lunedì 19 marzo 2018

Il Reddito di Cittadinanza affossa i conti pubblici? Balle. Ecco il piano del M5S


Pasquale Tridico, docente a Roma 3 e indicato da Luigi Di Maio come ministro del Lavoro e del welfare del suo Governo, in un post sul Blog delle stelle spiega perché il reddito di cittadinanza si paga da solo


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Sul Blog delle stelle, organo ufficiale del Movimento 5 stelle, Pasquale Tridico, indicato da Luigi Di Maio come ministro del Lavoro e del welfare del suo Governo, descrive quello che a tutti gli effetti sembra il suo piano per rilanciare il lavoro il Italia. A partire dal reddito di cittadinanza che, sostiene, si finanzierà da solo.

Dopo circa 15 anni di studi e ricerche sui temi del lavoro, della flessibilità, della produttività e della crescita economica posso dire di aver una idea precisa sul mercato del lavoro e sui problemi della scarsa performance della produttività e del Pil in Italia: alla base del nostro declino economico non ci sono solo le politiche di austerità ma anche la precarizzazione del posto di lavoro.
Secondo Tridico, professore di diritto del lavoro all’Università Roma Tre, la flessibilità è un percorso avviato nel 1997 dal  pacchetto Treu e che ha una storia che lo porta direttamente al Job Act di Renzi: per effetto, il lavoro si è precarizzato e i salari sono fermi al 1993. Il perché, secondo il professore, è semplice:
“Se il lavoro flessibile costa poco, dato che il lavoratore perde diritti e quote salari, l’impresa rinuncerà agli investimenti ad alto contenuto di capitale, all’innovazione e quindi anche alla formazione di lavoratori qualificati con più alti salari. Verrà azionata la leva della competitività salariale piuttosto che quella della innovazione e del capitale umano costoso e qualificato. Avremo frequenti casi di sotto-mansionamento, e giovani laureati costretti a svolgere lavori meno qualificati con più bassi salari. Avremo anche casi di emigrazione qualificata e “fughe di cervelli” all’estero. A perderci sarà tutto il Paese, impantanato in un contesto produttivo poco dinamico e a basso valore aggiunto.
Dobbiamo invertire urgentemente la rotta, rimettendo al centro la qualità del posto di lavoro, gli investimenti in settori avanzati, e la formazione continua, spostando più in alto la frontiera tecnologica del sistema produttivo, con particolare attenzione ai settori innovativi e mission-oriented”
Da qui Tridico elenca quelle che ritiene 5 priorità  per rimettere al centro la qualità del posto di lavoro, gli investimenti in settori avanzati e la formazione.
1. Reddito di cittadinanza
“Il reddito di cittadinanza, che è tecnicamente un reddito minimo condizionato alla formazione e al reinserimento lavorativo […]  In sintesi il meccanismo è questo: grazie alla nostra misura almeno 1 milione di persone che attualmente non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare (i cosiddetti ‘inattivi’ e scoraggiati) verranno spinti alla ricerca del lavoro attraverso l’iscrizione ai Centri per l’Impiego e andranno così ad aumentare il tasso di partecipazione della forza lavoro”, spiega Tridico: “Questo ci permetterà di rivedere al rialzo l’output gap, cioè la distanza tra il Pil potenziale dell’Italia e quello effettivo, perché 1 milione di potenziali lavoratori saranno di nuovo conteggiati nelle statistiche Istat. Se aumenta il Pil potenziale possiamo mantenere lo stesso rapporto deficit/Pil potenziale, cioè il cosiddetto ‘deficit strutturale’, spendendo circa 19 miliardi di euro in più di oggi. Il reddito di cittadinanza costa 17 miliardi complessivi, compresi i 2,1 miliardi per rafforzare i centri per l’impiego, e potrebbe quindi finanziarsi interamente grazie ai suoi effetti sul tasso di partecipazione della forza lavoro”.


2. Investimenti dello Stato
“Gli investimenti produttivi dello Stato nei settori a più alto ritorno occupazionale, senza i quali il reddito di cittadinanza sarebbe una misura monca, poiché non potrebbe offrire ai beneficiari il lavoro di qualità che abbiamo in mente. L’idea è di destinare almeno il 34% di questi investimenti nel Sud Italia”. Sul lato degli investimenti privati “va ricordata anche la Banca pubblica di investimento, che erogherà credito a tassi agevolati a micro, piccole e medie imprese”.
3. Salario minimo orario
In terzo luogo il “salario minimo orario” per “sradicare sfruttamento e precarietà”.
4. Patto di Produttività
In quarto luogo un “Patto di Produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese”, al fine di “rilanciare salari, produttività e investimenti, soprattutto in quei settori in cui decideremo di intervenire selettivamente con la riduzione del cuneo fiscale”.
5. Robot
In quinto luogo la sfida della “robotizzazione” che va “gestita politicamente. Il primo passo in questo senso – spiega Tridico – sarà la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in modo da aumentare l’occupazione e di incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese”.

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