venerdì 29 dicembre 2017

"E' un Paese rovinato! Cosa avete fatto per 30 anni!" Paola Taverna le canta a tutti i politici


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Il Movimento 5 Stelle (M5S) è un movimento di cittadini italiani[15] fondato a Milano il 4 ottobre 2009[16] dal comico e attivista politico Beppe Grillo e dall'imprenditore del web Gianroberto Casaleggio[17] sulla scia dell'esperienza del movimento Amici di Beppe Grillo, attivo dal 2005, e delle Liste Civiche a Cinque Stelle, presentate per la prima volta alle elezioni amministrative del 2009.

In base all'atto costitutivo dell'associazione "Movimento 5 Stelle", registrato il 18 dicembre 2012 (in vista delle elezioni politiche nazionali del 2013),[1] a Beppe Grillo appartengono la presidenza e la rappresentanza legale[1][18]. Sul suo blog, nell'ambito dei suoi spettacoli e tramite il sito web del movimento vengono veicolate e promosse le riflessioni sulle iniziative politiche con l'ambizione di stimolare metodi di democrazia diretta, contrapposta alla democrazia rappresentativa, e con una forte componente antipartitocratica.[19] Le cinque stelle richiamate nel nome rappresentano tematiche relative ad acqua, ambiente, trasporti, sviluppo ed energia.[20][21]

Il Movimento 5 Stelle vede e promuove se stesso come organizzazione né di destra né di sinistra[22] e non si definisce un partito[23] preferendo locuzioni come "libera associazione di cittadini",[24] "non associazione"[25] o "forza politica".[26] I militanti sono usualmente definiti pentastellati[27] o più comunemente grillini,[28] sebbene essi ritengano quest'ultima definizione riduttiva o volutamente distorsiva, preferendo invece quella di attivisti 5 Stelle.[26] Ideologicamente e organizzativamente, il Movimento è stato paragonato ai Partiti Pirata nord-europei, al Movimento Occupy e agli Indignados spagnoli.[17] Nel Parlamento europeo afferisce al gruppo politico euroscettico di destra[29][30] dell'Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, che ha contribuito a fondare insieme ad altre forze politche nel 2014.

Fantastico! Durante la manifestazione la Polizia lancia un coro per Di Battista


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Alessandro Di Battista (Roma, 4 agosto 1978[1]) è un politico italiano, deputato della XVII legislatura della Repubblica Italiana con il Movimento 5 Stelle.

È nato a Roma da genitori di Civita Castellana[2], figlio di Vittorio, già consigliere comunale nelle file del Movimento Sociale Italiano[3]. Si è diplomato al liceo scientifico Farnesina della capitale con 46/60[4] e, dopo essersi laureato in discipline dell'arte, della musica e dello spettacolo (DAMS) presso la Università di Roma Tre ha conseguito un Master di secondo livello in tutela internazionale dei diritti umani alla Sapienza Università di Roma[1]. Successivamente ha lavorato un anno come cooperante in Guatemala, occupandosi di educazione e progetti produttivi nelle comunità indigene[2].

Nel 2008 si è occupato di microcredito e istruzione in Congo-Kinshasa. Lo stesso anno si è occupato di diritto all'alimentazione per conto dell'UNESCO[5][6][7]. Ha inoltre collaborato col Consiglio italiano per i rifugiati, la Caritas e Amka onlus (organizzazione non governativa dedita alla realizzazione di progetti di sviluppo per i paesi australi)[6][7].

Nel 2010 è stato in Argentina, Cile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala e Cuba per scrivere il libro Sulle nuove politiche continentali[6].

A partire dal 2011 ha collaborato con il blog di Beppe Grillo pubblicando reportage sulle azioni di Enel in Guatemala.[5]

Nel 2012 gli è stato commissionato un libro sui sicari sudamericani da parte della Casaleggio Associati. È quindi partito per Ecuador, Panama, Guatemala e Colombia e a fine anno ha pubblicato l'eBook Sicari a cinque euro, edito da Adagio (Casaleggio Associati), nel quale analizza l'origine del fenomeno del sicariato e propone alcune possibili soluzioni[8][9].

Attività politica[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2008 si è candidato con la lista Amici di Beppe Grillo alle comunali di Roma[5]. Entra poi nel Movimento 5 Stelle di cui diventa portavoce per il Lazio[2]. Nel dicembre 2012 si è candidato alle "parlamentarie" del Movimento 5 Stelle, risultando al 4º posto per la circoscrizione Lazio 1 della Camera dei Deputati[10]. Alle elezioni politiche italiane del 2013 è stato poi eletto deputato nella medesima circoscrizione. Dal 7 maggio 2013 al 20 luglio 2015 è stato vicepresidente della commissione Affari esteri e comunitari[1].

Il 7 agosto 2016, con il costituzione coast to coast, intraprende un tour elettorale in moto per promuovere il "No" al referendum sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi.[11]

Legge Fornero: Ecco i nomi e cognomi di chi l'ha votata. Diffondete per non dimenticare



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L'art. 24 del D.L. 6 dicembre 2011, n. 201 detto "Salva Italia" (definito come riforma delle pensioni Fornero dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Monti, Elsa Fornero che ne fu promotore) ha attuato la riforma Monti del sistema pensionistico pubblico italiano.

La riforma è stata votata dalla coalizione di partiti che sostenevano il governo Monti, composta da PD, PDL, Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia e altri gruppi minori; i partiti che si sono opposti alla riforma sono stati la Lega Nord e l'Italia dei Valori. La riforma venne emanata ai sensi dell'art. 24 del D.L. 6 dicembre 2011, n. 201 (detto "decreto salva Italia") - convertito successivamente in legge 22 dicembre 2011 n. 214.

Fu denominato Decreto Salva Italia perché le misure introdotte, secondo lo stesso Monti, erano finalizzate al risparmio di spesa pubblica volta ad evitare il default finanziario dello Stato Italiano nell'ambito della crisi del debito sovrano europeo.

Nel 2013 furono dichiarati inammissibili dalla Corte di Cassazione due referendum abrogativi promossi da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e forze sindacali della sinistra contro la riforma Fornero poiché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva sciolto le Camere prima che le firme venissero presentate.

Il 20 gennaio 2015 la Corte costituzionale della Repubblica Italiana dichiara inammissibile il referendum abrogativo proposto dalla Lega Nord.[1][2]

Contenzioso costituzionale[modifica | modifica wikitesto]
Con sentenza depositata il 30 aprile 2015, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'art. 24, comma 25 del D.L. 6 dicembre 2011[3], nella parte in cui negava la rivalutazione automatica - ad una fascia intermedia di pensioni - mediante l'indennità di contingenza.

Le critiche alla sentenza rientrano nel filone secondo cui i giudici sembrano non tener conto che prima di ogni articolo della Costituzione c'è un Articolo Zero da rispettare: “L'Italia non può vivere a spese degli italiani di domani”[4]; per converso, coloro che portarono la controversia in Corte (cioè tutti quelli che percepiscono un trattamento superiore a tre volte il minimo) dalla sentenza rivendicarono il diritto "a chiedere il rimborso della rivalutazione non corrisposta 2012-2013 e gli arretrati relativi a 2014 e 2015 che vanno rivalutati alla luce dei maggiori importi dei due anni precedenti".[5].

Il successivo intervento normativo del Governo, che ha prodotto una norma di legge[6] che dilaziona nel tempo e nello spazio dei beneficiari la restituzione dell'indennità di contingenza illegittimamente sospesa dalla legge Fornero, è stata oggetto di nuovi ricorsi[7], in primo luogo alla medesima Corte costituzionale per inottemperanza del precedente giudicato[8].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
La norma modificò dei rapporti giuridici tra i soggetti di diritto, previsti dall'art. 38 della Costituzione Italiana ossia tra i cittadini lavoratori nella condizione di bisogno e gli enti previdenziali in qualità di pubbliche amministrazioni istituite per la gestione dei sistemi pensionistici pubblici obbligatori. Consistette nell'attuazione di un default dei sistemi pensionistici pubblici per ridurre la spesa pubblica legata alle prestazioni pensionistiche in un momento di crisi finanziaria in quanto, nel sistema pensionistico pubblico, detto anche previdenza di primo pilastro, le pensioni si pagano con le imposte. È quindi una riforma previdenziale del sistema pensionistico pubblico e delle assicurazioni sociali obbligatorie.

