martedì 5 settembre 2017

"In Italia è vietato disturbare il manovratore". Bomba su Renzi che fa incazzare il PD


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(Giacomo Amadori per la Verità) – In Italia non è ammesso disturbare il manovratore. Le forze di polizia, in una stagione di attentati terroristici, impiegano tempo ed energia nel controllare gli azionisti e obbligazionisti dei quattro istituti (Banca Marche, Popolare dell’ Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, CariChieti) «risolti» dal decreto Salvabanche del governo Renzi.


Questi risparmiatori truffati, almeno 132.000, non sono attaccabrighe dei centri sociali ma padri e madri, anziani, invalidi, e nonostante questo non possono avvicinarsi non solo agli incontri istituzionali presenziati dall’ ex Rottamatore, ma neanche alle feste dell’ Unità (quando è atteso l’ ex premier) o alle presentazioni del suo libro. Grazie a una rete di controlli degni della Germania Est.

L’ ultimo episodio è quello che ha coinvolto cinque signori della provincia di Ferrara, di età compresa tra 55 e 70 anni, tre donne e due uomini, ex funzionari della pubblica amministrazione, insegnanti o imprenditori. Tutti affondati insieme ai loro risparmi con la Cassa di risparmio di Ferrara e attivisti del comitato «No Salvabanche».

Sabato il manipolo di sovversivi si è diretto in auto verso la Festa dell’ Unità di Bologna, dove era atteso Renzi. Già alla mattina la Digos estense era in allerta e ha provato a contattarli. All’ ingresso della kermesse, nonostante non fossero identificabili da magliette o striscioni, i pensionati ferraresi sono stati bloccati dalla Polizia e allontanati, perché «non graditi» agli organizzatori della festa.

Una di loro, Giovanna Mazzoni, è riuscita a introdursi nel teatro dove parlava Renzi e al suo grido di dolore l’ ex capo del governo ha risposto con la consueta eleganza: «”Voi rubate”, lo dice a sua sorella». Subito dopo i poliziotti hanno circondato l’ anziana, le hanno strappato la bandiera e le hanno intimato di tacere. La pensionata, costretta al silenzio, ha preferito lasciare la manifestazione scortata dalla polizia sino all’ uscita.

I cinque erano stati già bloccati il 3 giugno 2016 in stazione a Bologna affinché non raggiungessero il comizio di Renzi a sostegno del sindaco del capoluogo emiliano, Virginio Merola. Sono stati trattenuti per le verifiche sino alla conclusione dell’ evento.

Il 4 agosto scorso Renzi ha fatto visita alla Festa dell’ Unità di Fucecchio (Firenze). Anche quel giorno un gruppo di risparmiatori giunto da Empoli è stato tenuto a distanza di sicurezza dagli uomini della Digos. Uno dei contestatori ha spiegato a un giornale locale: «Dal teatro Niccolini (da dove è partita la campagna per il Sì al referendum, ndr) Renzi non ci ha mai voluto incontrare, noi cerchiamo solo un’ occasione di confronto».

A Fucecchio i contestatori, che hanno sottolineato di essere un’ organizzazione apolitica, hanno esposto uno striscione con sopra scritto «Azzerati da Renzi». In seguito hanno diramato un comunicato, preceduto da questo aforisma dello scrittore Carlos Ruiz Zafòn: «Parlare è da stupidi, tacere è da codardi e ascoltare è da saggi».

A Castelfiorentino, il 24 luglio, c’ è stato l’ ennesimo respingimento. Come racconta alla Verità Roberta Gaini, 51 anni, impiegata in un’ azienda chimica ed ex obbligazionista di Etruria: «Quella sera c’ era Renzi alla Festa dell’ Unità e io e la mia famiglia abbiamo deciso di avvicinarci, sperando di riuscire ad avere il sospirato confronto. Ero con mio marito Massimo, operaio, mia sorella Ilaria, infermiera, mia madre Renata di 74 anni (tutti colpiti dal decreto come Roberta, ndr) e quattro tra figli e nipoti, compresa una bimba di 7 anni. All’ ingresso dopo i regolari controlli di sicurezza siamo stati avvicinati da agenti in borghese che ci hanno detto che lì non eravamo persone gradite».

