lunedì 5 agosto 2019
Nuova scoperta del M5S su Zingaretti censurata da tutti i media: altro buco da 26 milioni!
“Zingaretti e un altro ‘capolavoro’ Pd”.
Così il Sottosegretario Stefano Buffagni ha scritto in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, per il fatto che “la regione Lazio di Zingaretti ha un debito monstre di 26 milioni di euro verso avvocati esterni”.
Questo perché “negli anni la Regione ha assunto avvocati senza concorso e spesso senza ‘concreta esperienza nel campo forense’ e di conseguenza ha dovuto esternalizzare conferendo incarichi milionari a legali esterni” ha spiegato l’esponente pentastellato.
Ma “non è tutto” infatti “questi legali esterni non sono stati assunti per le loro capacità professionali ma, secondo il capo dell’Avvocatura regionale Rodolfo Murra, ‘per soddisfare esigenze clientelari’ oppure grazie ‘a mere conoscenze personali'” ha fatto sapere Buffagni.
“Una situazione vergognosa che ora dovranno pagare i cittadini, complimenti! Questi sarebbero quelli ‘bravi e responsabili’ che qualcuno vorrebbe far tornare” ha concluso.
"No alle intercettazioni". Clamorosa giravola del Ministro leghista Buongiorno: prima scrive la legge cn Buonafede, ora non vuole che si approvi!
“L’obiettivo della Lega è quello di accelerare i tempi del processo. Se la proposta fosse stata questa, sarebbe stata approvata in tre minuti”. Parola del ministro Giulia Bongiorno, intervistata ieri dal Corriere della Sera. Fa niente se, per la Lega, ci vorrebbe anche una riforma delle intercettazioni che, invece, nulla c’entra con la durata dei processi. “Non vogliamo né cancellarle e neanche negare il diritto di cronaca. Vogliamo però che si creino degli archivi riservati che chiudano una volta per tutte il mercato dell’intercettazione gossip”, si è giustificata il ministro. A cui, però, qualcuno dovrebbe ricordare quanto accaduto nel 2011, quando l’allora ex Pdl emigrata in Futuro e Libertà di Gianfranco Fini lasciò il ruolo di relatrice della legge fortemente voluta da Berlusconi e che avrebbe impedito la pubblicazione di intercettazioni. La Bongiorno chiedeva, allora, almeno di riportare il contenuto delle intercettazioni fino alla fase dibattimentale. “Non mi riconosco in questa legge”, disse prima di dimettersi. Ora invece ritiene essenziale metter mano alle intercettazioni. Cambi di passo. E di idee.
venerdì 2 agosto 2019
ESCE DALLA GALERA, RIENTRA COME SE NIENTE FOSSE IN CONSIGLIO REGIONALE: in Sicilia siamo davvero alle comiche
Pippo Gennuso è tornato a sedere sui banchi dell’Assemblea regionale siciliana. Dopo il patteggiamento dieci giorni fa davanti al gup del Tribunale di Roma a un anno e due mesi di reclusione per traffico di influenze illecite, l’imprenditore di Rosolini è rientrato nell’aula dove era stato sospeso dopo il suo arresto nel febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta su presunte sentenze pilotate al Consiglio di Stato.
Gennuso era stato eletto nelle fila della lista Popolari e Autonomisti. Dopo la sua sospensione era subentrata Daniela Ternullo, prima dei non eletti, che nel frattempo aveva aderito a “Ora Sicilia”.
ecco il commento indignato di un utente Facebook:
Il condannato ritorna in Parlamento: è una vergogna
E’ una vergogna che un pregiudicato, che patteggia una pena ad oltre un anno per traffico di influenze, passi dagli arresti al Parlamento Regionale Siciliano.
Che credibilità avranno così le Istituzioni?
Sto parlando del pregiudicato Giuseppe Gennuso, già arrestato per voto di scambio politico mafioso (poi riconvertito in corruzione elettorale) e, successivamente, con l’accusa di aver corrotto i giudici amministrativi per ritornare al Parlamento Regionale.
Alla fine è Gennuso stesso a patteggiare la pena per “traffico di influenze”, quindi ad ammettere le proprie responsabilità. Ad ammettere la condanna.
Oggi, nonostante la condanna, il suo rientro in Parlamento con tutti gli onori e con lo stipendio di (più o meno) diecimila euro al mese.
Lo ribadisco: che credibilità hanno così le Istituzioni?
I colleghi deputati di Gennuso non si vergogneranno?
Per me è una vergogna, un insulto a persone come Piersanti Mattarella che, per aver lottato il malaffare, la corruzione e la mafia da quel Parlamento Regionale, sono state uccise.
Viva l’Italia.
