sabato 26 maggio 2018

Mattarella? Non conta nulla, il vero capo del Quirinale è questo super pensionato d’oro




C’è un clima a dir poco turbolento al Quirinale tra i collaboratori più stretti di Sergio Mattarella. Nel mirino dei rivoltosi c’è il potentissimo segretario generale Ugo Zampetti, l’uomo apparso in più di un’occasione davanti alle telecamere per leggere le note del Colle durante le consultazioni. Zampetti,



 secondo la ricostruzione del Fatto quotidiano, è il vero uomo di fiducia di Sergio Mattarella, che l’ha voluto con lui dopo che Zampetti era andato, malvolentieri, in pensione da segretario generale della Camera.

I tumulti tra i consiglieri di Mattarella, da Simone Guerrini a Francesco Garofani, sono scoppiati quando sin da quando Zampetti ha ricevuto la lista dei ministri di Luigi Di Maio in piena campagna elettorale. Dietro quel gesto così “irrituale”, ci potrebbe essere proprio lo zampino del segretario generale del Quirinale. Di certo Mattarella non ne sapeva nulla, men che meno tutto lo staff che non risponde direttamente a Zampetti.

Che ci sia un legame diretto tra lui e Di Maio è un dato di fatto sin dai tempi di Montecitorio, dove i due si sono reciprocamente piaciuti dal momento in cui il grillino è diventato vicepresidente della Camera e l’esperto burocrate gli ha aperto i manuali delle procedure. Nel corso del tempo, i maligni sostengono che sia stato lui a convertire Di Maio agli occhi del Capo dello Stato: da europeista scettico a europeista maturo, passando per la svolta sulla Nato e così a seguire.

La scelta caduta poi sull’avvocato Giuseppe Conte avrebbe sempre la regia di Zampetti, che avrebbe così contribuito a convincere Mattarella sull’incarico. Una decisione non condivisa da pezzi importante del Quirinale, molto più orientato sull’ipotesi dell’accordo con il Pd, infarinato com’è di ex democristiani di sinistra, come il presidente.

Nelle ambizioni di Zampetti non c’è mai stata quella di fare la riserva della Repubblica, ma al peso politico ha sempre contrapposto l’enorme capacità di gestire il potere nella burocrazia oltre che in Parlamento e al Quirinale, dove ha anche imposto le nuove divise degli “staffieri” e nuovo arredo. L’esercizio del potere zampettiano passa da una falange di fedelissimi, molti dei quali prelevati direttamente da Montecitorio. Zampetti ha saldo nelle mani il controllo della macchina del Colle, oltre che Di Maio.


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