sabato 25 novembre 2017

Quella valanga di milioni esentasse che Renzi incassa ogni anno dalle multinazionali: un vero tesoro che non spartisce con nessuno

Da quando l’ex sindaco di Firenze è diventato segretario, le elargizioni private ricevute dal partito sono calate di un terzo. Ma sono cresciute quelle al giglio magico. E tra i finanziatori persino fiduciarie dal nome misterioso. Sull’Espresso in edicola da domenica 26 novembre l’inchiesta con tutti i finanziatori privati della politica


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di Giovanni Tiziani e Stefano Vergine per L’Espresso

C’è una strana tendenza iniziata in concomitanza alla sua ascesa ai vertici del Pd. Da quando Matteo Renzi è diventato segretario, le donazioni private ricevute dal partito sono calate di un terzo. Contemporaneamente sono quasi triplicate quelle incassate dalla sua fondazione. I numeri non lasciano spazio a interpretazioni. Dal 2013 al 2016 le contribuzioni liberali ricevute dalla fondazione Open sono passate da 672 mila a 1,9 milioni di euro, mentre quelle incassate dal Pd sono calate dagli 11,6 milioni del 2013 agli 8,1 milioni dell’anno scorso.

L’inchiesta dell’Espresso in edicola con Repubblica da domenica 26 novembre traccia il profilo dei grandi finanziatori della politica, analizzando i dati delle donazioni private di cui hanno beneficiato i partiti negli ultimi dieci anni. Una radiografia del passato per comprendere il futuro. Perché le prossime elezioni saranno le prime senza finanziamento pubblico. Con i capitali privati destinati a pesare più che mai sulla campagna elettorale.

Quello della fondazione renziana Open, organizzatrice in questi giorni della Leopolda, è solo uno dei tanti casi analizzati dal settimanale. Un caso sintomatico della strada intrapresa da diversi leader politici. Gli imprenditori hanno infatti preferito sostenere la creatura del giglio magico, piuttosto che il partito di cui l’ex sindaco di Firenze è segretario.

La tendenza potrebbe aver colpito anche altre forze politiche, ma è difficile verificarlo dato che la fondazione Open è una delle poche a pubblicare bilanci e liste dei donatori. O almeno di quelli che non si sono opposti a questa operazione di trasparenza. Spulciando i resoconti della fondazione che sostiene Renzi si legge che finora ha ricevuto donazioni pari a 5,5 milioni di euro. Tesoretto a cui hanno contribuito oltre un centinaio di imprese.

In cima alla classifica dei donatori di Matteo c’è il finanziere Davide Serra, 225 mila euro finora versati. Subito dietro – 200 mila euro – si piazza Vincenzo Onorato, armatore napoletano proprietario della compagnia di traghetti Moby, che da un paio d’anni ha acquisito anche il controllo dell’ex azienda pubblica Tirrenia. Operazione tuttora sotto i riflettori dell’Antitrust.

Al fianco dei grandi finanziatori convivono donatori poco noti. Tra i più recenti c’è per esempio la Assisi Project, tra i cui azionisti troviamo Giacomo Straffi, collega e socio, in un’altra impresa, del senatore Nicola Di Girolamo, condannato per la vicenda Fastweb-Telecom Sparkle.

C’è l’ex numero due del ministero dell’Economia, Lorenzo Codogno, che ha donato 30 mila euro attraverso una società inglese, la Mci Research and Management, il cui socio di maggioranza è il finanziere Claudio Zampa, italiano con base in Svizzera. E c’è pure una misteriosa fiduciaria: la S. Andrea Mf 1117, di cui non è possibile conoscere i soci, ma che di certo ha molti interessi in Italia essendo azionista di ben 51 aziende.

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