giovedì 7 settembre 2017
Vai in pensione prima? Così ti prosciugano: hanno fatto i calcoli, sarà una vera e propria truffa
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di Giulio Zannini per Libero quotidiano
Una somma anticipata (dalla banca) e un taglio all’assegno previdenziale futuro (per resituire il prestito). Del resto, l’Anticipo pensionistico (Ape) volontario – operativo da ieri col via libera del governo al decreto – altro non è che un finanziamento commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia. Si tratta, come accennato, di una somma erogata dalla banca in 12 mensilità, che il
beneficiario otterrà alla maturazione del diritto. Si differenzia dall’Ape social (già in vigore) perchè questa è garantita dallo Stato per alcune categorie specifiche di lavoratori (quelli che svolgono compiti gravosi). L’Ape volontaria può essere richiesta dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione separata, con decorrenza maggio 2017. Sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
Ecco i requisiti. Per accedere al prestito è necessario, al momento della richiesta: avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; avere un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’assicurazione generale obbligatoria; non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità. Inoltre, non è necessario cessare l’attività lavorativa. Il prestito è erogato da soggetti finanziatori e imprese assicurative scelti tra quelli che aderiscono agli accordi quadro da stipulare tra il Mef e il ministro del Lavoro e, rispettivamente, l’Abi e l’Ania.
L’importo massimo che si può chiedere è del 75% dell’importo pensionistico certificato se la richiesta di Ape è per un periodo superiore a 36 mesi; l’80% dell’importo mensile del trattamento pensionistico se la durata dell’erogazione è tra i 24 e i 36 mesi; l’85% dell’importo mensile di pensione se la durata è compresa tra 12 e 24 mesi; il 90% dell’importo mensile se la durata è inferiore a 12 mesi. L’importo minimo che si può chiedere è di 150 euro al mese. Secondo i calcoli dei tecnici, con una pensione netta certificata di 2.000 euro mensili si può chiedere un anticipo di un anno pari a 1.700 euro (l’85% del trattamento) per 12 mesi. Si riceve quindi un prestito di 20.400 euro pagando una rata di 116 euro per 13 mesi per 20 anni (se ne restituiscono 30.160) La rata corrisponde al 4,8 medio della pensione se si guarda all’andamento ventennale dell’assegno pensionistico. Il 3,2% corrisponde al capitale ricevuto mentre l’1,6% copre i costi dell’operazione tra interessi e assicurazione. L’importo della rata da pagare non può comunque superare il 30% dell’importo mensile di pensione compresi gli altri debiti pluriennali contratti (come a esempio mutui per la casa).
Il prestito può essere comunque restituito in anticipo ed è coperto da una polizza assicurativa per il rischio di premorienza. Completato il rimborso, la pensione sarà corrisposta per intero, senza ulteriori riduzioni per l’Ape.
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