Sui migranti il M5S fa più della Lega Nord: Si ridiscuterà in toto il trattato di Dublino e la ridistribuzione dei migranti
Von der Leyen e il “patto per le migrazioni” – Von der Leyen ha ribadito necessità di trovare un nuovo “patto” con la revisione di Dublino – punto toccato anche da Conte – e ha aggiunto: “Vogliamo che le nostre procedure siano efficaci, efficienti ma anche umane. Non è un compito facile, ma abbiamo capito tutti che non esistono soluzioni facili. È necessario rivedere il concetto di ripartizione degli oneri. Sappiamo che Italia, Spagna, Grecia sono geograficamente esposte: è fondamentale poter garantire la solidarietà ma ciò non è mai un processo unilaterale”. Quella della revisione di Dublino è una priorità anche per l’Italia. “Dobbiamo ripensare il regolamento“, ha detto, perché “non è pensabile che il problema rimanga sulle spalle dei Paesi di primo arrivo”. L’obiettivo “politico primario” dichiarato poi dalla presidente della Commissione Ue è quello di “superare le divisioni nord-sud, est-ovest, Paesi piccoli-grandi. Un’Ue unita ha bisogno di un’Italia forte e prospera e certamente credo che ci sia molto da fare”. Prima dell’incontro, Conte ha anticipato che, oltre a questi temi, sono sul tavolo anche la riforma delle istituzioni europee per “rendere più efficace la governance” e la trasparenza dei processi decisionali. “Per riavvicinare l’Europa ai cittadini – sottolinea Conte – per contrastare la sfiducia, dovremo impegnarci di più per lavorare per una Europa che sappia offrire soluzioni adeguate ai problemi urgenti avvertiti dai nostri cittadini”.
Altro tema centrale sottoposto a von der Leyen è quello della crescita e soprattutto del rilancio del Sud – a rischio spopolamento e in recessione – per il quale, ha detto Conte, “chiediamo il pieno sostegno dell’Europa“. Un tema che è “uno dei principali pilastri” del prossimo governo Ue. “Serve più attenzione alla crescita, nuovi posti di lavoro per i giovani, e la digitalizzazione: – ha confermato l’ex ministra tedesca -. Anche su questo dobbiamo recuperare il divario, quindi certamente potremo collaborare. E dovremo attuare nuove iniziative, più ambiziose, per quanto riguarda il cambiamento climatico. Vorrei che l’Europa fosse il primo continente neutro, nel 2050″. Un altro punto sul quale von der Leyen aveva insistito nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, accolto favorevolmente anche dai Verdi, che però hanno fin da subito chiarito che non avrebbero votato per lei. “Dobbiamo quindi agire, ma che credo ci sono anche tanti aspetti positivi per quanto riguarda le nuove tecnologie ecologiche pulite. Ma dobbiamo poter coinvolgere tutti in questa nuova politica, cercheremo di introdurre un fondo di transizione per aiutare quelle regioni più colpite dalla transizione”.
"Attaccano il M5S perchè da fastidio ai poteri forti, gli italiani si diano una svegliata". Professore di Harvard si sostituisce ai giornalisti e racconta la verità agli italiani
“Occorre rendersi conto (l’evidenza è ovunque per cui dovrebbe essere facile) che il liberismo è apparenze, immagine, virtualità. Infatti la ricchezza che produce è solo finanziaria e il suo potere mediatico”.
Così ha scritto il professore di Letterature romanze a Harvard Francesco Erspamer, in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook.
“Anche del TAV, in fondo, gli importa poco; essenzialmente se ne serve per mantenere la gente nella convinzione che la crescita economica e demografica, l’omogeneizzazione globalista e le nuove tecnologie siano un’assoluta necessità e un destino, alle quali sia folle e anzi impossibile resistere, anche se le risorse si stanno esaurendo, l’ambiente soffre, le comunità si sfasciano, la bellezza sta scomparendo” ha osservato.
“In questa prospettiva si capisce perché sia i No-TAV che i Sì-TAV, invece di scontrarsi fra loro, attacchino il M5S, ossia l’unico partito che in questo momento dia fastidio alle multinazionali. I Sì-TAV vogliono far credere che la sua opposizione al TAV sia un reazionario rifiuto dell’innovazione e dunque del benessere, i No-TAV vogliono far credere che siccome non si suicida facendo cadere il governo e regalandolo a Salvini o a Renzi (o a una santa alleanza fra i due in nome dell’emergenza inventata dai loro giornali) sia al servizio dei poteri forti” ha spiegato il professore.
