mercoledì 14 giugno 2017

Marco Travaglio: "5 Stelle non vincono perchè non fanno le stesse schifezze degli altri"


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(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Siccome queste amministrative non se l’è filate nessuno finché non le han perse i 5Stelle (-10%), e siccome gli altri sconfitti come il Pd (-6%) fingono di averle vinte, è forse il caso di aggiungere qualche peccato capitale pentastellato a quelli emersi da questi due giorni di appassionanti dibattiti in tv e sui giornaloni e da noi elencati nell’editoriale di ieri – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 14 giugno 2017, dal titolo “Peccati capitali”.


Grillo & C. hanno sbagliato a non partecipare alla lottizzazione della Rai, lasciando tutte e tre le reti ai Minzolini di Renzi, oltre a quelli di B. chez Mediaset. Se avessero occupato almeno una rete, potrebbero mostrare tutte le città sporche amministrate dal Pd (una a caso: Firenze) o dalla destra, così come Rai e Mediaset mostrano sempre e solo la Roma della Raggi, dipinta come sommersa dai rifiuti (balla sesquipedale) e assediata dai topi (che, per inciso, sono tutti maggiorenni o già in pensione). O potrebbero raccontare qualcosa sugli scandali Consip ed Etruria, molto cari alle famiglie Renzi e Boschi, dunque invisibili a reti unificate.

Grillo & C. hanno sbagliato a non candidare inquisiti, imputati e arrestati. Diversamente dal centrodestra di Trapani, che ha candidato il “civico” Mimmo Fazio, reduce dagli arresti domiciliari per corruzione, e il forzista Antonio D’Alì prescritto-assolto in appello per concorso esterno in mafia e in attesa della Cassazione dunque candidato sindaco più votato a Trapani (il primo è stato il più votato col 31,79% e oltre 10 mila voti, il secondo ha sfiorato il ballottaggio con 7800 voti). E diversamente dal centrodestra e dal centrosinistra di Catanzaro, che schieravano un indagato per ciascuno: Sergio Abramo, imputato per multe non pagate, e Vincenzo Antonio Ciconte, inquisito per Rimborsopoli, dunque entrambi al ballottaggio col 39,5 e il 30,9%, a scapito degli altri, colpevolmente incensurati.

Grillo & C. hanno sbagliato a restituire 48 milioni di finanziamenti pubblici e quasi 90 milioni fra diarie e rimborsi non rendicontati di parlamentari e consiglieri regionali. Se li avessero intascati, come fanno i partiti, avrebbero potuto spendere e spandere in campagne elettorali luculliane e magari comprare qualche bel pacchetto di voti.

Grillo & C. hanno sbagliato a presentarsi con le loro facce e il loro simbolo, anziché camuffarsi in un pulviscolo di liste civiche, anzi ciniche, come Pd e FI. O meglio ancora confluire in Ncd, come ha fatto il Pd a Palermo per non fare troppo schifo a Leoluca Orlando. O superarsi sull’esempio del Pd a Portici (Napoli), alleato di appena 13 liste.

Compresa quella che schierava la madre di Noemi Letizia e un ex candidato de La Destra, celebre per una gita a Predappio sulla tomba del Duce il 28 ottobre 2013, anniversario della marcia su Roma.

Grillo & C. hanno sbagliato a respingere gli ex iscritti ad altri partiti. Altrimenti avrebbero potuto assicurarsi peripatetici di sicuro consenso come, a Palermo, Fabrizio Ferrandelli, passato da Orlando, Di Pietro e Vendola a B., Micciché e Cuffaro (che fino a poco tempo fa definiva “limitrofo alla mafia”), ovviamente contro il suo ex beniamino e pigmalione Orlando.

Grillo & C. hanno sbagliato a correre da soli, anziché imbarcare chiunque e coalizzarsi con chicchessia. Altrimenti oggi potrebbero concorrere da protagonisti al posto del Pd nel ballottaggio di Verona con una prestigiosissima candidata sindaca: non una putribonda figura come la Appendino o la Raggi, ma un giglio di campo come la senatrice ereditaria Patrizia Bisinella, nientemeno che fidanzata di Flavio Tosi, condannato definitivamente in Cassazione per istigazione all’odio razziale contro i Rom.

Grillo & C. hanno sbagliato a darsi la regola “due mandati e poi basta”, che ha tenuto lontano dalle liste non solo gli amministratori al secondo incarico, ma anche i tanti consiglieri regionali e sindaci al primo che vogliono giocarsi il secondo e ultimo in Parlamento, candidandosi alle politiche. Nessun problema invece per i partiti, dove vige la regola ferrea dell’“acchiappa più poltrone che puoi, anche contemporaneamente”, e dove l’unica causa di ineleggibilità è il decesso, purché certificato dal medico legale.

Grillo & C. hanno sbagliato a non arruffianarsi i cosiddetti “editori”, assecondando i loro affari e malaffari come le Olimpiadi di Roma, i piani regolatori su misura, gli appalti senza gara, i derivati con le banche e altre marchette. Altrimenti i giornaloni ora nasconderebbero la sconfitta dei 5Stelle come fanno con quella del Pd, e non si inventerebbero un’inesistente “spaccatura” dei 5Stelle in base a due o tre frasi anonime.

Grillo & C. hanno sbagliato a non intrattenere rapporti con Giuseppe Graviano che dunque, nelle sue conversazioni in carcere, non li cita mai, a vantaggio di B. e di vari politici dei vecchi partiti. E quelle citazioni, opportunamente oscurate o incasinate da tg e giornaloni per non farle capire, portano voti: infatti, Salvini a parte, l’unico che non perde voti (anche perchè li aveva già persi) è proprio B., più volte evocato dal boss stragista Graviano per certe cortesie ricevute e non adeguatamente ricambiate.

Ps. Forse l’ultimo esempio è sbagliato: se Graviano avesse detto di Grillo le cose che ha detto di B.&C., tg e giornaloni avrebbero improvvisamente scoperto la trattativa Stato-mafia, raccontando di tutto e di più anche con apposite maratone quotidiane non-stop. Affinché gli elettori, una volta tanto, sapessero e capissero.

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