Legislazione pensionistica dal 2010: Riforme Sacconi e Fornero[modifica | modifica wikitesto]
A partire dal 2010, dopo la crisi del debito greco, nel contesto delle manovre finanziarie correttive tese a contrastare la crisi economica e finanziaria che dagli Stati Uniti, dove era nata con la Crisi dei subprime, si era trasferita in Europa, vengono emanate in Italia anche nuove, incisive norme riguardanti le pensioni, al duplice scopo di:

equilibrare strutturalmente la spesa pensionistica pubblica, costituita dagli assegni pensionistici correnti, con i contributi sociali (che comprendono i contributi previdenziali) versati dai lavoratori in attività;
mettere in sicurezza i conti previdenziali, facenti parte dei conti pubblici, e rendere sostenibile il sistema previdenziale nel lungo periodo.
Le nuove norme pensionistiche sono comprese in due provvedimenti legislativi organici, che vanno sotto il nome, rispettivamente, di “Riforma delle pensioni Sacconi” (dal nome del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Berlusconi IV, Maurizio Sacconi) e “Riforma delle pensioni Fornero” (dal nome del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Monti, Elsa Fornero).

Contenuto principale delle Riforme delle pensioni Sacconi e Fornero[modifica | modifica wikitesto]
Riforma Sacconi del 2010 (DL 78/2010, convertito dalla Legge 30 luglio 2010, n. 122),[9] (che conferma ed espande quanto già statuito col DL 78/2009, L. 102/2009):

aumento dell'età per il pensionamento sia di vecchiaia che di anzianità;
“finestra” ( = differimento dell’erogazione) mobile di 12 mesi per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati o 18 mesi per quelli autonomi ("finestra" mobile che incorpora la "finestra" fissa, mediamente di 4 mesi, introdotta dalla Riforma delle pensioni Damiano con la L. 24 dicembre 2007, n. 247[10];
allungamento da 60 a 65 anni (più “finestra” di 12 mesi), senza gradualità, per le lavoratrici dipendenti pubbliche per equipararle ai dipendenti pubblici;
introduzione dell’adeguamento triennale all’aspettativa di vita, a decorrere dal 2014;[11]
le ricongiunzioni diventano onerose.[12][13]
Riforma Sacconi del 2011 (DL 98/2011, Legge 15 luglio 2011, n. 111[14] e DL 138/2011, Legge 14 settembre 2011, n. 148)[15]

anticipo al 2013 dell’adeguamento all’aspettativa di vita;
nuove norme per la pensione di reversibilità (poi è stato dichiarato incostituzionale l’art. 18, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, L. n. 111, dalla sentenza n. 174 del 15 giugno 2016 della Corte Cost.[16]);
accelerazione dell’adeguamento dell’età di pensionamento per vecchiaia delle lavoratrici dipendenti private;[17]
slittamento di un anno dei pensionamenti a partire dal 2012 per il personale della scuola e dell’università ed estensione anche a loro della “finestra” di 12 mesi per l’erogazione della pensione;[17]
blocco parziale o totale della perequazione delle pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo per gli anni 2012–2013.[17] (Poi abrogato dal decreto 201 Salva Italia a dicembre 2011, che lo sostituisce con un provvedimento analogo, che però è a sua volta dichiarato incostituzionale dalla sentenza n. 70/2015 della Corte Cost.[18][19]);
applicazione di un Contributo di solidarietà sui redditi pensionistici lordi superiori a 90 mila €.[17] (Poi la norma, art. 18, c. 22bis L. 111/2011, è dichiarata incostituzionale dalla sentenza n. 116 del 5 giugno 2013, Corte Cost.).[20]
Riforma Fornero del 2011 (DL 201/2011 convertito dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214)[21]

estensione pro-rata del metodo contributivo a quelli che erano precedentemente esclusi dalla Riforma Dini del 1995, che l'ha introdotto, (cioè coloro che nel 1995 avevano già 18 anni di contributi versati), a decorrere dall'1.1.2012;
aumento di un anno delle pensioni di anzianità, ridenominate “anticipate” e abolizione delle cosiddette quote (somma di età anagrafica e anzianità contributiva);
allungamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti private da 60 anni a 65 (più “finestra” mobile di 12 mesi decisa dalla L. 122/2010), per allinearle a tutti gli altri;
adeguamento all’aspettativa di vita, dopo quello del 2019, non più a cadenza triennale ma biennale;
blocco totale della perequazione delle pensioni superiori a 3 volte il trattamento minimo per gli anni 2012–2017 (poi, come già rilevato, dichiarato incostituzionale dalla sentenza n. 70/2015);
riduzione da 18 mesi a 12 della “finestra” mobile per i lavoratori autonomi (equiparandoli, dunque, a tutti gli altri).

giovedì 28 dicembre 2017

Renato Zero :" Grillo è il cambiamento"

Non passa giorno senza che un uomo dello spettacolo non si professi pro-Grillo. 
L'ultimo della lista è Renato Zero


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Meglio grillini che sorcini. L’ultimo arrivato al desco del guru a cinque stelle è Renato Zero. Si è appena seduto a tavola, accanto ai colleghi già convertiti Mina, Adriano Celentano, Eros Ramazzotti,  e pure fragorosamente: «Grillo? Un vento favorevole, qualcuno che, scherzando  e ridendo, ci ha dimostrato che certi ruderi è bene che vadano a casa, serve il cambiamento. Il cambiamento lo auspicano tutti, ma non bisogna accettare le promesse del politico che fa entrare la nipotina al ministero. Molti di questi signori si sono comprati l’Italia», ha detto il cantautore durante la presentazione del suo nuovo album «Amo, capitolo I».
Un coming out appassionato, ma i suoi fans sorcini ora tremano: Zero li vorrà ribattezzare? Sul fronte Rai c’è da segnalare
la conversione grillina di Teresa De Santis, vicedirettore di Televideo, ex giornalista del Manifesto ma, soprattutto, per otto anni capo della pianificazione economica come vicedirettore di Raiuno quando nella rete ammiraglia regnava Fabrizio Del Noce. Una bella capriola politica, che lei ha spiegato così: «Grillo ha capito che  la rete trasforma la televisione e il lavoro dei giornalisti. E poi nel gruppo grillino Rai dei “Giornalisti in movimento”  ho trovato una lucidità di idee e una capacità di ascolto che nessun sindacato mi ha dimostrato prima».

Papa Francesco scrive alla Raggi: "Ti ammiro e ti dico grazie"


Papa Francesco scrive a Virginia Raggi per esprimerle "ammirazione" e "gratitudine" "per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati"


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Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai, sopratutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza ed affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega, le chiedo che mi pensi bene e mi mandi 'buona onda'". Così Papa Francesco esprime la sua vicinanza al sindaco di Roma, Virginia Raggi, per ringranziarla"per la sua partecipazione al vertice organizzato nella mia casa nella Pontificia Accademia delle Scienze".
"In entrambe le giornate ho seguito da vicino lo svolgimento dei lavori e sono consapevole dei notevoli successi che sono stati raggiunti", scrive il Pontefice in riferimento al vertice a cui ha partecipato anche Raggi. "Apprezzo molto la proposta che è stata avanzata di creare una rete di sindaci. Conosco - si legge ancora nella missiva di Papa Francesco - le sue iniziative, le sue battaglie personali e le avversità che ha dovuto affrontare. Le esprimo pertanto la mia ammirazione e la mia gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati. La mia porta sarà sempre aperta per lei e per questa nuova rete". La Raggi ha risposto con un tweet: "Una grande emozione, grazie @Pontifex_it per l’invito. A presto e 'buona onda'!".


