(Luigi Bisignani per Il Tempo) – Tutti a dire quanto è carino e per bene il conte Gentiloni, non la pensano così però i magistrati della Corte dei Conti che, in blocco, l’hanno denunciato per aver nominato a fine ottobre ben 12 nuovi consiglieri.
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Dovrà essere ora il Tar del Lazio a decidere se tali nomine, già ratificate anche dal Quirinale, sono regolari. Leggendo il pesante atto d’accusa del professor Franco Gaetano Scoca potrebbero rivelarsi sbagliate per alcuni motivi fondamentali: la totale mancanza di istruttoria ,lo stravolgimento delle regole di carriera interna e la raccomandazione approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d Europa.
L’indipendenza della magistratura contabile rischia infatti di essere compromessa dall’ingresso di oltre 18 consiglieri di nomina governativa negli ultimi due anni. La prima infornata di sei è targata Renzi, mentre i fortunati di questo nuovo giro di giostra sono: Gian Luca Calvi, Fabia D’Andrea, Marcello Degni, Alessandro Forlani, Giampiero Maria Galli, Giancarlo Carmelo Pezzuto, Rosanna Rummo, Silvia Scozzese, Alberto Stancanelli, Marco Villani, Alfonso Sabella (nominato e sospeso) e Maria Laura Prislei.
Quest’ultima saltella da un collegio sindacale all’altro, prima Sogei, ora Consap e soprattutto Trenitalia. Proprio con le Ferrovie, Gentiloni in fatto di nomine è riuscito nel suo capolavoro, confermando con un blitz mesi prima della scadenza il Cda, di marca strettamente renziana, che nei prossimi anni gestirà una montagna di euro di appalti.
Ma essendo persona a modo e garbata a lui si perdona tutto. Come del resto si perdonò tutto ad un suo predecessore parimenti garbato, Carlo Azeglio Ciampi che nel 1994 firmò, da presidente uscente il giorno dopo le elezioni vinte da Berlusconi, per un suo abituale commensale, Carlo De Benedetti, la licenza per i telefonini della Omnitel. Nulla di nuovo sotto il sole. Chissà quanto quella firmetta ha influito sulla successiva volata alla Presidenza della Repubblica cinque anni dopo.
E a proposito del Colle più alto, con la stipula nei giorni scorsi del “Trattato del Quirinale” tra Italia e Francia durante la gita di Emmanuel Macron a Roma, torna a scricchiolare l’apparato Ue. Se siamo in Europa, che bisogno c’è di siglare accordi bilaterali? Significa non riconoscere più l’Unione europea, screditandola. Se continua così, avendo tra l’altro in essere già un altro Trattato bilaterale con la Germania, la Francia diventa la nuova regina del vecchio Continente dopo il periodo di supremazia tedesca.
Effettivamente, Palazzo Chigi dà alla testa di chi ci sta e anche di chi smania per andarci, fingendosi distaccato da queste minuzie terrene, Carlo Calenda, ben visto da Gianni Letta ma poco apprezzato da Silvio Berlusconi e da Matteo Renzi che ce l’ha sulla coscienza. Se anziché continuare a twittare compulsivamente sul suo iPhone chiudesse almeno una delle vertenze aperte, Alitalia, Ilva e Tap, sarebbe un passo avanti. Ma anche lui, come Gentiloni, tanto carino, social e per bene.
Hanno creato la duma di Putin in Italia, tutti per uno, uno per tutti aleeee magnamo!!
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