martedì 26 marzo 2019
Bankitalia contro la nomina di Paragone a Presidente della Commissione Banche. Di cosa hanno paura?
“Si parla di veti sul nome di Gianluigi Paragone alla presidenza della commissione di inchiesta sulle banche, una cosa per noi inaccettabile perché c’è già un accordo politico e le forze della maggioranza di governo sono d’accordo a votare Gianluigi alla presidenza”, l’allarme è stato lanciato ieri da Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento 5 Stelle non fa nomi ma il riferimento a Matteo Salvini sarebbe evidente, solo lui può fermare la corsa di Paragone verso la prestigiosa carica alla guida dell’organismo parlamentare che nei prossimi anni dovrà fare chiarezza su quanto è successo alle banche italiane. In primis, la Commissione, dovrà verificare come è stata svolta l’attività di vigilanza sugli istituti bancari e come sia stato possibili vendere ai risparmiatori titoli così rischiosi da essersi trasformati in carta straccia.
E di certo le posizioni estremamente critiche espresse in questi anni dall’ex conduttore de La Gabbia, contro la Banca d’Italia e contro il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, non stanno aiutando Paragone. Così come non deporrebbe a suo sfavore il feeling ritrovato tra il potente sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dopo il pasticcio sul mancato rinnuovo dei membri del direttorio dell’Istituto di Via Nazionale e quello relativo alle nomine del vertice dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.
Entrambe partite molto delicate che avrebbero suscitato la preoccupazione del Quirinale e della Bce. Ad agitare ulteriormente il delicato equilibrio di Governo sul versante degli istituti di credito, ha spiegato Di Maio “Ci sono poi delle cose che non mi piacciono e che stanno succedendo intorno alle banche: ad esempio il fatto che la legge che istituisce la commissione di inchiesta sulle banche aspetta ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale da decine di giorni”.
Anche in questo caso Di Maio non fa nomi, ma il pensiero corre immediatamente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale spetta il potere di promulgazione delle leggi che vanno poi pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Visto che è decisamente più difficile credere che manchi la firma del presidente del Consiglio dei Ministri, quel Giuseppe Conte, che proprio il leader politico dei Cinque Stelle ha voluto alla guida del Governo di cui il Movimento è il primo azionista, o quella del ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede, al quale spetta il compito di vistare le leggi.
Nessun commento:
Posta un commento