domenica 11 giugno 2017

“RENZI? STROZZINO E LADRO". UN GIORNALISTA BRUTALIZZA L'EBETINO


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Polemizzare con Renzi e denigrarlo è diventato quasi obbligatorio. Tutti i mali del Paese dipenderebbero da lui e dal suo governo affondato il 4 dicembre dello scorso anno. Gli attacchi contro Matteo saranno eccessivi, ma non completamente gratuiti. L’ ex premier ha sbagliato a rottamare gli avversari, compresi quelli del suo stesso partito, i quali hanno reagito nella maniera peggiore, tentando invano di distruggere la casa comune del Pd.


Queste però sono inezie, non incidono granché sulla vita degli italiani. Renzi infatti ne ha combinata una che nessuno gli rimprovera benché sia la più grave. Egli, entrando a Palazzo Chigi da trionfatore, fece una dichiarazione incauta. Era il 13 marzo 2014 quando disse urbi et orbi che avrebbe saldato i debiti della pubblica amministrazione nei confronti di imprenditori privati per forniture varie. Qualcuno, animato da ottimismo francamente ingiustificato, gli credette e attese che il miracolo si compisse. Non si è compiuto, manco per niente. A tre anni e oltre dalla solenne promessa, verifichiamo, osservando dati statistici ufficiali, che i crediti vantati dalle aziende sono rimasti invariati: ammontano ancora a 64 miliardi di euro. Una cifra enorme che, non essendo stata sborsata, ha messo in ginocchio parecchie ditte, sommerse in un mare di difficoltà.
Un conto erano i buoni (e superficiali) propositi del giovane Matteo e un altro è la cruda realtà, che rimane oggi drammatica quanto ieri.

Lo Stato in poche e brutali parole si conferma strozzino e ladro: perseguita chi gli deve del denaro, lo minaccia, lo rincorre e lo spreme con spietatezza, mobilita gli aguzzini di Equitalia, pignora ogni bene (persino i depositi bancari) che gli viene a tiro, sbatte sul lastrico qualunque persona colta in fallo. Intendiamoci, è giusto rispettare le ingiunzioni del fisco (nonostante sia rapace) e non contestiamo i metodi sbrigativi degli agenti delle tasse.
Ma, perdio, allo stesso modo il medesimo Stato sarebbe costretto a essere sollecito nel versare alle imprese da cui si è servito, come un cliente qualunque, la cifra spettante loro. Invece non è così. La Pa esige dal cittadino puntualità e precisione nel pagare il “pizzo”, ed è lenta e tardiva allorché le tocca onorare gli impegni assunti con le aziende erogatrici di servizi. Ciò è intollerabile. Disgustoso.

La burocrazia è spietata con noi e si comporta da cialtrona se si tratta di sganciarci quattrini sacrosanti.
È noto che il passivo accumulato da decine di governi spendaccioni è tra i più pesanti del mondo, pertanto non avanzano euro allo scopo di ridurlo, ma è anche vero che non si è fatto nulla per contenere le spese, tagliando quelle superflue. Gli specialisti assunti dagli esecutivi con l’ incarico di procedere a una seria spending review sono stati oggetto di una vicenda grottesca: anziché segare le uscite, essi sono stati licenziati con la sega in mano.

Renzi si è adattato come i propri predecessori allo stile del Palazzo: scialacquare sempre e chiudere il rubinetto se occorre saldare le fatture alle ditte creditrici. L’ Italia non necessita di oratori brillanti né di statisti illuminati, bensì di un ragionier Rossi in grado di dare a chi merita e di togliere ai parassiti.

Di Vittorio Feltri

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