giovedì 11 ottobre 2018

8 MILIONI NOSTRI CHE IL PD REGALO’ AL TEATRO DI BARBARESCHI? FINALMENTE E’ STATA APERTA UN’INCHIESTA SULLO SCANDALOSO REGALO DI STATO




Luca Barbareschi nei guai per il maxi finanziamento da 8 milioni di euro di cui ha beneficiato per la stagione 2017-2018.  L’attore e direttore dell’Eliseo di Roma è indagato dal pm Giuseppe Cascini per



 traffico di influenze, in concorso con un “affarista” che, in cambio dell’assunzione di sua figlia in teatro, si sarebbe speso per far presentare un emendamento grazie al quale l’anno scorso il Parlamento ha approvato lo stanziamento extra Fus (il Fondo unico per lo spettacolo, erogato dallo Stato) a favore dell’Eliseo.

Ma prima dell’arrivo dei carabinieri del Nucleo investigativo – riferisce Il Tempo – ci hanno pensato le associazioni di categoria (Agis e Federvivo) a denunciare l’accaduto: “Si è deciso di riconoscere un contributo straordinario ad personam di 8 milioni di euro a una società che gestisce un immobile di proprietà privata. Stiamo parlando della Casanova Teatro srl di Luca Barbareschi e del Teatro Eliseo”. Ma gli arrabbiati non sono solo loro, anche Benedetta Buccellato, segretario generale dell’associazione per il Teatro Italiano, ha definito la concessione “una regalia faraonica a un privato“, mentre “centinaia di bellissime sale in tutta Italia restano chiuse per mancanza di fondi”.

Il contributo al teatro Eliseo è stato bocciato dall’allora ministro alla Cultura, Dario Franceschini, ma è poi stato presentato e successivamente ritirato dal decreto Milleproroghe, per finire dritto dritto in commissione Bilancio per mano dei due deputati, Alberto Giorgetti di Forza Italia e Sergio Boccadutri del Pd. Anzi, la cifra è stata addirittura raddoppiata, passando dai 2 ai 4 milioni di euro per ciascun anno.

Le altre sale romane, che hanno ricevuto un ottavo della somma ottenuta da Barbareschi, non sono rimaste a guardare. Infatti, a novembre, il Sistina, il Cometa, il Parioli, l’Ambra Jovinelli, il Quirino e il Vittoria hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’annullamento del provvedimento con cui il ministero dell’Economia e quello dei Beni culturali avevano stanziato gli 8 milioni di euro.

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