venerdì 8 marzo 2019

Con tagli a sprechi e privilegi, gli italiani risparmieranno 900 milioni a legislatura. Capito perchè tutti sono contro il M5S?



Taglio dei vitalizi (già fatto), sforbiciata al numero dei parlamentari da 945 a 600 (approvata in prima lettura), e alle indennità di deputati e senatori (annunciata). Tre misure bandiera targate M5S, meramente simboliche secondo i detrattori. Ma è davvero così? Calcolatrice alla mano, si direbbe il contrario. Sommando i risparmi che, a regime, il triplice intervento su privilegi e costi della politica produrrebbe, il totale è tutt’altro che irrilevante. Circa 182 milioni di euro all’anno, 910 milioni a legislatura.

Con le delibere approvate dagli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, dal 1° gennaio di quest’anno, per effetto del ricalcolo contributivo con efficacia retroattiva di tutti i trattamenti vitalizi, gli assegni erogati agli ex parlamentari o ai loro eredi si sono considerevolmente alleggeriti. Stando al bilancio di previsione 2019 della Camera, la misura produrrà un risparmio di 45,6 milioni di euro. Esattamente la somma che il Collegio dei questori ha deciso di accantonare in attesa che si definiscano gli oltre mille ricorsi presentati dagli ex deputati contro il taglio dei trattamenti previdenziali disposto dalla delibera che porta la firma del presidente di Montecitorio, Roberto Fico.

Quanto al Senato, una cifra precisa ancora non c’è. Il bilancio di previsione per l’anno in corso, infatti, non è stato ancora approvato. Ma, in base alle stime circolate in occasione della sforbiciata approvata lo scorso ottobre, il risparmio per le casse di Palazzo Madama dovrebbe aggirarsi intorno ai 16 milioni di euro l’anno. Che sommati ai 45 della Camera, portano il totale a 61 milioni (305 a legislatura).

Ci vorrà più tempo, invece, per portare al traguardo la riforma costituzionale che taglia il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. Il provvedimento ha incassato a Palazzo Madama il primo dei quattro via libera richiesti dall’articolo 138 della Costituzione. E sarà necessario, probabilmente, anche un referendum popolare per tenerlo a battesimo. Solo allora, insieme alla riduzione dei parlamentari, si potrà assestare anche un’altra consistente sforbiciata ai costi della politica. Ma di che cifre stiamo parlando?

Attualmente, sempre in base agli ultimi bilanci disponibili, tra indennità e rimborsi vari, per le spettanze dei deputati e dei senatori in carica, se ne vanno ogni anno circa 224 milioni di euro: 144,8 alla Camera e altri 79,7 al Senato. Riducendo gli scranni di un terzo, come punta a fare il ddl costituzionale – il cui iter parlamentare è seguito a vista dal ministro Riccardo Fraccaro – la spesa scenderebbe a 91,9 milioni (-52,8 milioni) a Montecitorio e a 50,6 milioni (-29,1 milioni) a Palazzo Madama. Con un risparmio complessivo di 82 milioni di euro l’anno.

Ma non finisce qui. A breve, come annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, dovrebbe essere depositata in Parlamento una proposta di legge per ridurre le indennità parlamentari, già presentata nella passata legislatura, quando l’ex deputata Roberta Lombardi propose di dimezzare gli stipendi di deputati e senatori. Applicando il taglio alla futura composizione numerica del Parlamento si produrrebbero risparmi ulteriori per 25,8 milioni alla Camera e 13,3 al Senato. Per un totale di 39,1 milioni.

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