domenica 3 settembre 2017

IL SILENZIO ASSORDANTE DEI GIORNALISTI “A LIBRO PAGA” SUL SINDACO PD DI TERNI ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE


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di M5S Terni

Mentre tutta l’informazione si accanisce sugli starnuti della Raggi, nessuno si è accorto che, ad appena 100 km da Roma, il sindaco di una delle più grandi città del centro Italia è accusato dalla Procura per ipotesi di reato gravissime: associazione a delinquere, turbativa d’asta e falso ideologico. Un silenzio assordante per un solo motivo: il sindaco di Terni è del Partito Democratico.


Le indagini avviate dalla Procura di Terni dopo svariati mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, coinvolgono altre 17 persone fra cui il sindaco, sen. Leopoldo Di Girolamo, l’assessore al Bilancio e l’assessore ai Lavori pubblici, nonché diversi tra dirigenti e funzionari del Comune.

Nella lente d’ingrandimento della Magistratura ci sono numerosi appalti: dal verde pubblico, alle mense scolastiche, dai servizi cimiteriali alla pubblica illuminazione. L’accusa è quella di aver pilotato le procedure per favorire alcune aziende “amiche”, talora anche finanziatrici della campagna elettorale del sindaco e della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini.

“Io sono un grande ottimizzatore. Tu pensa, siccome io nelle ultime elezioni finanziai il sindaco con 3 mila euro, lui me ne porta 15 milioni de lavoro… Lui me porta 15 milioni de lavoro, cioè, nessuno è riuscito a far rendere tremila euro come me”. Questi sono alcuni brevi stralci di intercettazioni riferite a locali imprenditori e pubblicate da Il Fatto Quotidiano.

Un sistema, quello ternano, quello umbro, che rappresenta forse un piccolo laboratorio di idee per il PD nazionale: gestire la Cosa Pubblica come “cosa loro” attraverso una fitta rete politico-affaristica in cui le aziende del partito rappresentano il prolungamento naturale dello Stato. Metodo scientifico di assegnazione degli appalti che ha desertificato l’economia, annichilendo ogni stimolo alla libera impresa.

Intanto, mentre l’Ente locale affonda, alcuni degli indagati ieri hanno pure votato la manovra di predissesto in Consiglio comunale.
Un dissesto occultato dal 2013, affinché il Partito Democratico rimanesse a galla, nascondendo i debiti.

Grazie al nostro lavoro, abbiamo potuto appurare bilanci comunali falsi da almeno 3 anni, con il marchio di garanzia di chi doveva controllare.
Oggi però esplode la montagna di 71 milioni di euro di debiti, creata smantellando i servizi pubblici, svendendo le partecipate e il patrimonio con tasse stellari per cittadini e imprese. Terni, la città delle uova alla diossina e del cromo esavalente nell’aria, tutto soffocato dal negazionismo ambientale. Una città sommersa dai rifiuti con due inceneritori, dove fioriscono discariche abusive al limite del rischio sanitario: vedere per credere.

Un sistema che oggi viene spezzato anche grazie all’impegno portato avanti dai consiglieri comunali ternani del M5S, nell’ostracismo costante di una classe dirigente al tramonto. Un ostracismo che ha avuto come apice il blitz messo in atto da alcuni indagati che hanno interrotto una nostra conferenza stampa volta a chiedere soltanto spiegazioni su milioni di affidamenti diretti senza gara. In quella occasione, come in altre, sollecitammo il sindaco a esibire il certificato di iscrizione nel registro delle notizie di reato: non lo ha mai mostrato. Ora l’epilogo: egli è ufficialmente indagato per gravissimi reati contro la P.A.

La banda del predissesto costruisce vicoli ciechi per i cittadini, mentre lascia autostrade per gli imprenditori con la tessera di partito in tasca.

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