mercoledì 6 febbraio 2019

Il PD in rivolta contro il taglio degli stipendi dei parlamentari. Vederli cosi è una goduria immensa!



I partiti si preparano a votare il taglio dei parlamentari. E se sulla carta sono tutti o quasi d’accordo sulla riduzione degli eletti alle Camere, se solo poco più di una legislatura fa era lo stesso Partito democratico a spingere per l’abolizione del Senato, il voto unanime sul disegno di legge di riforma costituzionale sembra al momento un obiettivo quasi irraggiungibile. Per il Pd stesso, ad esempio, la riforma voluta dal M5s è un’arma di “distrazione di massa” e, per dirla con le parole della deputata Debora Serracchiani, “il vero obiettivo dei 5 stelle è il taglio della democrazia”. E pure: “Si sta portando a termine l’assassinio della democrazia rappresentativa“. A loro ha replicato il capogruppo M5s a Palazzo Madama Stefano Patuanelli: “Sono scuse banali per bloccare la riforma”, ha detto. Naturalmente contraria anche Forza Italia: “Serve una riforma organica e non spot elettorali”. Polemizza anche l’associazione dei collaboratori parlamentari: “Senza entrare nel merito delle riforme, avvertiamo come il riduzionismo dell’attività parlamentare a un ‘costo’ mortifichi la funzione parlamentare”. Il testo deve affrontare quattro passaggi tra Camera e Senato e per evitare il referendum, dovrebbe ottenere il consenso dei 2\3 dell’Aula. Oggi la riunione dei capigruppo ha stabilito che il primo voto a Palazzo Madama sarà il 7 febbraio. Il vicepremier M5s Luigi Di Maio ha dato anche un timing preciso che il governo intende seguire: “Entro il 2019 dobbiamo fare in modo che questa maggioranza e questo governo approvi il taglio di 345 parlamentari. L’obiettivo che ci poniamo è di approvare entro aprile, almeno al Senato, la legge sul taglio dei parlamentari”.

Lo scontro tra Pd e M5s sul tema va avanti da giorni. I democratici, noti per aver sostenuto la riforma Boschi che voleva l’abolizione del Senato, hanno scelto la strategia del “va bene il taglio, ma non basta”. Per questo è intervenuto, tra i primi, l’ex segretario Maurizio Martina: “Sulle riforme noi rilanciamo: sì al taglio dei parlamentari, basta bicameralismo perfetto. Il Senato diventi Camera delle autonomie con funzioni diverse e votino anche i 18enni. No a spot, sì a riforme utili. Che dicono Lega e Cinque Stelle?”. Poi ha spiegato meglio in una nota: “Mi pare chiaro purtroppo che la maggioranza non voglia un vera riforma del parlamento, i 5 stelle in particolare vogliono usare il tema come arma di distrazione di massa per nascondere il fallimento delle loro scelte economiche”. L’attacco più duro è arrivato dalla deputata Serracchiani: “Il vero obiettivo dei 5 stelle è il taglio della democrazia, di tutte le intermediazioni e dei contrappesi: quella che loro chiamano democrazia diretta è una forma di governo ben nota, in cui il popolo applaude e uno sta sul balcone”. La Serracchiani ha quindi criticato tutto il provvedimento: “Il superamento della democrazia prima è stato teorizzata dalla società privata che possiede il M5s e adesso i gruppi obbedienti eseguono al Senato e alla Camera. Si sta portando a termine l’assassinio della democrazia rappresentativa, rendendo sempre più ininfluente il Parlamento, depotenziandolo nei fatti e nell’autorevolezza prima ancora che nei numeri. Presto anche Patuanelli e i suoi non serviranno a niente, perché l’uomo forte si sta già scaldando i muscoli a bordo campo”.

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