Fonte: http://m.ilgiornale.it/news/2016/12/14/il-papa-alla-raggi-grazie-per-il-suo-operato-a-favore-dei-rifugiati/1342631/

"10 motivi per non votarli mai più" Marco Travaglio distrugge i nostri politici


di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 28 Dicembre – La legislatura che sta per essere sciolta (si spera nell’acido) è stata una delle peggiori della storia repubblicana. Ma almeno un merito l’ha avuto: offrirci la galleria completa di tutti gli orrori che non vorremmo mai più vedere.


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1. La non-vittoria. Dalle urne del 2013 esce un’Italia tripolare: Pd+Sel, Pdl e M5S (più il centrino di Monti&C.). Nessun blocco ha la maggioranza. Bersani ammette che ha “non vinto” e fa un altro errore: chiede in streaming ai 5Stelle l’appoggio esterno al suo governo con ministri e programma non concordati con loro. La risposta del primo partito d’Italia è no. Ma sbaglia pure il M5S: non dice quale premier e quali alleati vuole.

2. La scarica dei 101. Napolitano ne approfitta e traffica per tagliar fuori i vincitori e riportare al governo i perdenti. Nomina dei “saggi” per dettare il programma al governo che non c’è. E i supporter suoi e dell’inciucio lavorano alla sua rielezione. Caduto Marini, il Pd sceglie per acclamazione Prodi: poi 101 o più franchi traditori Pd lo impallinano, ben sapendo che mai riesumerebbe B.. Infatti il miglior candidato, Stefano Rodotà, uomo di centrosinistra proposto dal M5S e votato da Sel, viene ignorato. Tuttora il Corriere racconta la favola del “Parlamento incapace di eleggere un nuovo Capo dello Stato” e “costretto a rieleggere Napolitano”. Balle: Grillo nel 2013 dice che Rodotà sul Colle spianerà la strada a un governo di cambiamento. Proprio quel che non vogliono Pd, Pdl e Napolitano. Infatti B. canta “Meno male che Giorgio c’è”.

3. Napoletta. Re Giorgio II strapazza il Parlamento che l’ha appena rieletto e gli detta il menu delle cose da fare. Il nuovo premier è Enrico Letta, scelto da lui e da B. Il programma è un optional, infatti il suo governo non farà nulla, salvo riabolire l’Imu sulle prime case, anche dei ricchi, per tener buono il Pdl. Poi B. è condannato in Cassazione ed espulso dal Senato e, per rappresaglia, lascia la maggioranza. Ma i suoi ministri, da Alfano in giù, restano incollati alle poltrone e fondano Ncd, salvando il governo Alfetta. Tanto sono tutti nominati col Porcellum e non hanno elettori a cui render conto.

4. Enrico sta sereno, Matteo sta Nazareno. Renzi vince le primarie Pd e diventa segretario. Giura che mai andrà al governo senza passare per le urne, #enricostaisereno. Poi vede B. per il Patto del Nazareno e va al governo senza passare per le urne, ma solo per Verdini. Re Giorgio gli depenna Gratteri alla Giustizia e gl’impone la fissa della nuova Costituzione. Renzi s’inchina e si scava la fossa.

5. 80 euro, 40 per cento. Gli 80 euro alla vigilia delle Europee portano il Pd al 40,8%. Tutta l’Italia che conta salta sul carro del vincitore. Per tre anni Renzi può varare leggi vergogna à gogo (Jobs Act, art. 18, Buonascuola, salva-evasori, responsabilità dei giudici, bavaglio sulle intercettazioni, controriforma costituzionale, Italicum…), completando l’opera di B. che le vota quasi tutte. Invece le leggi anticorruzione e antiprescrizione restano al palo: Verdini&Alfano non vogliono. Idem i tagli ai vitalizi. Il tutto a opera di una maggioranza illegittima che compra parlamentari un tanto al chilo: alla fine i voltagabbana saranno 345 (uno su tre) per 546 cambi di casacca (10 al mese): record mondiale.

6. Sergio la Mummia. Compiuta la missione di mandare al potere chi ha perso le elezioni per lasciar fuori chi le ha vinte e di sfasciare la Costituzione, Re Giorgio II abdica nel gennaio 2015. E arriva Sergio Mattarella: anche lui firma tutto, ma almeno tace. Promulga persino l’Italicum, anche se vale solo per la Camera (salvo poi piagnucolare perché le due Camere hanno leggi elettorali diverse), sperando che gli italiani si bevano le balle renziane sulla grande riforma costituzionale, imposta a colpi di maggioranza (finta), con forzature parlamentari mai viste (dissenzienti sostituiti in commissione, tagliole e canguri per strozzare il dibattito e cancellare gli emendamenti, minacce di non ricandidare chi non ci sta) e con una campagna di fake news e insulti ai “gufi”.

7. Basta un No. Gli italiani salvano la Costituzione, col 59% di No. Renzi, che aveva promesso con la Boschi di lasciare la politica, lascia solo il governo, e la Boschi manco quello. Nasce il governo Genticloni, praticamente uguale al precedente (tranne la falsa laureata Fedeli all’Istruzione e poco altro): non fa praticamente nulla, ma serve a rinviare le elezioni di un altro anno. Tantopiù che la Consulta boccia pure l’Italicum e c’è la scusa della legge elettorale. Ed ecco il Rosatellum, scritto da Pd, B. e Salvini apposta per fregare i 5Stelle e lubrificare l’inciucio Renzusconi. Poi si scopre che favorisce solo il centrodestra. Intanto, spinti verso l’uscio dagli insulti e dagli affronti renziani, i bersanian-dalemiani se ne vanno dal Pd. Seguiti da Grasso.

8. Mamma li Etruschi. Con un altro autogol, Renzi-Tafazzi vara in extremis la commissione d’inchiesta sulle banche. Pensa a una formidabile arma elettorale contro Visco e i dalemiani, invece saltano subito fuori le bugie della Boschi e del Giglio Fradicio su Etruria. La presenza del capogruppo Orfini aiuta.

9. Diritti&rovesci. Dopo tanti disastri, il Pd si consola con le unioni civili (senza stepchild adoption) e col biotestamento (votato anche da M5S e sinistra). Ma in 5 anni è un po’ pochino. Allora dicono di volere pure lo Ius soli: ma, per non perdere altri voti, fan di tutto per evitarlo, poi danno la colpa alle opposizioni.

10. Smacchiare il Gattopardo. Problema: siccome i 5Stelle e la destra sono più avanti che nel 2013 e il Pd più indietro, come fare a rifilarci un altro governissimo? Intanto ci fanno credere che il voto è inutile, tanto è già deciso che l’Italia sarà ingovernabile. Ricordiamoci (e ricordiamogli) che dobbiamo ancora votare.

martedì 26 dicembre 2017

Campidoglio: tagli ai costi dei gruppi politici per finanziare 100 assunzioni

Tagli ai costi della politica per un totale di 2,5 milioni da destinare alle assunzioni in Campidoglio il cui numero salirà dalle 485 già annunciate fino a 585 unità. È quanto proposto da una mozione del Movimento depositata in Campidoglio. E non solo, durante il Consiglio comunale è stata approvata anche una mozione per avviare il confronto con tutte le istituzioni coinvolte finalizzato a «impedire l’avvio dei lavori dell’autostrada A12 (Roma-Genova) con un finanziamento previsto di 468 milioni da poter spostare sui lavori per la strada statale 148 (Pontina) e per realizzare una metropolitana leggera tra il comune di Pomezia e quello di Roma»


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L’annuncio
«Oggi presentiamo una mozione molto importante per fare giustizia su una questione incredibile come il concorsone - ha spiegato il presidente dell’Aula Giulio Cesare Marcello De Vito illustrando l’iniziativa -. Abbiamo tagliato i comandi di personale dei gruppi consiliari che con la precedente amministrazione erano arrivati al numero record di 32 con una spesa tra 1,2 milioni e 1,8. Abbiamo ridotto a un comando per gruppo e questo porterà un risparmio di circa 1 milione di euro. Devo anche ringraziare lo staff della sindaca che ha trovato ulteriori risparmi tali che si arriverà già quest’anno a un risparmio di 2,5 milioni. Questo consentirà di portare le assunzioni da 485 a 585, andando quasi ad esaurire le graduatorie, al netto dei due concorsi bloccati».



