domenica 3 dicembre 2017

TRAVAGLIO SHOW: ‘ECCO 10 MOTIVI PER DEFINIRE RENZI UN EMERITO CAZZARO’



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“Trivellare il mare, facendo credere a tanta brava gente di aver salvato migliaia di posti di lavoro, è molto più facile che trivellare la Costituzione all’insaputa dei cittadini. Al referendum costituzionale, diversamente da quello abrogativo, il quorum non è richiesto”…

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 Siccome Matteo Renzi ha vinto il referendum insieme ai suoi amici petrolieri e siccome – per dirla con Montanelli – “saper vincere è molto più difficile che saper perdere”, da sconfitti ci permettiamo di regalargli alcuni consigli non richiesti.

1) Eviti gli eccessi di autoeccitazione. L’astensione non l’ha inventata lui e di referendum falliti per mancanza di quorum ce n’ erano stati 27 prima che arrivasse lui. Per strano che possa sembrargli, la storia d’ Italia non comincia a Firenze l’ 11.1.1975, sua data di nascita, né a Palazzo Chigi il 22.2.2014, data di nascita del suo governo. Qualcosina era successa anche prima.

2) Si risparmi le smodate sopravvalutazioni. Nella Seconda Repubblica, da quando l’astensionismo non ha fatto che crescere con la scomparsa dei partiti di massa e l’ avvio del bipolarismo, i referendum falliti han sempre registrato (tranne quello elettorale del 1999) una partecipazione pari o inferiore al 30% e una diserzione pari o superiore al 70%. Chi l’altroieri non ha votato non l’ha fatto tanto perché gliel’ha detto Renzi, quanto perché ha sempre fatto così. C’è persino il sospetto che qualcuno che non votava sia andato a votare proprio perché lui non voleva.

 3) Siccome governa, anzi comanda l’Italia senz’aver mai preso un voto (se non come presidente di provincia e come sindaco), comprendiamo l’esaltazione di Renzi per l’ennesima vittoria senza voti. Ma non si abitui troppo all’ idea: verrà il giorno in cui, per vincere, dovrà convincere i cittadini a votare, e a votare per lui. Sempreché, nel frattempo, non si siano abituati a non votare. Auguri.

4) Impari a far di conto. I 15,8 milioni di votanti al referendum sono pochi rispetto ai 26 del quorum, ma tanti rispetto a quelli raccolti dal Pd quando vince, e persino quando stravince. Alle elezioni del 2013, quando il segretario era Bersani, il Pd arrivò primo d’ un soffio con 8,6 milioni (risultato sempre irriso da Renzi con i suoi sarcasmi su “quelli del 25%”, grazie ai quali peraltro governa). Alle Europee invece, quando il segretario era lui, ci fu il record del 40,8%, con 11,1 milioni. L’ altroieri il Sì ne ha raccolti 2,2 in più, nonostante un’ informazione da regime bulgaro e una serie di fattori sfavorevoli che avrebbero scoraggiato pure Che Guevara. Altro che “ciaone”.

5) Non s’ illuda di aver “asfaltato”, con la vittoria delle astensioni e dei petrolieri, il capofila del Sì: cioè il governatore di Puglia Michele Emiliano. Che, diversamente da Renzi, governa a nome degli elettori (lui ne ha).

Infatti ha vinto le Regionali con il 47% dei voti, pari a 800 mila cittadini. Che lo hanno premiato anche per l’intransigenza sulle battaglie ambientaliste. Siccome prima o poi il momento di misurarsi con le urne verrà anche per Renzi, dovrebbe forse portare più rispetto a chi parla per conto dei suoi elettori, contati uno per uno, anziché dei non-elettori rimasti a casa e delle lobby nascoste nel sottobosco. E magari, riservatamente, chiedergli come si fa e cosa si prova.

6) Cominci a interrogarsi sul referendum di ottobre sulla sua “riforma” costituzionale.

Trivellare il mare, facendo credere a tanta brava gente di aver salvato migliaia di posti di lavoro, è molto più facile che trivellare la Costituzione all’ insaputa dei cittadini. Al referendum costituzionale, diversamente da quello abrogativo, il quorum non è richiesto.


Dunque stavolta chi non vota non è con Renzi, ma contro. Verosimilmente i 16 milioni di elettori di domenica torneranno a farlo, e i 13,3 di Sì lo faranno per prendersi la rivincita con un bel No, in aggiunta a quanti verranno mobilitati con impegno molto maggiore dalle opposizioni unite.

 E Renzi dovrà trovarne molti di più (una ventina di milioni, quasi tutti tra quelli del suo partito, che 10 anni fa si riversarono ai seggi per dire No alla riforma un po’ meno pericolosa di Berlusconi & Bossi), disposti a correre alle urne per premiare la Carta scritta (coi piedi) da lui, Boschi & Verdini contro quella dei Padri Costituenti. Il No parte da 13,3 milioni. Il Sì da molto più in basso.

7) Rifletta sul fatto che il silenzio di Rai & Mediaset sul referendum No Triv non potrà ripetersi per ottobre: sarà lo stesso Renzi a ordinare che si parli del referendum costituzionale per mobilitare il fronte del Sì e dunque, per la par condicio, quello del No.

 8) Dia un’occhiata ai replicanti da talk show che manda in giro per le tv a predicare il Verbo. Sono così disinformati, inefficaci e respingenti da far impallidire quei cazzari di Gasparri, Santanchè, Sallusti & C. (non citiamo Cicchitto perché ora sta con lui). Sembrano in malafede anche le rare volte che non lo sono. E danno l’ impressione di starsi sul culo da soli. Già è difficile trovare uno straccio di argomento pro Sì: se poi gli aspiranti persuasori sono quei nuovi mostri, l’effetto boomerang è assicurato. L’idea poi di mettere quel buontempone di Luciano Violante alla presidenza del Comitato del Sì è troppo bella per essere vera.

9) “Puoi ingannare qualcuno per sempre, o tutti per un po’, ma non puoi ingannare tutti per sempre” (Abramo Lincoln).

10) “Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall’ invidia per quell’imponenza, prese a gonfiare la sua pelle rugosa. E chiese ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo domandò chi fosse più grande. Quelli risposero: ‘Il bue’. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e morì. Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male” (Fedro).

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