lunedì 16 ottobre 2017

Il governo usa i soldi della Protezione civile per i suoi voli di Stato

Il governo usa i soldi della Protezione civile per i suoi voli di Stato. Lo scandalo degli «aerei blu» si arricchisce di un altro capitolo. A febbraio scorso due Falcon F-900 EX dell’ Aeronautica militare sono stati dati alla Cai (società di volo dei servizi segreti italiani) con matricole Itari e Itarh. Si tratta di due aerei che,


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insieme a un Airbus A-319, dovevano essere venduti (come previsto già nel 2013 dall’ esecutivo guidato da Enrico Letta) e il cui ricavato doveva essere dato alla flotta antincendio della Protezione civile.

L’ operazione non è mai riuscita e i due velivoli sono andati a rafforzare la flotta della società degli 007. Bene, quei due Falcon vengono usati tutt’ oggi per i voli di ministri e altre personalità che ne hanno diritto, benché le disposizioni della Presidenza del Consiglio dicano espressamente che gli stessi possano essere fatti, così come il «trasporto aereo di urgenza per soccorso di ammalati gravi o per ragioni umanitarie», solo dall’ Aeronautica. Qual è l’ intento? Ovviamente quello di occultare certi viaggi.

I partiti di centrodestra stanno preparando interrogazioni parlamentari con cui chiederanno che si renda noto «quanti sono i voli effettuati dalla Cai per questo scopo nelle giornate comprese tra il venerdì e il lunedì, con partenza da Roma e con destinazione Palermo, Catania o Genova», città da e per le quali, spesso, partono alcuni ministri che in questi luoghi risiedono.

Ma chi chiede alla società in questione di soddisfare le esigenze di trasporto aereo di personalità di Stato? Il capo nucleo voli raggruppamento unità Difesa dell’ Ufficio voli di stato e umanitari della Presidenza del Consiglio, colui che, nel 2015, assunse l’ incarico su richiesta dell’ attuale Capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, nonostante il parere contrario dell’ ex Capo di Stato maggiore dell’ Aeronautica, generale Pasquale Preziosa.

Di recente la Presidenza del Consiglio ha dismesso in maniera arbitrale l’ attività di trasporto organi dall’ Arma azzurra, passandone la competenza alle Regioni, sotto la dirigenza del ministero della Salute dove, guarda caso, il fratello del responsabile dell’ Ufficio Voli di Stato è impiegato come dirigente. Insomma, il ruolo istituzionale dell’ Aeronautica militare, che ha ridotto la sua attività, preziosissima e che sicuramente consentiva risparmi non indifferenti, a poche centinaia di ore di volo, viene ridotto a vantaggio di interessi privati e per coprire privilegi politici. Così come accaduto di recente anche per i Canadair antincendio, passati a una società privata.

C’ è di più, perché dei nove aerei di Stato attualmente gestiti dal 31esimo stormo di Ciampino, uno non viene pressoché utilizzato. Si tratta del costosissimo Airbus A-340 500, da tutti conosciuto come «Air Force Renzi», voluto dall’ ex premier e acquisito con un contratto di leasing operativo della durata di 8 anni con Alitalia, per un costo pari a 39 milioni di euro annui, esclusi i costi per le spese di carburante (circa 1 milione e mezzo di euro annui), di affitto dell’ hangar a Fiumicino (stimato in 1 milione 200mila euro), catering, spese equipaggio (24 persone contro le 4/5 necessarie sugli altri aeromobili, handling, ecc.).

Insomma, la Presidenza del Consiglio pensa di sfangarla rendendo pubblici, sulla pagina dedicata ai voli blu, il numero dei tragitti compiuti dai ministri e i luoghi di partenza e arrivo, quando si dimentica di chiarire al contribuente quanti e quali sono i voli effettuati con la Cai. C’ è chi farà passare anche quelli per «voli addestrativi», come successe qualche tempo fa con uno dei ministri che se ne andava a casa nel weekend sfruttando i passaggi dell’ Aeronautica o con un altro che prendeva l’ elicottero di Frontex per raggiungere la sua abitazione, ma la trasparenza, quando si tratta di spese pubbliche, non può essere un optional.

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