Riflettori sulla via Pontina
L’Assemblea capitolina ha approvato a maggioranza una mozione presentata dai consiglieri del gruppo M5S che impegna la sindaca Virginia Raggi e la Giunta ad «attivarsi per avviare un confronto con tutte le istituzioni coinvolte per impedire l’avvio dei lavori dell’autostrada A12, considerata la totale contrarietà di quasi tutti i Comuni interessati dal tracciato dell’opera». Con l’approvazione della mozione, inoltre, l’Aula ha chiesto contestualmente alla sindaca di richiedere presso le sedi competenti di «stornare la cifra già stanziata, di oltre 468 milioni di euro, per l’adeguamento e la messa in sicurezza della strada statale 148 (Pontina), analizzando la possibilità di avviare la realizzazione di una metropolitana leggera tra il comune di Pomezia e quello di Roma».


venerdì 22 dicembre 2017

Se alle elezioni nessuno raggiunge la maggioranza, ecco chi governerà

Il governo del presidente non è precluso dalla Costituzione e consiste in un esecutivo affidato ad una personalità scelta dal capo dello Stato al di sopra delle indicazioni dei gruppi parlamentari.


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Secondo quanto riporta Dagospia, Sergio Mattarella potrebbe ricorrere a questo piano B in caso non dovesse andare in porto la prima soluzione, ovvero di affidare un mandato esplorativo al prossimo presidente del Senato per “verificare la possibilità di mettere in piedi una maggioranza parlamentare”

Se l’operazione non dovesse riuscire, spiega Dagospia, “Mattarella pensa ad un governo del Presidente. Lo dovrebbe/potrebbe guidare una personalità “dall’alto spesso politico” (e nella mente del Colle aleggia Gentiloni) ed i ministri sarebbero tutti tecnici.”

Si parla solo dell’albero di Natale di Roma, ma la vera notizia è un’altra (e nessuno lo dice)

L’ultima fake story dell’informazione italiana è la vicenda dell’albero di Natale di Roma, ribattezzato “Spelacchio” perché spoglio.

Questa sua caratteristica, però, possiamo vederla come il simbolo del nuovo modo di fare politica dei 5 Stelle: la trasparenza.

Infatti, al contrario dei partiti, il M5S rende conto di tutto ciò che fa ai propri elettori, e per loro lavora.


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La vecchia politica se ne fregava dei cittadini e alimentava il malaffare.

Ma a Roma la mangiatoria è sparita e per questo, da giugno 2016 in poi, tutti danno addosso a Virginia Raggi, infangata in ogni modo dai media.

Questa è la vera notizia, di cui nessuno parla.



Di Battista strepitoso: così con questa foto davanti a “spelacchio” umilia Matteo renzi

Alessandro Di Battista ha fatto un selfie con Spelacchio per prendere in giro Renzi dopo l’audizione di Federico Ghizzoni su Banca Etruria e Unicredit. Il deputato del Movimento 5 Stelle ha posato insieme alla sua compagna Sahra Lahouasnia in piazza Venezia a Roma, davanti all’albero di Natale ormai defunto. L’abete è infatti appassito prima  di Natale, perdendo le caratteristiche tipiche degli alberi di Natale.


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Le polemiche sul decesso di Spelacchio sono state sfruttate da Di Battista per sfottere Renzi.  «E comunque è più vivo di Renzi 😉 #spelacchio #noi3❤️ », ha scritto il parlamentare dimissionario, ironizzando sullo stato di salute dell’albero di Natale, ormai defunto, e la condizione politica del segretario del PD. Il selfie di Alessandro Di Battista, della sua compagna Sahra e del figlio Andrea, che si nota nel passeggino anche se è volutamente non visibile in modo nitido nell’immagine caricata su Instagram, è stato condiviso per ironizzare su Renzi. La giornata di ieri è stata caratterizzata dall’audizione di Federico Ghizzoni, che ha confermato, precisandolo, l’interessamento di Maria Elena Boschi per la possibile acqusizione di Banca Etruria da parte di Unicredit, e ha poi rivelato di aver ricevuto una mail da Marco Carrai in merito a questa trattativa.

“Si fa scarrozzare come se fosse in missione, in realtà si fa gli affari suoi a spese degli italiani”: Boschi, l’hanno beccata. Così truffa migliaia di Euro



Non sempre gli impegni istituzionali di Maria Elena Boschi hanno giustificato le sue missioni di governo. I viaggi della ex ministra delle riforme in diverse occasioni non hanno avuto nulla a che fare con l’incarico ricoperto. È quanto denuncia oggi il Fatto Quotidiano con in un articolo a firma di Carlo Tecce che riprende un elenco compilato dagli uffici della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio e trasmesso da un dipartimento di Palazzo Chigi nel rispetto della legge sugli accessi agli atti. Nel documento di 15 pagine ci sarebbe un valzer di spiegazioni per viaggi controversi.


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Le ‘finte’missioni istituzionali della sottosegretaria Maria Elena Boschi
Il Fatto indica innanzitutto la tappa del 4 e 5 febbraio 2017 tra Lucca e Arezzo, dove non c’era traccia di appuntamenti di Stato. Poi segnala quella del 30 aprile, in una località non precisata della Toscana, giorno in cui la Boschi scendeva a Roma per celebrare la riconquista della segreteria del Pd da parte di Matteo Renzi. Vengono poi indicati i giorni tra il 21 e il 24 luglio, con missione tra Milano, Firenze e Arezzo, durante i quali la sottosegretaria incontrava l’ex sindaco del capoluogo lombardo Giuliano Pisapia, ma poi si perdevano le sue tracce. Il 28 luglio è il giorno di un altro viaggio in Toscana privo di altre indicazioni. Il 10 e l’11 settembre la Boschi era in Emilia Romagna, ma per partecipare a diverse feste dell’Unità. Tra il 14 e il 17 dello stesso mese, invece, la tappa era estera. La sottosegretaria andava in missione in Canada, tra Toronto e Montreal, ufficialmente per incontri con ambasciatori, banchieri e comunità italiana, ma secondo il Fatto per partecipare ad un seminario riformista organizzato da diversi centro studi. Si tratta di una missione di cui si è già parlato per un servizio fotografico da mille euro mai diffuso sui media. Tra il 22 e il 24 settembre, poi, la sottosegretaria era in missione a Imola e Bologna. Ma a Imola c’era la festa nazionale del partito. Il 14 e il 15 ottobre, infine, un’altra generica missione in Toscana. Ma il 14 la Boschi era a Roma per celebrare i dieci anni dalla nascita del Partito Democratico.

La replica
Il Fatto riporta anche la replica della sottosegretaria: «Nelle date del 4-5 febbraio, 17-19 febbraio, 24-25 marzo, 28 luglio e 14-15 ottobre, la sottosegretaria ha effettuato spostamenti principalmente per motivi non istituzionali. La sottosegretaria potrebbe aver partecipato anche in queste date ad alcuni eventi istituzionali, ciononostante non ha presentato alcuna richiesta di rimborso. Nelle date del 30 aprile, 21-24 luglio, 10-11 settembre e 22-24 settembre, la sottosegretaria ha avuto incontri istituzionali, in particolare con autorità di governo locale, in ragione delle deleghe attribuite».

mercoledì 20 dicembre 2017

“Renzi? E’ un quaquaraqua che cambia parola ogni 5 minuti…” l’attacco feroce (ripreso dalla telecamera nascosta) del big del PD all’ebete di Firenze

Un attacco, durissimo, contro Matteo Renzi. Un attacco clamorosamente a sorpresa, poiché a portarlo è Matteo Richetti, un fedelissimo. Almeno in teoria. “Non puoi andare ad Arezzo a dire siccome volevamo abolire il Senato e ci mettiamo la faccia su Banca Etruria, mi candido al Senato ad Arezzo. Poi arrivi a Milano e siccome sono a Milano sfido Berlusconi nel collegio di Milano. Poi dopo andrà a finire, com’è giusto che vada a finire, che ti candidi a Firenze che è la tua città.