“Occorre rendersi conto – ha avvertito – che l’estremismo e il massimalismo non sono più soltanto malattie infantili della sinistra; oggi sono strumenti del neocapitalismo per spacciare l’individualismo e l’anarchia che alimentano la deriva liberista e liberal e favoriscono lo smantellamento dello Stato, dell’identità nazionale e culturale, della diversità; e contestualmente gettano chi non approvi quella deriva nelle braccia della destra più becera e più falsa”.
Occupazione, è record! Grazie al Decreto Dignità riparte il lavoro in Italia. Non succedeva dal 1977. Ovviamente i media non ve lo diranno
I numeri, come si sa, sono argomenti testardi. E disegnano, soprattutto, un quadro che difficilmente può essere smentito o falsificato, stando sull’orizzonte dei freddi e oggettivi numeri. Sarà anche per questo che ieri pochi esponenti di opposizione si sono avventurati nel criticare gli ultimi dati Istat sul mondo del lavoro e relativi a giugno 2019. Per un semplice motivo: non c’era nulla da poter criticare. La disoccupazione, infatti, a giugno segna la quarta flessione consecutiva, scendendo al 9,7%, in calo di 0,1 punti percentuali su maggio. Si tratta del tasso più basso da gennaio del 2012, ovvero da sette anni e mezzo a questa parte. I disoccupati sono scesi di 29mila nel corso dell’ultimo mese, con un calo che ha riguardato gli uomini come le donne e tutte le fasce d’età, ad eccezione dei giovani tra 25 e 34 anni.
In calo, questa volta ai minimi dall’aprile del 2011, anche il tasso di senza lavoro tra i più giovani: nella fascia 15-24 anni, la disoccupazione scende di 1,5 punti percentuali e si porta infatti al 28,1%. E a tutto questo si aggiunge anche, come detto, un’altra ottima performance sul fronte dell’occupazione: a fronte di un calo di 28mila disoccupati, infatti, il numero di occupati è in crescita di 10mila persone. Se si guarda all’andamento per età, sono in aumento gli occupati 15-24enni (+10mila) e i 35-49enni (+5mila), in calo i 25-34enni (-4mila) e gli ultracinquantenni (-18mila). Su una forza lavoro leggermente più sottile, il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti percentuali) segnando così un nuovo massimo storico: il livello più alto da quando sono iniziate le serie statistiche, ovvero dal 1977.
SALGONO I POSTI FISSI. Un record bello e buono, certificato dall’Istat e che ha messo a tacere i tanti che avevano già condannato il sistema-Italia all’implosione appena insediatosi il Governo Conte. E invece non c’è dubbio che su questa ripresa abbia inciso – e tanto – il decreto Dignità, fortemente voluto dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e che ha messo un forte freno al ricorso e all’abuso dei contratti a tempo determinato, agevolando invece quelli a tempo indeterminato. Non è un caso che gli unici a commentare sono proprio i pentastellati: “I dati – si legge in un post pubblicato dal Blog delle Stelle – continuano a smentire chi accusava il Governo e in particolare Di Maio di un presunto disastro economico. La verità è opposta: nonostante tutte le difficoltà internazionali, tra hard Brexit e tensioni commerciali che coinvolgono Stati Uniti, Cina e la stessa Unione Europea, l’Italia regge e garantisce ai suoi cittadini miglioramenti sensibili”. Non va dimenticato, peraltro, che, oltre ai livelli occupazionali, continuano ad aumentare anche i posti di lavoro stabili (+43mila a giugno). “Quantità e qualità di lavoro stanno camminando insieme, a differenza che nel passato”, esultano ancora i Cinque stelle.
NUOVO SCONTRO. Al di là dei numeri, però, ora la questione rischia di diventare un nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza. La Lega, infatti, qualche mese fa ha presentato una proposta di legge di fatto per smontare alcune novità inserite all’interno del decreto Dignità, specie in relazione allo stop ai contratti a tempo. Facile, ovviamente, immaginare che il progetto del Carroccio, che vede nel sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il suo massimo sponsorizzatore, sia già naufragato, a vedere questi numeri. Ma il progetto dei Cinque stelle nell’ambito occupazionale è chiaro: dopo il dl Dignità e il Reddito di cittadinanza, tocca al salario minimo, proposta cardine per il Movimento, tanto da averla portata anche in Europa. Ma anche su questo – nonostante sia un provvedimento contemplato anche dal contratto di Governo – potrebbero presto aprirsi nuovi dissidi all’interno della maggioranza, con il Carroccio che continua a storcere il muso, più in linea con Pd e FI che con i Cinque stelle. Con questi dati e questi record, però, sarà difficile per Salvini e compagni chiudere le trattative. Perché, e il Capitano questo comincia a capirlo, dopo le parole servono i fatti. E dietro i numeri ci sono proprio i fatti.