Durante la discussione, all’ entrata della festa si presenta anche un islamico vestito con abiti rituali. Lui passa senza problemi. Gaini domanda ai poliziotti perché non lo abbiano controllato: «Sa che cosa mi ha risposto uno di loro? “Siete pure razzisti?”», ricorda la donna. Alla fine gli uomini della Digos impediscono a lei e famiglia di entrare e gli intimano di andarsene, ma cambiando strada, per evitare di passare dietro al palco. «Ho pensato di fare un esposto in Procura per lesa libertà, ma ho paura delle ritorsioni perché questa non è democrazia e quello di Renzi non è un partito democratico».

Lo scorso autunno Gaini, che non ha precedenti penali, ma è solo arrabbiata per aver perso («Mi hanno rubato» ci corregge la donna) 58.000 euro di obbligazioni di Banca Etruria, è stata riconosciuta da un investigatore mentre si stava recando a un comizio di Renzi: «Mi hanno bloccata e scortata sino alla macchina».

La signora, il marito e la sorella sono stati persino fotosegnalati per detenzione di cartelli bristol 50×70, tre cartoncini sostenuti da asticelle di legno e da un manico d’ ombrello, con messaggi sediziosi come «La Costituzione non si cambia, si applica». I poliziotti, temendo che quel materiale sovversivo potesse essere utilizzato a mo’ di arma, hanno immortalato i tre risparmiatori truffati mentre reggevano i manifesti con una mano e le carte d’ identità con l’ altra.

Un clima oppressivo che conosce anche Letizia Giorgianni, presidente dell’ associazione Vittime del Salvabanche (lei stessa ha perso 100.000 euro con Bpel) che raduna risparmiatori di Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti.

«Quando c’ è un evento nei dintorni di dove abitiamo ci chiamano dalle Digos per chiederci se abbiamo intenzione di partecipare e magari per scoraggiarci». Nelle scorse settimane Giorgianni ha pubblicato un post su Facebook in cui annunciava l’ intenzione di andare a manifestare pacificamente in un paese della provincia di Arezzo. In quel caso Renzi non era nemmeno nei paraggi. «Sa che cosa è successo? Quando siamo arrivati abbiamo trovato ad aspettarci cinque camionette della polizia. Da allora abbiamo smesso di comunicare sui social network, ma solo su Whatsapp, che non è intercettabile».

A marzo gli stessi manifestanti hanno ottenuto di poter partecipare nelle prime file all’ udienza papale del mercoledì. Indossavano delle magliette sotto i soprabiti. Ma la possibilità che potessero rendere partecipe papa Francesco della loro disavventura con le banche è stata disinnescata dalle solite zelanti divise: «I poliziotti ci hanno fermato alle prime transenne per lunghi controlli e per colpa di quel ritardo abbiamo perso il nostro posto nelle prime file» conclude Giorgianni.

Un anno fa a Prato hanno subito un’ operazione censoria anche i giovani militanti di Forza Italia che avevano esposto uno striscione davanti alla loro sede con scritto: «Renzi hai fallito». I poliziotti si introdussero nella sede del partito e tagliarono il telo, lasciando solo la parte in cui si leggeva: «Hai fallito». Oscurando, in tal modo, il nome del soggetto.

Nel novembre scorso il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, ha commentato così i lunghi controlli a cui vennero sottoposti dalla Digos di Genova alcuni attivisti del suo partito, mentre cercavano di manifestare «in modo pacifico e non violento» contro Renzi: «Che il premier abbia paura dei dimostranti e non accetti contestazioni lo sapevamo già, (), ma adesso si pone un problema più grave: in Italia non è più possibile manifestare le proprie idee senza essere schedati? Eppure un presidente Partigiano come Sandro Pertini diceva: “libero fischio in libero Stato!”».


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