GUARDA IL VIDEO:




Allora mi chiedo, perché non comprendiamo che in politica la parola data, anche su questioni poco rilevanti, conta, in una stagione così complessa?”. Così nel corso di un incontro a Napoli: parole che sarebbero dure anche per un esponente di Liberi e Uguali, figurarsi se pronunciate dal responsabile della comunicazione del Pd, tornato da pochi mesi nel cerchio magico dell’ex premier. Le immagini risalgono a ieri, lunedì 18 dicembre, e sono state girate nel corso di un’iniziativa dell’associazione Tempismo democratico, andata in scena a Napoli nell’antisala dei Baroni del Maschio Angioino.

L’attacco contro Renzi è durissimo: “Non puoi nel giro di sei mesi dire che ci vuole il lanciafiamme e provare poi a gestire un governo a tavolino. Ragazzi ma non la saltano neanche i cavalli questa…? Non puoi mandare giù i tuoi due a sistemare le questioni congressuali se hai appena detto che ci vuole il lanciafiamme…”. In conclusione, Richetti sottolinea come manchi “quell’etica della parola data. Se on la ritroviamo….ragazzi, possiamo fare tutta l’azione di governo…”. Insomma, se non la ritroviamo, sostiene Richetti, il Pd alle elezioni si schianterà (circostanza del tutto probabile). E ancora, ha aggiunto: “Mi ha fatto molta impressione l’amica dell’Anci che mi ha detto “nell’ultimo anno è la prima volta che parliamo di noi”. (…) Quando un partito arriva a questo dato di stanchezza e sfilacciamento abbiamo un problema enorme…”. E “chi non è consapevole di questo è meglio che cambi mestiere”. Già, Renzi è allo sbando: il fatto che anche Richetti lo scarichi, e in modo piuttosto brutale, sta lì a dimostrarlo.

Di Battista: "La Boschi è politicamente morta"


Alessandro Di Battista tramite la sua pagina facebook dice la sua sulla Boschi e l'inghippo con Banca Etrruia che ha truffato migliaia di correntisti.


Dice il pentastellato:


"I nodi vengono al pettine. Renzi, Boschi e Carrai hanno occupato la Repubblica (chi da Presidente del Consiglio e Segretario di partito, chi da Ministro e Sottosegretario, chi da principale collaboratore) per risolvere le loro questioni personali. Come dei Berlusconi qualunque! Sono oscene le bugie dette da questo vero e proprio clan dell'immoralità. Personaggi pericolosi che tentarono addirittura di stravolgere la Costituzione italiana ma grazie a Dio i loro tentativi furono stoppati dal Popolo italiano. In tutto ciò migliaia di risparmiatori piangono, hanno perso tutto e sembra che in questa brutta storia politica loro neppure esistano. Il Movimento 5 Stelle al Governo non permetterà mai più a banchieri senza scrupoli immischiati con il sistema dei partiti di colpire il risparmio degli italiani. La Boschi può dimettersi, non dimettersi, può inchiodarsi ancor di più alla poltrona. Può fare tutto insomma ma politicamente è morta, ad uccidere la sua credibilità sono state le sue stesse menzogne, la sua arroganza, i suoi puerili tentativi di sviare l'attenzione parlando di sessismo nel momento in cui erano palesi i suoi comportamenti indecenti!"

“Ma sapete che la Boschi deve ancora…” Boom: un’altra menzogna? Così De Bortoli seppellisce definitivamente l’amichetta di Renzi


Federico Ghizzoni, in commissione banche, ha di fatto confermato la versione di Ferruccio De Bortoli sul caso Banca Etruria, Maria Elena Boschi e sull’azione dell’allora ministra per chiedere all’ex ad di Unicredit di acquisire l’istituto. E, su Facebook, De Bortoli ringrazia Ghizzoni “per aver confermato la richiesta” della Boschi.


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Dunque aggiunge: “Era giusto che l’opinione pubblica lo sapesse e che lo sapessero in particolare gli azionisti”. Ma De Bortoli, soprattutto, aggiunge: “Attendo l’azione civile di cui ho sentito finora parlare, senza aver ricevuto alcun atto. Attendo l’azione civile di cui ho sentito finora parlare, senza aver ricevuto alcun atto. Aspettando che sia il Tribunale a dire l’ultima parola credo che la penultima l’abbia già detta Ghizzoni”. Insomma, De Bortoli – sibillino – rivela che la Boschi non ha ancora agito in sede civile: proprio come ai tempi della querela, annunciata più di sei mesi fa e putacaso mai presentata…


martedì 19 dicembre 2017

Bancopoli, Di Maio: ‘Chi sta zitto è complice’




Scrive Luigi Di Maio sul Blog di Beppe Grillo:

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“Pochi giorni fa scrivevo che la Boschi è solo la punta dell’iceberg di un sistema politico-bancario molto più profondo. Mi sono rivolto con un appello a tutto il Pd affinché qualcuno di loro parlasse per spiegare a tutti gli italiani gli intrecci di questo scandalo, che non sappiamo ancora oggi a che livello arrivino. Nessuno ha fiatato. Chi sta zitto è complice. Oggi arriva la conferma che anche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi usò la sua posizione per interferire nella vicenda Banca Etruria. Ignazio Visco ricorda che in un incontro dell’aprile 2014 Renzi gli chiese espressamente perché Banca Popolare di Vicenza volesse prendersi l’Etruria.”

Di Maio fa riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco nel corso dell’audizione alla Commissione banche. Visco ha spiegato che il segretario del Pd, in uno dei loro incontri, gli chiese perché la Popolare di Vicenza volesse acquisire Etruria, ma non rispose: “Non entrai per niente nei temi della Vigilanza, presi la sua come una battuta sugli orafi,” ha dichiarato.

Nel suo post Di Maio ha proseguito scrivendo:

“La stessa domanda che Maria Elena Boschi rivolse a più riprese al presidente di Consob Giuseppe Vegas, terrorizzata dalla possibilità che la banca di famiglia finisse in mani sconosciute. Si fa sempre più chiaro un quadro di indebite pressioni sulla vigilanza bancaria da parte di quel giglio magico che controlla tuttora il Partito Democratico. La principale preoccupazione del duo Renzi-Boschi non era risolvere i tanti e gravi problemi del Paese, ma proteggere Arezzo e la banca amministrata da Pier Luigi Boschi.

‘Fino a quando, dunque, abuserete della nostra pazienza?’. E fino a quando un Partito che si fa chiamare Democratico sopporterà questa vera e propria violenza istituzionale da parte del suo segretario? Il Pd dimostri un minimo di orgoglio, prima che Renzi e i suoi fedelissimi ne distruggano definitivamente la credibilità.”

"Usano strategia mafiosa" un giornalista lancia una bomba sul PD

(Mario Giordano per la Verità) – Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Gli altri si affidano ai pizzini. Fa un certo effetto leggere in simultanea, sui giornali di ieri, le due interviste di Matteo Renzi (Corriere della Sera) e di Maria Elena Boschi (Il Messaggero), e la lunga lettera che il portavoce del segretario nazionale del Pd, Marco Agnoletti, ha scritto al Fatto Quotidiano. Tutte e tre, infatti, contengono larvate minacce, allusioni, dico-non-dico, messaggi in codice che sinceramente sembrano appartenere a un’altra era della politica. O forse, non sembrano nemmeno appartenere alla politica.


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Dalla rottamazione all’intimidazione: è imbarazzante scoprire che la nuova linea di comunicazione del Pd passa attraverso toni più vicini a Gava che ai nuovi social. Avevano promesso il rinnovamento. E invece si fermano all’ avvertimento.

