domenica 29 luglio 2018

Ecco chi è Marcello Foa e perchè la Casta lo teme



Marcello Foa. Un presidente così la Rai non l’ha mai avuto. I suoi sostenitori dicono che per la prima volta c’è un giornalista-manager esperto di media, che ha guidato un gruppo editoriale (Corriere del Ticino, in Svizzera), fondato un osservatorio sui media e scritto libri sul rapporto tra informazione e



 politica. I suoi detrattori osservano che ora alla guida della prima azienda culturale italiana, la Rai, c’è un sovranista convinto, che interviene come opinionista nella tv di propaganda di Mosca, Russia Today, che da anni sostiene la necessità di uscire dall’euro e che sui social network ostenta “disgusto” per come il Quirinale ha gestito le trattative tra i partiti dopo le elezioni e rilancia tutti i sovranisti più vocali, inclusa quella Francesca Totalo che ha creato la bufala della migrante camerunense Josefa che si è messa lo smalto prima di partire col barcone verso l’Italia.

Marcello Foa, 55 anni, è entrambe queste cose, erede di quella tradizione di giornalismo indipendente e conservatore che oggi difficilmente si riconoscerebbe nei sovranisti, ma anche assiduo frequentatore dei convegni dell’associazione di Alberto Bagnai, a/Simmetrie, di cui ora è vicepresidente, incubatore culturale di quel movimento anti-euro che poi la Lega ha assorbito. Ha lavorato a lungo per il Giornale prima di passare, nel 2011, al gruppo Corriere del Ticino.

Sul blog Il cuore del mondo, che tiene sul sito del Giornale, di cui è stato anche responsabile, riassume così la sua carriera: “Iniziai a Lugano, da studente lavoratore, alla Gazzetta Ticinese e poi al Giornale del Popolo. Non avevo tempo di andare all’università: studiavo a casa al mattino e al pomeriggio andavo in redazione, fino a tarda sera. Poi, quando avevo 26 anni, accadde il miracolo: fui assunto proprio al Giornale dal mio idolo e da subito con la carica di vice responsabile degli Esteri”. Poi continua a ricordare il rapporto reverenziale che aveva con il direttore, Indro Montanelli, “uomo libero che riteneva doveroso per un giornalista pensare con la propria testa, soprattutto quando è scomodo e rischioso uscire dal coro, perché solo così si onora davvero la professione”.

Nell’inseguire questa libertà Foa si è trovato spesso a mettere in discussione l’informazione cosiddetta tradizionale e per quei percorsi che i protagonisti rivendicano come coerenza e i critici come paradossi, si è trovato a contestare la propaganda e a frequentare chi è accusato di essere il professionista della nuova propaganda, tipo appunto Russia Today. Le sue analisi sulla guerra in Ucraina del 2014 – l’annessione della Crimea non è stata una aggressione di Mosca, ma la reazione al tentativo del soft power atlantico di spostare Kiev in orbita occidentale – è piaciuta anche a Beppe Grillo che l’ha rilanciata dal suo blog (e che sembra pensarla come Foa anche sull’euro, visto che ieri ha rilanciato la proposta di un referendum sull’uscita)..

La sintesi delle analisi di Foa su media e politica, al centro anche delle lezioni all’Università della Svizzera Italiana, è raccolta nei suoi due saggi dedicati agli “stregoni della notizia”. Al Giornale Foa era uno dei pochi che, già nel 2014, concordava con Claudio Borghi Aquilini, allora editorialista economico della testata in cui lavorava anche Foa e oggi responsabile economico della Lega.

Il primo incontro con Salvini si deve proprio a Borghi. A gennaio 2018 Borghi ha organizzato a Milano un convegno per presentare, tra l’altro, il suo progetto di Mini-Bot. Alla cena dopo i lavori ci sono anche Foa e Salvini. Borghi oggi ricorda: “Marcello è stato il primo a dire a Salvini che doveva smetterla con le felpe e mettersi la cravatta, se voleva essere credibile per il governo”.

Vittorio Malagutti ha ricostruito su L’Espresso la rete europea che sta costruendo Steve Bannon, l’ex consigliere di Donald Trump licenziato pochi mesi fa, in vista delle elezioni europee 2019. Foa, racconta L’Espresso, ha presentato il suo libro con Salvini in un evento organizzato dalla Onlus leghista Più voci (quella che ha ricevuto i 250.000 euro dell’imprenditore Luca Parnasi, arrestato per lo stadio della Roma) ed era tra i pochi ammessi a un incontro riservato tra Steve Bannon e Salvini lo scorso 8 marzo a Milano. Anche se L’Espresso non accusava Foa di alcuna scorrettezza, il giornalista-manager ha deciso di querelare il settimanale.

Chissà che presidente sarà in Rai. Nel suo blog Foa se n’è occupato di rado. A novembre 2017 se la prende per esempio con Report di Sigfrido Ranucci, per un tweet di lancio della puntata: “Affermare che la soluzione ai mali italiani è la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, non ha nulla dell’inchiesta, è opinione; e forte, molto forte. Che sia pane per un quotidiano come Repubblica o il Fatto Quotidiano, ci sta. Che lo facciate voi è inaccettabile”. Ora potrà discuterne con Ranucci e con gli altri giornalisti Rai dalla poltrona della presidenza.

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