l'ufficio «Nella riunione dell'ufficio di presidenza dell'Assemblea Capitolina, negli indirizzi delineati «per realizzare una importante riduzione dei costi della politica». Lo ha reso noto Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea, con un post su Facebook.


LINK SPONSORIZZATO



In particolare - ha scritto - «è stata disposta l'eliminazione delle auto blu assegnate all'Ufficio di Presidenza (5 di cui 3 a disposizione di consiglieri M5S, 2 di opposizione) ed è stato espresso indirizzo per l'eliminazione di quella a disposizione dei presidenti dei gruppi (per questi ultimi servirà una ulteriore delibera). È stato inoltre deciso di eliminare i permessi ZTL con diritto di sosta (Euro 2040 x 48) e di utilizzare processi di centralizzazione degli acquisti da parte dei gruppi, con forti risparmi di spesa sui loro fondi. Le auto blu inutilizzate saranno reimpiegate per finalità sociali. I consiglieri avranno diritto alla tessera per autobus e metro, per incentivare e dare un segnale sull'importanza dell'utilizzo dei mezzi pubblici a scapito di quelli privati. Dopo il taglio di alcune commissioni speciali oggettivamente inutili, che ha già portato diversi milioni di Euro nelle casse capitoline, questo rappresenta un altro segnale importante: dobbiamo riportare la politica al livello dei cittadini per far riavvicinare i cittadini alla politica». Questa mattina nuovo ufficio di presidenza per assumere le determinazioni definitive.

Questa notizia è stata riportata solo ed esclusivamente dalla giunta Raggi tramite Facebook ed il sito del Comune di Roma.
Nessun TG, nemmeno quello di Mentana, ha mai riportato la notizia.
A loro interessano solo le orecchie del Sindaco di Roma o altre sciocchezze che per i cittadini stanno diventando ridicole e molto stancanti.
Bene, noi abbiamo deciso di riportarvi la notizia, perchè non è solo la vittoria di Virginia o del M5S, ma di tutti i cittadini di Roma.
Questo Paese può cambiare con regole facili, ma sopratutto con la collaborazioni di tutti.

Prestiti garantiti, le banche tradiscono il Paese! Il m5s è pronto a dare battaglia

Solite banche. Con le imprese allo stremo a causa dell’emergenza coronavirus, che ha generato una pesantissima crisi economica e ha fatto fi...