Il pizzino di Renzi (copyright Corriere della Sera) è rivolto al leader dei cinque stelle. «Mi colpisce che Di Maio non voglia fare un confronto con me», dice il segretario Pd. «Gli chiederei degli 80 euro e del Venezuela, certo. Ma potrei domandargli come spiega l’ attività in questo settore di uno dei suoi principali collaboratori».

Ora un giornalista normale avrebbe interrotto Renzi per chiedergli: a quale attività si riferisce? Chi è il collaboratore? Qual è l’ accusa che deve rivolgere? Ma l’ intervistatrice è Maria Teresa Meli, in arte Tappetino, una donna un megafono, e dunque si limita a registrare la minaccia renziana («Diamo tempo al tempo e vedrete a cosa mi riferisco») e poi cambia argomento, con una delle sue ficcanti domande: «Su che cosa si vince, allora la battaglia elettorale?».

Ecco: magari la battaglia elettorale si vince anche evitando di parlare come un bullo di periferia con formule del tipo «La prossima settimana vedi che cosa ti succede», «Stai attento o il tuo amico finisce male», «Tuo cugino è un gran cornuto e lo sistemerò per le feste», oppure, per l’ appunto, «Diamo tempo al tempo e vedrete». Tutta roba che sembra più adatta a un film sulle periferie disagiate che a un’ intervista istituzionale al Corrierone. Anche perché delle due l’ una: o il segretario del Pd sa qualcosa di rilevante che riguarda la figura di Di Maio e allora ha il dovere di parlare; oppure non lo sa e allora ha il dovere di tacere. Tertium figura di merdam.

Uno potrebbe pensare che si tratti di un incidente di percorso, una scivolata estemporanea, un errore occasionale. Invece no: l’ avvertimento a tutto campo deve proprio essere il nuovo modello di comunicazione del Pd. Infatti anche nella sua lunga lettera al Fatto Quotidiano, il portavoce Marco Agnoletti, a un certo punto manda un pizzino diretto a via Nazionale: «Sulle acquisizioni della Banca Popolare di Bari», scrive, «potrebbe essere interessante, in varie sedi, aprire un approfondimento. Ma sicuramente i vertici di Banca d’ Italia sono più informati dell’ allora governo Renzi». Ma che vuol dire? «Spero di aver aiutato a chiarire», chiude poi la sua lettera Agnoletti, con ottimismo francamente eccessivo. Chiarire cosa, di grazia? Che cosa ha fatto la Banca Popolare di Bari? Sai qualcosa? E non lo racconti?

E perché? Cos’ è? Il mistero di Fatima? Stai davvero cercando di spiegare? O mandi soltanto segnali a riservati a chi deve capire? Tu chiamale, se vuoi, allusioni. Pratica nella quale eccelle ultimamente la regina decaduta Maria Elena Boschi. Quest’ ultima dopo aver fatto capire di avere molti messaggi del presidente Consob, Giuseppe Vegas, oltre a quello che la invitava a casa sua alle 8 del mattino (uauuuu: siamo al piccante), è tornata alla carica nella già citata intervista al Messaggero: «Non cancello spesso gli sms», ha detto, «ne ho quindi molti in memoria». Non solo quelli con Vegas, insomma, ma anche «con altri esponenti del mondo del credito e del giornalismo». Evviva, evviva: non possiamo essere che felici di questa intensa e amorosa corrispondenza di sms di sua maestà detronizzata Boschi. Ma di che si tratta?

Auguri di Natale o proposte di acquisizione di banche? Convenevoli sul tempo o insider sui decreti del governo? E chi sono questi «esponenti» del mondo del credito e del giornalismo? Normali leccaculo o persone che hanno commesso delle irregolarità? Non sarebbe il caso di specificare?

Non vorrei citare la solita frase di Agatha Christie, secondo la quale un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi e tre indizi sono una prova. Ma non posso farne a meno. Tre interventi nello stesso giorno, tutti e tre con lo stesso tono minaccioso, tutti e tre con dei non detti che suonano come avvertimenti, segnano un passaggio nella strategia di comunicazione del Pd.

È come se il mondo renziano, nel prendere consapevolezza della sua caduta («il mio consenso è in calo»), inviasse messaggi in codice agli avversari: non ci faremo battere così, siamo pronti a reagire in ogni modo, apriremo gli archivi, solleveremo ondate di fango, trascineremo giù tutti quelli che riusciremo. Mandano a dire: perso per perso non ci fermeremo davanti a nulla. In fondo il senso dello Stato non è mai stato il loro forte, questo si sa. Però, ecco, c’ è un limite a tutto.

Perché se Renzi, Agnoletti e la Boschi sanno e possono documentare fatti rilevanti, messaggi imbarazzanti, questioni scottanti, se hanno notizie di reato o di inopportunità, se insomma conoscono qualcosa che è di rilevanza pubblica, lo devono dire prendendosi le loro responsabilità, come facciamo noi ogni giorno. Altrimenti parlino delle cose che sanno, se le sanno, senza mandare pizzini. Che non è cosa loro.

Tutti in piedi per Di Battista e la sua ultima intervista da Deputato


Alessandro Di Battista ospite a "DiMartedi" su la7


ECCO IL VIDEO:


lunedì 18 dicembre 2017

Stufo di pagare il Canone Rai? Ecco cosa devi fare per smettere



Entro il prossimo 31 dicembre si può chiedere l'esenzione del Canone Rai per il 2018. Il pagamento è contenuto nella bolletta della luce, ma non tutti i titolari di una residenza posseggono un apparecchio televisivo, quindi possono chiedere l'esenzione. Come compilare il modello? Nel Quadro A i contribuenti possono dichiarare che in nessuna abitazione a loro intestata, dove c'è un'utenza elettrica, è presente un apparecchio tv proprio o di un membro della famiglia.


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In alternativa, si può dichiarare che non è presente un ulteriore apparecchio televisivo oltre a quello per cui è stata presentata una dichiarazione di cessazione per suggellamento. L'ultima opzione è riservata agli eredi di un'abitazione in cui l'utenza elettrica è ancora temporaneamente intestata a una persona deceduta e non è presente nessun televisore.

Compilando il Quadro B, invece, i contribuenti segnalano che nell'abitazione l'utenza elettrica è intestata ad un altro componente (con indicazione del codice fiscale) al quale è anche collegato il pagamento del canone. Questa dichiarazione può essere presentata in qualsiasi momento dell'anno e ha valenza permanente. Il Quadro C, invece, va compilato per comunicare la modifica delle condizioni, come l'acquisto di un televisore nel corso dell'anno, la cessazione di appartenenza alla medesima famiglia anagrafica precedentemente dichiarata. (agg. di Silvana Palazzo)



TUTTE LE DATE PER LA DICHIARAZIONE DI NON DETENZIONE

Seguendo il servizio FAQ del portale dedicato al Canone Rai, si possono scoprire tutte le date e i riferimenti utili per la presentazione della dichiarazione di non detenzione dell’apparecchio tv, necessaria ovviamente per ottenere l’esenzione al canone per l’anno 2017 (e anche per i successivi anni). «Dal 2017 i termini di efficacia delle dichiarazioni di non detenzione sono i seguenti: dichiarazione presentata entro il 31 gennaio dell'anno solare di riferimento, a partire dal 1º luglio dell'anno precedente, ha effetto per l'intero canone dovuto per l'anno di riferimento; dichiarazione presentata dal 1º febbraio al 30 giugno: esonera dall’obbligo di pagamento per il secondo semestre dello stesso anno;

dichiarazione presentata dal 1º luglio al 31 gennaio dell’anno successivo: esonera dall’obbligo del pagamento per l’intero anno successivo». Da ultimo, chiarisce ancora il portale del Canone Rai, la dichiarazione perde completa efficacia alla fine di questi periodi di validità perciò come anticipavamo già in precedenza, se non viene reiterata torna ad operare la presunzione di detenzione, con conseguente addebito nella fattura elettrica. (agg. di Niccolò Magnani)



LA DICHIARAZIONE VALE UN ANNO

Fino al 31 dicembre per via telematica, entro il 20 dicembre per via cartacea: per usufruire dell’esenzione al Canone Rai le date da fissare con certezza sono queste, o almeno per evitare il primo addebito che poi potrebbe essere rimborsato se dimostrato di non avere apparecchi tv fino a tutto il mese di gennaio 2018.



