martedì 7 maggio 2019
Luisella Costamagna da una mazzata ai "gufi" del Reddito di cittadinanza: "Ora che si è fatto, cosa dicono?"
di Luisella Costamagna – il Fatto Quotidiano) – “Le polemiche creano sconforto”, “girano tante falsità”. Lo scoramento del professor Tridico – “papà” del Reddito di Cittadinanza e neo presidente dell’Inps – non basta a rendere l’idea: quella cui assistiamo sul sostegno ai poveri è una delle pagine politiche e mediatiche più tristi degli ultimi anni.
UNA MISURA che dovrebbe mettere d’accordo tutti i partiti, a maggior ragione a sinistra trattandosi di un aiuto ai più deboli (che se sono più di 5 milioni è anche grazie a chi ha governato in passato), ampio e sostanzioso come mai prima d’ora, e che dovrebbe essere salutato con un “finalmente la politica si occupa degli ultimi, invece dei soliti noti”, è stato prima liquidato e ridicolizzato (“tanto non si farà mai”, “costa troppo, non avrà coperture”, “sarà una promessa mancata”…), poi – quando si è fatto reale – gufato (“sarà il caos”, “il sistema andrà in tilt”, “finirà ai furbi”…) e ora che le code paventate non ci sono state e, nei tempi previsti, le prime domande sono state liquidate, la nuova parola d’ordine è: flop. “Domande inferiori alle attese”, “sussidi irrisori”, “molte rinunce perché il gioco non vale la candela: meglio lavorare in nero” e via a screditare. Una vergogna.
A oggi le domande presentate sono di poco superiori al milione. Tante, ma meno del previsto, anche perché nei decreti attuativi sono stati inseriti paletti volti a evitare furbi, furbetti e furbastri evocati dai gufi di cui sopra. Bene che non ci sia stata una richiesta di massa, che rischiava di essere incontrollabile e avrebbe alimentato l’allarme “assistenzialismo”, “ora a questi chi glielo trova un lavoro?”. Bene che così si possano risparmiare un bel po’ di risorse rispetto a quelle stanziate. Qualcuno degli uccelli del malaugurio per caso l’ha scritto? Certo che no. Alla faccia del caos poi, al 19 di aprile l’Inps ha quasi elaborato 500 mila domande, circa la metà. Quindi quegli incompetenti grillini hanno messo a punto un sistema di verifica che ha consentito di rispettare i tempi promessi? Sì, ma anche questo è bene non scriverlo. E siamo ai sussidi irrisori: chi è riuscito a sfuggire alle paginate o ai servizi tv sui beneficiari delusi, che si sono visti accreditare solo 50 euro? Nessuno, perché pure gli eremiti sono stati raggiunti dalla ferale notizia tramite piccioni viaggiatori. Eppure, scorrendo i primi dati ufficiali, si scopre che delle prime 500 mila pratiche liquidate, ben il 71 per cento supera i 300 euro al mese – 50 per cento tra 300 e 750 euro e 21 per cento oltre 750 –con una media di dotazione di 520 euro. Non male, direi. Solo il 7 per cento è tra 40 e 50 euro: eppure giornali e tv non hanno parlato d’altro.
CONTA PIÙ il 7 o il 71 per cento? E con quale faccia bollano 50 euro al mese come elemosina umiliante gli stessi che osannavano gli 80 euro di Renzi? (80 euro che peraltro non vanno ai poveri, ma a chi una busta paga ce l’ha e senza nessun obbligo di spesa nel mese successivo, come previsto invece dal RdC per rilanciare i consumi). Soprattutto: chi ha fatto credere agli italiani che avrebbero ricevuto 780 euro al mese? I 5Stelle – che hanno sempre ripetuto che quella sarebbe stata la soglia massima, per un single senza entrate né casa di proprietà, mentre gli altri avrebbero avuto un’integrazione al reddito fino ai 780 – o la torma di editorialisti, esperti, politici “responsabili” che così potevano rilanciare il mantra “costa troppo”? Brutta bestia la propaganda.
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