mercoledì 10 gennaio 2018

“Non è la Raggi ad aver creato il disastro rifiuti” un giornalista racconta la verità su Roma


Nessun sindaco che ha preceduto la grillina ha affrontato la questione dello smaltimento, contando soltanto sui privati


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di Franco Bechis – Libero) – Sì, a Roma c’è l’emergenza rifiuti. È una notizia di queste ore, perché è evidente che i cassonetti vengono in gran parte della città svuotati a singhiozzo o del tutto non ritirati, perché tanto non si saprebbe dove portarli e dove smaltirli. Ma è anche una notizia antica di lustri. C’era l’emergenza rifiuti con Francesco Rutelli, c’era con Valter Veltroni, c’era con Gianni Alemanno, c’era con Ignazio Marino ed è proseguita con Virginia Raggi, il sindaco del Movimento 5 stelle che non è certo un fulmine di guerra, ma sulle cui fragili spalle vengono addossate responsabilità che vengono da un remotissimo passato. Fioriscono sui social le foto dei cassonetti strabordanti, e Roma per questo finisce in prima pagina. Ma i cassonetti sono il primo problema: nessuna città moderna al mondo li ha più da lustri, Roma sì perché i rifiuti ha continuato a raccoglierli e smaltirli «alla romana».

Se la Raggi ha una responsabilità chiara, è soprattutto una: quando ha varato la sua giunta municipale che poi ha cambiato come fosse una giostra, fra le poche scelte ne aveva azzeccata sicuramente una: quella di Paola Muraro, un tecnico fra i più esperti del ciclo dei rifiuti, e il massimo conoscitore della situazione dell’azienda municipale della capitale (l’Ama) per cui era stata consulente molti anni. Avere la Muraro al proprio fianco era una sorta di assicurazione sulla posssibilità di tamponare con soluzioni tecniche e magari poco costose una emergenza come quella capitata in queste settimane. La grande colpa della Raggi è stata liquidare l’assessore che le serviva di più al frusciare del primo avviso di garanzia che la Muraro ha ricevuto per altro per una vicenda bagatellare: un’ipotesi di reato ambientale per altro poi affievolitasi nel tempo, che al massimo avrebbe previsto una contravvenzione. La sfortuna della Muraro è stata quella di finire nei guai troppo presto, nella piena immaturità del Movimento 5 stelle e della Raggi stessa, che ancora non avevano realizzato quanto sia improvviso sventolare senza se e senza ma la bandiera della legalità. Non tutte le vicende giudiziarie sono uguali fra loro, e non era una invenzione di qualche malandrino che esista un uso politico della giustizia.

Oggi una come la Muraro servirebbe come il pane non tanto alla Raggi, ma alla città di Roma, e bisognerbbe implorarla di tornare subito in servizio. Perché l’emergenza rifiuti nella capitale sarebbe tecnicamente risolvibile attraverso gli impianti laziali che esistono. Bisognerebbe non essere ideologici, ma molto pratici. Alla fine infatti c’è sempre un fantasma che si aggira intorno ai rifuti della capitale, ed è quello di Manlio Cerroni: è il re dei rifiuti nell’area laziale – di fatto il monopolista – e non lo è diventato certo in questi ultimi due anni. Aveva una discarica – quella di Malagrotta – che è stata chiusa anche perché era un reperto della preistoria. Ma nelle sue mani c’è praticamente ogni impianto della zona di smaltimento. Ad uno di questi quasi 50 comuni conferiscono i loro rifiuti, e non si capisce perché per pura contrapposizione ideologica che ha pervaso in questi anni i vertici dell’Ama (ben prima dell’era Raggi) non lo possa fare anche Roma. Perché mai dovrebbe essere preferibile dare i propri rifiuti a un Tmb in Emilia o in Abruzzo invece che conferirli a un Tmb laziale, con il risultato di pagare 50 euro a tonnellata in più? Come sostiene di Di Maio il «Pd usa i romani e i governatori». Di fatto si sta giocando una partita politica in piena campagna elettorale sulla pelle dei contribuenti romani, con gli avversari del M5s che soffiano sul fuoco spesso in modo molto pretestuoso (e senza ricordare le proprie responsabilità, assai più pesanti), e i grillini paralizzati e incapaci di prendere le decisioni che servirebbero nell’emergenza per il timore di danneggiarsi in campagna elettorale nazionale e regionale.

Non è la Raggi ad avere creato l’emergenza rifiuti di Roma, ma gran parte di chi oggi punta il dito accusandola. Però tocca a lei risolverla, senza restare come sembra paralizzata, e fuggendo gli slogan ideologici: un buon amministratore sa mettere le mani in pasta sporcandosele.

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