Ribadendo con questa chiarezza le date, va anche ricordato che la dichiarazione di esenzione al Canone Rai ha validità di un anno e al termine del quale va riaffermata la “conferma” contro la presunzione di detenzione. Il modulo di “dichiarazione sostituiva di non detenzione” è disponibile come abbiamo detto qui sotto, sia online che scaricato per via telematica e inviato tramite Pec o posta prioritaria. In poche parole, l’esenzione può essere richiesta ma ogni 12 mesi rinnovata per dimostrare effettivamente che non si ha per davvero un dispositivo tv in casa. (agg. di Niccolò Magnani)

ENTRO QUANDO INVIARE L’ESENZIONE

Si può ottenere l'esenzione del canone Rai, ma bisogna inviare la combinazione entro la fine dell'anno. Lo rende noto l'Agenzia delle Entrate, precisando che questa possibilità è riservata a chi non possiede un apparecchio televisivo in casa. Il termine per presentare la domanda scade a fine gennaio 2018, ma i primi addebiti scatteranno subito dopo capodanno, quindi il consiglio dell'Agenzia delle Entrate è di anticipare i tempi per evitare un addebito che poi dovrà essere rimborsato. «È preferibile presentare la dichiarazione sostitutiva in via telematica entro la fine di dicembre, o entro il 20 dicembre se viene presentata per posta in forma cartacea».



I cittadini che non posseggono la tv in casa devono quindi presentare una dichiarazione sostituiva con la quale dichiarano che in nessuna delle abitazioni per cui si è titolari di un'utenza elettrica si possiede un apparecchio televisivo. Il modello della dichiarazione sostituiva è disponibile sui siti internet dell'Agenzia delle Entrate e della Rai. L'Agenzia delle Entrate ricorda ai contribuenti che possono inviarlo direttamente, usando un'applicazione web disponibile sul loro sito internet, usando le credenziali Fisconline o Entratel.

ESENZIONE CANONE RAI 2018: COME EVITARE L'ADDEBITO IN BOLLETTA

La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto la presunzione di detenzione dell'apparecchio tv nel caso in cui esista un'utenza elettrica nel luigi in cui una persona ha la propria residenza anagrafica, quindi ha previsto che il pagamento del canone tv per uso privato avvenga attraverso l'addebito sulla bolletta elettrica, in dieci rate mensili per i titolari di utenza elettrica di tipo residenziale. L'unico modo per superare questa presunzione, e quindi evitare di pagare il canone tv in fattura se non si possiede l'apparecchio televisivo, è presentare una dichiarazione sostitutiva all'Agenzia delle Entrate.

Può farlo il dichiarante stesso o un altro componente della famiglia anagrafica. Il modello in questione può essere usato anche da un erede per dichiarare che nell'abitazione in cui l'utenza elettrica è intestata temporaneamente a un soggetto deceduto non è presenta nessuna tv. Se non si può procedere con l'invio telematico, allora si può usare il servizio postale, inserendo nel plico raccomandato senza busta una copia di un valido documento di riconoscimento. L'indirizzo è il seguente: Agenzia delle Entrate Ufficio di Torino 1, S.A.T. - Sportello abbonamenti tv - Casella Postale 22 - 10121 Torino. La dichiarazione di non detenzione ha validità annuale e può essere inviata anche tramite posta elettronica certificata.

Silvana Palazzo per www.ilsussidiario.net

Commisione Banche, Casini preso con le mani nella marmellata: voleva “coprire” le porcate di De Benedetti



Quando Pier Ferdinando Casini che presiede la commissione sulle banche si deve assentare viene sostituito dai vicepresidenti. Così è successo che la domanda a Giuseppe Vegas, numero uno della Consob, sulle operazioni di Borsa effettuate da Carlo De Benedetti nel febbraio 2015, sui titoli delle banche popolari, l’abbia fatta Renato Brunetta, riporta il Giornale. E si è così scoperto che Casini avesse invece deciso di secretare le dichiarazioni di Vegas mai rivelate prima sul caso De Benedetti-Popolari.


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Brunetta si è poi giustificato col presidente della commissione così: “È una storia di cui hanno scritto i giornali”, ergo è nell’interesse di tutti sapere se è vera o meno. Insomma, la Consob e la Procura di Roma avevano aperto un dossier sull’operatività in titoli delle popolari da parte di una holding dell’Ingegnere nei giorni dell’annuncio della trasformazione di queste in spa. Holding che, dopo la riforma del governo Renzi, ha realizzato ricche plusvalenze.

De Benedetti aveva quindi ricevuto delle notizie privilegiate? Risponde Vegas: “Ci furono colloqui dell’ingegner De Benedetti con il dottor Panetta della Banca d’Italia e con l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi alcuni giorni prima della approvazione della riforma”. Ma sia la Consob che la Procura hanno archiviato tutto.

domenica 17 dicembre 2017

"INCREDIBILE - Guardate chi vogliono arrestare!" Gianluigi Paragone denuncia l'ultima porcata del Pd:

La denuncia di Gianluigi Paragone direttamente sul suo profilo Facebook:


GUARDA IL VIDEO:


"Ci hanno preso per il culo". Il servizio de "Le Iene" che imbarazza i politici italiani

Il servizio de "Le Iene" che mette in grande imbarazzo i nostri politici sull'abolizione dei vitalizi,


ECCO IL VIDEO:


giovedì 14 dicembre 2017

Renzi dice una bufala sul M5S, Formigli lo umila in maniera epica!


Matteo Renzi non si smentisce mai. In diretta a "PiazzaPulita", l'ex Premier dice una fake news sul programma del M5S: "Lottano contro i vaccini e battaglia contro le scie chimiche", il conduttore Formigli non ci sta e lo umilia: "Non è il fulcro del programma del M5S, è una fake news..."


GUARDA IL VIDEO:


Maestoso Di Maio in diretta su Rete 4: "Vinciamo e cambiamo il Paese"


Luigi Di Maio ospite da Del Debbio sul suo programma "Quinta Colonna" rivela cosa bisogna fare per aiutare i cittadini su pensioni, lavoro e tanti altri argomenti


GUARDA IL VIDEO:



Travaglio sputtana la Boschi in diretta dalla Gruber su Banca Etruria!


Ecco il faccia a faccia tra il Ministro Maria Elena Boschi ed il giornalista Marco Travaglio in diretta dalla Gruber:

ECCO IL VIDEO:


mercoledì 13 dicembre 2017

ELIO LANNUTTI SENZA FRENI: DIFFONDETE IL SUO APPELLO

Elio Lannutti: ‘Ribelliamoci ora alla manipolazione dei mass media, prima che sia troppo tardi’

La manipolazione dei mass media sta provocando guerre tra poveri e gettando fango contro chi cerca di contrastare lo strapotere del mondo della finanza e delle banche.

Perciò bisogna intervenire al più presto e smascherare le loro fake news.


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È l’appello di Elio Lannutti, giornalista e presidente dell’Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari, Assicurativi), che in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook scrive:

“Manipolazione coscienze e formazione pubblica opinione.

Secondo la partitocrazia corrotta, il Governo, La Repubblica dei banchieri e dello svizzero Sorgenio, La Stampa, il servizio pubblico di informazione Rai, spacciatrici di veline ad uso e consumo del potere dei manutengoli, talune istituzioni decadenti, il maggior pericolo sarebbe oggi il fascismo, sconfitto e debellato dalle lotte partigiane e riesumato ad hoc come uno spauracchio, come Renzi ha fatto con Berlusconi, invece della globalizzazione delle povertà, l’accentramento delle ricchezze in poche mani (1%), il neo liberismo dittatoriale, il dominio di banche d’affari e finanza criminale, i programmi di Troika – Bce che schiavizzano i popoli, come già sperimentato con la Grecia.

La dittatura del neoliberismo ed il sacro moloch della globalizzazione, ideologie parassitarie e corrotte imposte dal potere, con la finalità di delegare funzioni democratiche a cleptocrati ed oligarchi, banchieri e faccendieri con il dominio della finanza di carta ed i derivati tossici sull’economia e la vita reale di uomini e donne, hanno devastato principi e valori costituzionali.

Hanno edificato l’euro, gli strapagati consulenti delle banche di affari, la moneta senza popolo, sottraendo la sovranità, il lavoro, i diritti, la solidarietà, il bene comune, l’interesse generale di una grande nazione devastata da Governi camerieri dei banchieri.

Adesso, scatenando guerre tra i poveri, con le armi della propaganda e le collaudate macchine del fango contro gli avversari dell’Europa dei banchieri, agitano vecchi spettri come arma di distrazione di massa per condizionare la credulità popolare, manipolare le coscienze, tentare di toglierci perfino la dignità ed il gusto dell’indignazione e delle pacifiche proteste.

Ribelliamoci ora alla manipolazione dei mass media embedded, servi dei poteri come Repubblica, Corriere, La Stampa, il messaggero, Rai, La7, Mediaset, informiamoci, sbugiardiamo le fake news, facciamo contro informazione ragionata, prima che sia troppo tardi. Grazie”

L'ULTIMA DI DIBBA: IL DEPUTATO FA TREMARE MEZZO PARLAMENTO


L’ultimo intervento di Di Battista in aula


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“Questo molto probabilmente sarà il mio ultimo discorso in Parlamento in questa legislatura. Non capisco questi commenti, quasi con giubilo, anche perché vorrei ricordare che anche per molti di voi saranno gli ultimi giorni in Parlamento. E non per decisioni personali, ma per scelta del popolo italiano.

In questi cinque anni avete fallito, signor presidente del Consiglio. Avete provato a fare un lavoro molto, molto sporco: ostacolare un cambiamento e ostacolare quello che voi definite un populismo ma, in realtà, è soltanto voglia di cambiare le cose, anche perché in questo Paese ormai nulla è più populista che accusare di populismo coloro che vogliono cambiare le cose, coloro che si vogliono riprendere un po’ di sovranità, che vogliono garantire diritti a giovani, pensionati e risparmiatori. Questo è veramente populista, e avete fatto di tutto, signor Gentiloni, pur di ostacolare questo cambiamento. Io non me le dimentico certe cose e ho questa occasione di ricordarle.

Avete rivotato, per la seconda volta, lo stesso Presidente della Repubblica. Pensate a quelli che che i comunisti erano il peggior nemico al mondo e poi hanno rivotato un ex comunista come presidente della Repubblica. Questo esclusivamente per ostacolare il cambiamento e sancire un inciucio perenne e permanente che nelle vostre menti ci dovrebbe essere anche nella prossima legislatura.

Successivamente avete visto che questo inciucio quantomeno dal punto di vista mediatico non funzionava, per cui avete mandato fuori uno e avete chiamato un presidente del Consiglio, Renzi, che provava a fare il grillino inseguendoci sui nostri temi, con il via ai vitalizi, il via alle auto blu e il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. È andato in Europa, l’ex Presidente Renzi, dicendo: ‘Datemi qualche mancetta, datemi qualche quattrino che io do qualche bonus al popolo italiano. Così riesco a ostacolare questo cambiamento, riesco a occuparmi del populismo, di questo Movimento 5 Stelle così pericoloso per i destini di qualche banchiere senza scrupoli’. Non ce l’ha fatta neanche lui. Siamo così passati dall’arroganza di Renzi alla irrilevanza di Gentiloni.

Mi rivolgo al popolo italiano, citando una frase che ho letto: possiamo evitare altre scelte disastrose, soltanto cambiando gli uomini che le compiono. C’è la possibilità di cambiare gli uomini che hanno compiuto determinate scelte disastrose? Io ho un’estrema fiducia nel popolo italiano, vi ringrazio e dico agli italiani di non mollare.”


Tratto dall’ultimo (per ora) discorso di Alessandro Di Battista alla Camera dei deputati

I PARASSITI PENSAVANO DI FARLA FRANCA, MA IL M5S LI HA INCHIODATI: DIFFONDETE


Fraccaro (M5S): ‘Fake news Pd sui vitalizi: ecco tutta la verità’


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Riportiamo di seguito la denuncia del deputato 5 Stelle Riccardo Fraccaro:

“L’abolizione dei vitalizi giace in Senato e il Pd comincia a diffondere delle fake news. Facciamo chiarezza una volta per tutte sui privilegi dei parlamentari raccontando la verità su tutto ciò che è successo, partendo dal principio.

– A settembre 2013 il M5S presenta una mozione contro le pensioni d’oro. IL PD VOTA CONTRO.
– Nel 2014 il M5S presenta un ordine del giorno al bilancio della Camera sulle pensioni dei parlamentari. IL PD VOTA CONTRO.
– Per tentare di salvare le apparenze, il 7 maggio del 2015 il Pd approva una delibera sui vitalizi agli ex parlamentari condannati. Il M5S si oppone perché si tratta di una truffa: viene revocato l’assegno solo a 10 parlamentari su oltre 1.500 e a molti di loro è già stato restituito con tanto di arretrati.
– Il 20 maggio 2015, in sede di esame delle riforme costituzionali, il M5S presenta un emendamento per abolire i vitalizi. IL PD VOTA CONTRO.
– Dopo aver bocciato le nostre proposte viene depositata la legge Richetti ma solo come operazione di facciata, infatti il Pd la tiene ferma nei cassetti.
– Ad agosto 2015 il M5S propone ancora un ordine del giorno al bilancio della Camera sul ricalcolo dei vitalizi ma viene dichiarato INAMMISSIBILE.
– Ad agosto del 2016 il M5S presenta due ordini del giorno al bilancio sui vitalizi dei parlamentari, chiedendo di applicare gli stessi parametri dei cittadini o almeno di introdurre un tetto agli importi. Entrambi vengono dichiarati INAMMISBILI.
– Il 22 marzo 2017 il M5S presenta una delibera in Ufficio di Presidenza per applicare la legge Fornero ai parlamentari. IL PD VOTA CONTRO sostenendo che si debba votare in Aula, dove però non arriva nulla.
– Il 2 aprile di fronte alle telecamere delle Iene il Pd promette di approvarla presto
– Il 10 maggio il M5S propone di abbinare la proposta di legge Lombardi a quella Richetti. IL PD VOTA CONTRO.
– Il M5S rinuncia alla quota riservata all’opposizione pur di far arrivare in Aula la legge Richetti.
– Il 16 maggio si decide che la legge sarà esaminata in Aula il 31 maggio.
– La legge invece slitta a data da destinarsi perché manca il parere della Ragioneria di Stato.
– Il 17 luglio il M5S chiede ed ottiene un appuntamento presso la Ragioneria di Stato scoprendo che il parere non viene fornito perché, dopo 20 giorni dalla richiesta, il Parlamento non ha comunicato i dati necessari.
– Rosato annuncia una proposta risolutiva che non arriva mai e si va in Aula senza il parere della Ragioneria. Il 26 luglio 2017 viene approvata la legge Richetti e va in Senato, dove resta arenata.
– Il 3 agosto il M5S presenta di nuovo un ordine del giorno al bilancio della Camera sulle pensioni d’oro dei parlamentari ma viene dichiarato INAMMISSIBILE.
– Il 15 settembre i parlamentari del M5S firmano un impegno formale di rinuncia.

Il Pd ha fatto e sta facendo di tutto per non approvare l’abolizione definitiva dei vitalizi, ha solo preso in giro i cittadini. Ci penserà il MoVimento 5 Stelle quando sarà al Governo ad abolire tutti i privilegi.”


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